Alfabeta - anno II - n. 11 - marzo 1980

Mensile di informazione c;ulturale Marzo 1980 Numero 11 - Anno 2 Lire 1.000 Redazione. amministrazione Spedizione Multhipla edizioni in abbonamento 20137 Milano postale Piazzale Martini 3 gruppo 111/70 Telefono (02) 592. 684 Printed in ltaly GLENGRANT ilpuro~ di puro malto d'orzo. A.IlluminatIil:sistemasecondoLuhmann * C.PoglianoG: ideliana * La cultura dell'estremismo (Il:P. A.Rovatti) * C.Monti:LatessituradiMusil * Crisdi ella ragione?( Il: S.Veca,G.GiorelloF~.FisteHi, M.-Ferraris) * N.Fus1nLi:'AmeriSctaein * TestoI:ntervista E. FachineldliG. • Buzzatti; La lotta ... raccontdoi A. Porta * R.Barilli: Davantaillo specchio•Poesie -diA.Barbui * - Giornaldeei GiornalCi:ome cambiano i grandi guotidiani lettere: . A.Negri; I.Romano Ubaldo Oppi, Sera romagnola (prima mostra del Novecento italiano, I 926).

l'Italia changée Gadda il faut d'abord etre coupable Zanzotto la perfection de la ne1ge Porta Giuliani Sanguineti Amelia Rosselli Landolfi • Mariotti Milanese • Tagliaferri Agosti Bonito Oliva Viviani • Conte • Paniccia Joppolo • Parisot Toni Negri "lettre" de prison Tam-Tam/ Balestrini dissidente à còté d'Alice Chang!L Antonio Negri La classe ouvrière CONTRE L'ETAT André Gorz Adieux au prolétariat Au delà du socialisme essai Jean Baudrillard De la séduction Est si la production n'était qu'un mythe? Et si tout n'était que défi et séduction? éditions galilée le immagini diquestonumero Le immagini di questo numero si propongono come letturaparticolare di un libro di grande rilevanza (Rossana Bossaglia, Il «Novecento italiano», FeltrinelliEditore, L. 8.500) non solo per le sue intrinseche qualità di precisione e di scrittura puntuale e giustamente puntigliosa; è arrivato, infatti, in un momento in cui si continua fittamente a parlare di «riflusso» e di post-neoavanguardie (lascio al lettore tulio l'orrore che mi ispirano simili s-definizioni ...), di recuperi neo-classici, eccetera eccetera, anche sotto l'insegna di un fantastico ritorno a uno «spirito del Novecento italiano» e, in poesia, di una ri-leuura, a mia opinione distorta, del- /' Ermetismo (lettura distorta di cui mi pare faccia giustizia il saggio di Luciano Anceschi pubblicato sul numero de li verri, ultimo uscito). Di tale «aura» dà ampia e problematica testimonianza loscritto di Renato Bari/lipubblicato in questo numero di Alfabeta e in certa misura le illustrazioni del libro della Bossaglia costituiscono un percorso a latere, informativo-didattico, dal momento che si trai/a di reperti rari e solo da poco disponibili. Sembra opportuno riportare la prima mezza pagina del libro della Bossaglia a indispensabile chiarimento dei termini in questione e va da sé che lo sviluppo del discorso storico-critico di Rossana Bossaglia contribuisce, con notevole ricchezza di indagini e di apporti critici, a restituirci un percorso chiaro di un'avventura artistico-culturale che continua a esercitare un suo «fascino discreto», che non a caso è stato attribuito da Bunuel alla borghesia. «I termini 'Novecento' e 'Novecentismo', riferiti a fenomeni d'arte, di gusto e di cultura, hanno avuto largo corso in Italia a partire dal terzo decennio del secolo; e hanno esteso, col tempo, il loro ambito di pertinenza, sino ai limiti dell'indeterminatezza semantica. A prescindere dall'uso generico che dei due termini hanno fatto artisti del nostro secolo fedeli alla tradizione otSommario Augusto Uluminati li sistema secondo Luhmann (Potere e complessità sociale - Sistema giuridico e dogmatica giuridica - Stato ,di diriuo e sistema sociale, di Niklas Luhmann; Scienza del diritto e legiuimazione, di Raffaele de Giorgi) pagina 3 Claudio Pogliano Godeliana (Godei, Escher, Bach: an Eternai Golden Braid, di Douglas R. Hofstadter; L'homme machine, di Julien O/froy de La Me1trie) pagina 4 Claudia Monti La tessitura di Musi! (Gesammelte Werke-Tagebucher, di Robert Musi/) pagina 5 Nadia Fusini L'America Stein (C'erano una volta gli americani - Autobiografia di Alice B. Toklas - Autobiografia di tutti - Come volevasi dimostrare, di Gertrud Stein; Cerchio magico, di James R. Mellow) pagina 8 Renato Barilli Davanti allo specchio (Opere scelte, di Massimo Bontempelli; Il «Novecento italiano», di Rossana Bossaglia; Assenza/presenza: un'ipotesi per l'architeuura, a cura di Fulvio lrace; «Domus», dire/lada Alessandro Mendini) pagina 19 Giornale dei Giornali Come cambiano i grandi quotidiani Il fascino discreto della «retroguardia» tocentesca, per indicare la pretesa 'cattiva modernità' di altri artisti loro contemporanei, senza peraltro distinguere con precisione tra scuole e tendenze, si possono identificare quattro usi circostanziati e specifici dei termini in questione, relativi a: ilmovimento pittorico sorto a Milano nel 1922, e rapidamente trasformatosi in movime1110nazionale; la tendenza letterariateorizzata e guidata da Bontempelli dal 1926; lo stile di arredamento maturato intorno al 1930, come soluzione e adauamento del razionalismo a esigenze espressive di altra matrice, con abbondanti cascami déco; infine, l'architettura neoclassica specialmente utilizzata nelle opere pubbliche del regime fascista, che si identifica sia nell'opera di Muzio sia in quella di Piacentini, tra loro peraltro contraddittorie. Le quattro accezioni di Novecento - che in qualche pulllo interferiscono reciprocamellle, anche coincidono, ma riguardano comunque fenomeni diversi, autonomi e di differente cronologia - sono state bene spesso mescolate e confuse». Ora, le immagini qui riprodolle, corrispondono a una certa visione del fenomeno, angolano una sua parziale rilettura, solli/mente de-culturale, nel senso in cui si tenta di mettersi di fronte al «discorso» novecentista con animo quasi naif Certo, ci soccorrono, in senso negativo, devo dire, certe definizioni espresse da quello che non fu mai un movimento, in senso stretto, quali «realismo neoclassico» o «realismo magico», o altre, di parte avversa, quali quelle del fascistissimo Ugo Ojetti che, per contrastare, invocava un «ritorno all'uomo» che era tra gli obbiettivi del novecentismo medesimo; così l'attacco sferrato da Strapaese che nel suo Almanacco del '29 scrive: «I pittori del '900 milanese invece di una pera e una brocca d'acqua sopra un tavolo, dipingeranno due pere e due brocche sopra una seggiola... e quelle donne di gomma che mal si reggono sui pavimenti inclinati, finiranno per sdraiarsi per A cura di lndex-Archivio Critico del- /'!nformazione pagina 22 Testo Che tempo fa su/l'albero dei lupi? Intervista a E. Fachinelli a cura di Gabriella Buzzaui pagina 11 Antonio Porta La lotta di Tobia con l'angelo e della capra con il lupo pagina 14 Finestre Crisi della ragione? (li} Salvatore Veca: I «giochi» della ragione; Giulio Giorello: li giglio, Mi/ady e la dialettica; Francesco Fistetti: L'irriducibilità dei dialeui; Maurizio Ferraris: Pluralismo di linguaggi o pluralità di differenze. pagine 9-10-15-16 La cultura dell'estremismo (II) Pier Aldo Rovatti Il fantasma della politica pagina 7 Poesie Amelia Barbui L'unghia del leone pagina 21 Le lettere Lettera di Antonio Negri Lettera di Ruggero Romano pagina 18 Nota redazionale per tutti gli scritti di collaborazione (richiesta o proposta} ad Alfabeto Gli articoli devono essere sempre dauiloscritti con chiarezza sufftciente (l'esame di essi avviene con dieci fotocopie). Gli scritti di carattere recensivo devono recare in testa tutte le indicazioni bibliografiche (autore, titolo, eventuale traduttore; luogo di stampa, editore o stampatore, numero di pagine, e anche prezzo di vendita) dei libri a cui la recensione è riferita; di quelli di cui la recensione fa menzione esplicita terra e ruzzolare fuori della cornice». Ma vaprecisato che la criticadi Strapaese aveva una lunghissima coda di paglia perché, in definitiva, con tutti i suoi difetti, il «Novecento italiano» valeva molto di più di quel «naturalismo più facile» e di quel «tradizionalismo più smaccato» (sono definizioni della Bossaglia) che trionfò al suo posto nel/'italietta fascistoide che non era neppure in grado di capire che arte «nazionale» significava confronto con il resto del mondo e non chiusura nazionalista (che era poi inevitabile, vista l'idolatria verso il Grande Padre Duce manifestata anche da alcuni degli esponenti più lucidi del «movimento»). I quadri che Alfabeta presenta sono tutti ritrattidi donne e sembra significativo che la borghesia italianailluminata del tempo fondasse sulla plasticità del corpo femminile e sulle linee che contornavano quel fenomeno «magico e misterioso», considerato di natura femminile, la possibilità di un suo passaggio all'eterno, a/l'assoluto, mutuandolo dalla classicità con la contemporanea rimozione del nudo maschile. Era questo un elemento di «sanità del- /' arte», per usare la terminologia parafascista del tempo. A noi sembra patetico e perfino, in alcuni casi, grottesco, ma non del tutto. È questo non del tutto che rievoca il «fascino discreto»: è con un certo interesse che ho sentito commentare alcuni quadri con un «guarda che bello questo e guarda che brutto quest'altro». Una cosa è certa, non si tratta minimamente di Kitsch; al contrario, entro certi limiti, di uno stile percepito come necessarioa livello internazionale (vedi Picasso da una parte e il Nuovo Realismo tedesco dall'altra). È con altrettanto interesse che mi sono semita «attratto» da certe figure, sia pure con una buona dose di straniamento (patetico il falso Modigliani di Marussig e forse qui sta tu/la la differenza). Dunque un messaggio ambiguo, tutto giocato e da giocare e sarà importante conoscere le reazioni dei nostri lettori. A.P. nel suo contesto vanno pure dati fra parentesi i dati bibliografici utili. Lo scritto destinato a tenere una pagina di Alfabeta è di cartelle 6-7 di battute 2000 l'una. L'autore è invitato a comunicare: indirizzo, telefono, e anche codice fiscale. Occorre infine tenere conto che il criterio indispensabile del lavoro intellettuale per Alfabeta è l'esposizione degli argomenti - e negli scriui recensivi dei temi dei libri-in termini utili ed evidenti per il le1toregiovane o di livello universitarioiniziale o di preparazione culturale media e non specialistica. La redazione alfabeta mensile di informazione culturale Comitato di redazione Nanni Balestrini. Maria Corti, Gino Di Maggio, Umberto Eco, Francesco Leonetti. Antonio Porta. Pier Aldo Rovatti, Gianni Sassi. Mario Spinella. Paolo Volponi Art director Gianni Sassi Grafico Bruno Trombetti Direi/ore editoriale Gino Di Maggio Redazione, amministrazione Multhipla edizioni. 20137 Milano. Piazzale Martini. 3 Telefono (02) 592.684 Composizione GDB fotocomposizione via Commenda 41. Milano. Tel. 544. I25 Tipografia S.A.G.E. S.p.A.. Via S. Acquisto 20037 Paderno Dugnano (Milano) Di~tribuzione Messaggerie Periodici Abbonamento annuo L. 9.000. estero L. 12.000 (posta ordinaria) L. 15.000 (posta aerea) • Inviare l'importo a: Multhipla edizioni. Piazzale Martini 3. 20137 Milano. Conto corrente postale n. 59987206 Autorizzazione del Tribunale di Milano n. 281 del 1975. Responsabile G. Di Maggio 175-176 Gennaio-aprile 1980 nuova serie autaut MODI DELLA RAGIONE VEGETI! - Potenza dell'astrazione e sapere dei soggetti. VATIIMO • L'ombradel neo-razionalismo. ROVA1TI • Dislocazione della c-oatraddizione. COMOLU - Tempo ~ivo e tempo del quotidiano. MURARO • Maglia o uncinetto? Metafora· e metonimia GOZ7J • Trasformazioni della società e forme del potere. BERTI - Sodetà e Stato PROCACCI· La scomparsa di una cuJ. tura d'opposizione. GROSSI· La costruzione dell'ecceziona. le. BAHR • I.a Dlllcdtirut che attraversa il corpo IRIGARA Y • Desiderio femminile e pratica analitica. BASSANESE-BUZZATII • Il fondo roccioso dell'analisi. CACCIA VILLANI • Lyotard e le DlllC• chine desideranti. LEPORATJ - "l\1attllum .. ].,~ RoUSSff . IL MITO DI DON GIOVANNI • lvanov Lotman Pjatigotskij Toporov Uspenskij TESI sullo studio semiotico della cultura • Noci Burch PRASSI DEL CINEMA NOVITA' Emil., Zola IL ROMANZO SPERIMENTALE Gli scritti di Zola sul ro-11zo e slllu, fU11'1.io1d1el roma11:ine, -- llifesto deU,, poetia del ,uztrwa- /is,no, rapprest!11ta110 il più co11sepenù ù11tatir,o di espona'l.ione delle teorie positimticbe 11el campo della letteratura. • Pino ùmporesi ALIMENTAZIONE FOLCLORE SOCI ET A' Un affascilla,rte capitolo deU,, storia delle classi italiane osserWù nella loro quotidianità, 11elle loro "C1lcine". nel loro esistere all'interno di una "natura,. cbe appare sempre ·- 1111cbe 11ei suoi momniti più segreti e biologici - come "" risultato e "" prodotto del /ar,o,o u-110. Distnòuzione POE in tutta Italia

Il sistemasecondLouhmann Niklas Luhmann Potere e complessità sociale Introduzione di D. Zolo Milano, Saggiatore, 1979 pp. 195, lire 7.500 Sistema giuridico e dogmatica giuridica Introduzione di A. Febbrajo Bologna, il Mulino, 1978 pp. 163, lire (i.000 Stato di diritto e sistema sociale Introduzione di A. Febbrajo Napoli, Guida, 1978 pp. 214, lire 5.500 Raffaele de Giorgi Sciem.a del diritto e legittimazione. Critica deU'epistemologia giuridica tedesca da Kelsen a Luhmann Bari, De Donato, 1979 pp. 225, lire 7.000 D opo Schmitt, Luhmann. Nella quieta dissolvenza intimistica che fluttua a sinistra, benvenuta la durezza dei teorici di destra! Al vitalismo flebile o eversivo preferiamo la sobria esposizione delle regole del gioco. L'epistemologia di Luhmann - citiamo dalla terza parte dell'eccellente libro del De Giorgi - «è la prima costruzione che abbia saputo descrivere l'intrecciarsi genetico, strutturale e funzionale della scienza con il capitale,., liquidando le presupposizioni ontologiche su cui si sorreggeva (e da sinistra si tende ancora a sorreggere) la strategia del recupero fittizio della persona-valore razionale, descrivendo l'equivalenza delle funzioni capaci di stabilizzare il sistema, capovolgendo l'immagine mistica del soggetto razionale e integrandolo nel sistema. Non senza alludere discretamente all'opportunità di recuperare il mondo dei valori attraverso un'adeguata privatizzazione di ciò che è meglio non politicizzare: l'amore, la verità, il denaro. L'illuminismo sociologico di Luhmann è una teoria della scarsità dei mezzi, della necessità perciò di trattare in modo riflessivo risorse esigue di potere, denaro, amore e attenzione per moltiplicarle in un gioco di specchi al fine di ridurre la complessità del • mondo, di predisporre una serie limitata di scelte nell'illimitatezza di quelle possibili. Ogni sistema «aperto,., mutevole e soggetto a entropia per conservarsi stabile deve selezionare, nell'ambiente in cui è immerso, esperienze e scherni di azione contingenti, che cioè espongono al rischio di fallimento e delusione; il sistema stesso è un «frammento di mondo,. a complessità ridotta. che media fra la sovrabbondanza di possibilità del mondo e la scarsa potenzialità di senso dell'esperienza. è «connessione fornita di senso di azioni sociali che si riferiscono tra sé e si lasciano delimitare da un universo di azioni non relative a quella connessione,.. II sistema si costruisce fissando confini rispetto all'ambiente, stabilizzando un confine entro il quale è possibile mantenere invariato un ordine di complessità ridotta e articolandosi al proprio interno in modo tale da specificare la complessità del mondo in problemi di mantenimento del sistema stesso e da distribuirli a vari livelli elaborando le informazioni relative. La capacità selettiva del comportamento umano viene cosi potenziata dalla riduzione delle alternative possibili predisposta e filtrata attraverso i confini del sistema. relegando il grado reale di complessità in uno stadio di latenza. A ciò giovano più la cibernetica e la teoria dei giochi che non la fiducia protoilluministica nella discussione pubblica e nel rischiarainento razionale. Senso. dentro un sistema. è una determinata strategia del comportamento selettivo in condizioni di alta complessità, è un taglio nella ricchezza del mondo. affidato a ulteriori selettività. Con il vantaggio di una migliore utilizzazione, in ogni costellazione, dello scarso potenziale di attenzione e la correlata impossibilità di un'identificazione fra «senso» e razionalità universale, di un qualsivoglia attingimento del noumenon. La riduzione di complessità, per ogni tipo di sistema, prevede strategie: dislocazione del problema verso l'interno con adattamento ai limiti prestabiliti del sistema stesso; doppia selettività, mediante il reciproco riferimento delle selezioni in modo da costruire un processo graduale (per esempio il linguaggio come preselezione di un codicedi significati possibili entro cui applicare altri codici più specifici);schermature di altre alternative possibili ma non prese in esame, al fine di garantire un terreno non problematico sul quale poggiare i piedi, generalizzazione delle aspettative di comportamento attraverso l'istituzionalizzazione dei ruoli e la sopravalutazione artifici~sa ~el patenziale di e~- Augusto 1/luminati ragionevole che la riduzione di complessità suggerita da un lato·venga resa operante dall'altro, anche se è possibile una decisione diversa. Il potere non è «detenuto»-foucaultianamente - da nessuno. li problema non è tanto l'eccesso di potere quanto l'inefficacia, il suo deficit. quindi un turbamento entropico dei livelli di comunicazione e di ordine del sistema nel suo rapporto con l'ambiente. ambiente e che necessariamente la difc ferenziazione interna del primo implica la moltiplicazione dei contatti di frontiera. «Il senso e la funzione della formazione di sistemi- e questa è l'innovazione più importante - non vengono più intesi nell'ordine interno di parti di un'unità, ma nella formazione di un confine, cioè di una differenza di ordinamento fra sistema e ambiente eh~. all'interno del sistema, permette un agire caratterizzato da una comi I punto di partenza sta in un radicale plessità ridptta» (Sdss, p. 148). rovesciamento degli schemi tradì- Ma - con quello che Febbrajo chiazionali di filosofia politica (vedi il ma un «gioco di campi e contro-camsaggio «Complessità e democrazia» in pi», per cui nella prospettiva macrosoSdss, pp. 67-9). In essi si definiva va- ciologica la società è sistema e l'uomo riamente la società un tutto formato da ambiente, mentre in quella microsocomponenti come un organismo è ciologica le strutture sociali sono l'am~ composto di parti viventi la cui vita è biente da cui provengono gli stimoli essenziale. Analogamente, il singolo per un adattamento dei comportamenindividuo costituiva la cellula della ti individuali (introd. a Sdss, p. 6) - società quale insieme di uomini e non, ecco che Luhmann rivela bruscamente per esempio, di azioni, interazioni, che «in ogni caso, tutti i sottosistemi ruoli, strutture selettive. Luhmann. della società, tutte le organizzazioni e .,,...r-,.-,.- .. 1-'ìeroMarussig, Nuao (o Venereaddormentata), 1926 (Biennale di Venezia, 1930). senso disponibile (meccanismo riflessivo di differenziazione interna). Il sistema sociale è uno dei possibili sistemi, che organizza la riduzione della complessità mediante vari sottosistemi fra cui spicca quello politico, a sua volta comprendente i sottosistemi dell'amministrazione e dei partiti. Anche il diritto è una specifica struttura che, all'interno del sistema sociale, facilita le aspettative: la sua prestazione selettiva consiste esattamente nell'operare scelte di aspettative di comportamento che si lasciano generalizzare in maniera congruente nelle tre dimensioni temporale, materiale e sociale, in base a meccanismi di generalizzazione compatibili. li potere,.. nel (sotto) sistema politico-è un mezzo di comunicazione simbolico (come in altri sottosistemi sociali l'amore. il denaro. la verità), cioè un codice di simboli generalizzati- preferibilmente in forma di codice binario - che consente e disciplina la trasmissione di prestazioni selettive da un soggetto all'altro . .Ilpotere non si identifica con la coercizione, consiste piuttosto nella possibilità di cui dispone un soggetto di scegliere con una propria decisione un'alternativa per altri soggetti. Nel meccanismo di riduzione della complessità. per evitare l'indeterminazione. è necessario che il potere di influenzare sia dissimmetrico, pur non configurandosi mai rigidamente nella coppia comando/ubbidienza.(') In teoria non c'è rapporto causale in questa dissimmetria. piuttosto c'è ineguaglianza di quote del potere. probabilità con mossa profondamente anti-antropomorfica, rigetta il soggetto-persona come «parte> del tutto sociale (non - lo si vedrà - la persona tout court) e dissolve sia quello che Bobbio chiama il modello «aristotelico» sia il modello «giusnaturalistico». La creazione del dominio politico sopra i legami parentali e l'autonomia dell'uomo in quanto individu.o sono considerate soltanto una tappa storica, in cui l'autorealizzazione resta legata alla forma e alla legittimità del potere politico. La teoria sociologica dei sistemi sociali rompe con questa tradizione «perché non considera più l'uomo come parte del sistema sociale, ma come ambiente problematico del si• sterna stesso». Di qui due conseguenze altrettanto importanti. di cui una ben illustrata da De Giorgi, Zolo e Febbrajo, l'altra soltanto episodicamente e parzialmente ricordata da Febbrajo. La prima è che nella teoria sistemica l'accento si sposta sul rapporto sistema-ambiente, sulle strutture che permettono la stabilizzazione del sistema aperto verso l'ambiente (vedi lo studio su M. Weber, sempre in Sdss )-secondo un'analogia biologica e non più macchinistica -; che si abbandona l'astratta razionalità del rapporto scopomezzo per la nuova ragione strumentale delle straregie di autoconservazione; che le azioni soltanto costituiscono il sistema. mentre i processi più «personali» di motivazione e legittimazione sono relazioni esterne del sistema sociale con l'ambiente particolare dei suoi membri; insomma che il punto cruciale diventa il confine fra sistema e anche il sistema politico in generale possono essere intesi solo nel senso che non comprendono la totalità dell'identità dell'uomo, poiché nessun uomo è interamente contenuto in essi». L'ospedale psichiatrico è l'unica «istituzione totale», altrove la società mette l'uomo in condizione di progettare un mondo infinitamente aperto, estremamente complesso e ontologicamente indeterminato (contingente) e di usarlo come «fonte» di scelte parimenti contingenti. Cade così ogni contraddizione fra tecnica e umanità e fra democrazia e tecnocrazia,purché si consideri il riferimento dei sistemi sociali all'uomo e l'umanità delle loro istituzioni nello schema sistema/mondo e non in quello tutto/parte (cfr. Sdss, pp. 68-9). e on questo brillante escamotage Luhmann libera lo Stato di diritto da ogni ingombrante riferimento umanistico-comunicativo (tipo Apel Habermas) ed esonera la pratica politica dal controllo democratico-partecipativo (che sarebbe soltanto sorgente di indeterminazione decisionale e di frustrazione delle aspettative), ma allo stesso tempo conserva a parte, in qualità di «mondo», la persona-valore.(2) Giunge così a perfezionare la liquidazione kelseniana del soggetto giuridico antropomorficamente inteso e la società resta «open» in senso kelseniano-popperiano senza doversi istituzionalmente riferire a valori esterni. Esemplare, al riguardo, è la trattazione delle trasformazioni del diritto (cfr. i due primi saggi di Sdss). L'abbandono di ogni riferimento alla legge di natura si è compiuto per tappe, attraverso la concezione del dominio politico come macchina razionalmente costruibile, la sostituzione della finzione contrattuale con giustificazioni di tipo funzionale, la trasformazione del diritto naturale in diritto razionale che lega l'uomo alla ragione ancora mediante un elemento naturale, la messa in opera di legami interni (prodotti dalla divisione dei poteri) in luogo dei legami sociali ed esterni del sistema politico, infine con la completa positivizzazione del diritto, reso ormai dipendente da decisioni organizzate e sotto la responsabilità di un apparato opportunamente specializzato. Si opera così una decisiva riduzione di complessità e sua interiorizzazione da un mondo esterno (di «natura») a un sistema specifico. li giusnaturalismo presupponeva un 'interpretazione dell'ambiente a bassi livelli di complessità e con priorità del passato sul futuro (predominanza di uno stile di vita tradizionale); con la «modernizzazione» emerge tutta la complessità reale dell'ambiente e il sistema sociale deve differenziarsi per farvi fronte e specializzare un sottosistema politico che prenda le,decisioni un tempo giustificate in nome dell'evidenza naturale o razionale. Il diritto non ha più pretese di permanenza, ma si apre flessibilmente all'indeterminata contingenza del futuro, mediante la separazione dei programmi decisionali dall'invarianza relativa della struttura giuridica. Di qui l'apologia dell'apoliticità del diritto e dell'impermeabilità della dogmatica giuridica a considerazioni di ordine sociologico, presiedendo l'una all'input, le altre agli output del sistema. In altri termini: non solo ildiritto (e il suo personale specializzato) non devono essere influenzati dalla politica, ma servono esattamente, grazie alla loro «neutralità», a neutralizzare molte decisioni del potere politico: grazie alle aspettazioni di non-politicità di quella sfera è possibile tanto riservare ai partiti forme più aleatorie di razionalità (per esempio la concorrenza elettorale, le manovre clientelari, al limite la corruzione) quanto far scivolare questioni spinose dal legislativo all'esecutivo al giudiziario, secondo tattiche adeguate.(3) Si arriva così al punto cruciale della «legittimazione»: questa non può riposare più, come nello Stato di diritto a base giusnaturalistica, su principi naturali o razionali distinti dall'ordinamento, ma sta nella pura legalità di sistema, cioè nella sua durata in un ambiente mutevole. Legittima è una decisione vincolante del sistema politico il cui riconoscimento acritico viene istituzionalizzato, cioè aspettato a livello sociale e non imputato a livello personale: è un problema di aspettative sociali di-comportamento, insomma di riduzione di complessità. I processi di legittimazione divengono problematici nella misura in cui il diritto viene trasformato da naturale in positivo e perde ogni sostegno in valori esterni, ogni residuo teologico. Il sistema politico deve allora provvedere alla legittimità mediante processi consapevoli e organizzati di elaborazione delle informazioni. La democrazia serve qui soltanto da tecnica di controllo, non da fonte o forma del potere; anzi è meglio che i mezzi di motivazione siano altamente astratti, opportunisticamente compatibili con molte condizioni e con singole decisioni. Il coinvolgimento dei destinatari nei processi decisionali nella forma di consultazioni elettorali su temi di discussione estremamente generici e con meccanismi delegati fissa i termini minimi di disponibilità di consenso. Questo e non altro è la legittimità, che si riduce dunque a procedure di trasformazione consentite in modo astratto ma sufficienti a isolare i dissenzienti. Per il malcontento residuo .. .. .. ..

sono sufficienti K<daun lato la politica delle quattro chiacchiere dal barbiere, dall'altro l'interpretazione giuridica»! (Sdss, p. 64). Lo Stato di diritto, contrariamente allo schema liberale che oggi recuperano nostalgicamente ( 5) i neo-garantisti e scoprono fatiscente gli operaisti - entrambi resuscitando il diritto di resistenza - è ormai soltanto una forma. la più sviluppata, dell'autodifferenziazione e dell'autoprogrammazione del sistema politico. Su questa base di legittimità l'autonomia del politico è resa perfettamente compatibile con la pluralità dei linguaggi, la partecipazione «frammentaria» dell'uomo ai sistemi essendo traducibile in molteplicità ed eventualmente contiguità e simiglianza di «giochi linguistici». L a repressione, nel modello di Luhmann, non ha nulla a che vedere (giustamente) con il venir meno di una base razionale, in termini di «valori» o di struttura economica, dello Stato di diritto; non si dà spazio al rimpianto della libera comunicazione connessa alla concorrenza degli individui e delle unità economiche né alla presunta obsolescenza della legge del valore scambiata per crollo della legittimità. Più elegantemente - e con promesse di futuri ripescamenti nel grande oceano della contingenza- tutta una serie di scelte è «messa in latenza» per ridurre la complessità e trasmetterla ai rassegnati utenti. La selettività delle strutture sostituisce l'incertezza dei singoli a prezzo del loro oscuramento, dell'instaurazione consapevole di un'illusione sul livello di complessità del mondo; la produzione di latenza è così repressione di spazi reali nel possibile e solo se la soglia di latenza è mantenuta costantemente alta (se cioè la repressione funziona estesamente) il sistema, che ha scarsità di consenso reale, riesce a creare le condizioni di produzione di consenso fittizio (con metodi riflessivi) indispensabile alla propria stabilizzazione. La repressione, osserva a questo punto pertinentemente De Giorgi (p. 245), non è un processo che si chiude, ma un meccanismo riflessivo che, applicato a se stesso, potenzia le capacità della selettività che struttura. Il diritto, «torre di controllo» del sistema proDouglas R. Hofstadter Godei, Escher, Bach: an Eternai Golden Braid Sussex, The Harvester Press, 1979 Julien Offroy de La Mettrie «L'homme machine» in Opere r.Josofiche, a cura di S. Moravia Bari, Laterza, 1978 pp. 367, lire 4.500 e he gli addetti a quel tipo di arredii computers -, dai quali sempre più il paesaggio della nostra vita sociale e produttiva è popolato,. sentano il bisogno di rassicurarci intorno alla superiorità della mente umana sui congegni dai quali essi ricavano status, prestigio e potere, è un dato che quan- ·tomeno induce al sospetto. Ci si attenderebbe infatti che i manipolatori dei codici inlprmatici - gruppo ristretto e sovranazionale di maftres à organiser - risalissero i cammini classici di ogni élite tecnico-intellettuale emergente. E trasmettessero al pubblico ignaro voci di «ve'rità» e debite esaltazioni dell'assolutezza dei propri linguaggi,Cosìnon sembraessere. se un esponente di quella corporazione. Douglas R. Hofstadter, si dà la pena di erigere un monstrum di più di settecento pagine. un'impresa. nei paesi anglosassoni peraltro singolarmente fortunata. il cui ardire è pari soltanto allo scoraggiamento che assale il malcapitato lettore. Allo scopo. giustappunto. di scoprire quante e quali somiglianze. quante e quali differenze intercorrano tra la condotta delduttivo della latenza e fattore decisivo nell'autostabilizzazione riflessiva del s,istema sociale. è «negazione di ciò che è escluso. di tutto ciò che non ha ottenuto il riconoscimento» (ib .. p. 254). Nel complesso il lavoro di Luhmann è un'accurata descrizione e sistemazione delle regole di stabilità delle organizzazioni in base ai rapporti capitalistici di produzione. con possibilità altamente astratte di estensione ad. altri modi di produzione immaginabili. Non ci sembra molto convincente. come fa Zolo nell'introduzione a Pcs. prendere inconsiderazione per società comuniste il lato filosofico del pensiero di L.. il momento fenomenologicoesistenzialista che si intreccia al metodo funzionalistico e alla teoria dei sistemi. Non è la «contingenza» che può interessare, caso mai il freddo realismo con cui si espongono ; modi di funzionamento della società borghese: la funzione repressiva del diritto di cui si diceva; il carattere mistificante (e funzionalmente tale) delle elezioni, «con cui si rilette tutto il potere a disposizione di coloro che non sono minimamente in grado di esercitarlo» procurandosene il consenso per qualsiasi decisione futura; il ruolo frustrante della «partecipazione», che serve soltanto a esonerare i dirigenti da responsabilità sgradite e a sottrarre ai dipendenti spazi reali di resistenza; la peculiarità del pur inevitabile uso della forza da parte del potere, come tipica «alternativa da evitare» la cui messa in opera rischia di screditare e indebolire il potere stesso, per interruzione delle concatenazioni simbolico-riflessive cui la minaccia dà vita e che l'effettuazione svuota ( 6); la tolleranza della pluralità sociale e la non-politicizzazione integrale delle sfere di vita agaranzia che il dissenso sociale non assuma forma politica antagonistica (Pcs, p. 45, 105, 109, 113 e 129). Pure assai importante, più ancora che gli accenni sulla disseminazione del potere che descrivono efficacemente ciò che avviene nella marxiana «sfera della circolazione», è l'accento posto sul carattere simbolico-comunicativo del potere. I fatti che abbiamo sotto gli occhi ce lo ricordano, puntualmente : decreti speciali, blitz, gambizzazioni, proclami, rituali funerari e rivt!ndicativi. Una diligente esemplificazione della dissimmetria della comunicazione di potere immersa nel pluralismo delle sfere di vita e dei dialetti. A partire di qui (ma solo a partire) si potrebbe sviluppare JJna riflessione sulle forme di connessione sociale dell'anarchia produttiva. sui nuovi livelli in cui si manifesta la funzione ideologica del potere. probabilmente nel senso di un recupero - a compensazione della positivizzazione del diritto - di funzioni simboliche un tempo esercitate dalla religione o dalla retorica del diritto naturale e della persona. che oggi sussistono solo marginalmente. Sul precoce logoramento di questo simbolismo ha detto cose molto giuste. in un coniesto peraltro fantasioso. Baudrillard. Delle cui tesi l'affare Moro risulta una fedele sceneggiatura. Q ual è l'ambito di validità della teoria sistemica di Luhmann? Il discorso potrebbe farsi molto lungo. rinviando alla possibilità stessa di onnivalenza di un modello astratto costruito su metafora biologica (informatico-genetica). La famosa trilogia fanta-scientifica di Asimov sull'Impero Galattico (1952, tr. it. per Urania nel 1964, varie ristampe negli Oscar Mondadori) fondata sulla sapiente contaminazione fra storia gibboniana della decadenza dell'Impero Romano, teoria delle «sfide» di Toynbee e teoria dei sistemi, ci offre eccellenti esemplificazioni dei pericoli e delle ristrutturazioni di un sistema «aperto» immerso in un ambiente . mutevole, di crisi di stabilità e di tendenze entropiche; è anche un'eccellente spiegazione del concetto di «confine». Luhmann serve molto per capire la società capitalistica (ma non per suggerire le sue strategie di sovversione!), per Asimov è addirittura una chiave. Ma solo in una prospettiva riformistica (e forse per questo a lui si volge l'interesse dei fautori dell'autonomia del politico e del wittgenstein-marxismo placidamente succeduto allo hegelomarxismo) lo si può credere un teorico della trasformazione della società «in generale». Il «sistema sociale» è un'astrazione rispetto alle discontinuità delle formazioni economico-sociali. La lotta di classe è spiegabile nel modell_o di Luhmann soltanto come movimento dell'opinione pubblica. per un verso. manifestazione del sottosistema economico per l'altro; non può apparire mai come agente di discontinuità. di rottura. di rivoluzione del sistema stesso. La più clamorosa «latenza» della sua costruziorte teorica è proprio questa. riproducendo. malgrado la superiore sofisticazione del nuovo modello. l'allergia al mutamento e alla conflittualità che già caratterizzava quello di Parsons. In che cosa consiste la forza di Luhman contro i suoi oppositori. Habermas e Naschold. per esempio. e ancor più contro i suoi interpreti di sinistra come Offe e Zolo? Non genericamente nel «realismo», ma in quella specifica capacità - che caratterizzava. già Weber nei confronti della II Internazionale e Schmitt nei confronti dell'austro-marxismo e del liberalismo di sinistra - di offrire vie di stabilizzazione di medio periodo per la crisi del potere borghese. Coscienza della crisi, dunque. e sua gestione «disincantata» contro ogni pretesa democratizzante. Se voi non volete fare una rivoluzione autentica, a che pro destabilizzare il sistema e frustrare il consenso con illusorie tattiche partecipative? (Sulla cui ambiguità già Neumann aveva scritto pagine memorabili negli anni '30). All'umanesimo neo-liberale e all'utopia del comunismo quale comunicazione emancipata - un tema che non è_ solo dei moderati Offe e Habermas, ma anche del rivoluzionario Krahl - Luhmann risponde facendo valere la crisi radicale del soggetto, l'improponibilità di una concezione antropocentrica del mondo, in termini assai più rigorosi e positivi dello stesso Foucault. Ogni progettualità comunista che si appelli alla soggettività liberata si impiglia nell'impotenza del moralismo, in un umanesimo derisorio. . La logica del sistema non è disgregabile da una contestazione interna e marginale, volta al passato o attenta soltanto alla temporalizzazione delle latenze. Né l'uomo comunicante né l'aggregato dei bisogni repressi hanno forza di uscire dalla subalternità al quadro dato, resuscitando una anacronistica centralità del soggetto e facendola valere per esigenza della parte verso il tutto in un vieto modello di contratto sociale. D'altra parte il nuoGideliana l'uomo e i caratteri funzionali delle macchine, tra l'intelligenza umana e l'intelligenza artificiale. Una chiave di lettura per un'opera tanto ridondante e sfuggente la offre, a saperla vedere, lo stesso autore, quando confessa di avervi incorporato uno statement of my religion. Se il libro è tale, se è cioè una dichiarazione di fede, postulati e asserzioni metafisiche vi si trovano a loro agio. Non stupisce, dunque, che Hofstadter annodi tutta quanta la sua scorreria attorno all'individuazione di una struttura stabile, di una costante che definirebbe, meglio di ogni altra, l'andamento specifico della mente umana. La quale si muoverebbe entro reti di aggrovigliate gerarchie, comunque riconducibili a quello che l'autore chiama strange loop. ad una circolarità che, percorsa in un senso o nell'altro, riapproda sempre al punto di partenza. Così. circolarmente, funziona il pensiero, secondo Hofstadter. Così il cervello confeziona i suoi prodotti. Ma come esserne sicuri? Chi o che cosa garantisce che la strana circolarità rappresentidavverolostilee l'effettodella cerebrazione umana? E qui viene il bello. o il brutto, a seconda delle opinioni. Qui sta il fascino, non importa se apparente o reale, che spiega il brillante successo del lavoro. La dimostrazione dell'assunto consiste nel tessere un'eterna treccia dorata (an eternai golden braid) con tre fili, Godei Escher Bach. tre «ombre» proiettate in svariate direzioni da qualche «solida essenza centrale». Claudio Pogliano Si, d'accordo, è lecito il disappunto, ma bisogna pur concedere qualcosa alle mode editoriali, non fosse altro che per comprenderne il contagio. Bisogna pur indugiare qualche po' sul teorema di Kurt Godei, matematico viennese, enunciò nel 1931 a smentire che un sistema formale fosse contemporaneamente completo e coerente. E, subito dopo, perché non pescare ancora una volta nella grafica visionaria e nei paradossi ottici di Escher, cercandovi simboli e significati trascendenti? Nulla vieta infine di cavar fuori dalla Musika/isches Opfer che Bach compose su un tema suggerito da Federico il Grande, un singolo canone, investendolo di valore paradigmatico. S u che cosa consenta di accomunare le tre «ombre» isolate, Hofstadter non ha dubbi. Ciascuna in modo diverso modulerel5be lo stesso tema della «circolarità». L'ombra di Bach articolando un crab canon capace di tornare, inavvertitamente per l'ascoltatore. alla chiave di partenza. L'ombra di Escher delineando decine di mondimezzo-miticie mezzo-reali, occupati da sistemi di livelli che evidenziano la loro ambiguità spaziale. Finito e infinito confliggono e generano paradosso, sia nel canone bachiano, sia nelle scale escheriane. Cos'altro fece, in fin dei conti, Godei, se non conficcare la medesima contraddittorietà in seno alla matematica? Il suo teorema di incompletezza intese riabilitare glistrange loops dopo che Russel e Whitehead avevano dedicato l'intero corpo dei Principia Mathematica ad esorcizzarne la presenza in logica, nella teoria degli insiemi e dei numeri. Senza volerci perdere troppo tempo, potremmo dire che dall'intuizione godeliana i sistemi formali uscivano debilitati e ridimensionati. Ed è attraverso la facile assimilazione di «sistema formale» e «macchina», che illazioni dal teorema di Godei vennero tratte sul terreno del rapporto tra intelligenza umana e intelligenza artificiale. Tutta quanta una letteratura, ormai decennale, precede il libro di Hofstadter, accapigliandosi a confermare o confutare, brandendo l'arma offerta dal matematico viennese, la superiorità del cervello umano sui servomeccanismi. Ma, ad essere sinceri, il povero Godei c'entra assai poco, essendosi a suo tempo limitato, con esemplare modestia, a circoscrivere il campo di dimostrabilità di un sistema formale. Hofstadter cade, buon ultimo, nel trabocchetto, e ci costruisce un castello di carte. A risollevarlo dal capitombolo non bastano i dialoghi alla Lewis Carroll - altra «comparsa» abituale sulla scena degli ultimi anni - che avrebbero dovuto pungolare l'ingegno del lettore, duplicando in forma arguta e amena l'addensarsi progressivo della materia. C'è tuttavia qualéosa da aggiungere. L'autore non pare accorgersi dell'antichità del genere scelto. Non sembra ammettere di avere, in buona sostanza. riesumato e rivisitato un ropos classico. Va detto allora che in molteplici e differenti gradazioni, l'anatomia comvo modello sistemico, forte nel rispondere a tale. tipo di critiche e in genere nel definire le regole di stabilizzazione in una situazione «normale» di crisi, lo è molto meno quando si riaffaccia l'elemento «naturalistico» del conflitto non-mediabile delle classi o delle nazioni: la guerra civile o la guerra esterna. Qui Luhmann può ricadere tanto sotto la critica di Karl Marx quanto sotto quella di Cari Schmitt, allorché l'antagonismo delle classi o l'opposizione amico/nemico spingono a drastiche ristrutturazioni del sistema sociale e alla radicale alterazione dei sottosistemi politico e giuridico. Note (1) d..e alternative del subalterno sono disponibili per il superiore ma non viceversa... I modelli asimmetrici garantiscono la possibilità di giungere in tempo limitato a risultati che il sistema stesso sceglie in date condizioni> (Sdss, p. 138). (2) Cfr. anche Sdss, pp. 208-9, che oppone la partecipazione «frammentaria> dell'uomo ai sistemi sociali allo schema weberiano mezzo/scopo e al correlato modello di comodo, dove invece si presume che l'uomo vivacon la sua intera personalità nel sistema sociale e si identifichi con i fondamenti d'azione dello stesso, conformemente allo scopo o a un valore. Razionalità globale= politicizzazione totale; razionalità sistemica = coinvolgimento paniale e strumentale. Malgrado una cena complicazione espressiva queste cose Luhmann le spiega mediamente meglio delle lettere a Lolla Continua. (3) Cfr. anche Sgdg, pp. 45-6, 50, 53, 80-3, 107-8, 140-1 (5) Osserva sarcasticamente il Luhmann (Habermas-Luhmann, Teoria della società o tecnologia sociale, tr. it. Milano 1973, p. 270) che la sinistra diventa conservatrice e che tende a «tramandare il quadro di una democrazia parlamentare che era già reminescenza romantica per un Cari Schmitt>. (6) ~ questa la basè per teorizzare la provocazione sistematica, la «sfida> ai poteri costituiti come strumento di destabilizzazione, costrizione effettuata sullo Stato per fargli mettere le carte in tavola e per innestare un circolo vizioso di repressione e rivolta. Ma - avverte opportunamente Luhmann, troppo spesso chiamato a sostegno in questi casi (Pc.s, p. 144-n.11 del cap. II)- se è vero che e La provocazione provoca il detentore del potere a esibire la sua alternativa da evitare o addirittura a realizzarla autodistruggendo cosi il proprio potere», tale comportamento «per tentativi> è «tipicamente infantile», anche «quando viene suggerito come strategia politica». parata dell'uomo, della macchina e dell'animale attraversa, nel mondo moderno, l'intera estensione del sapere. Ai primi del XVII secolo, William Harvey potè utilizzare il modello della pompa meccanica nella descrizione della circolazione del sangue. Qualche decennio più tardi, a Cartesio toccò di sistematizzare l'identità dei movimenti animali e dell'automatismo meccanico. Macchine semoventi, orologi, mulini, fontane artificiali stabilirono lo sfondo analogico sul quale innestare la conoscenza del vivente. L'universo di Newton saprà poi dilatare l'immagine dell'orologio a trascrizione generale della realtà. Non si sfugge all'impressionè che il triplice confronto tra il comportamento umano, quello animale e la struttura della macchina reciti, a partire dal '600, un ruolo insostituibile nellò sviluppo della trama scientifica. Contro Cartesio, che aveva riservato all'uomo la facoltà dell'anima, cogliendovi l'elemento differenziale rispetto all'animale-macchina, La Mettrie, a metà del XVIII secolo, ridisloca i rapporti fra le tre dramacispersonae, allequali è ora affidata una parte più mobile e più elastica. Quasi che sopraggiungesse una sorta di intercambiabilità, l'esortazioi:ie ad aprire le viscere dell'uomo e dell'animale risponde all'esigenza di riavvicinare la natura umana ad una corporeità_ che è meccanismo. Il corpo è macchina complessa, che carica da sé i propri ingranaggi. È orologio costruito con più maestria di quanta ne occorse

a Vaucanson per dar vita al suo automa flautista. statua lignea che, suonando dodici motivi diversi. aveva suscitato l'ammirazione dei salotti parigini e meritato, nel 1734, l'encomio dell'Académie des Sciences. E non c'è anima che tenga: come, per La Mettrie, non si può risalire all'origine delle cose, come è indifferente, ai fini della serenità umana, che Dio esista o non esista, cosi le «facoltà» dell'anima dipendono dall'organizzazione fisica, e «anima» è un termine vano, di cui non possediamo alcuna idea. La macchina diventa il tramite che ricongiunge l'umanità all'animalità. È referente analogico, modello esplicativo, proposizione sillogistica, che restituisce autonomia all'organico, e cancella la frattura teologica tra le forme inferiori e quelle superiori di vita. Si configura nella sua qualità di strumento, polemico e offensivo, utile a La Mettrie per dichiarare che la transizione dall'animale all'uomo non è violenta. Più ancora: al di là della cultura e dell'immaginazione che ne caratterizzano la socialità, e lo avvantaggiano, è per l'uomo un onore essere ricompreso nella classe degli animali, cui è certamente inferiore in quanto a istinto. I giochi le astuzie e gli espedienti che la Gesammelte Werke Voi. I: Der Mann ohne Eingenschaft (trad. it. L'uomo senza qualità. Torino, Einaudi, 1957-'62; 1972 2 pp. 1481. lire 25.00); Voi. Il: Prosa und Stiicke. Kleine Prosa, Aphorismen. Autobiografisches. Essay und Reden. Kritik. Hamburg. Rowolt. 1978 pp. 4105. D.M. 176 Tagebiicher Hamburg, Rowolt, 1976 pp. 2456, D.M 460 (2 voli.) I I La storia di questo romanzo ''viene~ dire che la storia che in esso s1 doveva raccontare non viene raccontata», scrisse Musil dell'Uomo senza qualità. Come dire che qui si racconta l'impossibilità del racconto. Di quell'ordine narrativo che consiste nel poter beatamente dire: «Dopo che fu successo questo, accadde quest'altro» e che è come l'infilare un filo. quel famoso filo del racconto di cui è fatto anche il filo della vita, attraverso tutto ciò che è avvenuto nel tempo e nello spazio. Ma questo pacificante filo, col quale persino le bambi'naie calmano i loro piccoli, e sul quale forse in campagna, ci si illude ancora di poter infilare gli eventi - scriveva Musil - in città, si è disperso. poiché qui ctutto è già diventato non narrativo. non segue più un filo ma si allarga in una superficie infinitamente intessuta». Non si tirano più le fila disperse nell'eterogeneità degli avvenimenti cittadini. come non si tirano più le fila nel cervello di Moosbrugger. il folle. E l'Uomo senza qualità è la storia di queste fila che si disperdono in una superficie infinitamente intrecciata. come dire di un racconto che si fa tessuto. cioè. alla lettera. testo. Ma quello del racconto non è l'unico filo. C'è il filo della vita. c'è il filo dei discorsi che seguono un filo, c'è il filo della Storia che-segue un corso. Tutti quanti - a detta di Musi! - «accorciamenti prospettici dell'intelligenza». linee unidimensionali. successioni semplici. ordini univoci. nominazioni esaustive. E chi infila il filo attraverso la molteplicità degli eventi facendone racconto. discorso. storia. scienza o ideologia è sempre lui. l'uomo con le sue «qualità» e le sue prospettive ben salde. il soggetto. Solo che da qualche tempo- notava Musi! - soggetti e prospettive si moltiplicano vorticosamente senza ritegno e con loro i discorsi. le ideologie. le natura insegna tanto rapidamente agli esseri inferiori. l'uomo deve faticosamente apprenderli. Così accade per la sessualità - una delle insistenze di La Mettrie - di fronte alla quale l'umanità. a differenza delle bestie, «si nasconde come se si vergognasse di provare il piacere e di essere fatta per la felicità». L'aspettativa di chi apre l'Homme machine credendo-di trovarvi la mappa del funzionamento dei meccanismi umani, è destinata ad andare delusa. A La Mettrie non interessano schemi illustrativi e istruzioni per l'uso. Non si cura di mostrare come scattino ingranaggi, ruotino pulegge e come le leve vincano resistenze. li meccanicismo descrittivo che penseremmo di veder pervadere il suo trattato sull'uomo, non c'è. C'è, per contro, qualcos'altro. La Mettrie assolda la macchina per gettare nella mischia una visione del mondo, e guerreggiare con quelle avversarie. Vuole sminuire l'umanità, liberarla dal primato cui teologia e spiritualismo l'avevano incatenata; sottrarle lo scettro, e farle riconoscere la parentela animale d'appartenenza. Su un piano parallelo, la materia non ha più bisogno di chiedere ad altri il principio della propria esistenza e le cause della propria organizzazione, ritrovandole in sé. Conseguentemente, le scienze della vita e la pratica medica - cui La Mettrie era dedito - non richiedono più legittimazione alcuna dalla Rivelazione. e possono «conoscere» i corpi animati senza interferenze di nessun genere. Questo. in definitiva. premeva asserire al materialismo settecentesco. Un progetto ambizioso: privare l'uomo dell'anima. istituire raccordi strutturali con la macchina, e· restituirgli l'immagine animale da quella riflessa. Un progetto che. abbandonata l'intermediazione del meccanicismo, solo un secolo più tardi giungerà ad esecuzione, non senza scatenare, insieme con l'ostilità della comunità scientifica, i turbamenti del senso comune. Anche nella sua veste analogica, la macchina dunque non riesce a nascondere la propria natura subordinata di strumento. L'intero snodarsi dell'intreccio uomo-macchina-animale non trova esaurimento in se stesso, ma ostinatamente rinvia e allude ad altro. La Mettrie ne fa l'uso che abbiamo visto. Hofstadter non è da meno. E con lui tutti coloro che, a partire dagli anni Trenta del nostro secolo, hanno preso a cimentarsi con quei dispositivi tecnici i quali, mimando l'intelligenza dell'uomo, sembravano mutare tutta quanta la costellazione dei nessi classici tra l'orgoglio e il suo artefice. Dietro gli interrogativi tendenti a problematizzare la natura delle Thinking Machines. è venuta affacciandosi una serie di opzioni. più profonde e quasi sempre inconfessate. relative al dominio e al controllo. Ancora una volta si è parlato della macchina pensando all'uomo. al suo posto nella natura e nella società. D allo spazio matematico entro cui il teorema di Godei aveva vigore, la generalizzazione è dilagata. Hofstadter ne amplia la risonanza, a tal segno da voler affrontare la questione della presunta incapacità dell'uomo a comprendere i propri mecca- • nismi mentali. La strana circolarità che sarebbe al centro dell'intelligenza umana pone ipoteche sulla effettiva concepibilità di una coscienza che agisce come una fuga a più voci. Che l'autore trovi «meravigliosa» quella figura musicale, non conforta. E neppure tranquilizza. a paragonarli con l'uomo zoomorfo di La Mettrie, che gli animali di Hofstadter - la tartaruga, il granchio, la formica- siano antropomorfi e intrattengano il lettore nei dialoghi. Anzi, tutto ciò insinua il dubbio che l'edificio barocco, la selvaggia proliferazione di segmenti argomentativi tanto eterogenei da disorientare, mirino in ultima istanza ad un unico fine. Vediamo quale, azzardando un'ipotesi. 1 calcolatori si presentano come gli esseri più inflessibili, più privi di passione. più schiavi delle regole, di fronte ad un'intelligenza umana che non s'accontenta del finito, ma proietta se stessa in un incessante gioco di specchi. Ecco allora che l'elogio della mente - tanto «superiore» e complicata da sfuggire spesso a precise determinazioni - giustifica appieno l'uso dei computers e la crescente loro rilevanza nelle procedure decisionali della società contemporanea. Grande davvero. - quest'intelligenza che ha saputo produrre attrezzature così sofisticate: ma un po' «strana», non riducibile ai trastulli meccanici. Più affidabili, questi ultimi. più sicuri e controllabili. Nulla costa concedere incommensurabilità e irraggiungibilità alla mente dell'uomo, purché si lasci indisturbato chi è alle prese con un'altra forma di intelligenza, inferiore sl, ma quanto più efficiente. Vedemmo La Mettrie reclutare l'- homme machine allo scopo di imporre una nuova dissezione, atea e materialistica, del corpo e degli abiti umani. Vediamo ora un qualunque esperto di «computer science» - non scandalizzi l'accostamento - restituire all'uomo unicità ed alterità rispetto ai precipitati materiali della sua virtuosità tecnica. Ammesso che ce ne fosse stato bisogno. logica apparente e senso del discorso dimostrano ancora una volta di non coincidere. Nulla di preoccupante. Basta saperlo. La tessituradiMusil scienze e le fedi. Anzi è proprio per questo vorticoso moltiplicarsi prospettico da cui si dipartono innumerevoli fili che - forse anche per via di quel famoso «aumento degli scambi» di cui parla nel romanzo Amheim, l'industriale che di scambi se ne intende - circolano. confluiscono e si intersecano in interrelazioni mutevoli e incessanti, che tutto si spande oggi in un tessuto sterminato. Tanto da sembrare talvolta simile alla legge del sogno, oppure un 'edizione aggiornata di quella metafora originaria magico-mistica, ripresa anche dai romantici, ove la vita è un rimando analogico totale. Ma come vivere e come scrivere in un mondo ridiventato tessuto, senza uscirne. rimuovendolo, lungo l'univoca catena di «prima che, dopo che» o «a causa di, ecco che» del racconto o delle spiegazioni teoriche esaustive? È il problema che Musi! tenta di risolvere immergendosi nel tessuto, assumendone la prospettiva multipla; e da Il risucchiando, deflagrandole, tutte quante le prospettive univoche, le ingenue dei racconti ma anche le più sofisticate di discorsi e saperi, attirandole in quello spazio «più saggistico» - Claudia Monti sospeso fra narrazione e spiegazione e che «considera un oggetto da molti lati diversi senza mai comprenderlo tutto» - del romanzo-saggio. Ove anzi l'ingenuo e patetico discorso dell'io concreto, il racconto, è quello già battuto in partenza da tanti più autorizzati e più autorevoli discorsi cui appartengono ormai. assai più che a colui che li vive, eventi e esperienze; come l'incidente forse mortale del passante, nel primo capitolo, appartiene a plurimi fili e ordini impersonali - statistiche sugli incidenti automobilistici, corsa troppo lunga dei freni, assistenza sanitaria - piuttosto che all'umile filo della sua vita. li testo di Musi! disfa tutti i fili del linguaggio-mondo, gli stereotipi linguistii;:i «non solo della lingua, ma anche di sentimenti e impressioni» che costituiscono il Kitsch della realtà, risucchiandoli nel tessuto dal quale si sono fittiziamente isolati e ripetuti poi sempre uguàli. fino a irrigidirsi nelle «parole identiche a se stesse», nelle «allegorie congelate» della nostra vita. Perché la parola-mondo che sembra «identica a se stessa», cioè «reale» e come la realtà quello che è e poche PompeoBorra, Le amiche (o Composizione). 1923 (Biennaledi Venezia,1924). storie. è invece solo «analoga a se stessa». quello che è ma anche innumerevoli altre cose in cui può ad ogni istante trasformarsi: un mondo o parola «possibile». Come quel mondo-parola di Dio che Dio fa «pensando che potrebbe benissimo farlo diverso» e non intendendolo per nulla «alla lettera, bensì come un'immagine, un'analogia, un modo di dire», ma che gli uomini invece hanno preso alla lettera irrigidendolo in una soltanto delle sue possibili interpretazioni, nell'univoca realtà. E continuano a prenderlo alla lettera anche ora che il circolare vorticoso delle parole in tanti eterogenei discorsi torna ad alludere al loro carattere analogico, non certo nel senso in cui è analogica la parola di Dio, in un senso ben diverso, che tuttavia, strutturalmente. vi somiglia. M usil, dal suo spazio saggistico, frantuma le parole-mondo irrigidite nell'interpretazione letterale, le smonta nei loro meccanismi ideologici; slittando ironicamente di prospettiva in prospettiva e spostandole incessantemente di contesto, spezza i nessi obbligati che le inchiodano ad una identità, per riaprirle alle loro proteiformi, inesauribili possibilità. Lo fa anche nei saggi talvolta, come con la parola «stupidità» nel Discorso sulla stupidità (Shakespeare & Company, I 979): bello, eppure se confrontato col romanzo-saggio, assolutamente spento nel suo predicare sulla polivalenza di una parola, piuttosto che farla emergere da sè scagliando la parola in un vortice di discorsi diversi di personaggi diversi che automaticamente ne catalizzano valenze diverse. Mischiando, spostando, voltando e rivoltando le parole di tutte le ideologie, i saperi, le mode, i discorsi del potere e di chi lo contesta, quelli di avanguardia e di retroguardia, specialistici, politici, metafisici o mistici, Musi! ne svela, sotto i rigidi isolamenti e le ostili separazioni, insospettata analogie, correlazioni e collusioni: un loro segreto rincorrersi e rinfrangersi in quel tessuto di rimandi sterminati che fanno cosi spesso rassomigliare proprio il moderno alla cangiante metafora originaria, o al Dio che parla per analogie, o al mobile testo originario della vita. Cosa però che il moderno non è. Perché è invece «una specie di budino nervoso» che per via dell'immane produzione di vicende e discorsi che circolano, si uniscono, si sciolgono, si intrecciano e si scambiano senza sosta, «ad ogni scossa tremolava tutto». Il problema di Musi! - «eroico», come diceva lui - è allora quello -di vivere e di scrivere stando dentro al mobile testo-tessuto, senza uscirne lungo uti filo univoco, masenza neppure disperdervisi e andarvi alla deriva: scelta oltremodo insensata tanto più se il fluttuante tessuto, oltre che l'intrecciarsi scintillante della vita inarrestabile. è anche il «budino nervoso» degli inarrestabili scambi. E senza neppure disperdervisi allegorizzandolo o delirandolo in una di quelle che Musi!considerava pseudo-alternative, in realtà mimetiche ripetizioni dell'esistente, cioè le alternative totali delle avan- "' guardie. Lui le «saggia» tutte le alterità, la follia, i segni che si scuciono e ridive,ntano magici mimando l'itinerario linguistico di certe avanguardie (Hugo Bali, per esempio), l'idiozia o il • dionisiaco; ma, da quell'inflessibile - e tavolta insopportabile-cacciatore delle «illusioni umane» che è, non concedendo e non concedendosi mai nulla, le molla tutte, anche quell'ultima, l'unica alterità vera forse, l'unica presa sul serio certo, tanto amata e seducen- - te. ripresa e accarezzata: la misticaconcava-femminile-implosiva.

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