numerare, che non è mai il risultato di una somma e che piuttosto si caratterizza come una sorta di linea a perdersi in cui ogni punto tuttavia partecipa del carattere infinito dell'insieme•. Per cercare di venirne fuori, forse la domanda che mi devo porre è: perché quei dieci e non altri? E chiaro che se ho scelto quei dieci tipi di romanzo è perché mi pareva avessero più significato per me, perché mi venivano meglio, perché mi divertivano di più a scriverli. Continuamente mi si presentavano altri tipi di romanzi che avrei potuto aggiungere alla lista, ma o non ero sicuro di riuscirci, o non presentavano per me un interesse formale abbastanza forte, o comunque lo schema del libro era già abbastanza carico e non volevo allargarlo. (Per esempio, quante volte ho pensato: perché l'io narrante dev'essere sempre un uomo? E la scrittura «femminile•? Ma esiste una scrittura «femminile»? O non si Encidopedia Torino, Einaudi, 1978-'79 Voll. I - Vll 11 peso culturale dell'Enciclopedia Einaudi è oggi riconosciuto da t_utti, ed è senza dubbio destinato a crescere man mano che aumenterà il numero dei volumi pubblicati. Comunque, essendone già usciti sette su quattordici, risulta forse già possibile tentare di abbozzarne un primo bilancio ovviamente provvisorio. Anche questo però sarebbe un compito che esigerebbe uno spazio ben maggiore di un semplice articolo; proprio perciò mi limiterò ad avanzare qualche osservazione sul solo gruppo delle voci scientifiche. Ma occorre subito sottolineare che non si tratta di un gruppo che occupi una posizione secondaria nel quadro dell'opera. Ed infatti, mentre la maggior parte delle enciclopedie - escluse ovviamente quelle specialistiche come per esempio la EST di Mondadori - sogliono dedicare uno spazio assai limitato alle scienze esatte, un merito dell'Enciclopedia Einaudi è invece quello di avere affrontato gli argomenti scientificicon un'ampiezza di respiro pari a quella con cui vengono affrontati i problemi letterari, storici, politici, filosofici, artistici. Si direbbe che la casa editrice Einaudi sta rendendosi conto, notevolmente più che in passato, che la scienza e i problemi ad essa connessi costituiscono un fattore essenziale della cultura della nostra epoca. Proprio perché guidata da questa visione moderna della cultura, la direzione dell'Enciclopedia ha richiesto, e per lo più ottenuto dai suoi collaboratori, di integrare ogni voce scientifica sia con ampi riferimenti storici sia con approfondite considerazioni sui nessi fra le grandi scoperte scientifiche e le concezioni filosofiche dominanti nell'epoca in cui tali scoperte vennero preparate e realizzate. Si tratta, come dichiara lo stesso Ruggiero Romano, di un tentativo- io aggiungerei «molto serio• - di superare la divisione delle due culture, a lungo criticata ma ancora presente nel nostro paese. L a visione moderna della cultura sta pure alla base dell'aspirazione dell'editore ad imprimere un carattere internazionale all'Enciclopedia; potrebbero immaginare corrispettivi «femminili» per ogni esempio di romanzo «maschile»?) Diciamo allora che nel mio libro il possibile non è il possibile in assoluto ma il possibile per me. E nemmeno tutto il possibile per me; per esempio, non m'interessava ripercorrere la mia autobiografia letteraria, rifare tipi di narrativa che avevo già fatto; dovevano essere dei possibili al margine di quel che io sono e faccio, raggiungibili con un salto fuori di me che restasse nei limiti d'un salto possibile. Questa definizione limitativa del mio lavoro (che ho messo avanti per smentire gli «intenti totalizzanti» che mi attribuisci) finirebbe col darne un'immagine impoverita, se non tenesse conto d'una spinta in senso contrario che lo ha sempre accompagnato: cioè mi chiedevo sempre se il lavoro che io stavo facendo poteva avere un senso non solo per me ma anche per gli altri. Soprattutto nelle ultime fasi, quando il libro era praticamente compiuto e le sue molte giunture obbligate impedivano ulteriori spostamenti, mi è presa la smania di verificare se potevo giustificare concettualmente il suo intreccio, il suo percorso, il suo ordine. Ho tentato vari riassunti e schemi, per mio esclusivo chiarimento personale, ma non riuscivo mai a farli quadrare al cento per cento. A quel punto ho fatto leggere il manoscritto al più sapiente dei miei amici per vedere se riusciva a spiegarmelo. Mi disse che secondo lui il libro procedeva per successive cancellazioni, fino alla cancellazione del mondo nel «romanzo apocalittico». Questa idea e, contemporaneamente, la rilettura del racconto di Borges L' avvicinamento a Almotasim mi hanno portato a rileggere il mio libro (ormai finito) come quella che avrebbe potuto essere una ricerca del «vero romanzo» e insieme del giusto atteggiamento verso il mondo, dove ogni «romanzo» cominciato e interrotto corrispondeva a una via scartata. In questa ottica il libro veniva a rappresentare (per me) una specie d'autobiografia in negativo: i romanzi che avrei potuto scrivere e che avevo scartato, e insieme (per me e per gli altri) un catalogo indicativo d'atteggiamenti esistenziali che portano ad altrettante vie sbarrate. Lf amico sapiente ricordò loschema d'alternative binarie che Platone usa nel Sofista per definire il pescatore alla lenza: ogni volta un'alternativa viene esclusa e l'altra si biforca in due alternative. Bastò questo richiamo perché mi buttassi a trac- ·ciare schemi che rendessero ragione secondo questo metodo dell'itinerario delineato nel libro. Te ne comunico uno, nel quale ritroverai, nelle mie definizioni dei dieci romanzi, quasi sempre le stesse parole che hai usato tu. Lo schema potrebbe avere una circolarità, nel senso che l'ultimo segmento si può collegare col primo. Totalizzante, dunque? In questo senso, certo, mi piacerebbe che lo fosse. E che nei delusivi confini così tracciati riuscisse a circoscrivere una zona bianca dove situare l'atteggiamento «disconoscitivo» verso il mondo che tu proponi come il solo non mistificatorio, quando dichiari che «ilmondo non può essere testimoniato (o predicato) ma solo disconosciuto, sganciato da ogni sorta di tutela, individuale o collettiva, e restituito alla sua irreducibilità». Coloreecalcolo questa volta però si tratta di un'aspirazione non sempre soddisfatta, se si tiene conto della quasi totale assenza di riferimento alla cultura dell'Oriente europeo e non solo europeo. Per esempio nella voce Fisica, che si presenta come molto impegnata filosoficamente, non è fatto alcun cenno ai tentativi dei fisicisovietici di inquadrare la meccanica quantistica in una concezione materialistico-dialettica, tentativi che possono venir criticati ma non ignorati. Del resto, non è solo a proposito della filosofia della scienza ma anche della filosofia in generale, che i collaboratori della Enciclopedia rivelano un singolare disinteresse per tutto ciò che si sta elaborando nel cosiddetto mondo socialista, quasi che questo non facesse parte della cultura della nostra epoca. Nella premessa dell'editore si afferma che è esclusa «la ricerca di un'unità 'idealistica', 'neopositivistica', 'marxistica' o ispirata a non sappiamo quale altro 'ismo'»; ma ciò non sembra impedire che siano invece presenti ben determinate antipatie, per lo meno discutibili. Del resto la cosa può anche avere un lato in un certo senso positivo, perché ilmero eclettismo non sempre giova all'incidenza culturale dell'opera. Passando ora a parlare del Iato espressamente scientifico dell'Enciclopedia, possiamo rilevare una certa preminenza data alle voci matematiche rispetto a quelle dedicate ad altre discipline (in particolare alla fisica); è una preminenza che può venire giustificata per l'enorme ausilio che la matematica odierna fornisce a tutte le scienze, ma che speriamo venga parzialmente attenuata nei volumi successivi. Un aspetto che lascia alquanto perplessi concerne l'apparato bibliografico. Come è spiegato nella Nota della redazione i «dati bibliografici» annessi alle principali voci «si riferiscono unicamente alle opere citate o menzionate nei singoli articoli» mentre «bibliografie sistematiche saranno pubblicate nell'ultimo volume insieme con gli indici•. Si tratta di una convenzione che, come tutte le convenzioni, presenta degli aspetti positivi e altri negativi. Per ora, finché non sarà pubblicato il volume degli indici, questi ultimi sono più rilevanti dei primi. Nei «dati bibliografici• il lettore non può infatti Ludovico Geymonat trovare quelle informazioni orientative che si sogliono cercare nelle enciclopedie. In luogo di esse si trovano invece indicazioni a dir poco strane: per esempio, l'indicazione di alcune voci (nemmeno molto belle) contenute nei volumi precedenti della stessa Enciclopedia Einaudi, mentre si poteva fare ricorso a un semplice rinvio interno come in parecchi altri casi, e talvolta si trova perfino l'indicazione di una singola breve voce di altre enciclopedie quasi che essa meriti di venire presentata come un'opera autonoma, idonea a sostituire i più moderni trattati sull'argomento. L a pubblicazione dell'ultimo volume deve venire attesa anche per giudicare come viene risolto il difficile problema dei collegamenti tra una voce e l'altra. Nel fascicolo di presentazione deU' Enciclopedia si afferma che «l'immagine dell'Enciclopedia Einaudi è ilgrafo: un'orbita in cui fluttuano concetti», e si aggiunge che proprio questa struttura è in grado di sospingere il lettore verso un sapere quale «conquista» senza fornirgli, come sogliono fare le altre enciclopedie, «né un ordine prefissato e obbligato, né una sola chiave di lettura». Non abbiamo motivo per porre in • dubbio questa ottimistica affermazione; ci limitiamo ad osservare che per ora, e cioè fino a quando uscirà l'ultimo volume, i collegamenti tra una voce e l'altra lasciano parecchio a desiderare: quelli per esempio tra le voci caso/probabilità e induzione statistica, tra le voci dato e empiria/esperienza, tra le voci continuo/discreto e insieme, ecc. Il caso più grave sembra quello della voce cosmologia contenuta nel terzo v~lume, ove non si discutono i rapporti con astronomia (primo volume) e quindi non si affronta l'importante quesito epistemologico se la ·cosmologia possa o no considerarsi come un'autentica scienza, cioè come una mera sezione dell'astronomia o invece come un ardito castello di ipotesi prive di qualsiasi verificabilità. E non è neanche il caso di ricordare la voce gruppo, incentrata sul significato di tale concetto nelle scienze umane, che non si preoccupa nemmeno di segnalare al lettore che il medesimo termine viene anche usato per indicare un concetto - diverso ma altrettanto fondamentale - nelle scienze matematiche: ora, è vero che della teoria matematica dei gruppi si parla ampiamente in altre voci, per es., nella voce invariante, ma il lettore non è tenuto a saperlo a priori. È ovvio che in un'opera di così grande mole si potranno sempre rilevare, senza difficoltà, lacune e manchevolezze di vario peso. Mi limiterò a ricordarne tre; nella voceAssioma!postulato, un paragrafo del quale è dedicato alla formazione del metodo assiomatico in matematica, non si fa parola dell'apporto - universalmente riconosciuto come assai notevole-della scuola geometrica italiana (Veronese, Fano, Enriques, ecc.) né si cita alcun loro lavoro nei Dati bibliografici; nella voce Curve e superfici non si fa cenno alla famosa «curva di Peano» che pur costituì un punto di autentica svolta nella concezione delle curve e delle superfici; nella voce infinito, che contiene un ampio paragrafo dedicato a tale nozione nell'ambito della matematica, non si fa parola della introduzione dei punti all'infinito e delle rette all'infinito della geometria piana, quasi che questa introduzione non abbia avuto alcuna importanza, mentre di fatto modificò radicalmente la struttura topologica del piano. A !tre voci invece mi sembrano ottimamente riuscite ai fini del- !' Enciclopedia. Tale è per esempio la voce colore, che dà un'idea notevolmente chiara dei diversi e intricati problemi scientifici e tecnici connessi, lungo il corso dei secoli, all'argomento in esame. E tali, pure, le voci entropia e gene; la prima veramente rimarchevole per. la precisione con cui • puntualizza i vari, e fra loro differenti, significati del termine entropia nella termodinamica classica, nella meccanica statistica e nella teoria dell'informazione, sottolineando di volta in voita i problemi filosoficicui tale concetto diede luogo; la seconda che riesce a sintetizzare, in meno di trenta pagine, le più significative fasi attraversate dallo studio dell'unità naturale fondamentale dell'eredità, fino alla recente scoperta della struttura molecolare dei geni, evidenziando il contributo essenziale fornito da questa scoperta alla comprensione scientifica dell'evoluzione in popolazioni di organismi. E, per finire, mi permetterei di aggiungere qualche considerazione più diffusa sulla voce calcolo, che ha suscitato in me un particolare interesse a causa della mia formazione culturale, matematica e filosofica. Ciò che mi sembra particolarmente significativo in tale voce è la sua capacità di spiegare la duplice importanza teorica e pratica che il calcolo ebbe a partire dai tempi più antichi fino ai giorni nostri, illustrando con chiarezza le difficoltà che dovettero venire superate nella trattazione dei vari problemi via via incontrati: da quello della notazione a quello dell'estensione del concetto di numero, da quello dell'approssimazione a quello della traduzione in equazioni differenziali delle leggi che regolano i fenomeni naturali, ecc. Vi emerge una preparazione matematica unita a una raffinatezza metodologica, tale da permetterci di cogliere il fondo delle questioni sia sulla base di considerazioni generali sia sulla base di esempi di interesse pratico. La ric- 'chezza delle informazioni storiche riesce poi a mettere simultaneamente in luce la continuità e la discontinuità dello sviluppo del fondamentale concetto, con tutte le sue diramazioni. R uggiero Romano, direttore editoriale dell'Enciclopedia, scrive che anche dei grandi specialisti come Sabin e Prigogine possono leggere le voci che riguardano le loro discipline «non per cogliere gli aspetti tecnici quanto i fondamenti logicidelle voci in questione». Io ritengo che qualcosa di analogo possa venire affermato per la voce calcolo ovè lo specialista di matematica può trovare una sintesi di problemi logici, storici, tecnici e applicativi che non aveva avuto occasione di leggere altrove e che forse può rivelarsi anche per lui stimolante. Va/da Selterfield «One part of the matten New York, maggio /979
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