1 licenzianiiiiallilaFiat 11ruolo della stampa e dei mezzi di comunicazione di massa nella vicenda dei 61 licenziamenti alla Fiat è risultato assolutamente fondamentale nel determinare gli esiti politici del «caso». Analizziamo la situazione informativa che si presentava il 9 ottobre, giorno in cui venivano inviate le lettere di sospensione. Quali erano gli elementi su cui la stampa poteva basarsi? Le fonti erano essenzialmente quattro: a) il testo della lettera di sospensione; b) il comunicato della Fiat; c) il dossier sulle violenze alla Fiat, dal 1972 ad oggi, che l'azienda ha distribuito insieme al comunicato; d) le dichiarazioni rilasciate ai giornalisti da Cesare Annibaldi, direttore delle relazioni industriali Fiat. A queste fonti si aggiungono quelle di parte sindacale, le quali però, per le ragioni che vedremo, potevano essere solo fonti di commento più che di notizie specifiche sul caso. Il perno della strategia informativa Fiat sta nel testo della lettera di sospensione inviata ai licenziati. La assoluta genericità degli addebiti non consentiva a nessuno (sindacato, organi di informazione, etc.) di farsi un quadro certo sugli obiettivi e sulla consistenza delle accuse mosse dalla Fiat ai 61 operai. Ci sembra utile riportare integralmente il testo delle lettere di sospensione. «Le contestiamo formalmente il comportamento da lei sin qui tenuto, consistente nell'aver fornito una prestazione di lavoro non rispondente ai principi della diligenza, della correttezza e dellabuona fede e nell'aver costantemente mantenuto comportamenti non consoni ai principi dellacivile convivenza sui luoghi di lavoro. In relazione a quanto sopra, e cioè tanto per le modalità della sua prestazione, quanto per il comportamento da lei tenuto in connessione con lo svolgimento dei rapporti di lavoro, ella ci ha procurato grave nocumento morale e ma1eriale. Nel corso di talicircostanze è divenuta impossibile la prosecuzione del suo rapporto di lavoro. Ai sensi dell'art. 26 disciplina generale sez. Il I del vigente contratto collettivo nazionale di lav·oro di categoria, viene disposta la sua sospensione dal lavoro con effetto immediato. Sue eventuali deduzioni contrarie potranno essere presentate presso l'Amma per il relativo esame, entro sei A cura di lndex-Archivio Critico dell'Informazione. giorni dalla data di ricevimento della presente». È facile osservare che gli addebiti sono accuratamente formulati in negativo; non si dice cioè quaii siano i comportamenti contestati, ma si dice ciò che tali comportamenti non sono stati («non rispondenti», «non consoni»). In tale modo il campo effettivo dei comportamenti posti sotto accusa diventa puro terreno di congetture. Di questa opinione sarà anche il pretore quando, in seguito (8 novembre), dichiarerà nulli per difetto di motivazione i provvedimenti di sospensione. Solo dopo la sentenza del pretore, la Fiat si deciderà a inviare nuove lettere di sospensione, «individuali», cioè con addebiti ad personam. Tutta la vicenda si è svolta perciò attorno a questo «buco nero» informativo, deliberatamente posto dalla Fiat al centro della situazione. A rigore, dunque, la stampa non avrebbe potuto fare altro che registrare il «buco nero»; ma questo comportamento corretto e rispettoso dei dati (virtualmente assenti) non era evidentemente negli interessi della Fiat. Perciò questa provvedeva ad alimentare gli organi di informazione con notizie «parallele», prive di un rapporto definito con i licenziamenti, ma utili a «contestualizzarli» nella direzione politica opportuna. Esaminiamo La Stampa del 10 ottobre (come è noto La Stampa è di proprietà della Fiat. li titolo di testa su cinque colonne dice: Sospesi dalla Ftat 61 operaì/"Violenze fisiche e minacce". Si può subito notare che la frase fra virgolette non compare nel testo delle lettere di sospensione, dove non s.i parla né di violenze né di minacce. Le virgolette dunque non si riferiscono a quanto formalmente contestato dalla Fiat agli operai, ma ad altri testi diffusi dall'azienda parallelamente alle lettere di sospensione. L'occhiello sopra il titolo dice: Nel clima di tensione d'una Torino sconvolta dal terrorismo. È importante osservare che questa «contestualizzazione» del provvedimento della Fiat è esplicitamente contraddetta da un corsivo editoriale non firmato che scompare subito sotto il titolo di testa (Una scelta che pesa); vi si legge infatti: «Va sottolineato che nelle lettere non si parla di terrorismo, si indicano 'comportamenti incompatibili con la civile convivenza'». Contemporaneamente, però, la Fiat diffonde un comunicato in cui si legge tra l'altro: «La Fiat non può disgiungere nel giudizio gli atti criminali che si sostanziano in ferimenti e uccisioni, da questi atti, che, superando i limiti di un corretto confronto tra le parti sociali, finiscono per contribuire ad un clima di tensione e di terrore ... Il quotidiano uso delle minacce, dell'avvertimento mafioso, della rappresaglia, della violenza fisica e morale porta allo sgretolamento di quei fondamenti etici senza i quali non solo il terrorismo si sviluppa, ma le stesse premesse di qualsiasi convivenza civile sono messe in pericolo» (citato nella Stampa del IO ottobre, p. 2). Questo comunicato viene più volte utilizzato da diversi quotidiani, non sempre citando la fonte; anziché essere riportato più o meno integralmente come «comunicato Fiat», esso diventa una «cassetta di attrezzi» cui ricorrono i giornalisti per il montaggio degli articoli e i direttori per il montaggio dei titoli. Il comunicato accompagna un lungo dossier sulle violenze alla Fiat, centrato sugli atti di terrorismo, che viene anch'esso ampiamente utilizzato dalla stampa, non sempre indicando la fonte. Ad esempio, Il Giornale pubblica in prima pagina una tabella statistica degli atti di terrorismo all:i Fiat, sotto il titolo La contabmtà terroristica, senza indicare la provenienza dei dati. La stessa cosa fa La Repubblica, sempre del IO ottobre, a pagina cinque. L'ultima fonte di «contestualizzazione» è costituita dalle dichiarazioni rilasciate ai giornalisti dal direttore delle relazioni industriali Fiat Annibaldi; si tratta di dichiarazioni ad hoc, non di una vera e propria conferenzastampa. La dichiarazione più completa compare in una intervista alla Stampa, sotto il titolo Ormai in fabbrica non si vive più. Qui viene sviluppata la «filosofia della contestualizzazione» che ispira la strategia della Fiat. Alla domanda: «C'è un collegamento tra gli atti di terrorismo esterni alla fabbrica e i provvedimenti decisi dalla Fiat?", Annibaldi risponde: «Il quadro è complesso. L'azienda ·può provvedere nell'ambito delle proprie competenze. I fatti esterni sono di pertinenza dello Stato: dallapolizia alla magistratura. Ci sono tre tipi di violenze. li primo è quello della violenza dif fusa in occasione di scioperi; una violenza che viene dai lavoratori e che deprechiamo anche se ormai è 'fisiologica'; ma stiamo allenti a non 'buuare dalla finestra il bambino con l'acqua calda'. Il secondo tipo di violenza, sulla quale intendiamo porre l'accento, è quella i"azionale all'interno della fabbrica. Non una rabbia occasionale, ma l'azione di forze divergenti anche rispeuo agli obietivi sindacali, che rappresentano un. elemento dirompente che opera con predeterminazione e finalitàprecise. E questa l'areas1,//aquale sentiamo il dovere di esercitare la nostra responsabilità come azienda. li te"orismo è il terzo tipo di violenza. Mi domandate se c'è una connessione con la violenza in fabbrica. Se avessimo questi elementi faremmo delle denunce alla magistratura. Però non c'è dubbio che a livello di consuntivo l'analisi della realtàè quella che è. Voglio dire che la connessione, nell'insieme, è visibilissima. Mi spiego con un esempio: quando un medico di fabbrica dichiara idonei al lavoro quauro operai e il giorno dopo viene colpito la connessione c'è. Ciò non significa che a colpirlo siastato uno dei quallro operai visitati. Qualcuno però ha sfruuato l'episodio. Cioè la connessione esiste nei fatti; nessuno dice se c'è anche a livello di persone. Questo non è compito nostro ma della magistratura». Abbiamo voluto documentare con ampiezza le fonti su cui la stampa si poteva basare per mettere a fuoco la strategia informativa Fiat e il ruolo che i giornali potevano ricoprire-in essa. In sintesi: a) la Fiat accusa 61 operai di comportamenti «scorretti», non meglio precisati, a livello formale; b) a livello più informale (comunicato) indica come «violenti> tali comportamenti; c) esclude che i 61 siano accusati di terrorismo, ma «contestualizza» i loro comportamenti (non meglio specificati) nel quadro gem:rale del terrorismo. Si ponevano cosl le premesse per una inversione fra «notizia» (lettera di licenziamento) e «contesto> (valutazioni diffuse dalla Fiat: poiché la «notizia» era virtualmente una non-notizia per la sua assoluta genericità, la stampa veniva guidata a riempire il vuoto con le valutazioni «parallele» dell'azienda. Beninteso, anche le valutazioni della Fiat sono, tecnicamente, delle «notizie», ma appunto in quanto valutazioni espresse da una delle parti in causa. Quando le valutazioni della Fiat vengono invece utilizzate per produ"e la notizia e riempirla di conSimone Forti e Peter Van Riper,«New dance/new music»,Bologna, Galleria d'Arte Moderna, giugno 1979 tenuto, le cose cambiano; l'esempiolimite è dato forse da Il Mattino di Napoli che titolava Linea don alla Flllt/Sospesi 61 operaì/sono terroristi? In questo caso, le valutazioni della Fiat vengono utilizzate anche per la parte puramente «allusiva», poiché l'azienda aveva formalmente escluso l'accusa di terrorismo. Qui l'inversione fra «notizia> e «contesto valutativo» è compiuta in modo integrale. È facile comprendere che, in tali condizioni, ilsindacato poteva ben difficilmente costituire una fonte alternativa di notizie in senso stretto, soprattutto perché non si può confutare una accusa virtualmente non formulata. Il congegno politico-informativo messo in moto dalla Fiat poneva il sindacato in una posizione assai delicata sia dal punto di vista informativo, sia dal punto di vista propriamente politico. La stampa poteva cosi raccogliere i commenti e le valutazioni del sindacato senza che il quadro informativo mutasse, dal momento che, ovviamente, anche il sindacato non poteva non concordare con il presupposto antiterroristico che faceva da cardine alla «contestualizzazione» della Frat. Si ricordi che pochi giorni prima vi era stata a Torino un'ondata di gravi attentati contro dirigenti dell'azienda. Riassumendo, la stampa aveva di fronte a sé tre alternative: a) dare la notizia accettandone la contestualizzazione fornita dalla Fiat; b) dare la notizia, respingendo la contestualizzazione data dalla Fiat perché priva di un legame con la motivazione troppo generica dei licenziamenti; c) dare la notizia (lettera di licenziamento), separandola nettamente dalle valutazioni della Fiat e del sindacato. L'ultima ipotesi è quella più vicina al modello classico di giornalismo di tipo anglosassone cui i nostri giornali amano richiamarsi, ma è stata sostanzialmente evitata da quasi tutti i principali quotidiani da noi consultati. La seconda via è stata imboccata, con toni molto diversi, dai quotidiani della sinistra, ufficiali o ufficiosi (ad esempio, PaeseSera). La prima alternativa è stata quella imboccata, a gradi diversi, dai grandi quotidiani di informazione. Abbiamo già visto come la notizia è stata presentata dalla Stampa e dal Mattino. Vediamo ora le altre grandi testate a diffusione nazionale. Il comportamento del Corrieredella Sera del 10 ottobre è quello che si av-
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