Alfabeta - anno I - n. 7 - novembre 1979

tutto per scrivere un libro o un articolo. La strategia. il senso complessivo della ~icercaviene al contrario formulata esplicitamente e discussa fin dal- 'l'inizio. • Certo. il docente nell'esporre la ri- •cerca che sta svolgendo impara molto. Ma non penso affatto che si creino. tra docente e studenti che partecipano attivamente. situazioni di parità. Il docente è più preparato (è il suo mestiere) e per di più gioca in casa. su un terreno da lui scelto. Contro ogni retorica idealistica (nel nostro paese. come si sa. durissima a morire) val la pena di ' ricordare che l'insegnamento è una pratica per eccellenza asimmetrica. Torno rapidamente ai due temi che mi propongo di svolgere quest'anno. il sabba e Piero della Francesca. Si tratta di temi molto dissimili, il che non è un difetto. C'è però un elemento comune, quello cioè di corrispondere ben poco all'immagine che molti (studenti e non) hanno ancora oggi della disciplina che va sotto il nome «Storia moderna». Studiare le radici folkloriche ciel sabba significa servirsi di documenti raccolti e elaborati da folkloristi e storici delle religioni. Parlare dei committenti e dell'iconografia di Piero della Francesca significa invadere pacificamente, con fini in parte diversi in parte simili. il campo degli storici dell'arte. A questo punto non farò l'omaggio. rituale e trito. alle ricerche interdisciplinari. Dovrebbe essere ovvio che i problemi, i problemi reali. non coincidono necessariamente, con i confini istituzionali tra le varie discipline. E la polemica di Aby Warburg contro le «guardie confinarie» della cultura è. nonostante le apparenze. più che mai attuale. Giulio GioreUo 11 corso di Filosofia della Scienza - disciplina di cui sono titolare all'Università di Milano (Facoltà di Lettere e Filosofia)- verrà quest'anno sviluppato con riferimento essenzialmente alle idee del matematico francese R. Thom, il creatore della cosiddetta «teoria delle catastrofi». Di Thom verrà pubblicata nei pri'mimesi del 1980presso Il Saggiatore, Milano - un'in- 'tervista sul ruolo della matematica nella spiegazione dei fenomeni naturali e sociali e sulla dinamica dell'impresa scientifica. Questo breve testo sarà adottato nel corso. Non ho quindi intenzione di analizzare nei dettagli la teoria matematica di Thom, quanto piuttosto di affrontare in sede filosofica alcune delle tematiche di fondo che Thom è venuto via via elaborando. Com'è possibile concettualizzare il rapporto tra cause che variano in modo continuo ed effetti discontinui? Come si articola nella ricerca contemporanea l'opposizione quantità/qualità? Come si può dare una rappresentazione formale del mutamento? È in particolare quest'ultimo problema che, per Thom, sta alla base degli altri due. Attraverso questa problematica egli è pervenuto ad individuare come cruciale problema scientifico e filosofico quello della spiegazione della persistenza di forme più o meno stabili in un mondo incessantemente sottoposto al cambiamento. Il titolo del corso, «Dialettica e Forma». allude appunto ai due poli di questa tensione essenziale e vuole anche richiamare alcuni filoni della tradizione intellettuale dell'Occidente. cui lo stesso Thom fa esplicito riferimento: da Platone a Husserl per la forma, da Eraclito a Hegel per il mutamento. Ma l'interesse maggiore sta nel fatto che. per principio asistematico e aperto. l'intervento di Thom si propone quasi come un invito a cercare nuovi modelli per comprendere fenomeni complessi che sembrano resistere alle griglie interpretative tradizionali. un invito rivolto a biologi e psicologi. economisti e linguisti, ecc. e non solo agliaddettiailavoridellematematiche pure e applicate. Si è condotti in questo modo a fare i conti con la stessa «razionalità», un tema questo che emerge anche dalla indagine storica circa le grandi svolte della scienza. Significativamente, i mutamenti concettuali del passato hanno spesso segnato la rottura degli schemi di razionalità consolidati, rimettendo in questione metodi e dogmi. P er questo, mi è parso opportuno affiancare al corso un seminario dedicato alla lettura del libro Cnntro il Metodo (tr.it. Milano. Feltrinelli, 1979) di Paul. K. Feyerabend. Nel seminario si cercherà di ritrovare, al di là della provoc 'loria proposta di una teoria «anarchica» della conoscenza, il filo di un'attenta critica alla versione empirista della dinamica dell'impresa scientifica. La scelta di entrambi i testi è altresì suggerita dalla loro vivacità e chiarezza. che offrono immediatamente spunti di discussione e di intervento. Poiché concepisco sia il çorso sia il seminario come sfrutture aperte. spero anche nella partecipazione di coloro che. da differenti punti di vista. sono interessati a queste tematiche. Oltre che della collaborazione del mio assistente (il doti. R. Maiocchi), ho intenzione di avvalermi dei contributi di colleghi e ricercatori italiani e stranieri. I corsi di Filosofia della Scienza sono abitualmente frequentati da circa un centinaio di studenti (la facoltà peraltro mette a disposizione degli studenti lavoratori anche un corso serale - con un suo specifico programma - di cui è incaricato il prof. F. Mondella) per la maggior parte iscritti al corso di laurea in filosofia. Non mancano però studenti di scienze. di medicina. di scienze politiche. ecc. Ritengo quete. il carattere specialistico della ricerca è una realtà con cui insegnanti e studenti fanno quotidianamente i conti. Lo stesso sviluppo del programma di ricerca di Thom. che è mosso da situazioni «enigmatiche» estremamente precise per estendersi a una moderna versione di una «teoria dell'analogia». è un buon esempio di come si possono mediare le due esigenze. Soprattutto per un paese come il nostro in cui sull'organizzazione degli studi si proietta ancora l'ombra di una concezione schematica e semplificatrice della scienza. che riduce le teorie a mere «ricette» per la vita pratica. P er quanto riguarda l'esame, oltre ai volumi già citati, verrà fornito un ampio elenco di testi ausiliari e di altri volumi attraverso i quali gli studenti potranno approfondire alcuni degli spunti del corso. Usualmente, lo studente è libero di scegliere uno o due testi tra quelli proposti oltre quelli fondamentali. Cerco sempre di includere sia testi filosoficiclassici sia opere particolarmente rivolte alla filosofia della scienza. Ritengo fondamentale affiancare a temi che entrano nel vivo del dibattito attuale. una dimensione storica dei problemi che si acquisisce con il diretto contatto con l'opera di grandi autori Alison Know/es, Amsterdam, Ga/erie Monet, 05.10.62. (Foto: H. de Boer) stQ un fatto oltremodo positivo che non solo giova ai rapporti degli studenti tra loro, ma fornisce uno stimolo al docente stesso. Proprio per questo. mi sembra importante che idee come quelle di Thom e di Feyerabend vengano trattate in ambiente universitario: troppo spesso una formazione strettamente specialistica inibisce la capacità di collocare i problemi in un quadro più generale e più articolato. D'altra par0110 Muhl, Braunschweig, /f>.12.69. del passato. Esercitazioni e ricerche specifiche da parte degli studenti non sono obbligatorie per sostenere l'esame, ma sono vivamente incoraggiate. Particolare assistenza viene fornita a coloro che si impegnano in ricerche del genere, sia per quanto riguarda l'informazione circa la vasta letteratura specifica. prevalentemente di lingua inglese, sia per contatti con altri istituti universitari e di ricerca. Gianni Vattimo 11corso 1979-80saràsu «L'immaginari?». ~I corso si ~ffianca_noalcuni semman, della cui organizzazione sono responsabili, insieme a me, assistenti e ricercatori che lavorano presso la cattedra di Estetica. I seminari hanno per argomento: «Estetica ed erotica» (è curato da Gianni Carchia); «Il simbolo in psicanalisi» (Fulvio Salza); ~Estetica e teoria del romanw in Bachtin» (Roberto Salizzoni); «Balàsz e la formazione dell'estetica lukAcsiana» (in collaborazione con il prof. Gianpiero Cavaglià, docente di Lingua e letteratura ungherese). È inoltre previsto un seminario di lavoro riservato ai laureandi, dove si esaminano e discutono i progetti di tesi e primi risultati. Accanto alle lezioni (tre ore settimanali} e ai seminari (ciascuno con una seduta almeno, la settimana, di circa due ore}, sono previsti quest'anno corsi propedeutici per studenti del primo e del secondo anno di Filosofia, che sono realizzati in collaborazione dei docenti di discipline filosofiche teoriche. Per gli studenti del primo anno, il corso propedeutico (due ore settimanali, accanto al corso monografico) consiste in un avvio alla lettura delle opere di Platone e Aristotele; per gli studenti del secondo anno (due ore settimanali) introduce alla léttura di Kant e di Hegel. Il gruppo dei laureandi di estetica lavora inoltre alla redazione delle schede bibliografiche e delle recensioni della Rivista di Estetica, che si pubblica con la collaborazione di vari docenti di estetica italiani e dei loro gruppi di lavoro (oltre a Torino, Bologna, Salerno, Bari, Trieste, Urbino). Si tratta di un lavoro di aggiornamento che, oltre ad essere utile agli studiosi di estetica che leggono la rivista (giacché si dà notizia dettagliata di tutto quanto esce di interesse estetico, libri e articoli, in Italia e fuori}, ha anche un indubbio significato formativo. All'insegnamento di Estetica collaborano, oltre al titolare, un assistente di ruolo, un titolare di contratto, un titolare di assegno. La frequenza alle lezioni, com'è ovvio, non è obbligatoria ma raccomandata; così pure la frequenza ai seminari. La percentuale di frequenza degli ultimi due anni è stata, secondo una stima approssimativa, del F/ux Meal, New York, Cinematheque, 31.12.69. sessanta per cento di tutti coloro che hanno poi sostenuto l'esame. Il programma d'esame comprende: una parte istituzionale, di storia dell'estetica (a cui è dedicata una delle tre ore settimanali di lezione, in linea di massima); una parte monografica. È inoltre richiesto l'attestato di frequenza a uno dei seminari; tale frequenza, però, può essere sostituita da una esercitazione scritta e dalla lettura di un testo concordato con il docente, che allora si aggiunge alla materia di esame. I testi sono: A - Per la parte istituzionale: «una» storia dell'estetica. Sono raccomandati il W. Tatarkiewicz, Storia dell'estetica, Einaudi; oppure G. Vattimo, Esteticamoderna, Il Mulino.B-Perla parte monografica: a) le dispense del corso (pronte ad aprile}; b} uno a scelta tra i seguenti testi: Aristotele, L'anima (qualunque traduzione); Vico, La scienza nuova (I 744), libro 11;Kant, Critica del giudizio, parte prima, «critica del g.iudizio estetico»; Hegel, Estetica, parte seconda: «Sviluppo dell'ideale nelle forme particolari del bello artistico»; c) un testo contemporaneo scelto in una più ampia lista che comprende autori come Sartre, Lacan, Bachelard, Foucault, Durand, Mannoni, ecc. L a scelta del tema del corso, «L'immaginario», è innanzitutto legata ai miei attuali interessi di ricerca: che sono orientati alla decostruzione-ricostruzione della nozione di soggetto nella filosofia contemporanea, dopo la critica che tale nozione ha subito da parte di Nietzsche e di Heidegger. L'immaginario appare una chiave fondamentale per affrontare tale questione. Si tratta d'altra parte di una chiave profondamente connessa con l'esperienza estetica e con la riflessione sull'arte. L'intenzione è di non lasciarsi determinare esclusivamente e prevalentemente, nel corso, dall'impostazione lacaniana; ciò esplorando prevalentemente la storia della filosofia del passato. Questo spiega la scelta dei «classici» elencati sopra al punto B. La scelta di questi testi è ispirata anche a esigenze didattiche di base: intende evitare che il discorso si concentri troppo su una discussione esclusivamente teorica, e svilupparlo in una direzione in senso largo «informativa» per gli studenti (molti dei quali, come ormai succede da alcuni anni, non hanno mai studiato filosofia prima di arrivare all'università). Lo svolgimento del corso sarà cosl articolato in due momenti principali: una introduzione teorica che discuterà principalmente autori contemporanei: Sartre, Husserl, Heidegger, Lacan, il Foucault della prefazione a Le éve et l'existence di Binswanger; e uno svolgimento essenzialmente storico, in cui si risalirà allo sviluppo della nozipne di immaginazione nella storia della filosofia, con riferimento prevalente, ma non esclusivo, ai classici elencati al punto B. Nei seminari, alcuni-come «Estetica ed erotica» e di simbolo in psicoanalisi> - sono strettamente connessi al corso monografico; altri, come quello su Bachtin e quello su Balész e LuUcs, hanno da fare piuttosto con l'approfondimento di alcuni momenti significativi della storia dell'estetica contemporanea. N on ho particolari giustificazioni teoriche da offrire circa la validità e l'importanza del tema del corso nel quadro della cultura attuale e dell'università in particolare. Mi pare che la sua legittimità didattica sia sostenibile: a) in relazione al discorso sviluppato nei corsi degli anni passati, che hanno toccato, ad esempio, l'estetica di Adorno e il rapporto tra estetica ed ermeneutica -, mirando sempre a indagare il significato dell'esperienza estetica in relazione al pensiero in generale, e la portata dei mondi «altri> creati dagli artisti in rapporto all'esistente; b) in relazione al fatto che il tema scelto consente un sufficiente movimento nell'ambito della storia del pensiero,mettendo in giocouna rilevante messe di informazioni (il che, con i tempi che corrono, mi pare un requisito essenziale); e comporta inoltre escursioni in zone e autori abbastanza remoti, almeno in parte, dalla cultura corrente di oggi: anche questo mi pare un requisito essenziale per un corso di discipline umanistiche, che dovrebbe contribuire a rompere !a crosta di «astoricità> sotto cui gli studenti, sempre più, sembrano vivere.

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