Giornale dei Giornali Lacorsa ll'oroe lacrisi monetariianternazionale Analisi dell'informazione L a grande stampa di informazione è «strutturalmente» anti-marxista. In essa lo spazio dato all'informazione economica è tradizionalmente limitato. se lo si pone a confronto con quello che viene concesso alle notizie politiche e alla cronaca. Dopo il 1969. le notizie di carattere sindacale sono emerse dalla penombra o dal silenzio che le avvolgeva. Come dimostra in questi giorni la vicenda dei licenziamenti alla Fiat. ciò non significa. ovviamente. che il punto di vista padronale abbia cessato di prevalere. che «sindacato» non sia. per i giornali. quasi sempre sinonimo di vertice sindacale. che le «inchieste in fabbrica» non scattino spesso in concomitanza con avvenimenti e circostanze in cui il movimento operaio appare sulla difensiva. Con tutto ciò. le notizie sull'economia 'interna' nell'ultimo decennio hanno abbandonato il ghetto della pagina finanziaria e compaiono frequentemente anche in prima pagina. La stessa «pagina economica». in alcune testate come La Repubblica o il Corriere della Sera, ha cessato di costituire uno squallido e insipido insieme di notizie di borsa. o di cronaca aziendale. Lentamente e fra mille contraddizioni. una 'certa' informazione economica inizia a raggiungere anche il lettore comune. Dove il «presupposto antimarxista» di cui dicevamo all'inizio continua ad agire pienamente è nel campo dell'economia internazionale. Qui la situazione di disinformazione o di misinformazione permane assai grave. soprattutto se si considerano i livelli sempre più alti di integrazione internazionale dei cicli economici. dei mercati. delle tecnologie. dei flussi finanziari. Senza una informazione attendibile sullo scenario internazionale. gli stessi avvenimenti economici (e politici) nazionali diventano del tutto magici e incomprensibili. La cosiddetta «crisi energetica». a partire dal 1973. ha fatto irrompere sulle prime pagine torrenti irregolari di notizie sul petrolio. Si tratta di informazione «calda». spesso incontrollabile dagli stessi governi. suscettibile di una manipolazione assai spinta. Un secondo campo di argomenti che nell'ultimo decennio irrompe di tanto in tanto sulle prime pagine è quello concernente le crisi monetarie internazionali. Si tratta di una materia che. se non si presta ai trattamenti «terroristici» che vengono spesso riservati alle notizie energetiche. è altrettanto delicata per gli elevati livelli di sofisticazione e di astrattezza. I pericoli di prevaricazione nei confronti di un lettore non-specializzato sono ovviamente notevoli. A nostro parere. i recenti avvenimenti della «corsa all'oro» esemplificano bene tutto ciò. Le notizie relative ai mercati monetari e finanziari appaiono improvvisamente come fulmini a ciel sereno sulle prime pagine. quasi si trattasse di catastrofi naturali. Vogliamo mettere in evidenza il fattore «prima pagina»; infatti è lecito supporre che il 90% dei lettori non-addetti-ai-lavori non sia solito frequentare le pagine di economia e finanza e tantomeno le notizie. spesso frammentarie. che vi compaiono sullo scenario internazionale. Il passaggio dei temi economici in prima pagina segnala l'effettivo emergere degli avvenimenti alla coscienza collettiva (anche supponendo che il lettore abbia la voglia. il tempo e la pazienza di tuffarsi nella lettura di articoli assai complessi). La cronologia ragionata degli avvenimenti sulla prima pagina dei 5 grandi quotidiani nazionali di informazione mostra con chiarezza che la nuova crisi monetaria internazionale fa la sua comparsa. ancora molto sporadica. sulle prime pagine solo fra il 7 e il 14 settembre. quando la crisi è già entrata nella sua fa e più acuta e l'oro ha già A cura di lndex-Archivio Critico dell'Informazione. conseguito quotazioni-record. In questo periodo appare abbastanza nettamente la divaricazione nel comportamento di due quotidiani come il Corriere della Sera e La Repubblica. li lettore del Corriere della Sera deve attendere fino al 24 settembre per vedere in prima pagina qualcosa di più di qualche titoletto che annuncia telegraficamente le quotazioni dell'oro. rinviando alle pagine economiche; in sostanza il Corriere «si sveglia» solo con il vertice dei ministri Cee e la conseguente rivalutazione del marco. La Repubblica è invece il primo. fra i cinque «grandi». a sentire la necessità di spiegare in prima pagina cosa sta succedendo. attraverso un editoriale di Eugenio Scalfari. Si tratta di un articolo non privo di spunti interessanti. sia per quanto riguarda i motivi che spingono gli osservatori a una certa negligenza verso la crisi monetaria in quanro crisi americana. sia per quanto riguarda la confutazione del luogo comune che vuole far risalire all'aumento del petrolio la responsabilità dell'ondata inflazionistica in Occidente. «I commentatori più attenti non nascondono invece qualche seria preoccupazione; ma poiché parlare negativamente dell'America resta pur sempre. in questo paese. un delitto di lesa patria e di lesa democrazia. si consolano altrimenti. Per esempio. dando l'intera re ponsabilità di quanto accade ai paesi produttori di petrolio ... Oppure. descrivendo con dovizia di particolari gli effetti devastanti dell'inflazione in Urss e nei paesi dell'Est in prima fila tra i paesi inflazionistici e inflazionati( ...) non c'è poi da meravigliarsi. se. in queste condizioni. un'oncia di oro valga 340 dollari. Più allarmante. semmai. è il graduale inarrestabile declino del dollaro nei confronti del marco e. sia pure in forma più attenuata. di tutte le valute dello Sme» - da Eugenio Scalfari. Marenghi, Sovrane e l'incubo della crisi americana (La Repubblica, 11 settembre 1979). Dopo l'articolo di Scalfari e fino al 19 settembre. quando l'oro compirà un nuovo spettacolare balzo in avanti. compariranno solo due articoli di commento in prima pagina. precisamente sulla Stampa e sul Giornale del 14. Può essere utile confrontare l'articolo di Scalfari con le tesi sostenute in questi due articoli. Sul Giornale Raymond Aron comincia addebitando all'inflazione. in particolare a quella americana. la responsabilità della corsa all'oro. ma finisce sul solito tema del petrolio; sullaSrampa Renato Cantoni insiste su uno dei motivi con cui i giornali amano piegare le crisi monetarie. la «speculazione». li motivo della «speculazione». come quello del petrolio e degli ceicchi malvagi. ricorre anche in questa crisi del '79 fra gli strumenti cui la stampa ricorre più spesso. Poco importa se queste «spiegazioni» spiegano ben poco: «speculazione» e «petrolio» sono spiegazioni popolari. cui il lettore è già stato abituato e che sarebbe incauto abbandonare per spiegazioni più rischiose e approfondite. «C'è un legame tra l'a cesa del metallo giallo e quella dell'oro nero? CerC. 0/denburg, New York, Al roon's healrh club, 22.05.65. (Foto: P. Moore) europeo ... Il petrolio è certamente una delle cause maggiori del rincaro. ma non delle maggiori. almeno per ora. Gli aumenti del prezzo del greggio sono divenuti effettivi soltanto in luglio. mentre l'inflazione americana ha preso il galoppo da oltre sei mesi ...Del resto proprio tre giorni fa il Gatt ha diffuso a Ginevra un documento ufficiale sulla congiuntura e sul commercio internazionale. affermando che i paesi industriali non debbono scaricarsi la coscienza addossando al petrolio tutti i loro guai perché il petrolio (sono parole testuali del documento) 11eporro 1111r0espo11sabiliràco111plessi1•n111e11m1oedesw. In presenza di questa situazione. che mette gli Stati Uniti tamente. anche se non si può ancora assicurare che ogni rincaro degli idrocarburi comporta un aumento proporzionale del corso dell'oro ...La relazione pare più indiretta che diretta: rincaro degli idrocarburi. rallentamento della congiuntura e crescita dell'inflazione. maggiore pres ione sul mercato delroro. Il meccanismo continuerà all'infinito? essuno può dirlo ... oi constatiamo che la barbara reliquia accompagna l'ascesa dell'oro nero; lei oggetto d'una seduzione millenaria. lui ilcarburante delle nostre macchine. il sangue della no tra civiltà tecnologica» - da Raymond Aron. La febbre dell'oro ( li Giornale, 14 settembre I979). «Ora il mercato è in mano alla speculazione che punta decisamente al rialzo di pochi e conosciutissimi valori. cioè dei principali metalli preziosi. La grande liquidità esistente nel mondo. continuamente gonfiata dagli spettacolari deficit dei bilanci pubblici. alimenta la tendenza e allarga a macchia d'olio il numero degli operatori e degli investitori ...ma solo l'aspettativa fondata di un intervento pubblico sul mercato. concertato da alcune banche centrali. sarebbe sufficiente per provocare un precipitoso ribasso. come già avvenne nel 1976 quando furono annunciate le vendite. in quattro anni. di 25 milioni di once prelevate dalle riserve del Fondo monetario internazionale. Questo per dimostrare quanto sia pericoloso speculare oggi al rialzo dei metalli preziosi ...Come si vede il ruolo maggiore lo gioca la paura del domani e la scarsa credibilità riscossa dai governanti. Il passato insegna però che vi sono state altre grandi e gravi crisi di crescenza e sviluppo accompagnate da movimenti monetari perversi. A un certo momento e senza alcun preavviso è stato toccato il fondo e la tendenza si è invertita: è quanto potrebbe capitare anche questa volta e allora la realtà farà giustizia degli eccessi speculativi - da Renato Cantoni. Con il cerino acceso in mano (La Stampa, 14 settembre 1979). Il maggiore impegno della Repubblica sui temi monetari rispetto agli altri quotidiani. in questa fase. risulta confermato dal piccolo «scoop» del 16 settembre a proposito della riunione dei ministri finanziari dei Cinque a Parigi: mentre gli altri giornali non ne danno neppure notizia. La Repubblica ha già un inviato sul posto e ne pubblica le corrispondenze in prima. La riunione dei Cinque (Usa. Gran bretagna. Germania. Giappone e Francia) era importante sia per le determinazioni circa la crisi provocata dall'ascesa dell'oro. sia per le decisioni che vi potevano essere concordate rispetto all'assemblea annuale del Fmi che si arebbe svolta quindici giorni più tardi. I paesi del Terzo Mondo aderenti all'Fmi. infatti. si lamenteranno a Belgrado che le decisioni veramente importanti fos ero già state prese dai Cinque. prevaricando l'assemblea del Fondo. Quindi non si tratta solo di fare uno «scoop». ma di mantenere una certa continuità informativa che consenta al lettore volenteroso di penetrare poco alla volta nel meccanismo delle scadenze e dei problemi su cui si confrontano le forze in campo.gli interessi in gioco. le strategie nazionali. Fino al 24 settembre. quando il vertice finanziario Cee deciderà la rivalutazione ufficiale del marco. accanto alla Repubblica. i giornali più attivi sono La Stampo e// Giornale. Peraltro. il 23 La Stampo si esibisce in una delle manovre «diversive• di cui parla Scalfari. mettendo in prima pagina un articolo che annuncia una «corsa all'oro a Mosca•: tentativo patetico di mettere sullo stesso piano un fenomeno che investe tutta la struttura finanziaria dell'Occidente e il fatto che qualche consumatore sovietico compra catenine d'oro ... In questo contesto. quando il 24 settembre la crisi esplode «ufficialmente» con la convocazione d'urgenza del vertice finanziario europeo non c'è dubbio che per la maggior parte dei lettori gli avvenimenti debbono sembrare piovuti dal cielo. E difficile raccapezzarsi nella baraonda di titoli sulle prime pagine del 25. in cui entrano in gioco simultaneamente la «tenuta» della lira. i riallineamenti delle parità all'interno dello Sme e i rapporti marco-dollaro. In questi giorni emergono il comportamento del Giorno. che insiste - unico fra i cinque-a relegare le notizie in· pagina interna. e il «r.isveglio» del Corriere della Sera che inizia a trattare la crisi monetaria in prima pagina con un impegno notevole sul piano quantitativo. Alcuni articoli apparsi sul Corriere sono tra i più utili per ricostruire la dinamica degli avvenimenti; così l'articolo di Paolo Gli enti del 25 settembre è tra i pochi che tentano di mettere in luce gli eventi che hanno determinato la convocazione urgente del vertice Cee e la decisione di rivalutare il marco. E proprio da questo tipo di ricostruzione che emerge. dietro le banalità sulla «speculazione» e sugli sceicchi. uno dei motivi di fondo. la conflittualità tra Stati Uniti e Germania Federale. E da notare perciò che il dettagliato resoconto di Glisenti sul braccio di ferro tedesco-americano - dalla riunione di Parigi del 16 settembre alla rivalutazione del marco- è comparso non in prima pagina. ma nel supplemento Corriere de~Economia. sia pure con notevole evidenza. Si tratta di una scelta assai discutibile: è inutile pubblicare in prima pagina prolissi articoli di fondo. spesso moralistici e astrusi. «nascondendo» invece i servizi di reportage da cui il lettore può ricavare l"evolversi reale della crisi Per ragioni di spazio non possiamo riprodurre la parte dell'articolo di Glisenti in cui si riferisce di un rapporto riservato dal Fondo Monetario internazionale. che prospetta esplicitamente i gravi sviluppi della crisi finanziaria nella recessione economica del 1980. Vogliamo segnalarlo al lettore. insieme a un articolo. iglato M.C.. comparso sotto il titolo: La crisidell'oro dà ragione a Rueff. ma probabilmente è troppo tardi; sulla Repubblica del 3 ottobre. anche questo è stato pubblicato nella pagina economica. per di più con un titolo poco «incoraggiante» (quanti lettori sanno chi è Rueff?). «Miller tornò a Washington per riferire personalmente a Carter: era ottimista. pensando di aver fatto finalmente breccia nel fronte tedesco. Due giorni dopo. il 17 settembre. arrivò però la conferma che Bonn non aveva alcuna intenzione né di ritirarsi dalla guerra a distanza con gli Stati Uniti condotta sul filo dei tassi d'interesse né di assorbire nelle proprie riserve molti altri miliardi di dollari in cerca di rifugio né tanto meno di 'gelare' la speculazione con la rivalutazione del marco. I ministri finanziari della Cee. su pressante invito della Germania. dichiara-
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