Alfabeta - anno I - n. 7 - novembre 1979

lnterpretazionlW,,,,idttigenstein Ludwig Wittgenstein Della Certezza. traduzione di Mario Trinchero con saggio introduttivo di Aldo Gargani Torino. Einaudi. 1978 pp. XXX - 11O. lire 6000 Aldo Gargani li sapere senza fondamenti Torino. Einaudi. 19751 • 19782 pp. 114. lire 3.500 Massimo Cacciari Krisis - Saggio sulla crisi del pensiero negativo da Nietsche a Wittgenstein Milano. Feltrinelli. 19761 • 19772 pp. 188. lire 3.300 Wittgenstein «Nuova Corrente» n. 72-73. 1977 (saggi di Franco Rella. Roberta De Monticelli. Giorgio Franck. Massimo Cacciari. Aldo Gargani. Francesco Amendolagine. Furio Jesi. Giulio Schiavoni) pp. 229. lire 4.000 e hiedersi se un discorso (di qualunque tipo: scientifico. everyday. etico. politico...) sia giustificato. comporta un riferimento alle regole del gioco che con esso viene giocato. Ma queste regole del gioco non provengono da altrove che dall'organizzarsi stesso della nostra attività significativa. Non è dunque possibile un giudizio sul vero e sul falso. sul giusto e sull'ingiusto. e via dicendo. che non sia interno ad un gioco o. più precisamente. interno ad un contesto. il contesto in cui il gioco è realizzato e tramite cui è compreso. Non è dunque possibile una giustificazione assoluta: ultima. definitiva; non è possibile. e per nessun tipo di discorso. una fondazione. li che comporta. essenzialmente. che non la dobbiamo cercare. Né. non trovandola. restarne colpevolizzati. Né lasciarci coinvolgere nei rituali conservatori. superstiziosi. di chi ri-flette (sul)le proprie pratiche sublimandole nei termini quasi-mitologici vuoi di un dio. vuoi di un soggetto trascendentale. vuoi di un culto dei 'dati'. Umano è saper esistere (agire) senza queste pseudo-garanzie. Poiché si dà comunque un primitivo. ed è il nostro agire. Questo. in sintesi e salvo minima licenza poetica. l'antifondazionalismo wittgensteiniano. Che Aldo Gargani ha recentemente valorizzato all'interno della sua riflessione epistemolgica. in relazione a disagi più generali dell'oggi culturale e politico. In collegamento con le principali tematiche della filosofia della scienza contemporanea. il suo Sapere senza fondamenti ha delineato un'immagine della storia della scienza non più nei termini di un progresso lineare e continuo verso la Verità. ma come un raccogliersi. giustapporsi. di strumenti. tecniche. modelli. condotte operative sorgenti sempre dalle forme di vita degli uomini. come loro estensione. Ed ha precisato. con ciò. come una strategia epistemologica antifondazionalista comporti la scelta realistica (al limite. materialista in un senso vicino a quello marxiano) di aderire senza sublimazioni mistificanti alle condizioni della nostra prassi. eliminando quei cerimoniali epistemologici. in sostanza superstiziosi. che affettano di poter garantire le nostre operazioni cognitive; riuscendo. semmai. soltanto a confermare lo status quo entro cui queste si muovono. Smettere di credere d'aver bisogno di una spiegazione ultima - per la scienza. d'una fondazione - e riconoscere «il fondamento» nel nostro stesso operare sociale: questa è la proposta wittgensteiniana che Gargani fa sua e che articola nell'analisi puntuale di diversi fenomeni della storia della cultura occidentale - in particolare. la formazione ed i ruoli del «modello oggettuale» su cui lavorano la scienza e lo stesso conoscere quotidiano. Proseguendo poi l'opera di analisi in saggi successivi: ad esempio. Scienza e forme di vita (in Nuova Corrente n. 72- 73). dove affronta il problema dell'immaginazione sociale della disuguaglianza. dei suoi effetti sia sulla strutturazione sociale che sui paradigmi cognitivi. delle sue interrelazioni alle strategie epistemologiche di fondazione. O nell'introduzione all'edizione italiana di Della Certezza di Wittgenstein. dedicata alle relazioni. storiche e teoriche. tra sapere scientifico e senso comune. Quest'ultimo. il bagaglio di nozioni alla luce delle quali si svolge la nostra vita quotidiana. è analizzato da Gargani - seguendo Wittgenstein - come qualcosa di non semplicemente naturale. determinato. statico: ma come configurazione culturale. strettamente e variamente interrelata a quelle operazioni cognitive e procedure tecniche che costituiscono. nella loro dinamica storica. le teorie scientifiche. I problemi posti da una strategia teorica anti-fondazionalista sono molti; a fortiori sono numerosi gli interrogativi a proposito della linea specificamente sostenuta da Gargani. Il problema di fondo è. naturalmente. quello di sempre: se le cose stanno così. com'è possibile. cioè che cosa significa. fare una scelta ragionevole. Altri meno centrali. forse non meno gravi. vanno dal chiedersi se nell'opera di Gargani ci sia o non ci sia. e in che termini. un'ipotesi di rapporto causaeffetto tra procedure decisionali e operative della società e paradigmi scientifici; al chiedersi se l'esigenza della fondazione possa essere liquidata come una disfunzionale tendenza al getto e oggetto si strutturano tramite lo stesso strutturarsi del loro rapporto. Le regole del gioco non hanno garanzie. eppure risultano valide. e con ciò dotate di una specie d'inesorabilità. Di quest'arbitrarietà-inesorabilità. Cacciari ha mostrato le connessioni con il tema nietschiano della volontà di potenza. Se dunque anti-fondazionalismo è non pretendere al proprio paradigma cognitivo altra validità che la sua relazione complessa. ma corretta. all'operare sociale in cui s'è costituito - non mettere in scena superflue giustificazioni delle regole - rispetto alla nozione di soggetto è anti-fondazionalismo rifiutarsi di costruire una scena della soggettività che ne 'spieghi' l'operare interattivo e cognitivo. e attenersi a ri-costruire il soggetto esclusivamente dal (nel) suo operar~. Il che è proprio il cuore di quella situazione critica - tragica - che Cacciari individua nel pensiero negativo. Del resto lo stesso Gargani. nella conclusione del suo saggio introduttivo a Della Certezza. sottolinea come sia proprio l'acquisita consapevolezza che i truismi del senso comune discendono unicamente « per una sorta di tautologia. dalla circostanza che certi paradigmi linguistici e non altri vengono ordinariamente impiegati». a dispensarci dal «basso artigianato filosofico» di presunti fondamenti ontologici e mitici soggetti conoscenti. u cato n inciso. Rispetto alla comprensione storico-critica del filosofo LudwigWittgenstein. hanno gioparte importante sia la sua riWulj Vu.11el/, W11ppert11I,galeri<! l'amass, 1../.IJYJJ./. superfluo. o sia anch'essa una risposta a dei bisogni sociali. del tipo dell'organizzazione e del controllo oppure dell'elaborazione di reazioni nei confronti delle teorie scientifiche. Non entrerò direttamente in questi problemi. Ciò che tenterò di mettere a fuoco è una discussione. in certa misura. preliminare. Grosso modo: che valore. che presupposti. che grado d'utilizzabilità - rispetto a noi e rispetto ai testi wittgensteiniani - ha una lettura antifondazionalista di Wittgenstein. Anticipo subito che considererò questo tipo di lettura come complessivamente coerente. da un punto di vista storico-critico. con l'inserzione di Wittgenstein nel filone del «pensiero negativo». Il nostro procedere cognitivo-tecnico si ritrova privo di garanzie sia a livello del soggetto sia a quello dell'oggetto; è un'operare in cui sogconnessione al pensiero negativo (Schopenhauer. Kierkegaard. Nietsche) e alla cultura dell'Austria fra Ottocento e Novecento - si vedano Krisis di Cacciari e numerosi saggi contenuti in Nuova Corre111e op.cit. sia la valorizzazione teoretica dell'anti-fondazionalismo - dovuta. come s'è detto. a Gargani; ma si vedano anche su Nuova Corrente (fbid.) i saggi della De Monticelli e di Franck. Si ricordi. per contrasto. quel che era l'immagine canonica di Wittgenstein dieci-quindici anni fa (e non solo in Italia). Un autore schizoide. diviso in 'primo' e 'secondo'. con una misteriosa pausa in mezzo; prima logico e neopositivista austero. poi teorico dell'eutanasia del filosofare; autore che poteva dar luogo a ricerche accademiche. esegesi sempre combattute. che persino poteva avere dei fans disposti ad isolarsi con lui sul 'suo' pianeta - ma che a questa nostra terra non aveva da dire gran che. Ora. l'isolamento è stato rotto. Ciò che di Wittgenstein era del tutto fuori contesto quando i punti di riferimento. pochi e radi. venivano cercati soltanto nella filosofia inglese e nella logica. attiene un ben diverso grado di leggibilità se rapportato all'ambiente viennese. mitteleuropeo. nelle sue molteplici dimensioni scientifiche. politiche. artistiche. oltre che filosofiche. Anche il vuoto tra Tractatus e Ricerche è stato colmato. Sia con numerose pubblicazioni di testi inediti scritti dopo il «ritorno alla filosofia» nel 1929 e prima delle Ricerche - testi. d'altronde. spesso estremamente ricchi anche dal punto di vista teorico. Sia. per quel che riguarda la 'pausa' degli anni venti. con conoscenze biografiche. pubblicazione di lettere. il Worterbuch per le scuole elementari preparato negli anni dell'insegnamento. gli studi sull'opera svolta come architetto. Si è giunti. con tutto ciò. alla scoperta della rilevanza del pensiero wittgensteiniano non per pianeti separati. ma per la stessa vita di questa terra. Alla scoperta della sua non-asetticità. della possibilità di ripercorrerlo ed utilizzarlo in prospettive cui magari egli non dedicò parole esplicite (nel suo stile. poi. così conciso e schivo!). ma la cui presenza. scopribile per investigazione a monte del suo lavoro. è certo legittimamente costituibile come campo. contesto. di successive interpretazioni e sviluppi. C'è tuttavia ancora strada da fare. Anzitutto. a livello di un dibattito. che prenda le mosse da quello già in corso. ma che l'oltrepassi. su in che cosa consiste la non-aset1icitàdi Wiugenstein. In effetti può sembrare - anche se è difficile. e anzi risulterebbe scorretto. addossarne la responsabilità all'uno o all'altro interprete- che. come effetto di senso complessivo. si vada costituendo per Wittgenstein una nuova Immagine Ufficiale: pensatore borghese. lucido e cosciente come pochi. vincolato tuttavia dalla sua stessa appartenenza (tanto più per la sua lucidità!) al conservatorismo e ad una parte tragica. parte sognante inazione. In queste condizioni il riconoscimento di non-asetticità non comporta affatto una possibilità di utilizzazione - se non a rischio e pericolo dell'utente. O a prezzo d'una perdita d'originalità della teoria. Questa Immagine Ufficiale in fieri va analizzata. Donde viene? È autoevidente nelle opere di Wittgenstein. o come ne viene ricavata? e a spese di quali altre possibilità? LI antifondazionalismo gioca qui. nuovamente. una parte centrale. Se non accenare legiuimazioni per il nostro operare viene a significare acceuare il nostro operare come non legiuimato. ecco che le potenzialità della polemica antifondazionalista si stemperano in un'operazione circolare che ci riconferma nell'oggi. senza altro scampo che in 'decisioni' in qualche modo esterne al gioco. quasi in una nostalgia del metalinguaggio. È in questo corto circuito che sta. anche. il rischio di un 'irrazionalismo' - nel senso. letterale. di assenza di criteri per scelte ragionevoli - che è d'altronde del tutto estraneo alla mentalità witt: gensteiniana. ed esplicitamente scartato come ipotesi teorica dal lavoro di Gargani. Tuttavia ci si avvicina a questo corto circuito ogni qual volta si interpreta la «negatività> del pensiero di Wittgenstein come un disperato quanto definitivo aderire ad una situazione socioculturale tecnologica. in cui tutto ha lo stesso valore. purché funzioni. E ogni qual volta. quasi a 'spiegare' perché le cose funzionano in un dato modo (o a giustificare la possibilità di transizioni). si teintroduce l'immagine della decisione come mossa. in qualche modo. originaria. Ma. rileggiamo Della Certezza. Nell'ottica di quest'opera non sembra esserci spazio per decisioni che non siano operazioni. giochi linguistici con il medesimo statuto degli altri. Se la «certezza> non è sapere inconfutabile. e neanche credenza incrollabile. è perché nessun sapere è immune da confutazioni. nessuna credenza da incertezze. La differenza tra sapere e certezza non è cioè marcata da co111enuti. ma da ruoli diversi: è oggetto di sapere ciò che è messo a fuoco nel gioco. che è in discussione; il certo. l'inconfutabile è il necessario fuori-gioco che ogni gioco lascia implicito (non c'è agire senza presupposti). non un gioco esso stesso. Su ogni cosa. per sé considerata. si può argomentare; solo che nel farlo. per forza di cose. si dà per scontato qualcosa d'altro. Ulteriori chiarimenti si possono rintracciare esaminando i rapporti tra autodefinizione dell'attività filosofica. gioco linguistico. e sfera del quotidiano. Rella (in Nuova Corrente cit.) ha osservato come Wittgenstein condivida con Marx la consapevolezza che la filosofia «lascia tutto com'è>. Tuttavia. bisogna precisare. non lascia tutto com'è perché sia o debba restare «teoria» nell'accezione tradizionale del termine. Lascia tutto com'é perché non è suo compito produrre nuove rappresentazioni. Dire che lascia tutto c0m'è. nel contesto wi11gensteiniano. è proporre la filosofia non come luogo di nuove produzioni. ma di chiarificazioni interstiziali di operazioni che di perse stesse nulla hanno di 'filosofico'. E ciò. di fatto. cambia sia il concetto di filosofia. sia la condizione del soggetto dell'operare. Wi11gensteinsconsigliava agli allievi che stimava di più di fare della filosofia la propria professione. L'essere filosofo (in questo senso!) è qualcosa che segue. dovunque questi operi. il tecnico. l'uomo dalla pratica chiara. E operare con chiarezza. perché negarlo. non è lo stesso che operare confusamente. Nello sforzo di veder-più-in-là. nella colpevolizzazione dell'insufficienza. forse nell'apertura ad esigenze d'ideologia (l'ansia della fondazione. per esempio). Anche se non si tratta di produrre qualcosa di più. ma semmai qualcosa in meno. Questa dimensione dell'attività filosofica che. sia pure non dichiaratamente. è comunque una dimensione d'intervento. sfugge a chi considera la dimensione trasformatrice ed autotrasformatrice del soggetto unicamente nei termini dell'operare produttivo.

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