abbastanza: la loro rivoluzione sarà tanto più terribile in quanto si farà in nome della religione: la politica russa ha finito per fondere la Chiesa nello Stato. il cielo e la terra: uno che vede Dio nel suo signore. spera il paradiso soltanto dalla grazia dell'imperatore. Disingannate un uomo simile. e avrete un fanatico della libertà>. Ciò che si presta. volendo. a più di una considerazione. Da un lato. non c'è dubbio che de Custine veda giusto. dall'altro egli sta evidentemente parlando di se stesso. o almeno della categoria di viaggiatori di cui. quale eccezione particolarmente normativa. è un esponente. Egli non diventa forse un fanatico della libertà. ma ormai non esita a definirsi un «monarchico rivoluzionario>. Di simili personaggi «paradossali>. nel senso di Dostoevskij. le cronache della Russia pre e postrivoluzionaria non saranno. in futuro. certo avare. I fanatici della libertà conserveranno tutti il loro gusto peculiare per il dispotismo. a partire dal Petr Stepanovich (cioè Necaev) dei Demoni di Dostoevskij che vuole trasformare Sta\lrogin nello «rarevic Ivan> della Prima Internazionale per arrivare. attraverso la lettera del «Comitato esecutivo> (di Narodnaja voija. il partito russo del terrore) ad Alessandro lii dove i terroristi si rivolgevano urbanamente al nuovo zar chiamandolo «maestro> e chiedendogli di liberalizzare l'Impero una settimana dopo aver accoppato Alessandro li suo padre (si veda Franco Venturi. li populismo rosso, Torino, Einaudi 1973. pp. 422-26). fino ai fondatori della Ceka che. sotto la guida dell'efebico Dzerzhinskij. definito da Zinoviev un «sant'uomo,.. sterminano in una sola notte «millecinquecento mascalzoni controrivoluzionari» solo perché Lenin appone una croce. con la quale siglava ogni documento che gli veniva sottoposto. sotto l'elenco dei loro nomi ed essi. equivocando (ce lo immaginiamo Stalin che. il mattino dopo. si batte delle gran manate sulle coscie urlando fra le risa: «Che equivoco!»). la interpretano come una sentenza di morte (si veda D. Shub. Lenin, Milano. Longanesi 1972. pp. 473-74). li marchese de Custine sapeva già tutto. vedeva lontano: «Se mai il popolo russo riuscirà a mettere insieme una vera rivoluzione. il massacro sarà regolare come le evoluzioni di un reggimento. Si vedranno villaggi interi trasformati in caserme e l'assassinio organizzato muoversi già armato dalle capanne e avanzare in riga. in buon'ordine; infine i russi organizzerebbero un saccheggio da Smolensk fino a lrkutsk. così come marciano nelle parate sulla piazza del Palazzo d'Inverno a Pietroburgo>. S immetrica alla fuga a precipizio che riporta il marchese de Custine in Europa. dove egli pubblica un'opera originariamente in quattro o cinque volumi sulla sua terrificante esperienza slava, è la lunga e sognante passeggiata che invece vi compie. sempre rimpiangendola in futuro e praticamente (anche lui) senza più dedicarsi ad altro. il barone tedesco August von Haxttiausen. studioso della vita contadina e del mondo rurale nonché amico e collaboratore. in gioventù. dei fratelli Grimm e del poeta Oemens Brentano. Come de Custine. anche Haxthausen è un reazionario atterrito dalla polveriera rivoluzionaria europea ma. a differenza di de Custine. in Russia scopre elementi di socialismo ai quali subito si vota anima e corpo. senza affatto spaventarsi per l'inferno autocratico che li soffoca da ogni lato. In realtà. a rifletterci bene. il loro è un percorso identico. le cui differenze superficiali sottintendono un'affinità profonda. Entrambi. infatti. pervengono a idee radicali proprio a partire dall'esperienza russa. il primo accostandosi. sia pure con un brivido. alla giovane democrazia europea e il secondo mitizzando il sistema comunitario russo. La democrazia europea e il «miritrusso.comepoisi chiariràperfettamente negli anni a venire. sono un'identica cosa. anzi. un'identica - e «meravigliosa> - sciagura. Sempre come de Custine. anche Haxthausen è stato invitato quasi ufficialmente dal governo zarista. Solo che. dopo il servizio reso in riconoscenza da de Custine. il quale si è trasformato in uno slavofobo arrabbiato e militante. l'autocrazia accoglie Haxthausen in maniera decisivamente tiepida. dandogli poche statistiche e documenti da masticare. e quei pochi per metà inutili e per metà falsificati. L'autocrazia teme che il barone tedesco voglia renderle un servizio analogo a quello reso dal marchese francioso. Haxthausen. comunque sia. realizza. a partire da quel minimo di documentazione messagli a disposizione. uno studio divenuto giustamente classico del mondo contadino ru so. il suo Viaggio all'interno della Russia. (Un inciso: come per l'opera di de Custine nell'edizione italiana. anche la traduzione del 'voyage' di Haxthausen non è che una scelta dell'opera originale. una riduzione. L'edizione tedesca dell'epoca comprendeva più volumi e fu difUuu .\/11/il, U it'II, Perinetgasse J, 02.07.64. fusa - pare a spese della stessa amministrazione zarista - in tutte le lingue europee. tranne che in russo). Questo libro è un testo di base per comprendere il successivo intreccio di rivoluzione e dispotismo. e l'alleanza misteriosa e brutale fra l'una e l'altra. nel movimento rivoluzionario russo. Cosi. mentre de Custine sembra volerla esagerare. Haxthausen sembra invece voler negare l'evidenza. In effetti. ciascuno dei due vede solo quel che vuol vedere ma è certo che. della Russia. colgono entrambi l'essenziale: il primo. appunto. il dispotismo. il secondo l'«obshchina» e l'«artel» (rispettivamente. la comune agricola e la comune manifatturiera). Altro da vedere. e da segnalere. non c'è. La Russia appartiene ad un altro mondo. è un universo parallelo al nostro evolutosi a discrezione di un destino particolarmente feroce e capriccioso. Se de Custine è preso da uno sdegno di tipo letterario. Haxthausen è mosso da motivazioni prevalentemente «storiche e politiche». come dice lui. Come gli slavofili. e come i futuri populisti. Haxthausen vuole evitare che in Russia si formi un proletariato moderno. una classe operaia urbana formata da ex-contadini sradicati dalle tradizioni comunistiche contadine; e non tanto per non voler assistere agli orrori dell'accumulazione capitalistica primitiva quanto per evitare che. con il proletariato. sorga anche in Russia la questione sociale moderna (ah. un cosi bel giardino!) e acquisti concretezza il rischio. naturalmente ai suoi occhi, ogni giorno più attuale e più attuabile. di una rivoluzione. Il Le comuni russe». dice Haxthau- '' sen. «rappresentano un'unità organicae un compatto ordinamento socialeche non si trova in nessun'altra parte. A causa delle comuni. oggigior--:. no in Russia non esiste il proletariato. Finché esiste l'istituzione delle comuni. non può emergere il proletariato». Anzi. in Russia già opera un'organizzazione della terra e del lavoro che ricorda da vicino l'utopia sainsimoniana. cioè. propriamente. il comunismo: «Nel prendere in considerazione le condizioni sociali della Russia. come le abbiamo abbozzate qui. possiamo solo essere colpiti dalla loro notevole similitudine con le utopie che alcune sette moderne. i seguaci di Saint Simon ed i comunisti. hanno immaginato nel rappresentare la società perfetta». Il barone von Haxthausen lancia anch'egli una parola d'allarme come de Custine. ma la rivolge allo zar. non all'Europa;mette inguardiail primo. non la seconda: «li pauperismo ed il proletariato sono le piaghe più dolorose prodotte dall'organismo dello stato moderno. Si possono guarire? I guaritori comunisti invocano la completa distruzione dell'organismo esistente. perché si può ricostruire meglio su una tabula rasa... Una cosa è certa: se questa gente avrà il potere di agire. non ci sarà una rivoluzione politica ma sociale. una guerra contro tutta la proprietà e l'anarchia totale. Saranno d_aciò creati nuovi Stati e se così sarà su quali basi sociali e morali si fonderanno? Che ruolo assumerà la Russia? Un proverbio russo dice: «Sto seduto sulla riva e aspetto il vento». Costui si pone la domanda cui aveva già risposto più di dieci anni prima de Custine. dal fondo della sua profonda stupidità e incompetenza. Ma lo zar non ci senti né da un orecchio né dall'altro. Le vicende sono esemplari. De Custine ed Haxthausen mettono a nudo il sedere dell'ideologia. C'è una lotta a coltello. ma non è quella fra conservazione e rivoluzione. o per l'appunto fra reazione e progresso. Quale sia questa lotta. quali siano i suoi caratteri e quale la posta in gioco. è ciò che Mar-xed Engels negli anni successivi. e proprio ,ulla questione russa. si sforzeranno di c:hiarire.sia pure senza troppo brillare (ma soprattutto non brilleranno i loro interpreti). D'altra parte. se la lotta fra reazione <: progresso tramonta non c'è reazione capace di opporsi al progredire del tramonto né. va da sé. progresso in ~rado di accelerarlo. In realtà. la Rus- ~ianon si occidentalizza né l'occidente corre davvero il pericolo di pagare un prezzo troppo salato ai servizi che lo 1.arismo. e più tardi lo stalinismo. gli rendono sul fronte della controrivolu- ✓ione. Certo non saranno le sentinelle ✓ariste ad impedire che il capitalismo cresca su scala globale incorporandosi. lungo il tragitto. tutto ciò che virtualmente lo dovrebbe negare. socialismo incluso; ma altrettanto certamente non sarà il capitalismo a bloccare il processo di zarizzazione assoluta della Rus ia (e del mondo. se proprio vogliamo) che estenderà. anzi. la propria influenza su capitale e movimento socialista in ieme. trasformando entrambi in colonne portanti del suo progetto imperiale. li capitale cresce come Cosa estranea al mondo degli umani su cui esercita. se «dispoticamente» o «democraticamente» importa poco. il proprio dominio induscutibile e chiaccherone. ma tutto gli appartiene. tutto gli diventa familiare. di tutto si appropria. e per prima cosa. come questione più urgente. di tutto ciò che passa per opposizione. qualunque cosa ne pensino i soloni dell'Autonomia operaia e gli adoratori dei feticci controculturali. Siete tutti ostaggi che non valete un soldo di riscatto. Cosi va il mondo. Perché. in realtà. il capitale è espressione della Cosa (una palla di cacao onnipotente) e non viceversa. come ne è espressione. priva d'una qualunque autonomia. anche lo zarismo. L'uomo più libero. lo zar. non può affrancare gli altri senza vincolare. per la prima volta. se stesso. E. giustamente. risponde picche il coro dei suoi funzionari e burocrati. Per la preistoria che. di nuovo come in un romanzo di Philip José Farmer. è ancora qui. attraverso suoi rappresentanti immortali che dominano il mondo in segreto (ma «attento alla tua preda. cacciatore. Prima che questa caccia finisca. potrebbe esserci più che un posto vuoto alla tavola dei Nove. e il mondo potrebbe essere a conoscenza dei suoi padroni segreti»). tutto ciò che accade - Oriente e Occidente. capitale e movimento di opposizione al suo corso - non è che una pagliuzza nel suo occhio infinitamente antico. soltanto un fastidio passeggero. È questa. per l'appunto. la «visione» blakiana enfatica che fulminerà. con espressione drammatica. il Marx deiGrundrisse. il quale passerà il resto della sua vita a tentare (e non è detto che sia stato per forza invano) di esorcizzarla o. per lo meno. di sistematizzarla in qualche modo. Fatica grande e necesaria. Per intanto. tutto è capitale. e dal labirinto non si vede uscita. meno che mai attraverso le maglie strettissime della necessità storica. che si ritorce sempre contro chi l'invoca. La Russia tramandata dal marchese Astolphe de Custine e dal barone August von Haxthausen è il ritratto ambiguo. ma privo di reticenze. della sordida complessità di questo labirinto. Solo il movimento terroristico russo (md i terroristi che ne sanno?) solleverà. per un istante. il velo di maya del mondo totalmente amministrato. lasciando balenare un·improvvisa. esotica. fuggevolissima visione dell'Altro. nella forma che Marx dirà di «un romanzo di fate». Ma la leggenda. appena cominciata. già è finita. Troppo bella. come si dice. per essere vera. È così che la pensi. astrologo? Bene. Vediamo. CAPPELLI <()> SAGGI CAPPELLI G. IWiEf■llll7J) l~ELEFANIE ELA&LENA aonache del compromesso e del confronto 320 pagine, L. 5 ..500 ·MARl)ISNFXilll r JEl'ITAUAN) I fascismo e rorgarizzazione della cultura 47 2 pagine, L. 7.500 ANITSAEPPllll LAMODUA E[~ tradizioneoralee civita della scritttra neH'america dei conquistadores 192 pagine, L. 5.000 in libreria distribuzione POE un • libro ·" ~rvol ~~ Sciascia racconta Sciascia. S LEONARDO CIASCIA LASICILIA COMEMETAFORA intervista di Marce/le Padovani "...Sono piuttosto uno scrittore italiano checonoscebenela realtàdellaSicilia, e che continua a essere convinto che la Sicilia offre la rappresentazione di tanti problemi, di tante contraddizioni, non solo italiani ma anche europei, al punto da poter costituire la metafora del mondo odierno." COLLEZIONE L'IMMAGINE DEL PRESENTE MONDADORI "' -
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