Alfabeta - anno I - n. 7 - novembre 1979

Mensile di informazione culturale novembre 1979 Numero 7 - Anno I Lire 1.000 Redazione. amministrazione Multhipla edizioni 20137 Milano Piazzale Martini 3 Telefono (02) 592. 684 Spedizione in abbonamento postale gruppo IIU70 Printed in Italy GLENGRANT ilpurolfflisky di puro malto durzo. Poesia di

~ CIRCOSTANZUERBANE Lacitta nellagiostra del capitale Interventidi: EvelinaCalvi PieroDerossi CarloGiammarco AimaroIsola pagg. 242, L. 4.600 . ' . . . - ~ • - ' .. ~ ' ......l .. ~ DI 90Cl01.0CIA. v,nvaan-A 01 TOa.JNO LAVORARE DUE VOLTE Un• ric:ffcti pilota 1ul ~ lavoro Sommario Cattedre: «Quest'anno faccio ... » Rispondono: Fortini. Ginzburg. Giorello. Vattimo pagina 3 Daniele Comboni Crisi sociale. crisi fiscale (La crisi fiscale dello stato, di James O'Connor; La spesa pubblica nel capitalismo avanzato, di Jan Gough; Iniziative popolari e riproduzioni della forza-lavoro nel tardo-capitalismo; « Ingovernabilità». Lineamenti di una teoria conservatricedelle crisi, di C/aus Offe; Stato, spesa pubblica e fatiscenza del compromesso storico, di Antonio Negri) pagina 5 Renato Barilli Testori nel corriere dei grandi pagina 7 Gilio Dorfles L'arte dei piccoli (Analisi dell'arte infantile, di Rhoda Kel/og; Oceana estetyczna ornamentu i koloru w srodowisku dzieci zdrowych chorch, di Krystna Czerniewska; Il bambino nella società violenta, di AA. W; Il bambino sociale, a cura di Egle Becchi; Perché continuiamo a fare e a insegnare arte? a cura di Luciano Anceschi) pagina 9 A. Pomodoro e F. Leonetti Dialogo dei piani pagina 10 Ginevra Bompiani A proposito di Virginia Woolf Marina Sbisà Interpretazioni di Wittgenstein (Della Certezza, di Ludwig Wittgenstein; Il sapere senza fondamenti, di Aldo Gargani; Krisis - Saggio sulla crisi del pensiero negativo da Nietzsche a Wittgenstein, di Massimo Cacciari; Wittgenstein, in «Nuova Corrente» n. 72.73) pagina 18 Vincenzo Bonazza Un buco nel sistema pagina 20 Giornale dei Giornali La corsa all'oro e la crisi monetaria internazionale a cura di Index-Archivio Critico del- /' Informazione pagina 22 Poesia Maurizio Colmegna Immagini pagina 14 Le finestre A cura di Maurizio Ferraris Mirafiori ottobre '79 Lettera di un operaio di Mirafiori ad Alfabeta pagina 6 Isgrò/Pozzati/Tadini Lavoro artistico pagina 11 Pier Aldo Rovatti Loro, i soggetti pagina 20 Le lettere Letteradi Marco Francisciad Alfabeta Domanda per Angelo Guglie/mi al/orno a Italo Calvino da parte di Francesco Leonetti pagina 21 Le foto Happening & Fluxus Collana «Futura» Antologia intemazionaledi poesia sonora Cramps Records • Miano. ti significato storico, politico e culturaleche ha assunto la poesia sonora nel XX secolo: questa la logica, fobietth,o di fondo di questa collana. Si trattadi unapubblicaDa1e unicaal mondo per la comp/0/ezza didocumentazione di informazione, capace di tradum, il lungo iter storicoculturale della poesia sonora in tutto il mondo ffno ai contemporanei e costituendo quindi fooico strumento esistente di lavoro ps, tutti gHoperatori del settore. Contenuto dell'opera. Futura 1 La declamazione futurista F~ippoTommaso Marinetti, Francesco Cangiullo, Giacomo Balla, FOr11MiatDoepero, Farla. Futura 2 Lo Zaum, linguaggio tras.,.,.,,,a VladimirMajakoYskij,Velemir ChletJnikoy, Vasilij Kamenskij, Aleskej Krucenych, rja Zdanevic, Simuttanesimo francese, PierTe Albert-Birot, Arttu Pl>- tronio. Futura 3 Perc:ursori e dadaisti in Germania Christian Morgenstern, Paul Scheerbart, Hugo Bali, Raoul Hausmam, Kurt Schwitters. Futura' L'urlo: Antonin Art.sud Antonin Artaud L'uno: ultra/ettristi François Dufrène, Henri Chopin. Futura 5 La poesia sonora oggi Bemard Heidsieck, Franz Man, Gerhard Rùhm, Nikolaus Einhom, L.adislav Novék, Canfriedrich aaus. Futura6 La poesia sonora oggi Brion Gysin, Paul De Vree, Bob Cobbing, lsidore lsoo, Maurice Lemaltre, Altagor, Patrizia V,cinelti, Adriano Spatola. Futura 7 La poesia sonora oggi Maurizio Namucd, DemetrioStratos, Arrigo Lora-Totino, " Concerto Prosodico. Dati tecnici Scatola in cartate meta/iuato a dUfJ colori tormato 32x32,7 dischi LP. 33 giri, I Volume lomrato 30)(.)0, pagg. 60 stampa in ollset a 2 colori con riproduzioni. Testoin ta/iano e inglese. lntrodUDOne di Renato Badi. Prezzo: L 57.000 La ordinazioni ......, I-•= Multhlpla, Plu2ala -nl, 3 • 20137 MIiano. La apadlzlonl - I- In-_,., • - adalle - poetali. 173-174 Sellembre-dlcembre 1979 (La cameradi Giacobbe; Le treghinee; Momenti di essere; Le onde; La signo- i------------------1 ra Dalloway; lfabeta Pagg. 381, L. /4.000 La signora de/l'angolo di fronte, di a Virginia Woolj) pagina 12 Diego Gabutti Book Store Nella Russia degli Zar Via s. Ottavio, 8 (Viaggio ne/l'interno della Russia, di Torino August von Haxthausen; Te/. 871076 Lettere dalla Russia, di Astolphe de 1-----------------1 Custine) pagina 14 SOCIETÀ DI POESIA I PERINIZIATIVA DELL'EDITORE GUANDA È sin troppo noto che lo squilibrio, sempre più vistoso. tra «domanda» e «offerta» di libri di poesia italiana ha progressivamente ridotto il numero delle case editrici disposte a pubblicarli. Prendendo atto di questa situazione.~ sembrato necessario a un gruppo di amici. riuniti per iniziativa dell'editore Guanda. ricercare soluzioni di• verse. efficaci da un punto di vista culturale e autosufficienti da un punto di vista gestionale ed economico. È cosl nata la «Società di poesia• per sottoscrizione di quote da parte di tutti coloro - poeti. critici. operatori culturali. rappresentanti del mondo editoriale. semplici appassionati - che hanno a cuore la conoscenza e la diffusione della poesia italiana. La «Società di poesia» si è costi• tuita il 3 marzo. a Milano. con l'assemblea fonda• tiva dei soci - circa duecento - che hanno eletto il consiglio di amministrazione e il comitato di let• tura con il compito di scegliere i testi - in numero di sette - da pubblicare nel 1979. L'uscita dei primi quattro volumi è prevista per la prima set· timana di giugno. La «Società di poesia» intende inoltre porsi come punto di riferimento organizzativo e come centro 'propulsore di iniziative. sul tema della poesia contemporanea. sia italiana che straniera. Per questo la «Società di poesia» ha dato vita al «Club amici poesia» con l'intendimento di riunire attorno alla casa editrice tutti coloro che. anche senza esserne soci. intendono seguire la sua attivi• tà. sostenere le sue iniziative. porsi come centro organizzativo di manifestazioni - a livello locale. in sede nazionale o a carattere internazionale - per una maggiore· e più qualificata conoscenza della poesia. VIA TURATI 6 • 20121MILANO CEDOLA ABBONAMENTO CLUB AMICI POESIA Desidero entrare a far parte del CLUB AMICI POESIA e verserò la quota per il 1979. di L. 20.000:D con assegno bancario O contrassegno, al ricevimento dei primi volumi La mia adesione al CLUB mi darà diritto: - a ricevere gratuitamente i sette libri pubblicati dalla società di Poesia introil 1979: - a partecipare gratuitamente a tutte le manifestazioni organizzate o patrocinate dalla SOCIETÀ DI POESIA: - a essere costantemente informato sulla attività della SOCIETÀ DI POESIA. NOME VIA CITTÀ Egle Lauzi Bachmann. lrigaray e altri silenzi delle donne (Poesie, di Ingeborg Bachmann; Questo sesso che non è un sesso, di Luce lrigaray; La donna mancina, di Peter Handke; Donne in Atene e Roma, di Sarah B. Pomeroy) pagina 16 Giovanna Procacci L'ordine psichiatrico (Lo psicana/ismo; La contraddizione psichiatrica; L'ordine psichiatrico, di Robert Castel La société psychiatrique avancée, di F. Castel, R. Castel, A. Love/I; lo, Pierre Riviere..., a cura di Miche/ Foucau/t) pagina 17 mensile di informazione culturale Comitato di redazione Nanni Balestrini, Maria Corti, Gino Di Maggio, Umberto Eco, Francesco Leonetti, Antonio Porta, Pier Aldo Rovatti,!Gianni Sassi. Mario Spinella, Paolo Volponi Coordinatore Nanni Balestrini Art director Gianni Sassi Grafico Bruno Trombetti Direttore editoriale Gino Di Maggio Segreteriadi redazione Eleonora Molinari Redazione, amministrazione Multhiplaedizioni, 20I 37 Milano, Piazzale Martini, 3 Telefono (02) 592.684 Composizione GDB fotocomposizionevia Commenda 41, Milano, Tel. 544.125 Tipografia S.A.G.E. S.p.A., Via S. Acquisto 20037 Paderno Dugnano (Milano) Distribuzione Messaggerie Periodici Abbonamento annuo L. 9.000. estero L. 12.000 (posta ordinaria) L. 15.000 (posta aerea) Inviare l'importo a: Multhipla edizioni, Piazzale Martini 3, 20137 Milano, Conto corrente postale n. 59987206 Autorizzazione del Tribunale di Milano n. 281 del 1975. Responsabile G. Di Maggio nuova serie autaut EREDITA DI BLOCH NEGT - La non contempordneltà e il problema della propaganda BOELLA • Ortopedia del camminare 'eretti. Il diritto naturale nella filosofia politica di Bloch ZECCHJ - Il -Thomas Milnzer· e la morale del comunismo NERI • Bloch e il socialismo ..realmente eslsten1e• MANCINI - Bloch ·1eologo• CUNICO - "Expe.rlmentum Mundi" HOLZ - Bloch e il marxismo DISCUSSIONI MATTIOLI - L'identtfkarlone è assicurata, l'I• dentilà è annullata ADALBERTO BONECCHI Il tragitto della pulsione: la scrittura FRANCO ARDEMAGNI Istanti onirici ... il tempo di una fiaba SUSANNA BARBI La legge. Nelle scansioni della scrittura ROBERTO CARIFI Note sul luogo della poesia IVANA CORTELAZZI Edipo. La scrittura e la legge LUCIANO TROISIO I.o uscarabeon del ..ragazzo paffuto• ERMINIA LONGINOTTI Teoria, desiderio: nelle fratture del discorso ATTILIO LOLINI La scrittura, attorno ANTONIO BARBI Rilke. Tracce di linguaggio nel percorso della censura ARMANDO PASQUALI Miti del pentagramma z ~ ~ lii: o o ~ w o e( a::: ::) ... e( lii: 1- cn 5 < ~ MEDICINA E GIUSTIZIA (I prOCNal .a...,._ ---- • Tonno) .... . -..-~---- ......... _._.. ......, ___ ... _ -- ........ ----~ ......... ~ .. ..... .. _ __ -...... ---...- --- .................... _..a. Richiedere direttamente a Book Store Via S. Ottavio, 8 Torino Te/. 871076 Inviando L. 3.700 Collezione Multhipla - ml--.iqu■ pev Luigi Rognoni Sevlnla, mualclan 1sn, M-pl• Recads n. 314 Prezzo: L 20.000 Questi due<isdli raa:olgonoropera ...-c1 Sawio più significativa M IIUlthipla ~ Mensile a cura del Comitato Regionale Lega Cooperative de~'Emilia Romagna Cooperazione. Tanti ne parlano a sproposito. Noi no! È aperta la campagna abbonamenti per il I 980 I I numeri Lire 5.000 Inviare assegno o vagliapostale a: Comitato Regionale Lega Cooperative Via Bo/drini 18/b • 40I 21 Bologna

Università Cattedre «Quest~l,l~t,1111.cio .• » Abbiamo chiesto ad alcuni docenti universitari notizie sui loro corsi, sul servizio didattico complessivo e sul tipo di studio richiesto. Ecco le risposte che ci sono finora pervenute. Altre ne pubblicheremo nei prossimi numeri del giornale. FrancoFortini S ono titolare della cattedra di Storia della critica letteraria alla Facoltà di lettere e filosofia di Siena. Quest'anno il mio corso si divide in due parti. La prima e maggiore ha per suo oggetto iniziale l'ultimo trentennio di critica all'opera del Tasso; la seconda e minore (ma che occuperà la maggior parte delle ore di seminario) verte su alcune questioni di teoria della traduzione e su esempi di traduzioni di poesia moderna e contemporanea. La prima parte del corso si propone di far leggere (oltre ad una selezione dei più importanti studi critici sul Tasso) Aminta e Liberata per intero. un centinaio di Rime. parte del Mondo Creato. del Torrismondo e della Conquistata. ell'ambito dei seminari ci si propone di considerare i temi della cultura del giovane Tasso. con riferimento ai Discorsi dell'Arte poetica e alla polemica sulla Liberata. Conto sul contributo di colleghi docenti per alcune lezioni sull'aristotelismo dei trattatisti cinquecenteschi. sulla magia naturale. sui musicisti dell'età del Tasso (Marenzio. Gesualdo. Monteverdi). sulle arti figurative del suo tempo a Ferrara. Mantova e Roma; e sulla fortuna iconografica della Gerusalemme. (La civica Biblioteca dell'Accademia degli Intronati possiede non poche prime edizioni di scritti del Tasso. che mi auguro di poter consultare insieme agli studenti). La seconda parte del corso si propone di consultare e di far leggere pagine di riflessioni ormai classiche sul problema della traduzione di poesia e. per specifici aspetti. pas i di studiosi contemporanei sul rapporto fra atto critico ~·traduzione. ermeneutica e traduzione. rifacimento. parodia. memoria letteraria. citazione (Terracini. Broch. Benjamin. Ricoeur. Steiner. Nida. Meschonnic); ma soprattutto di esercitare gli studenti all'apprezzamento dei livelli linguistici e stilistici mediante il confronto fra più traduzioni di un medesimo testo. disposte nella loro sequenza cronologica. In particolare. con l'aiuto di ricercatori e di giovani laureati che si sono già occupati con me di questi problemi. esemplificheremo dalle traduzioni italiane delle Fleurs du Mal e dei testi in versi di Rimbaud oltre che dalle versioni che Montale ha compiuto di testi poetici inglesi. Questa parte del corso e dei seminari vuole servire anche ad abituare gli studenti (del primo anno) all'uso di dizionari. repertori. lessici. Per questa seconda parte del corso. oltre che sulle qualità intellettuali di Giacomo Magrini. che lavora con me. faccio affidamento anche sulla collaborazione di colleghi docenti di lingue e letterature straniere. La presenza a Siena deicorsiestiviperstranieri favorirebbe. credo. l'istituzione di un corso di perfezionamento nelle tecniche della traduzione letteraria. Q uello che chiamate «servizio didattico complessivo» è rappresentato da un minimo di cinque o sei ore settimanali fra lezioni e seminari. più un rapporto. senza limiti di orario. con gli studenti e i laureandi compatibilmente alla condizione di 'pendolare' che è quasi normale nell'insegnamento universitario ma che. dopo i sessanta. contribuisce non poco. credo. all'eliminazione fisica dei docenti. Si aggiunga l'altrettanto pesante condizione di 'pendolari' di molti studenti. el mio caso personale. un limite oggettivo è dato anche dalle sovrapposizioni di orari. dovute in parte alla frantumazione e dispersione delle discipline. Chiunque abbia pratica universitaria. almeno nelle facoltà umanistiche. sa che l'università residenziale sarebbe la sola che permetterebbe una reale crescita intellettuale dello studente (e del docente); ma sa anche che le attuali attrezzature (biblioteche. mense. abitazioni. servizi di ogni sorta) rendono quasi impossibile tanto il lavoro di ricerca quanto una didassi esauriente e costante. li progresso. quando c'è. è aritmetico. non geometrico. Si arriva solo fino ad un certo punto; e il salto di qualità. chi vuol farlo. lo paga con la servitù della boria elitaria. docente o studente che sia. Agli studenti chiedo (se vogliono) di redigere un breve scritto su di un libro o su uno o due saggi. a loro scelta in un elenco; libri o saggi che hanno rapporto con uno dei due argomenti del corso. li loro scritto può essere oggetto di discussione con me e con gli altri studenti. Chi segue le lezioni e redige quel breve testo sa cosl di avere. di fatto. già superato l'esame. All'esame. tanto lo studente che ha potuto seguire quanto quello che non ha potuto (e a questi ultimi è proposto un programma particolare) deve dimostrare anzitutto di saper intendere la lettera dei testi ed dei libri è un problema che sembra oggi insolubile. Gli orari delle biblioteche e degli istituti. la scarsità dei fondi per gli acquisti. la mancanza di personale. l'affollamento delle biblioteche dei grandi centri. la frequenza dei furti. la inattitudine al lavoro di gruppo; tutti sanno che questi sono alcuni dei guai che affliggono le facoltà umanistiche. All'origine. una diseducazione scolastica alla lettura sistematica e alla pratica della scrittura. Perchè il povero Torquato? Credo che l'opera del Tasso sia un luogo eminente dal quale avere una straordinaria visione dei problemi politici. ideologici. religiosi e letterario-artistici di un momento decisivo della cultura europea e della vita italiana; e che lo studente possa cosl impadronirsi di una nozione essenziale per intendere la nostra società di oggi. la «società dello spettacolo»; dico. la nozione di Manierismo. La rilevanza delle indagini sulla traduzione non ha certo bisogno di essere chiarita. li numero degli studenti che frequentano è relativo a quello dei nuovi iscritti alla Facoltà. Non scoraggio la loro partecipazione ma sanno che chiedo loro un impegno particolare piuttosto che un esame «difficile». Negli ultimi due anni sono stato seguito da una ventina di studenti per ogni corso. ella grande maggioranza è gente seria. che ragiona e studia. Sono di orientamenti ideologici e politici anche molto diversi fra loro. Sanno benissimo quale realtà di disoccupazione o sottoccupazione li attende. E sanno chi ascoltano. Con loro si può R. Whit1111111, t:. G., New York, Re11he11Gallery, I/ .0(J.ù0. (Foto: R. Wc l::troy) esporli. li corso è soprattutto finalizzato alla formazione di insegnanti. dunque alla preparazione professionale; di qui. anche. l'importanza dell'apprendimento di criteri di discrimine linguistico e stilistico mediante lo studiò di quell'attività critica che è la traduzione. Altro è invece quello che _si chiede ai laureandi (e quello che essi chiedono a te). U na parte dei libri necessari viene proposta in edizioni economiche e semieconomiche; una parte dei testi viene fornita in fotocopia; altri bisogna studiarli in biblioteca. Questo parlare di tutto. Sono contento di poterli stimolare. CarloGinzburg I nsegno storia moderna presso la Facoltà di lettere e filosofia dell'Università di Bologna dal I970. el prossimo anno accademico intendo svolgere due corsi-seminari (spiegherò più avanti il significato di questa espressione): a) «La stregoneria europea e le radici folkloriche del sabba»; b) «Lettura storica di immagini: committenti e iconografia di Piero della Francesca». Un terzo seminario. dedicato all'approfondimento di temi di storia generale ancora da precisare. sarà svolto dal dr. Gianni Ricci. mio collaboratore. L'esame di storia moderna comprende due parti: a) storia generale dell'età moderna. dalla scoperta dell'America ai nostri giorni (è la periodizzazione tradizionale) preparata su un buon manuale per i licei (consigliati quelli di Caracciolo. Legnani. Viliari); b) lettura di due libri scelti nell'ambito di un gruppo di monografie storiche consigliate. La partecipazione attiva a uno dei tre corsi-seminari implica la fiscalizzazione della parte b; tutti gli studenti. frequentanti e non. dovranno sostenere l'esame sulla storia generale. Alla richiesta di giustificare la scelta degli argomenti dei corsi-seminari che svolgerò quest'anno risponderei anzitutto che si tratta di temi che mi interessano e su cui sto attualmente lavorando. È una risposta che richiede un chiarimento. I lettori meno giovani di Alfabeto ricorderanno che uno dei bersagli degli studenti nel '68 (quegli studenti che qualcuno oggi ha il coraggio di additare come i responsabili diretti della disgregazione dell'università italiana) erano i corsi monografici. I docenti venivano accusati di imporre agli studenti le proprie private curiosità di ricercatori. Quest'accusa mi parve cosl giustificata che quando. nel 1970. cominciai a insegnare storia moderna. decisi di scegliere come argomento dei corsi temi molto lontani dai miei interessi di ricercatore. È stata un'esperienza sostanzialmente fallita. Forse non era inutile proporre una lettura minuta. filologica delle Lezioni sul fascismo di Togliatti nell'ambito di un corso su « li giudizio sul fascismo della Terza Internazionale» (mancava allora nella facoltà di lettere di Bologna un in egnamento di storia contemporanea): ma. trattandosi di un argomento su cui non avevo alcuna esperienza diretta di ricerca. potevo soltanto riferire giudizi di seconda mano. inevitabilmente generici. Nel 1973 ho adottato una formula diversa. che non ho più abbandonato. Scartata subito l'idea di parlare di ricerche da me già svolte - esercizio noioso e. in età post-gutenberghiana. quasi sempre inutile - ho deciso di comunicare ogni anno agli studenti una ricerca in corso. Incidentalmente ricorderò che. nel contesto di un mutamento politico e culturale generale. anche gli interessi degli studenti nel frattempo erano cambiati. concentrandosi in maniera via via meno esclusiva sulla storia politica contemporanea. I temi che mi interessavano in quanto ricercatore - la cultura delle classi subalterne. la stregoneria. i gruppi marginali ecc. - che qualche anno prima apparivano a molti curiosità quasi frivole. ora venivano giudicati temi degni di studio. e addirittura alla moda. L a formula dunque è questa: scelgo temi su cui ho già cominciato a lavorare e su cui ho formulato una serie di ipotesi di ricerca. Al principio dell'anno faccio una serie di lezioni introduttive. consigliando alcune letture di base (da cominciare subito). Quindi faccio circolare tra gli studenti un breve dattiloscritto - una specie di semi-lavorato- incui espongo lo stato. provvisorio e in alcuni punti rudimentale. della mia ricerca. A questo punto comincia una discussione collettiva sul mio dattiloscritto. per individuarne i punti deboli. gli argomenti bisognosi di rielaborazione e di approfondimento, e cosl via. Attorno ai temi specifici emersi dalla discussione vengono organizzati dei gruppi di lavoro. Nella seconda parte dell'anno il corso si trasforma in seminario. e i vari gruppi espongono il risultato del lavoro svolto in biblioteca e in archivio. Questo in teoria. Nella realtà le cose qualche volta vanno un po' diversamente. Non sempre al principio dell'anno riesco a preparare un dattiloscritto accettabile. sia pure provvisorio. In questi casi sono costretto a esporre a voce la ricerca che ho già svolto. il che richiede più tempo. e rende meno facile una discussione puntuale con gli studenti. Altre volte la ricerca che mi riprometto di discutere con gli studenti si trova. a metà novembre. in uno stadio ormai troppo avanzato: ciò è male. perché la parte espositiva (il corso) finisce col prendere troppo spazio rispetto al lavoro degli studenti (il seminario). Si tratta di difficoltà forse inevitabi1 i: e in ogni caso non ritengo affatto che la soluzione che ho scelto (tutt'altro che originale. sia ben chiaro) sia una specie di toccasana didattico. Il senso della formula è comunque chiaro: cercare di mettere gli !udenti a ~ontatto con una ricerca reale. non ancora cristallizzata in un libro o in un articolo e. quindi, con i dubbi. le incertezze e. naturalmente, anche gli errori (possibilmente corretti via via) che caratterizzano una ricerca in cor- ~o. Penso che tutto ciò sia più istruttivo e divertente non solo per me. ma anche per gli studenti. Più istruttivo da un punto di vista generale. non professionale. visto che pochissimi o addirittura nessuno tra i partecipanti al seminario diventeranno a loro volta dei ricercatori. Credo che il mio lavoro di docente consista soprattutto nell'insegnare a leggere (una cronaca. un dbcumento d'archivio. un articolo di fondo o un volantino): che sia più utile trasmettere domande che risposte; e che un bagno di incertezze sia salutare. S pero che nessun lettore abbia ricevuto da tutto ciò l'impressione di una schiera di studenti intenti a svolgere un lavoro parceUizzato,coordinato dal docente che poi utilizza il

tutto per scrivere un libro o un articolo. La strategia. il senso complessivo della ~icercaviene al contrario formulata esplicitamente e discussa fin dal- 'l'inizio. • Certo. il docente nell'esporre la ri- •cerca che sta svolgendo impara molto. Ma non penso affatto che si creino. tra docente e studenti che partecipano attivamente. situazioni di parità. Il docente è più preparato (è il suo mestiere) e per di più gioca in casa. su un terreno da lui scelto. Contro ogni retorica idealistica (nel nostro paese. come si sa. durissima a morire) val la pena di ' ricordare che l'insegnamento è una pratica per eccellenza asimmetrica. Torno rapidamente ai due temi che mi propongo di svolgere quest'anno. il sabba e Piero della Francesca. Si tratta di temi molto dissimili, il che non è un difetto. C'è però un elemento comune, quello cioè di corrispondere ben poco all'immagine che molti (studenti e non) hanno ancora oggi della disciplina che va sotto il nome «Storia moderna». Studiare le radici folkloriche ciel sabba significa servirsi di documenti raccolti e elaborati da folkloristi e storici delle religioni. Parlare dei committenti e dell'iconografia di Piero della Francesca significa invadere pacificamente, con fini in parte diversi in parte simili. il campo degli storici dell'arte. A questo punto non farò l'omaggio. rituale e trito. alle ricerche interdisciplinari. Dovrebbe essere ovvio che i problemi, i problemi reali. non coincidono necessariamente, con i confini istituzionali tra le varie discipline. E la polemica di Aby Warburg contro le «guardie confinarie» della cultura è. nonostante le apparenze. più che mai attuale. Giulio GioreUo 11 corso di Filosofia della Scienza - disciplina di cui sono titolare all'Università di Milano (Facoltà di Lettere e Filosofia)- verrà quest'anno sviluppato con riferimento essenzialmente alle idee del matematico francese R. Thom, il creatore della cosiddetta «teoria delle catastrofi». Di Thom verrà pubblicata nei pri'mimesi del 1980presso Il Saggiatore, Milano - un'in- 'tervista sul ruolo della matematica nella spiegazione dei fenomeni naturali e sociali e sulla dinamica dell'impresa scientifica. Questo breve testo sarà adottato nel corso. Non ho quindi intenzione di analizzare nei dettagli la teoria matematica di Thom, quanto piuttosto di affrontare in sede filosofica alcune delle tematiche di fondo che Thom è venuto via via elaborando. Com'è possibile concettualizzare il rapporto tra cause che variano in modo continuo ed effetti discontinui? Come si articola nella ricerca contemporanea l'opposizione quantità/qualità? Come si può dare una rappresentazione formale del mutamento? È in particolare quest'ultimo problema che, per Thom, sta alla base degli altri due. Attraverso questa problematica egli è pervenuto ad individuare come cruciale problema scientifico e filosofico quello della spiegazione della persistenza di forme più o meno stabili in un mondo incessantemente sottoposto al cambiamento. Il titolo del corso, «Dialettica e Forma». allude appunto ai due poli di questa tensione essenziale e vuole anche richiamare alcuni filoni della tradizione intellettuale dell'Occidente. cui lo stesso Thom fa esplicito riferimento: da Platone a Husserl per la forma, da Eraclito a Hegel per il mutamento. Ma l'interesse maggiore sta nel fatto che. per principio asistematico e aperto. l'intervento di Thom si propone quasi come un invito a cercare nuovi modelli per comprendere fenomeni complessi che sembrano resistere alle griglie interpretative tradizionali. un invito rivolto a biologi e psicologi. economisti e linguisti, ecc. e non solo agliaddettiailavoridellematematiche pure e applicate. Si è condotti in questo modo a fare i conti con la stessa «razionalità», un tema questo che emerge anche dalla indagine storica circa le grandi svolte della scienza. Significativamente, i mutamenti concettuali del passato hanno spesso segnato la rottura degli schemi di razionalità consolidati, rimettendo in questione metodi e dogmi. P er questo, mi è parso opportuno affiancare al corso un seminario dedicato alla lettura del libro Cnntro il Metodo (tr.it. Milano. Feltrinelli, 1979) di Paul. K. Feyerabend. Nel seminario si cercherà di ritrovare, al di là della provoc 'loria proposta di una teoria «anarchica» della conoscenza, il filo di un'attenta critica alla versione empirista della dinamica dell'impresa scientifica. La scelta di entrambi i testi è altresì suggerita dalla loro vivacità e chiarezza. che offrono immediatamente spunti di discussione e di intervento. Poiché concepisco sia il çorso sia il seminario come sfrutture aperte. spero anche nella partecipazione di coloro che. da differenti punti di vista. sono interessati a queste tematiche. Oltre che della collaborazione del mio assistente (il doti. R. Maiocchi), ho intenzione di avvalermi dei contributi di colleghi e ricercatori italiani e stranieri. I corsi di Filosofia della Scienza sono abitualmente frequentati da circa un centinaio di studenti (la facoltà peraltro mette a disposizione degli studenti lavoratori anche un corso serale - con un suo specifico programma - di cui è incaricato il prof. F. Mondella) per la maggior parte iscritti al corso di laurea in filosofia. Non mancano però studenti di scienze. di medicina. di scienze politiche. ecc. Ritengo quete. il carattere specialistico della ricerca è una realtà con cui insegnanti e studenti fanno quotidianamente i conti. Lo stesso sviluppo del programma di ricerca di Thom. che è mosso da situazioni «enigmatiche» estremamente precise per estendersi a una moderna versione di una «teoria dell'analogia». è un buon esempio di come si possono mediare le due esigenze. Soprattutto per un paese come il nostro in cui sull'organizzazione degli studi si proietta ancora l'ombra di una concezione schematica e semplificatrice della scienza. che riduce le teorie a mere «ricette» per la vita pratica. P er quanto riguarda l'esame, oltre ai volumi già citati, verrà fornito un ampio elenco di testi ausiliari e di altri volumi attraverso i quali gli studenti potranno approfondire alcuni degli spunti del corso. Usualmente, lo studente è libero di scegliere uno o due testi tra quelli proposti oltre quelli fondamentali. Cerco sempre di includere sia testi filosoficiclassici sia opere particolarmente rivolte alla filosofia della scienza. Ritengo fondamentale affiancare a temi che entrano nel vivo del dibattito attuale. una dimensione storica dei problemi che si acquisisce con il diretto contatto con l'opera di grandi autori Alison Know/es, Amsterdam, Ga/erie Monet, 05.10.62. (Foto: H. de Boer) stQ un fatto oltremodo positivo che non solo giova ai rapporti degli studenti tra loro, ma fornisce uno stimolo al docente stesso. Proprio per questo. mi sembra importante che idee come quelle di Thom e di Feyerabend vengano trattate in ambiente universitario: troppo spesso una formazione strettamente specialistica inibisce la capacità di collocare i problemi in un quadro più generale e più articolato. D'altra par0110 Muhl, Braunschweig, /f>.12.69. del passato. Esercitazioni e ricerche specifiche da parte degli studenti non sono obbligatorie per sostenere l'esame, ma sono vivamente incoraggiate. Particolare assistenza viene fornita a coloro che si impegnano in ricerche del genere, sia per quanto riguarda l'informazione circa la vasta letteratura specifica. prevalentemente di lingua inglese, sia per contatti con altri istituti universitari e di ricerca. Gianni Vattimo 11corso 1979-80saràsu «L'immaginari?». ~I corso si ~ffianca_noalcuni semman, della cui organizzazione sono responsabili, insieme a me, assistenti e ricercatori che lavorano presso la cattedra di Estetica. I seminari hanno per argomento: «Estetica ed erotica» (è curato da Gianni Carchia); «Il simbolo in psicanalisi» (Fulvio Salza); ~Estetica e teoria del romanw in Bachtin» (Roberto Salizzoni); «Balàsz e la formazione dell'estetica lukAcsiana» (in collaborazione con il prof. Gianpiero Cavaglià, docente di Lingua e letteratura ungherese). È inoltre previsto un seminario di lavoro riservato ai laureandi, dove si esaminano e discutono i progetti di tesi e primi risultati. Accanto alle lezioni (tre ore settimanali} e ai seminari (ciascuno con una seduta almeno, la settimana, di circa due ore}, sono previsti quest'anno corsi propedeutici per studenti del primo e del secondo anno di Filosofia, che sono realizzati in collaborazione dei docenti di discipline filosofiche teoriche. Per gli studenti del primo anno, il corso propedeutico (due ore settimanali, accanto al corso monografico) consiste in un avvio alla lettura delle opere di Platone e Aristotele; per gli studenti del secondo anno (due ore settimanali) introduce alla léttura di Kant e di Hegel. Il gruppo dei laureandi di estetica lavora inoltre alla redazione delle schede bibliografiche e delle recensioni della Rivista di Estetica, che si pubblica con la collaborazione di vari docenti di estetica italiani e dei loro gruppi di lavoro (oltre a Torino, Bologna, Salerno, Bari, Trieste, Urbino). Si tratta di un lavoro di aggiornamento che, oltre ad essere utile agli studiosi di estetica che leggono la rivista (giacché si dà notizia dettagliata di tutto quanto esce di interesse estetico, libri e articoli, in Italia e fuori}, ha anche un indubbio significato formativo. All'insegnamento di Estetica collaborano, oltre al titolare, un assistente di ruolo, un titolare di contratto, un titolare di assegno. La frequenza alle lezioni, com'è ovvio, non è obbligatoria ma raccomandata; così pure la frequenza ai seminari. La percentuale di frequenza degli ultimi due anni è stata, secondo una stima approssimativa, del F/ux Meal, New York, Cinematheque, 31.12.69. sessanta per cento di tutti coloro che hanno poi sostenuto l'esame. Il programma d'esame comprende: una parte istituzionale, di storia dell'estetica (a cui è dedicata una delle tre ore settimanali di lezione, in linea di massima); una parte monografica. È inoltre richiesto l'attestato di frequenza a uno dei seminari; tale frequenza, però, può essere sostituita da una esercitazione scritta e dalla lettura di un testo concordato con il docente, che allora si aggiunge alla materia di esame. I testi sono: A - Per la parte istituzionale: «una» storia dell'estetica. Sono raccomandati il W. Tatarkiewicz, Storia dell'estetica, Einaudi; oppure G. Vattimo, Esteticamoderna, Il Mulino.B-Perla parte monografica: a) le dispense del corso (pronte ad aprile}; b} uno a scelta tra i seguenti testi: Aristotele, L'anima (qualunque traduzione); Vico, La scienza nuova (I 744), libro 11;Kant, Critica del giudizio, parte prima, «critica del g.iudizio estetico»; Hegel, Estetica, parte seconda: «Sviluppo dell'ideale nelle forme particolari del bello artistico»; c) un testo contemporaneo scelto in una più ampia lista che comprende autori come Sartre, Lacan, Bachelard, Foucault, Durand, Mannoni, ecc. L a scelta del tema del corso, «L'immaginario», è innanzitutto legata ai miei attuali interessi di ricerca: che sono orientati alla decostruzione-ricostruzione della nozione di soggetto nella filosofia contemporanea, dopo la critica che tale nozione ha subito da parte di Nietzsche e di Heidegger. L'immaginario appare una chiave fondamentale per affrontare tale questione. Si tratta d'altra parte di una chiave profondamente connessa con l'esperienza estetica e con la riflessione sull'arte. L'intenzione è di non lasciarsi determinare esclusivamente e prevalentemente, nel corso, dall'impostazione lacaniana; ciò esplorando prevalentemente la storia della filosofia del passato. Questo spiega la scelta dei «classici» elencati sopra al punto B. La scelta di questi testi è ispirata anche a esigenze didattiche di base: intende evitare che il discorso si concentri troppo su una discussione esclusivamente teorica, e svilupparlo in una direzione in senso largo «informativa» per gli studenti (molti dei quali, come ormai succede da alcuni anni, non hanno mai studiato filosofia prima di arrivare all'università). Lo svolgimento del corso sarà cosl articolato in due momenti principali: una introduzione teorica che discuterà principalmente autori contemporanei: Sartre, Husserl, Heidegger, Lacan, il Foucault della prefazione a Le éve et l'existence di Binswanger; e uno svolgimento essenzialmente storico, in cui si risalirà allo sviluppo della nozipne di immaginazione nella storia della filosofia, con riferimento prevalente, ma non esclusivo, ai classici elencati al punto B. Nei seminari, alcuni-come «Estetica ed erotica» e di simbolo in psicoanalisi> - sono strettamente connessi al corso monografico; altri, come quello su Bachtin e quello su Balész e LuUcs, hanno da fare piuttosto con l'approfondimento di alcuni momenti significativi della storia dell'estetica contemporanea. N on ho particolari giustificazioni teoriche da offrire circa la validità e l'importanza del tema del corso nel quadro della cultura attuale e dell'università in particolare. Mi pare che la sua legittimità didattica sia sostenibile: a) in relazione al discorso sviluppato nei corsi degli anni passati, che hanno toccato, ad esempio, l'estetica di Adorno e il rapporto tra estetica ed ermeneutica -, mirando sempre a indagare il significato dell'esperienza estetica in relazione al pensiero in generale, e la portata dei mondi «altri> creati dagli artisti in rapporto all'esistente; b) in relazione al fatto che il tema scelto consente un sufficiente movimento nell'ambito della storia del pensiero,mettendo in giocouna rilevante messe di informazioni (il che, con i tempi che corrono, mi pare un requisito essenziale); e comporta inoltre escursioni in zone e autori abbastanza remoti, almeno in parte, dalla cultura corrente di oggi: anche questo mi pare un requisito essenziale per un corso di discipline umanistiche, che dovrebbe contribuire a rompere !a crosta di «astoricità> sotto cui gli studenti, sempre più, sembrano vivere.

Crisfiiscalec, rissiociale James O'Connor La crisi fisc:ale dello stato Torino, Einaudi, 1977 pp. 307, lire 5.400 Jan Gough cl.a spesa pubblica nel capitalismo avanzato,. in: D capitale e lo stato Verona, Bertani, 1979 pp. 157-226, lire 5.000 Oaus Offe dniziative popolari e riproduzione della forza-lavoro nel tardo-capitalismo,. in: Lo stato nel capitalismo maturo Milano, Etas Libri, 1977 pp. 205-219, lire 5.000 Oaus Offe dngovernabilitb. Lineamenti di una teoria conservatrice della crisi in: Fenomenologia e società n. 5 (1979), pp. 54-65 (trimestrale, solo in abbonamento, un anno lire 10.000). Antonio Negri cStato, spesa pubblica e fatiscenza del compromesso storico,. in: La forma stato Milano, Feltrinelli, 1977 pp. 223-272, lire 5.000 O gni stato capitalistico moderno spende assai di più di quanto realizzi, se limitiamo la validità di tale asserzione ai semplici consuntivi di bilancio. Perché, con quali conseguenze e quali vie d'uscita? Tale è in sintesi il tema di fondo su cui si interrogano James O'Connor e Oaus Offe, analizzando le funzioni economica e politico-sociale della spesa pubblica e le implicazioni contraddittorie del suo continuo aumento. cSpesa pubblica,. è infatti, come tale, un problema che non si riduce semplicemente ad economico in senso stretto, ma che assume immediatamente due aspetti: fiscale e sociale, quest'ultimo di ben più ampia portata. Entrambi si collegano al ruolo dello stato nelle moderne economie capitalistiche (o tardocapitalistiche, per usare un termine caro ad Offe). Un ruolo in sostanza duplice, di supporto strutturale all'accumulazione del capitale e di agente di legiltimazione del sistema e coesione delle sue componenti. La natura del concetto di spesa pubblica si rende manifesta proprio a partire da tale duplicità: lo stato spende per offrire servizi che indirettamente accrescono il capitale sociale complessivo e sono pur sempre investimenli (indirettamente produttivi). Spende tuttavia sicuramente di più per assicurare altri servizi, il cui scopo ultimo è la conservazione della pace sociale, che per loro stessa natura richiedono un esborso assolutamente improduttivo in termini di profitti. Tra i primi si possono annoverare i parchi industriali costruiti in base a finanziamenti statali, le assicurazioni socia)i che cmigliorano le capacità della forza-lavoro, diminuendo nel contempo i costi del lavoro,. (O'Connor, p. 11). Trasporti e spese per l'educazione possono in qualche modo rientrare nella medesima categoria. La pubblica assistenza, sviluppatasi enormemente ad esempio nei paesi anglosassoni, rientra invece nell'ambito delle spese improduttive, o spèse di leggittimazione. Lo stato si trova cosl doppiamente condizionato ad allocare esborsi: dal capitale monopolistico, il quale preme affinché gli vengano assicurati quei servizi che indirettamente accrescono il saggio di profitto; dalle spinte sociali che, forti di uno standard crescente e irreversibile di bisogni e di ccoscienza morale,., inducono un continuo aumento di spese per il controllo istituzionale di tali meccanismi. senza il quale il sistema complessivo non potrebbe reggersi. Ora, ogni bilancio che si voglia definire capitalisticamente cin pareggio,. richiede per definizione un volume di entrate perlomeno pari alle uscite. In ciò lo stato entra fiscalmente in crisi, poiché queste ultime aumentano più rapidamente dei mezzi atti a finanziarle. Essi derivano essenzialmente dalle forme di tassazione e dai meccanismi monetari con cui il potere politico tenta di assicurarsi, direttamente o meno, un determinato volume di introiti statali. Nel lungo periodo tuttavia la crisi fiscale si approfondisce, anziché risolversi. Quanto alla tassazione è ovvio, nonostante l'efficacia di alcune misure ideologiche al riguardo, che una politica fiscale troppo esosa debba alla fine fare i conti con la sua stessa legittimità. Le manovre monetarie e inflazionistiche. almeno dopo il '70/71, sono causa ulteriore di crisi fiscale. Incidendo sul gettito tributario, esse provocano una stretta sul bilancio delle entrate oltre che contrazione di domanda aggregata e conseguente aumento di disoccupazione e sottoccupazione. Altro; per reperire risorse, lo stato del capitale 'sociale' non può fare: gli è di fatto impedito di comportarsi coerentemente come capitalista tout court, cioè di realizzare direttamente profitto con industrie proprie, poiché in tal modo farebbe concorrenza al capitale monopolistico. Esso si trova inoltre impossibilitato ad effettuare tagli proprio in quelle voci del bilancio che gli consentirebbero in qualche modo di pareggiare il prezzo crescente della.legittimazione. Si tende cosi, all'interno del sistema economico complessivo, a una socializzazione sempre maggiore dei costi di capitale, proprio in virtù del ruolo di mediazione dello stato, e ad una creazione di surplus, che resta pur sempre oggetto di appropriazione privatistica. In ciò la crisi è sociale. poiché lo stato, a causa dei costi sociali che il bilancio stesso impone, non sembra essere più in grado di assicurare l'armonia necessaria alla riproduzione allargata del rapporto di capitale. Spesa pubblica, crisi fiscale, crisi sociale. La dialettica, appena abbozzata, è in realtà assai complessa. Stato, cittadino-forza-lavoro, capitale monopolistico e concorrenziale ne costituiscono gli agenti. La riproduzione della forza lavorativa sociale e del rapporto capitalistico di produzione il campo. La modalità con cui uscire dalla «crisi della gestione capitalistica della crisi» la posta in gioco. U11u liii/ti, /Jra1111.1dm·,•1g, I (1. I .!.hY. O'Connor: Verso un «complesso sociale-industriale»... «Un libro importante, che rappresenta il primo tentativo sistematico di parte marxistadi dar contoall'esplosione della spesa pubblica dopo la seconda guerra mondiale». Cosi è stato definito da Jan Gough La crisi fiscale dello stato di James O'Connor. L'autore. applicando categorie marxiane desunte soprattutto dal secondo libro del Capitale. riesce a scomporre il concetto di spesa pubblica in una serie di forme. ognuna con effetti diversi e contraddittori sulla riproduzione complessiva del rapporto di capitale. Danieie Comboni Spesa pubblica è per lui capitale sociale. che assume sia la forma di investimento sociale (capitale costante sociale) sia di consumo sociale (capitale variabile sociale). e spesa sociale. Il primo è produttivo. sia pure indirettamente. La seconda. riferita a ciò che più sopra si definiva prezzo della legittimazione. al contrario non lo è. Se considerata da questo punto di vista, la spesa pubblica perde già l'aspetto di un tutto indifferenziato, mentre cominciano a definirsi anche i problemi che possono emergere al riguardo. Ad esempio la funzione di duplice rapporto, indispensabile e reciproco, tra l'aumento degli esborsi statali e lo sviluppo del capitale monopolistico (rapporto che peraltro rende insostenibile la tesi secondo cui il settore statale si sarebbe sviluppato solo a spese di quello privato); la contraddizione funzionale all'interno dello sviluppo tra settore monopolistico e concorrenziale; il rapporto diverso con lo stato tra cittadino-forza-lavoro e sua espressione sindacale. nei tre differenti ambiti: monopolistico, concorrenziale e statale; la funzione di disturbo di una politica troppo smascheratamente antipopolare e la conseguente 'necessità' di far fronte ad una continua domanda di servizi sociali, con continue allocazioni di natura improduttiva. Con l'aumento della spesa sociale e dei costi salariali statali in misura più che proporzionale a una produttività in termini di profitti estremamente scarsa, risulta quindi sempre più problematico per lo stato ricorrere per autofinanziarsi a ciò che O'Connor chiama «dividendo dello sviluppo>, generato indirettamente dagli investimenti in capitale costante e variabile sociali. Ancora dunque, e più profondamente. crisi fiscale. Soluzione? Per O'Connor, in linea di principio, soltanto il socialismo. Pur rimanendo alternativa presente lungo tutto lo svolgersi del discorso, esso è comunque considerato logica esterna allo sviluppo, sempre in prospettiva. Soluzione interna e possibile, anche se non automatica. è invece il «complesso socialeindustriale», modello di integrazione economica e soprattutto sociale, che potrebbe essere l'unica via per rovesciare la tendenza alla crisi fiscale dall'interno di uno schema capitalistico di riproduzione del sistema. Le spinte verso una soluzione di questo tipo come pure le difficoltà della sua realizzazione sono manifeste già fin d'ora nella società tardocapitalistica. Presupposto fondamentale rimane comunque l'integrazione, pur sempre, avvertita come prius ineludibile per qualsiasi politica di tipo deflazionistico. Il complesso sociale-industriale consisterebbe di fatto -in un'alleanza ancor più marcata tra stato e grandi monopoli, per stimolare un aumento di produttività in entrambi i settori e frenare costi e prezzi. Ciò implicherebbe tuttavia una redistribuzione delle priorità di bilancio attualmente a vantaggio del settore monopolistico, con un maggiore sforzo di integrazione dei settori concorrenziali della forzalavoro e della coscienza sociale che essi esprimono. La creazione di posti di lavoro per disoccupati e sottoccupati avrebbe inoltre lo scopo di ridurne gli effetti destrutturanti. In altre parole: un progetto di integrazione ulteriore rispetto al momento attuale della forza-lavoro complessiva, mediato dallo stato. con un recupero 'dal basso' alla causa dell'accumulazione di profitto monopolistico di quegli strati legati a forme concorrenziali o liminali di produzione di capitale. con un indebolimento dei relativi gruppi di pressione o di potere (ad esempio, negli USA, il Congresso). li problema irrisolto è quello da cui eravamo partiti: fine ultimo del complesso sociale-industriale è pur sempre sciogliere la contraddizione tra funzioni di accumulazione e di legittimazione nello stato, indotta dai bisogni di riproduzione, individuale e sociale, della forza-lavoro complessiva. Offe: in0azione delle pretese e riproduzione collettiva «Inflazione delle pretese» è un termine di Offe, assai appropriato per definire i meccanismi che provocano una dicotomia tra attese-rivendicazioni della società civile e capacità degli organismi del potere costituito di esercitare direzione politico-amministrativa. La cosiddetta ingovernabilità deriva proprio dal fatto che il potere, con gli strumenti tradizionali a sua disposizione, ha perso il controllo sulla riproduzione: le pretese nel sociale superano di molto le sue possibilità fiscali e politiche. Offe problematizza i nessi tra spesa sociale e riproduzione della forza lavorativa, tra ingovernabilità e accumulazione. estendendo l'analisi dal piano della crisi fiscale a quello della crisi sociale. Analizzando le recenti teorie della crisi di ispirazione conservatrice, egli evidenzia come tutte riconoscano nella difficoltà di istituzionalizzare i conflitti di classe (più che di eliminarli) la radice del problema e come tendano ad una soluzione perlopiù pragmatica, per diminuire il sovraccarico di responsabilità dello stato ed elevarne le capacità direzionali. L'effetto può essere ottenuto in due modi. spesso complementari: o riducendo le esigenze' altre' nel sociale con meccanismi politici di 'filtraggio' che decidano, in base a una scala di valori non fissa ed ideologizzata ma prettamente pragmatica, l'irrazionalità o meno di certe spinte; oppure mediante l'elevazione della percentuale statale nel prodotto nazionale lordo per mettere in grado lo stato. con un'adeguata strategia amministrativa, di superare la crisi fiscale. Si insiste sull'ingovernabilità come impossibilità di canalizzare il sociale e sullo svuotamento di programma di partiti politici e sindacati, tendenti a garantire una generica «affezione al lavoro del tutto spoliticizzata». Ciò a fronte di meccanismi che vanno ben oltre la semplice riproduzione della forza-lavoro in quanto tale. Per l'accumulazione sono infatti necessarie riproduzione semplice della forza lavorativa e riproduzione allargata del rapporto di capitale, contemporaneamente. Ma per mantenere anche soltanto la stessa forza-lavoro, sia in termini di servizi (bisogno erescente di educazione, formazione. riqualificazione individuale e sociale. comunicazione e riposo). sia in termini di predisposizione dell'atteggiamento ideologico affinché essa si possa riprodurre in base alle esigenze di valorizzazione del capitale, si pagano costi sempre crescenti. Essi sono tra l'altro accentuati dal fatto che il capitale sociale e il suo stato tenderebbero a riprodurre soltanto forza lavorativa come tale e non quelle forze che, non rapportandosi immediatamente al mercato del lavoro istituzionalizzato, costituiscono un ulteriore elemento di disturbo sociale e fiscale. Il problema si complica ulteriormente con il sorgere delle cosiddette «iniziative popolari». cioè quelle pratiche per migliorare i «settori in cui la forza-lavoro e l'esistenza non vengono riprodotte attraverso atti d'acquisto individuali (salari) ma collettivamente (l'abitazione, il trasporto delle persone e il traffico, l'educazione, la salute, il tempo libero, ecc.)» (Offe, Lo stato nel capitalismo maturo, p. 212), Alla lotta sul salario, che segue perlopiù canali istituzionali o facilmente istituzionalizzabili, si affianca un accumulo di pretese anche da parte dei settori «garantiti», ch'é- influenzano enormemente la domanda di servizi. È la lotta per·il salario sociale sul piano della riproduzione collettiva della forza-lavoro. contro «il soddisfacimento dei bisogni individuali stabilito istituzionalmente» (p. 216). «Salario sociale contro lo stato»? Come muoversi dentro la crisi e quale atteggiamento assumere per fondare un discorso teorico che risolva le contraddizioni e le superi in termini di classe? La risposta più ovvia sarebbe: porre l'accento sulle emergenze nel sociale, organizzarle, approfondirne la separatezza. Rendere manifeste con la pratica crisi fiscale, ingovernabilità, contraddizioni in seno alla spesa pubblica. per accelerarne la tendenza. Con Negri (La forma stato, p. 265): «salario sociale contro lo stato», ovvero «esasperare le contraddizioni che su quel terreno la direzione capitalistica prova» (p. 266). E ancora: «Last but not least: a partire dalla considerazione della spesa pubblica, si possono dunque cominciare ad unificare indicazioni tattiche e linee di strategia di lotta, ma soprattutto si può cominciare a rilanciare un'analisi della composizione politica della classe, con particolare attenzione agli strati nuovi che insieme vengono investiti dalla socializzazione del modo di produzione e dalla proletarizzazione delle loro condizioni di vita e di lotta» (pp. 268-9). Last but noi least, tuttavia! Se infatti ingovernabilità e crisi fiscale derivano dal conflitto tra la pretesa di riproduzione politica della forza-lavoro complessiva, in contràsto con la riproduzione privata del capitale, cioè dal conflitto di classe tra lavoro salariato e capitale nella sua accezione più ampia, non sembra ancora emergere chiaramente neppure a questo punto la soluzione del problema di fondo. Offe è molto chiaro su questo. La crisi stimola infatti sia opposizione radicale, con l'insorgenza di bisogni antagonistici, sia d'altra parte integrazione e adattamento. Cosa che del resto sembra altrettanto dimostrata. Ciò che rimane è quindi un 'ulteriore serie di domande. A fronte di un irreversibile approfondimento delle contraddizioni n senoallaspesapubblica e al ruolo dello stato, fino a che punto l'acutizzarsi dell'inflazione delle pretese può bloccare seriamente il meccanismo complessivo dell'accumulazione? È legittima l'automaticità di una risposta del tipo «salario soc\ale contro lo stato» quando è pur sempre questo contro ad essere un problema? In altre parole: quale valore d'uso sociale non è anche e sempre, per il capitale, valore di scambio sociale?

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==