da questo deriva la sua insistenza in un modello di sviluppo continuo. fatto di accumulazione di tante piccole innovazioni e perfezionamenti che secondo lui hanno valso aumenti di produttività maggiori delle grandi invenzioni. In questo polemizza con Schumpeter. uno dei pochi economisti attenti al peso delle tecnologie. perché egli si fissa soprattutto sulle innovazioni che fanno epoca. Se invececi si affaccia nel XX secolo ed in Europa diventa più difficile negare all'interno di questo continuo la presenza delle fratture indotte da un diverso ruolo dello Stato. di un diverso rapporto con le scienze. Ma di quale natura è tale rapporto in Rosenberg? Lo stadio conoscitivo raggiunto nelle discipline scientifiche particolari limita la possibilità di innovazione tecnologica nel senso che essa non può essere la stessa in tutte le industrie. Distinguendosi in questo da Schmookler che sostiene invece come la offerta di invenzioni sia perfettamente elastica. cioè basterebbe investire nella ricerca industriale per ottenere tutte le invenzioni necessarie. Schmookler in un libro del 1966 aveva infatti mostrato un'alta correlazione tra le invenzioni nel settore dei beni capitale e le vendite alle industrie che ne fanno uso. Ma perché trattare le scienze come un dato. una variabile indipendente? t proprio perché possono costituire un limite ad una impellente (rispetto al mercato) necessità di innovazione tecnologica che esse hanno sempre di più richiamato l'attenzione dei gestori del processo produttivo. Fatto tanto più evidente quanto più ci si avvicina ai giorni nostri e si pensa alle somme destinate alla R&D. t diventato sempre di più necessario dall'800 ad oggi. per lo sviluppo della produttività. avere a disposizione un serbatoio di tecnologie rifornito a sua volta da un serbatoio di conoscenze scientifiche particolari. Il serbatoio di tecnologie è costituito dalle industrie dei beni capitali (a partire dalle macchine utensili) e va riconosciuto a Rosenberg ilmerito di fissare l'attenzione particolarmente su questo settore chiave per l'istituzionalizzazione (tramite il mercato) del cambiamento tecnologico. Mentre con le parole di Landes: «[... ] uno dei principali stimoli della tecnologia moderna è nella libera immaginazione; l'autonomia della scienza pura e l'accumularsi di un serbatoio di conoscenze vergini, insieme col patrimonio sempre più ramificato delle tecniche sperimentali. hanno offerto uno spazio sempre maggiore alla fantasia creativa» (p. 8. il corsivo è mio). Anche dal lato scientifico il serbatoio va costruito e se ci rivolgiamo alle nuove istituzioni di ricerca (prestando attenzione a chi le finanziava e perché) si trova che il processo è particolarmente evidente 7tella Germania degli anni '20. come svolta significativa rispetto ai successi conseguiti dalla politica scientifica precedente. Non si tratta più di stimolare lo sviluppo delle scienze direttamente legate alla produzione. ma di istituzionalizzare quella relativa autonomia che consenta alle università ed agli istituti di ricerca di portare al massimo la produttività adatta a riempire continuamente il serbatoio. In tal modo si vengono a selezionare quelle teorie scientifiche generali più adatte a garantire la produzione di una grande quantità di risultati: lo schema algebrico in matematica. quello quantistico in fisica. Il nuovo assetto a serbatoi comunicanti risolve il paradosso di una ricerca scientifica contemporanea che appare (e pretende di essere spesso) completamente autonoma. mentre contemporaneamente intride di sé il processo produttivo e la vita di tutti. Il rapporto tra le scienze e le tecnologie. che un tempo era individuabile con relativa facilità tra i filosofi naturali e gli artigiani o tra i chimici e gli industriali tedeschi. non è dunque venuto affatto meno. si è piuttosto rafforzato ramificandosi. Ha bisogno di mediazioni e quindi è divenuto l'oggetto di una politica: scientifica. tecnologica. istituzionale. statale e culturale. Già culturale. perché i produttori che riempiono il serbatoio con le loro ricerche fanno parte anche di un contesto culturale e reagiscono ad esso. P er tale ragione diventa importante capire anche quale dibattito attraversava gli accademici e gli intellettuali tedeschi e quale ruolo di mediazione vi svolse la repubblica di Weimar. Sia la raccolta a cura di Maldonado che quella di Cacciari vanno in tale direzione. Come reagi l'idealismo tedesco all'impero esercitato dalle macchine e con le macchine? Come il movimento di razionalizzazione industriale. che all'interno della crisi postbellica teneva alta la produttività (Landes. p. 511. 565. 567. 612...). scambiava segnali con gli accademici e gli intellettuali che si raggruppavano intorno alla Kultur od alla Zivilisation. all'Anima od alla Meccanizzazione cercando talvolta di conciliarle? Walther Rathenau è il personaggio chiave che rimpolpa la coerenza conflittuale del processo generale qui evidenziato ben al di là delle analogie intuibili fra le categorie dello Spirito tedesco. Erede dell'impero industriale della società elettromeccanica AEG. due volte ministro a Weimar prima che i fascisti lo assassinassero. partecipe inmodo conflittuale della più classicacultura tedesca. cantore del «secolo della razionalizzazione» e del capitalismo meccanizzato (Maldonado. p. 183. 185). individua nel 1920 l'esigenza per la Germania impoverita dalla sconfitta. «di servirsi di nuovi metodi di produzione» per aumentare «l'effetto utile di questo lavoro al più alto livello possibile». Ed aggiunge che esiste un pericolo: «[...] è il pericolo del crollo della nostra cultura. Non dimenticate. signori. che la forza della Germania era basata sul fatto di aver fondata tutta la nostra economia sulla scienza poiché la tecnica non è null'altro se non scienza applicata» (Cacciari. p. 149-50). De Solla Price per caratterizzare. minimizzandolo. il rapporto tra le scienze e le tecnologie. ha parlato di danzatori che pur muovendosi al suono della stessa musica. usano passi differenti. Freeman criticandolo osserva che dopo 1'800 almeno alcune danze sono guancia a guancia. Rosenberg riferendosi a Marx (p. 130) parla di matrimonio tra la scienza e l'industria. Anche se. come abbiamo visto. risulta un matrimonio di interesse. qualche volta andranno pure a letto insieme con reciproca soddisfazione. Certo si è che le scienze e le tecnologie non vanno intese come categorie astratte ed eterne le cui relazioni siano statiche. ma come gli elementi dinamici di società in evoluzione e rivoluzione. Tracciarne la storia risulta compito troppo importante. come dice Rosenberg. per essere lasciato ai soli economisti. ma bisogna aggiungere subito che non va lasciato neanche ai soli scienziati: si tratterebbe di riuscire a superare le attuali divisioni disciplinari. Ha da essere inoltre una storia critica perché. come sostiene Benjamin nelle Tesi di Filosofia della Storia. «articolare storicamente il passato non significa raccontarlo "come propriamente è stato". Significa impadronirsi di un ricordo come esso balena nell'istante di un pericolo [...]: di ridursi a strumento della classe dominante». R I V I s T A s E M E s T R A L E di p s I e A N A L I s I CY TWOMBLY Catalogue raisonné des oeuvres sur pap1er par YVON LAMBERT avcc un ccxcc dc ROLAND BARTHES Volume VI 1973 - 1976 aulthip1& edizioni Serie numerata da 1 a 1.500 222 pagine. 236 riproduzioni, formato cm. 24 x 34, lire 65.000 ADALBERTO BONECCHI .Pratica analitica e sovversione del soggetto. ERMINIA LONGINOTTI .Le vicissitudini della domanda in un'istituzione. FRANCESCO PAZIENZA .Matematica di un passo. ANTONIO BARBI .Sofistiche proustiane: una traversata. IVANA CORTELAZZI .Ai bordi dell'immagine. ALEN CARRARO .Poesia. Teatro di un incontro. FRANCO ARDEMAGNI .Pieghe del rituale.
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