italiana: come un'opera che ne esprime compiutamente la natura libertaria. il pensiero marxista e la cultura civile e scientifica. La particolare esperienza italiana di lotta contro il capitale. condotta per vent'anni dentro e .fuori le grandi organizzazioni. ha maturato davvero una possibilità nuova e più larga di capire e di intervenire nei processi storici e sociali di liberazione. Sembrerebbe che i problemi del socialismo e del suo avvenire possano essere studiati meglio qui da noi. nel vivo delle lotte. attraverso disarmonie, scontri. rinunce, e sul terreno della democrazia ogni giorno da contendere. che non in uno stato socialista che con i suoi istituti. norme e comportamenti finisce per ombreggiare e limitare il campo di indagine. 11 libro si compone di nove capitoli centrati sui nodi del viaggio. sui fatti cruciali. alcuni decisivi, avvenuti durante la permanenza dell'autore (in Cina per lavorare come insegnante di italiano in una "unità di insegnamento" di Shanghai) per un arco di 14mesi fra il giugno '76 e l'agosto ·77. e anche sui passaggi più ardui del percorso mentale di accompagnamento degli uni e degli altri. La narrazione di ciascun capitolo infatti è inframmezzata e conclusa da corsivi nei quali la Masi riconsidera i punti salienti della vicenda, il senso degli incontri, delle letture. delle visite, con un recitativo inquieto e pungente che tuttavia raggiunge sintesi di grande significato storico-ideologico. La narrazione non resta mai inerte dentro il proprio oggetto, collocatavi come un altro degli elementi rigidi di 'quel' fatto, ma agisce sopra e intorno scomponendolo e ricomponendolo in molti modi, per coglierne il senso più gremito e contagioso. Accanto l'incessante, interiore macina di dubbi, dati, sentimenti svolge una pellicola che riconosce e fissa i moti delle grandi verità sistematiche come di quelle più minute dell'umano. Il libro va dalla speranza di una adesione politica alla costruzione del comunismo in Cina. che arrivi a sostanziare l'ori1!inalc adesione affettiva portata dalÌa Masi. teorica validissima del "maoismo." allo sconforto che via via monta davanti al rilievo cd all'essenza dei fatti che costituiscono l'oggetto dei capitoli centrali: Il luttoIl colpo di Stato - L'umiliazione. La conclusione è nella disillusione dei capitoli finali: Capodanno - Primavera - Putredine. Le ultime note sono di una amarezza profonda, per giunta amplificate da un sentimento d'amore più tradito che svuotato. Il loro tono, per qualche tratto addirittura sprezzante, può anche far sorgere il dubbio che tutto il diario abbia perseguito costantemente la soddisfazione di un pessimismo preesistente, maturato dall'autore attraverso esperienze individuali e storiche megative, comunque bloccate o soffocate nelle conclusioni. Ma questo sentimento pessimista non riguarda soltanto, come non colma del tutto, l'animo della Masi. Non si tratta di pessimismo storico e nemmeno di una tendenza psicologica e mentale ormai piegata verso il negativo e il rifiuto; ma piuttosto di un sentimento ansioso e problematico e insieme molto esigente quale è quello che agita le coscienze di coloro che sentono anche come compito personale l'urgenza e i problemi della trasformazione della realtà sociale. La Masi segue la vivacità e l'impazienza di tale sentimento lungo un'incalzante sequenza, anche ripetitiva, di confronti e di analisi; ma ne supera la spinta verso l'astrazione solitaria e furiosa proprio per la forza dei mezzi dottrinari e letterari che impiega nella scrittura. Il libro diventa un'opera di insegnamento e di liberazione, ma anche uno strumento originale nella realtà politica e culturale della sinistra laddove si caratterizza con la ricerca delle ragioni e dei modi della lotta di classe anche dentro la Cina comunista. L a Masi mette in primo piano l'analisi dei programmi economici e di tutte le conseguenti operazioni organizzative e lavorative e sempre per giungere alla loro misura finale con la rappresentazione dei modi e dei rapporti di produzione. A che cosa e perché si lavora in Cina? Ma, anche, in che modo e attraverso quali rapporti di produzione? Allora, giustamente, il colore del gatto diventa rilevante, addirittura decisivo, come la cattura del topo e la destinazione del suo bene. Le motivazioni. la forza. i comportamenti della destra o della sinistra non vengono visti e dichiarati nel e per principio ideologico e nel e in senso politico. ma colti e misurati nei grandi fatti della trasformazione economico-sociale del paese. Niente può definire meglio l'identità di destra del gruppo al potere dopo Mao di questo episodio: "l'anno scorso Deng venne a visitare a Shanghai l'impianto petrolchimico. dove era stato fabbricato un nuovo camino nel tempo record di settanta giorni invece dei cento dello standard internazionale. Chiese come avevano fatto ad accelerare la costruzione. e gli fu risposto che erano stati triplicati i turni di otto ore di lavoro. e si era lavorato ventiquattro ore su ventiquattro. Lui aveva osservato: ma in questo modo avete impiegato per la costruzione non settanta giornate lavorative ma settanta per tre. cioè duecentodieci invece di cento" (p. 122). Di contro dalla stessa pagina e dalle seguenti emerge la precisione degli operai nel giudicare la fabbrica. la società e il valore del proprio lavoro rispetto all'una e all'altra. Il loro giudizio è importante per comprendere il contesto e i motivi della rivoluzione culturale. Questa infatti muoveva dal principio che gli operai erano ancora considerati strumenti per la produzione, esattamente come nel sistema capitalistico. e che per rompere questa verità opprimente. come per costruire una società senza classi. occorreva lottare in modo rivoluzionario anche all'interno del partito e della società cinese. "Gli operai hanno il testo del 'Programma'. Il programma non è stato scritto personalmente da Deng. ma elaborato sulla base dei suoi articoli, e poi rivisto e approvato da lui. Nel corso della critica. ci sono state opinioni discordanti: la maggioranza respingeva il "Prog·ramma". basandosi sulla propria esperienza passata; alcuni lo rifiutavano solo in parte; altri erano a favore di regolamenti rigidi, con mansioni fisse e responsabilità individuale per il lavoro nelle singole mansioni. A questo orientamento si sono opposti alcuni vecchi operai. che avevano avuto esperienza della disciplina capitalistica in fabbrica. I regolamenti hanno carattere di classe. non possono essere gli Questi punti di contrasto. aggiungono. esprimono la lotta fra le due linee. che c'è stata in passato e ci sarà in futuro" (pp. 123-4). Il corsivo seguente ragiona intorno a questi problemi e sviluppa la verità delle affermazioni degli operai soprattutto in confronto a quelle del buon sensismo deviazionista sull'interesse "di tutti" alla produzione e all'accumulazione di ricchezza. molto simili a quelle che noi ben conosciamo in bocca alla nostra classe dirigente da 30 anni. E noi sappiamo anche bene che in realtà la produzione e la accumulazione capitalistica non migliorano la qualità della vita della società strumentalizzata e tanto meno la sua libertà. Procede la Masi: "Tuttavia la condizione di penuria della società cinese rende impraticabile la lotta stessa per il comunismo senza una previa costruzione di una base materiale adeguata. È l'argomento già di Liu Shaoqi. e oggi di Deng contro la sinistra" (p. 127). Ma l'esigenza semplice. immediatamente economica. di tale argomento è quella che fa sorgere la contraddizione tra la volontà di edificare il comunismo e una costruzione economica e culturale che all'interno di questa volontà continui a svilupparsi sui presupposti del mercato. della divisione del lavoro manuale e intellettuale. della divisione oggettiva in classi: e la Cina può essere indicata come un 'altra prova della rilevanza storica di tale contraddizione. L'assenza di presupposti borghesi realizzati avrebbe dovuto addirittura facilitare il compimento della rivoluzione e la costruzione del comunismo. ed è proprio per questo che tanti dalle zone del sottosviluppo come dai ghetti dell'industrialismo. avevano guardato con fraterna speranza alla Cina: la Cina povera e bianca di Mao. Invece la destra cinese ha continuato a pensare per anni, anche sotto Mao. e oggi opera scopertamente per fare della Cina chiamata pur sempre comunista una potenza industriale e militare secondo il modello borghese (e revisionistico). La strada allora non è più né povera né bianca. ma ridiventa quella ardua e rigida dello sfruttamento del lavoro. con il miraggio finale del benessere che via via si nega e si tremmo chiamarla noi) che fissa l'obiettivo "comune" e "nazionale'' delle quattro modernizzazioni: dell'Agricoltura- dell'industria -della Difesa - della Scienza e Tecnica. Il programma generale allontana e sfuma la dottrina e le parole di Mao mentre enfatizza le forze produttive. Tanto che il capitalismo internazionale riconosce il senso di quelle direttive. fiuta il nuovo grande affare. e si presenta subito a dare una mano: Carter come Pierre Cardin. Intanto all'interno occorre come sempre mascherare le realtà della fatica. dell'alienazione. della burocrazia con la manipolazione culturale. Lo svisamento e quindi l'attacco contro la rivoluzione culturale sono il primo tratto dell'azione politica di sostegno all'accelerazione dello sviluppo industriale e perché questo sviluppo possa trovare come altrove nel mondo cosiddetto avanzato l'ambiente adatto alla sua salute corporale e mentale occorre che la sua regola diventi statale. Cosi scatta inevitabile il "Colpo di Stato." Hua Guofeng non ha certo la statura e il prestigio di Mao per impedire la pratica fusione fra stato e produzione. ma se in giro i giovani della rivoluzione culturale. gli operai della industria. possono avere qualche dubbio e costituire comunque un ostacolo. la ragion di stato non tarda a intervenire per reprimere e punire. Vengono sollecitate le componenti più meschine della coscienza popolare: il gusto della malignità. i pregiudizi. l'idea della politica come intrigo personale e di palazzo. l'occhio alla serratura per spiare la vita privata. il giuoco delle parolette e dei significati deformati e delle allusioni ("io la so più lunga di te"). l'invidia. la xenofobia. L'antipatia verso questo o quel dirigente per motivi magari spregevoli. La menzogna. l'incontrollabilità della menzogna (nel momento in cui nessuno oserebbe smentirla). Calpestare come impotente chi volesse fare appello alla ragione. Mao Tse-Tung va già scomparendo. almeno nelle intenzioni di una parte. Su alcuni dazibao se ne scrive come di "un povero vecchio manovrato dai quattro malvagi" (p. 174). S'alza a questo punto il sipario sul grande teatro della banda dei quattro. Antonio Porta, "Elogio del Cannibalismo." Attori: Paolo Bessegato e Valeria Falcinelli stessi in qualsiasi società. I regolamenti in vigore prima della rivoluzione culturale legavano le mani agli operai e riducevano il loro spirito di iniziativa. Alla fine della discussione generale, si sono definiti alcuni punti centrali di contrasto fra Deng e gli operai; vengono espressi con degli interrogativi: • L'impresa è in primo luogo unità di produzione, o base della dittatura del proletariato? Nella gestione ci si deve fondare sugli operai o su pochi tecnici? La produzione deve essere promossa con incentivi materiali o mettendo la politica al comando? Per lo sviluppo si deve contare sulle porprie forze, o correre dietro gli stranieri a passo di lumaca? Lo scopo della produzione è il profitto oppure il soddisfacimento dei bisogni del popolo? concede secondo le abili quanto scoperte manovre del capitalismo. Dirà più avanti, a p. 322, la Masi: "lo scontento dei nemici di Mao è oggi, ridotto all'osso. per un tasso di sviluppo troppo basso nei confronti degli altri paesi soprattutto capitalistici. Questo giudizio assume come modello il processo di industrializzazione che la borghesia mise in atto in Europa e riproduce oggi nelle aree dipendenti, con la conseguente ideologia dello sviluppo; e si muove nell'ottica della competitività e nella prospettiva dell'egemonia - valori mutuati anch'essi dalla civiltà borghese." E eco intanto puntualmente il "Programma Generale per il lavoro di tutto il Popolo e di tutto il Partito". con una nota aggiuntiva (posulle sue malefatte e sulle sue manie. "Dalle voci che girano e ricomponendo i frammenti di notizie dei vari dazibao. e specialmente da uno affisso all'istituto e subito coperto. risulterebbe la seguente possibile ricostruzione dei fatti: in un primo tempo, Hua Guofeng non sarebbe stato contro i quattro. ma in una posizione non chiaramente definita. In seguito all'avanzata della sinistra si sarebbe però giunti a un confronto: allora la fazione dei quattro moderati (Hua Guofeng) si sarebbe alleata con la destra (ex-Liushaoquisti e tecnocrati: Deng). I quattro. in accordo coi quadri di Shanghai avrebbero deciso allora di armare la milizia e di organizzare una resistenza operaia contro la destra. I vari contatti (telefonici ed epistolari, oltre ai viaggi) denunciati dai dazibao come complotti si riferirebbero a questo momento, e così pure le automobili (con armi?) mandate nelle fabbriche. I dirigenti di Shanghai avrebbero deciso di non comunicare la delibera sulla nomina di Hua a presidente. di armare la milizia. di utilizzare la radio e i due giornali locali per attaccare la destra. di mobilitare gli operai. Ma gli altri avrebbero messo l'esercito in stato di mobilitazione n. 1 e arrestato i quattro" (p. 179). La vicenda del ·'Colpo di Stato" è il nodo cruciale del libro. Alla conclusione della lunga analisi che l'autore gli dedica. comincia la discesa de "L'umiliazione" e degli altri capitoli durante i quali il discorso si fa più intimo e doloroso anche se non perde mai la ragione politica. La Masi enumera con tristezza. ma anche con indignazione tutti i trucchi della destra al potere per cancellare i vent'anni di storia precedente e con essi quasi tutta l'eredità di Mao. Si enfatizza Ciu-en-Lai e la sua ministerialità avveduta. si trasmette al popolo un'immagine distorta della rivoluzione culturale. che viene rappresentata proprio negli stessi identici termini in cui. da noi e in tutto l'occidente. l'aveva rappresentata la svariata e dipendP.nte cultura del capitale: un insieme di stupidità e arroganza. un pierinismo scolastico frenetico non ancora in possesso del controllo pieno della lingua. delle mani e degli sfinteri. È interessante seguire nelle pp. 287 e seguenti il modo in cui vengono m,mm·r.11cle fit!Un:di Ciu e di Mao. proprio secondÒun copione di stampo prettamente occidentale. La ragione vera che ~la prevalendo e che ormai informa tutto è la priorità assoluta della produzione. Non per niente la Masi chiude il corsivo seguente con: "Quanti oggi dietro Io schermo della lotta contro la banda dei quattro si adoperano a capovolgere la politica di Mao sembrano non comprendere che adeguarsi alla logica dei padroni del mondo e assumere come valori fondamentali il profitto e la potenza equivale a scegliere la subalternità per l'intero paese. e a potenziare e sviluppare sopraffazione e ineguaglianza al suo interno. Dietro la direttiva "non cercare l'egemonia" - di diventare cioè grande potenza fra le grandi potenze - c'era non utopia ma un estremo realismo. Ed era la sola compatibile con l'opposizione al potere di classe all'interno" (p. 294 ). "Le fabbriche non sono solo luoghi di produzione di merci, ma devono anche fondare rapporti di produzione socialisti," scrivono nella stessa pagina gli operai sempre più soli. Trova certo più legami e alleati in giro nel mondo l'attuale classe dirigente al potere. proprio nel riconoscimento della necessità dello sviluppo e della sua priorità politica. Insieme aumentano le cerimonie e le rappresentazioni statali e di partito delle conquiste sociali e culturali. come delle aperture e delle amicizie internazionali. Ma da quella posizione di sudditanza, che appare tutta nel momento inevitabile in cui si debbono sommare beni e stimare valute. i sorrisi e i complimenti che si raccolgono sono tanto condiscendenti e così profondi da ritrovare perfino vecchi affetti coloniali. "Lo spirito colonialista non è estinto. In questo periodo fiorisce a nuovo fra sinologi di varia estrazione. mascherato di tutti i colori della democrazia, da quella liberale a quella piccista. I sinologi colonialisti amano il momento nazionale, e magari nazionalpopolare. Si preoccupano dei guasti nella produzione provocati in Cina dalle follie dei quattro e si congratulano per i cento fiori. Solidarizzano coi burocratelli gratificati dall'esser presi per intellettuali perseguitati, e anche con dei poveri vecchi scrittori e artisti, che furono effettivamente perseguitati e sono ora strumentalizzati in modo vergognoso. Si congratulano che venga espulsa la politica dalla scuola, e sorridono benevoli alle rappresentazioni delle minoranze nazionali che, in gruppo e in costume, danzano, agitano fiori. cantano. sorridono e si dimenano. "Come sono cari. belli e simpatici questi selvaggi (due volte selvaggi, perché non moderni e non pluralisti}- pensa il colonialista - e come sono bravi ora che hanno smesso di 'distruggere i templi' "• (p. 458). Per continuare a essere degni di queste lodi e per risalire la loro corrente fino alla pienezza del consenso e dello sviluppo paritario si può arrivare a lodare Pinochet, a considerare Tina Anselmi. e con una civetteria 'di sini-
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