dice ..patto sociale." ha ostacolato di molto ogni convergenza oppositiva secondo le analisi avanzate. Ma va chiarito che cosa è oggi il movimento. Non è solo quello operaio rivendicativo. allargato; né. ritengo. un ..altro" movimento operaio. e non è certo ciò che in passato veniva opposto al "partito." È un'emergenza viva di contributi di lotta e di ricerca. da collettivi e comitati di massa con avanguardie interne. è insieme coagulo e luogo di riferimento dei gruppi e piccole organizzazioni. pur differenziate articolatamente (come. in utopia. nel parco di Londra o nei tavolini entro Berkeley nel '65). Entro esso arrivano anche quelle che Offe chiama "iniziative popolari": gli aggiustamenti minimi "violenti" (esproprianti temporaneamente) dei ritardi del centro verso i settori periferici con abbandono fino al degrado (cfr. Klaus Offe. Lo Sraro nel capiralismo maruro, Milano, Eras libri 1977 - p.205 e seguenri). Del libro di O' Connor ove risulta la sua breve prefazione a cui ci siamo semplicemente riferiti. si può dire in generale che è una rassegna e raccolta dei suoi primi contributi. compreso un suo compendio del grosso saggio La crisi fiscale dello Srato. Si tratta di lavori che risalgono agli anni sino al '73 e '74; intendiamo tornarci su. O' Connor presenta la sua formazione derivante in parte dai maestri della Monthly Review, Sweezy e Baran. che pure egli critica. e in parte costituita da un suo proprio sviluppo del marxismo e della stessa teoria del plusvalore: con esemplificazioni adatte al pragmatismo americano. lui dice. seguendo l'espansione di una impresa di canapa indiana ... (ed ecco una perla di questo pezzo divulgativo: "il principio del plusvalore è un principio ragionevole e non solo insensata propaganda"). La punta del libro sta in un esame delle "conglomerate" (o imprese con linee di produzione apparentemente - e a volte effettivamente - non collegate) e del loro rapporto con le multinazionali: configurandole. differentemente dall'analisi di altra estrazione (operaista per esempio). come non diversificate strutturalmente dai punti espressi nel libro di Lenin sull'Imperialismo. disprezzato dagli specialisti. Si tenga conto che la novità o meno delle imprese "multinazionali" è sul piano analitico e teorico la chiave di volta della compativilità o insufficienza delle categorie del marxismo per lo studio dei fenomeni economico-sociali di oggi (e per la valutazione dello stato moderno. come è noto. investendo la problematica anche delle forme di lotta). Per Negri criticando Negri Mettiamo qui una barra. nel nostro discorso. che può avere altri svolgimenti successivi; e consideriamo taluni aspetti in riferimento a Negri. Che ci interessa per tutto il suo lavoro. che è il corrispettivo italiano di tali esempi; con sue diversificazioni; e insieme ci preme nella gravissima situazione della primavera '79 in Italia. tutta ancora da analizzare, in cui egli è imputato con la sua intera biblioteca. Per il lavoro di Negri. a nostro avviso occorre considerare - come minimamente ho fatto - il processo elaborativo della nuova sinistra matura. traendone motivi nuovi: il mutamento di fondo dell'ottica di critica e opposizione nello stato moderno; l'alto livello - al contrario di quanto si crede - del nuovo pensiero politico e della nuova analisi nel mondo occidentale: a confronto del chiuso della diatriba dello Stamokap (i teorici oggettivistici del capitalismo monopolistico di stato) e della retrività post-resistenziale di tanti democraticisti. L'impatto con Negri. che è inevitabile a ogni suo lettore. ha varie cause. anzitutto. La maggiore è che ci troviamo con lui di fronte a un "po/irico," con esperienza ventennale diretta di lotta proletaria di base. Ciò non si ammeHe ora per l'evidenza scarsa dei cosiddetti "gruppuscoli." che sono le formazioni politiche di nuova sinistra: esigue non perché stupide o incapaci. ma inevitabilmente tali nell'epoca dei mass-media, con differenziazione fratturata fra le conformizzazioni dei grossi gruppi di potere (anche partitici) e i gruppi di ricerca. sia politici che intellettuali. assai corrosi. ma con loro percorsi. e costituenti il movimento stesso. Essi hanno riprodotto nello scorso decennio il classico periodo '20-'30. in parte con serialità ripetitiva. in parte con verificazione. é si può parlare solo di piccoli gruppi dissidenti. Valuteremo la conseguenza di ciò proprio esaminando l'apporto di egri. Aggiungo ·ubito che a me non risulta che egri come politico sia carismatico e perciò con grande influenza immediata; purtroppo sono riusciti così solo i demagoghi e quindi - mancato in modo disastroso un coinvolgimento trasformativo della sinistra storica - i capi militari. Pure un certo tipo di elaborazione marxista non è concepibile più dalla cattedra. è autentico solo con partecipazione attiva al movimento e confluenza in esso. L'altro elemento d'impatto. di difficoltà di approccio. che è contrario e combinato. risulta in Negri da un 'accademicità della scrittura. L'alto sapere giuridico del Nostro (più ancora che filosofico) si manifesta linguisticamente. nel procedimento di pensiero. come impasto. Non dico le note dal tedesco. ma il ventaglio sotterraneo di referenze. che si sente circolare. Con ciò. intendo che Negri ha propri caratteri. da tenere presenti. come ogni autore ha i suoi. Ma occorre per lui ammettere che c'è stato in Italia e nel mondo. fra il '45 e 1'80. la conseguenza della riapertura e completazione dei testi del marxismo e anche della maturazione interna centrale del secolo: lo sviluppo di un pensiero rivoluzionario. che eredita ma non ha direttamente come retroterra la resistenza. Una linea di questo pensiero è. certo. il filone delle riviste politiche dagli anni '60 in poi. È sembrato anni fa che Negri fosse alternativo a Tronti. come prolungamento rovesciante dell'operaismo involuto; la loro fortuna in diversi periodi induce questa visuale; ma ora pare. senza diminuire altri vari apporti. che Negri sia il teorico più rilevante che è partito dall'operaismo italiano. Se ci si rifà. quindi. all'operaismo classico europeo. si sa bene che è proprio il leninismo (il filone centrale della tradizione marxista) l'avversario scelto dei consiliaristi. olandesi. Gorter. Pannekook. ecc. (vedi Catalogo Feltrinelli). Ciò è evidente in tutti questi teorici del ventennio. che prediligono le masse al partito e oppongono all'organizzazione il principio della "composizione di classe" (coagulo orientativo-comportamentale che non si disciplina in modo chiuso rispetto ai livelli della "spontaneità": tenendo pur conto che secondo Lenin questi livelli non sono l'opposto ma il grado primo dell'organizzazione). Non è strettamente così in Negri ed è essenziale la precisazione relativa. Occorre per lui tenere presenti i valori oppositivi specifici del criterio di legittimazione. e il rapporto col movimento. come ho già detto. Egli riporta simili esigenze anche nella concezione del suo metodo di lavoro e in quella della politica proletaria: esclude l'organizzazione che si legittima e si chiude in se stessa; critica ogni rischio di istituzionalizzazione nell'antagonismo politico-sociale. nella pratica di lotta (un suo vecchio scritto polemico di gioventù è "il partito come istituzione." invece che come strumento. ed è leninista). Negri osserva tutt'insieme con puntualità anticipata il percorso del sistema e dello stato. Che chiama "Statopiano" per dire Stato con programmazione e quindi Stato assistenziale. nel periodo post-keynesiano in cui esso interviene come imprenditore e cliente. e a regolare i connitti. Poi di questo segnala la "crisi": ed è il punto. con uno scritto su tale tema. in cui egli si diversifica più di tutti dal Potere Operaio. dove una certa concezione di organizzazione di classe non rompeva i nessi fra stalinismo. da una parte. e leninismo e maoismo dall'altra. e configurava la realtà ancora nei termini degli anni '40 e '50. Intanto come organizzatore di cultura Negri porta in Italia con libri collettivi la problematica delle multinazionali. Ma il suo nodo più sottile è in quella esigenza critica. Con essa identifica e descrive i fenomeni di antagonismo sociale. insubordinativo e comportamentale. non coscienzialistico. che si definiscono "autonomia" (rottura verso l'ulteriore integrazione in corso e verso l'accettazione di marginalità). Questo è il punto più frainteso: persino dai teorici più giovani che. nell'estenuante e a poco a poco confuso dibattito interno dell'autonomia. usavano magari Negri per contrastare con lui. Con quella critica·Negri intendeva superare la passività dei soggetti sociali di tutti gli strati operai e proletari dentro un'istanza militante organizzata in senso tradizionale come partito. Ma non si va. con quella critica. non si deve andare. alla dispersività endemica attuale dei quadri e delle forze giovanili: che è il grave errore degli anni ultimi. dopo il giugno '76. in una tensione oppositiva nuova e superiore alle forze esistenti. Cosi è andata sommersa la stessa "autonomia organizzata." attraverso iniziative sparse di segno assai dubbio. dove decade e sfuma la posizione. Cosi mi pare. (Ma ciò che si Alberro Moravia, "Lui è lui." Attori: Paolo Bessegaro e Silvano Piccardi aÌfa0b;~t~ ·~'. 'i giug~~"'r9791iagin~ '',(' vuole impedire nel futuro è forse anche la capadtà di centralizzazione prospettivistica del pensiero di egri). L"altro motivo principale e anti-legittimistico che va da egri ricavato. semplificando. è forse definibile come rilievo analitico esteso di tutte le spinte sociali insubordinative. È stata così larga e viva l'attenzione della nuova analisi mondiale verso tutti gli strati sociali. avviando un dibattito ancora apertissimo. che per effetto è accaduto: I) in generale è andata sospesa l'impalcatura delle categorie marxiste. sia perché poco esercitata in quanto parco ufficiale. sia perché è più svelto il criterio empirico; 2) particolarmente l'apporto di Negri. con sua propria analisi. suo vaglio delle analisi. proposta politica relativa. è stato conduttore in Italia. Vengono di qui le più sensazionali e correnti indicazioni che in termini di slogans sono: la "fabbrica diffusa" e !'"operaio sociale." S'intende per esse quanto segue. A) Il processo lavorativo segmentato. con piccole fabbriche ad alta tecnologia. decentramento produttivo. lavoro nero. e generalmente "economia sommersa." Talune di queste nozioni descrittive sono diventate correnti. almeno in campo sindacale. e trovano anticipazioni informative in Negri; mentre il termine "fabbrica diffusa" è già non oggettivistico ma militante: vuol dire che tutti i lavoratori operanti in tali settori sono proletari. entro il processo di proletarizzazione crescente che è del tardo-capitalismo. 8) Viene indicato come "operaio sociale" ogni strato. e anzi ogni soggetto sociale. nella sua propria attività di lavoratore-merce (con rivendicazioni complesse relative). Tale estensione proletaria. a chi definisce ancora "piccolo-borghese" lo studente o la donna casalinga. può sembrare assurda; ma parlare oggi di strati piccolo-borghesi è tardivo. La definizione e funzione negriana fa arco teso- in anticipo- fra il classico operaio di fabbrica che non abbia assunto professionalità (diventando operaio specializzato. OS) e l'operaio-massa alla catena. immigrato. degli anni '60. e il proletariato dei servizi attivo nelle lotte oggi. e persino quello delle "carovane" prossime. nella mobilità già passata oggi. e infine il lavoro proletarizzato stesso della scuola e di tanti altri apparati statali in rigonfiamento. li collegamento è un sogno. Chiarito tutto questo. si può dire che il caratteristico leninismo incerto di Negri consiste nel sostenere che il rapporto dell'organizzazione tradizionale di classe col proletariato centrale di fabbrica costituisce non un principio ma un riferimento storico verso il solo "strato agente" del periodo capitalistico classico. E oggi occorre identificare gli altri strati attualmente agenti. Ora. io ritengo che sopra queste articolazioni rilevanti e certamente discutibili dell'apporto di Negri si siano invece installate presso di lui una serie di tensioni. d'implicazioni. di accelerazioni. di sbavature. che costituiscono un'incoerenza. Mi ricordo di averglidetto e ripetuto (proprio come una volta per altre ragioni facevo con Pasolini. che rivoluzionario non era): non scrivere. per un poco. lascia precipitare gli elementi essenziali della tua esperienza di lotta pratica. dottrinaria e riflessiva. misurandoli. Mi pareva infatti che. rispetto all'ultimo capitolo della Forma stato. l'opuscolo li dominio e il saboraggio, scritto in periodo di viaggio fuori casa. fosse insoddisfacente. quasi con svincolo dal materialismo marxista (pure !"'auto-valorizzazione" e !'"auto-determinazione" somigliano alle spinte ribellistiche e alla scelta politica. di memoria leninistica). Pochi aspetti possono essere addotti qui. nel modo conversativo che occorre. di questa superfetazione di egri. che smangia e complica il suo testo. Soprattutto il suo soggettivismo. che non esito a dire cieco. Non si può valorizzare Keynes col motivo. in fondo. che egli considera esplicitamente le decisioni del capitale come risposte all'iniziativa dal basso. di classe e di massa; e con ciò? Non basta. Non si può ritenere che tutto quanto il capitale fa è una risposta sempre più tardiva all'iniziativa della classe operaia; e questo è. esasperato. il classico spostamento senza dialettica che è proprio dell'operaismo. Ora i militanti vengono così disorientati nell'analisi della situazione. Oggi occorre invece che sappiano ripiegare. nella sconfitta parziale di oggi. per darsi un'altra prospettiva. E inaccettabile inoltre l'esasperazione dell"'antilegalitarismo." benché in funzione non militarista. Spieghiamoci. Certo. oggi che è dominante una sorta di marxismo legale. democraticistico e statalista. si. può ammettere almeno che fra "i marxismi" storicamente c'è pur quello delle forme di lotta che Lenin approva (1899 e 1914). E peraltro le forme di lotta. che Negri ricorda. forse ripigliano piuttosto elementi luxemburghisti (o anzi di Liebknecht). Ma in quale situazione e in quale orizzonte? non è forse assurda oggi questa via? e non critica egli stesso assai marcatamente ogni aspetto di militarismo? Su un impianto abbastanza in sé rigoroso. sono troppe le contraddizioni che Negri. per eccesso di passione o di attenzione agli altri. tollera aggiuntivamente. È erroneo in Negri il desumere dai Grundrisse (testo marxiano apparso nel '68) tesi d'immediatismo della classe. con uso quasi di profezia. in una convinzione di maturità del comunismo. senza "tappe." Negri non va d'accordo. per tale trasvalutazione. col risultato dello studio più accurato della genesi del concetto marxiano di capitale. quale emerge per esempio in Rosdolski o Reichelt. È incoerente in Negri l'accettare il tipo di lotte che è caratteristico degli Stati Uniti. come attuale qui. Dove altri teorici di estrazione operaista vedono in esse un atteggiamento di massa non partitico che si rivela utile secondo loro nel contesto capitalistico avanzato. egli ci vede piuttosto un'estremizzazione fondativa. Il suo percorso ideale-pur con globalità di livelli di lotta sociale. politica. culturale. che tiene sempre insieme - è a rovescio: dal!' Estremismo al Chefare; quasi ossessivamente alternativo a ogni revisione o riduzione riformistica. rinvia anche ogni prassi organicista e organizzata. Al punto che la sua stessa analisi. in sé contenente una giusta attenzione. poi nell'eccesso tendenzioso e nell'uso accelerativo diviene sbagliata. Il giornale si sfoglia e si spiegazza ... a cercare: chi s'impiglia, ragazzo; chi sono quelli presi (innominati ancora), chi chiuso va, per un dito o parola ... Una strertoia al perto, l'angustia del futuro, il furore, appena compresso, fanno uno scuro, attorno al cranio, a reperire la norizia d'inchiesra... FrancescoLeone/li (da una poesiascrilladurantegli arrestinel- /' estate '78)
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