P,t,gettazione è unaparola Ludovico Belgioioso Intervista sul mestiere di architetto Bari. Laterza. 1979 pp. 178. lire 4.000 La nuova tariffa professionale in L'ardiitetto n. 10-11 (1978) I o non voglio parlare qui delle speranze riposte nell'onnipotenza della tecnologia. delle sofisticate tecniche di previsione. o delle utopie che continuamente vengono lanciate da gruppi di architetti per una città futura più funzionante. o più "umana". un attributo quasi ironico nelle nostre condizioni. Vorrei affrontare temi molto più correnti. questioni di mestiere molto concrete. temi molto meno fantascientifici. a partire dall'osservazione che il futuro della progettazione è già deciso da oggi per molti anni a venire: si tratta di riconoscerlo in mezzo alle cose presenti. Progettazione è una bella parola p;:r un architetto. possiede una irrequietezza che parole come "composizione architettonica" non suggeriscono. è una parola che fa pensare. nonostante la pesante operazione di ideologizzazione che questo concetto ha subito con ilmovimento moderno. agli aspetti di immaginazione concreta. operaia. del nostro mestiere. un'idea di attività che (nonostante le gravi complicità della nostra classe professionale in termini di vera e propria patologia della città e del territorio) produce anche qualcosa di diverso della semplice merce. inoltre provoca un senso di unità intenzionale. di un principio necessario a ricomporre le tante diverse attività a cui fa pensare oggi la parola architetto: un "principio Speranza" come direbbe Ernst Bloch. o una "sostanza di cose sperate" come diceva Edoardo Persico. lo credo che un esame anche molto schematico della condizione concreta in cui lavoriamo possa facilmente rivelare che in Italia la progettazione non ha un grande futuro. o almeno. che le sue sorti sono molto incerte. Questo cercherò di dimostrare. cucendo insieme alcune osservazioni su difficoltà che tutti coloro che lavorano nel campo della progettazione incontrano quotidianamente. cercando insieme di far emergere un po' di contorni in questa figura confusa di architetto moderno. Questo esame cercherò di condurlo da tre punti di vista: quello dello sviluppo della cultura del progetto. quello dei modi di trasmissione della cultura disciplinare e quello del mercato del lavoro del progettista. dei suoi poteri. limiti. e responsabilità. È chiaro che questi tre punti di vista sono separati artificialmente. ma che la loro interrelazione è tanto fitta da far ritenere spesso arbitraria. solo di comodo. tale separazione. L'insieme di questi motivi interagisce per rapporto a un contesto che si esprime verso i problemi del progetto in termini di sistema di bisogni. L'espressione "sistema di bisogni" è in certo modo congelante ed in parte anche falsa poiché i bisogni fanno sistema oggi soprattutto dal punto di vista del capitale; mi piacerebbe parlare invece di strategia del desiderio fondato sul bisogno. ma sarebbe veramente improprio nelle nostre condizioni di appartenenti ad una società vastamente difensiva nei confronti delle proprie istituzioni. È necessario premettere che è avvenuto un notevole cambiamento nei rapporti reciproci tra progettazione e bisogni sociali dall'inizio del movimento moderno ad oggi; si potrebbe dire che si è passati da una ideologia dei bisogni sociali. costruita a partire dalla disciplina architettonica. ad un sistema di bisogni (sia pur sempre ideologici. ossia guidati e formalizzati dalle istituzioni al potere) costituiti per la disciplina dell'architettura e a cui essa deve rispondere. Il primo atteggiamento descrive come. in una situazione di avanguardia. gli architetti moderni abbiano essenzialmente proiettato la loro visione disciplinare del mondo sino alla costruzione di un bisogno sociale largamente ipotetico. il cui contenuto ideale oltre che pratico era poi la base dell'azione disciplinare. Ciò ha dato luogo a molti articolati atteggiamenti ancora ben vivi oggi nel modo di fare architettura. Il bisogno sociale in architettura affermano alcuni (e questa è la posizione ufficiale delle sinistre politiche) è un sistema istituzionalizzato di mete di civile progresso da raggiungere: esso è leggibile confrontando le condizioni di sviluppo di un gruppo sociale con altri considerati più avanzati che si costituiscono come mete da raggiungere. sia pure criticamente. Il problema da risolvere è. in generale. la compatibilità di tali mete in termini di mezzi tecnici e costi sociali compatibili con il concetto di profitto nel caso di regimi capitalistici. compatibili con la globalità del reddito nel caso dei regimi socialisti: compito della disciplina è di mettere in atto le proprie risorse (tecniche distributive. di previsione. di costo. organizzative e di decoro civile) per il raggiungimento di Biglang di numeri direttamente Nanni Balestrini 7 111.l!!!!it 1 I tf;'l) a To;[ Negri a contrarsi a espandersi a formarsi alba del al calore al centro alla velocità all'inizio allontanandosi a loro volta al principio a/tema fasi apeno e apparente attese a un ceno punto , caos c'è il nulla che anzi creò che ha cominciato che ha dato luogo che ha pervaso che la assorbisse che occupò che mota che separa cioè luce contraendosi cominciare con ritmo con tale violenza continuamente contro l'altro con velocità correre attraverso gouando l'uno creando lo da dove è venuto dal tempo zero da spezzarsi del gran bollito della fine totale dell'armonia della superficie di condensarsi di fuoco dimensioni d'improvviso di nascile di sabbia diventerà di vita di vuoto è aperto e assoluta e chiuso è compressa e concentriche è cosi alta e di morti e gradualmente è inconoscibile e infir.ito emette un è possibile espandendosi esplosive finalmente finì per fino a raggiungere formando frammenti freneticp generò girano intorno gli oggetti grad11almente gravitazionale questi scopi. La tradizione del movimento moderno ha già indicato (da questo punto di vista) nella forma più adatta gli elementi disciplinari per l'avanzamento: si tratta di procedere in questo senso. poiché la ridiscussione radicale del sistema dei bisogni rischierebbe di costituirsi come un blocco di ogni attività progressista. Altri ritengono che l'architettura in sé si costituisca come bisogno sociale (è la posizione che comprende la vecchia sinistra stalinista e alcuni difensori rigoristi dell'autonomia disciplinare). nella misura in cui ogni società vuole rappresentare il proprio sistema di valori attraverso il monumento collettivo. che riassume. nei tratti permanenti del proprio consistere. speranze progressiste e tradizione storica del gruppo sociale. Al polo opposto alcuni sostengono che l'architettura è essa stessa una "forma ideologica" non solo per il suo strutturale legame con l'istituto. ma anche in rapporto al fatto che i bisogni ambientali possono essere soddisfatti soprattuttcr in termini di programma. di previsione e. fisicamente. dissolti nelle azfoni del design; anche come riduzione o scomparsa del modo di essere in quanto figura fisica di quella certa esigenza. Le tecnologie avanzate permettono (soprattutto nelle forme della miniaturizzazione e dell'informazione) di considerare la disciplina architettonica come una disciplina di ·•tife conditioning"; la "firmitas" vitruviana è diventata cosi mobilità. la "venustas" il modo della comunicazione di massa: è la posizione di alcuni gruppi della neo-avanguardia. dei metodologi e dei difensori del design sistematico. Infine per molti architetti. fedeli alla tradizione dell'avanguardia. il sistema dei bisogni per essere deve coincidere tendenziosamente col sistema dei desideri soggettivi come critica alla etero-direzione: ciò si esprime come critica all'istituto (alle forme architettoniche che lo esprimono concretamente in termini tecnici. tipologici. di figura. di organismo e cosi via) o come sforzo di identificazione rispetto a valori o classi sociali altre e diverse. oppure come costruzione di un'utopia circolare che dall'architettura (spesso anche ingenuamente) investa l'intera gerarchia del campo sociale. B isogna pur dire che l'altro degli atteggiamenti prima descritti. quello del sistema di bisogni formalizzati per l'architettura. è oggi decisamente il più consolidato. nonostante e contro i vari tentativi di controllo dal basso come nuova risposta al rapporto cliente-architetto (advocacy planning, design awareness, ecc.) e nelle scuole di architettura tutto il dibattito intorno alla "committenza alternativa". Anzi questo sitema di bisogni arriva sul tavolo del progettista a un livello sempre più altamente formalizzato sia che questo si presenti sottoforma del regolamento. dello standard (che presuppongono un sistema istituzionalizzato di mete da raggiungere) sia che venga fornito come norma orientata puramente dai mezzi di produzione. sia che si presenti come programma. manuale di regole dove tutto il ciclo è accuratamente previsto sino ai suoi possibili livelli di comportamento nell'uso. In sintesi esso è volto a ridurre rigorosamente il non previsto. l'inutile allo scopo. al preciso bisogno prima indotto e poi da soddisfare. È assolutamente ovvio. anche se occorre ricordarlo per fare un passo nel nostro discorso. che si sono spese molte parole vere intorno a quella che è stata chiamata la natura ideologica del bisogno. natura ideologica della coartata espansione di questo sistema di bisogni. Meno affrontata è invece nel nostro oampo disciplinare la natura istituzionale ed in questo senso ideologica del sistema di bisogni, Su di essa poggia per esempio il codice formale con il quale distinguiamo la casa di lusso da quella popolare. la concezione distributiva di ogni istituzione chiusa. dalla scuola al manicomio. la stessa gerarchia. nominazione. successione apparentemente naturale del nostro alloggio: sull'ideologia del bisogno in termini di priorità è fondato lo sviluppo assurdamente diseguale delle varie infrastrutture sul nostro territorio nazionale. il privilegio di cui godono alcuni servizi (per esempio il trasporto su gomma) rispetto ad altri e cosi via. Si prenda a campione il successo internazionale del lavoro che i designer italiani hanno avuto negli anni sessanta. successo accompagnato dalla contrazione dello sviluppo delle idee e delle realizzazioni sul campo per esempio dell'abitazione a basso costo. o del disegno della città (in cui l'intervento pubblico ha subito una progressiva. paurosa contrazione negli ultimi dieci anni. Il design italiano copre una geografia molto precisa e ben delineata di campi di azione. che coincide in generale con quello dei consumi privati. che è fondata su un preciso sistema di squilibrio all'interno della nostra nazione. e soprattutto fa riferimento a un mercato precisamente selezionato sul piano sociologico: una specie di interha una temperatura la inconcepibile non ha senso il colore la loro diaspora non la vediamo il loro moto lampo nulla di quanto il mostruoso la rappresentazione nuovamente il ritmo l'arcobaleno o chiuso immaginando la risposta è oscillante impedendole la stessa distanza paragonabile a in accordo la storia per congelamento incapace di la temperatura per essere in così poco la terribile per prevalere in esso contenuto le dimensioni per rarefazione infinitamente l'energia per solitudine in grado di l'espansione pieno di luce iniziata l'esplosione più probabile in ogni direzione l'estensione più tardi in orbite limitato pressapoco in quei primi l'ipotesi primo mistero in reciproco lo scenario primoriliali intercorrono ma non con gli occhi proiettato interrogandoti meno di un granello qualche istante miliardi di qual'è la velocità milioni quale sarà Il mille volte quando il sole in una eterna molto rapidamente quanta materia in 11n 11nicoposto morirà questo inizio inversa muta radiazione iperdenso nei primi istanti rallenta istanti nella disaggregata resisrere i suoni nella palla riciclato la domanda nell'eternità sarà definitiva la grande a11rora noi stessi scagliate lontano alfabeto,rl.\ 2, giugno I 979 pagina,J 7 nazionale della cultura piccolo-borghese. Questi bisogni ideologici istituzionali sono tanto radicati da essere considerati bisogni irrinunciabili. da trasformare lo stesso desiderio in una sorta di bisogno fantasmatico; vengono addirittura a far parte delle rivendicazioni che persino i sindacati portano avanti e tuttavia fondano la loro consistenza sulla mancanza di una coscienza della gerarchia razionale dei bisogni sociali. In un certo senso è il verificarsi di quella che Galbraith chiamava "la seconda povertà" ossia. in mezzo all'abbondanza dei '>isogni indotti. soddisfatti dai consumi dei beni privati. la scarsità di quelli elle sono chiamati "beni e servizi sociali". È. per un certo verso. la dimostrazione di una sconfitta delle tesi che hanno visto per molti anni la metodologia progettuale come strumento per la formazione di una nuova razionalità della produzione e il suo passaggio dal furore morale al praticismo funzionale. è la sconfitta di quello che è stato chiamato il "performance design". cioè l'efficienza della prestazione del prodotto per rapporto all'esigenza collettiva. Non credo che occorra spendere molte parole per sapere che questa sconfitta non è casuale. ma appartiene alle contraddizioni strutturali entro le quali noi muoviamo. anzi. per un certo verso è il prezzo della consistenza fisica del progetto. è la condizione stessa di lavoro del progettista. S i è anche molto parlato- e vale la pena solo di ricordarlo-di questo ruolo che ·potrei chiamare strutturalmente "collaborazionista" dicolui che progetta. Di fatto il progettista lavora sempre dentro a un contesto altamente istituito e senza questi riferimenti la progettazione non potrà muoversi; il progettista non può agire senza un certo grado di integrazione. e per questa sua stessa condizione viene man mano marginalizzato proprio dall'istituzione per ciò che riguarda le decisioni strutturali. Per lavorare bisogna attuare un certo rapporto di integrazione. ma questo rapporto di integrazione è tanto più efficiente quanto più il nostro lavoro è periferico rispetto ai centri di decisione. quanto più cioè il progetto è meccanicamente dedotto dalle condizioni del programma. Questa doppia condizione di integrazione e di marginalità accompagna la crisi di trasformazione della condizione del lavoro professionale. Come avviene oggi la trasformazione del nostro lavoro professionale? scaldando se a questo punto se invece è chiuso senza incontrare senza limiti si addenserà sia infinito si allontana si aprono fra si formerà silenzioso si muovono si raffreddano si ricombinano snervanti sperimentali splenderebbe torna sui suoi trasparenti tutta la materia tutto era tutto lo spazio una grande un attimo prima uniformemente un immenso un'istantanea vedremo verso il rosso vertiginosamente
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