Baudrillaroddellaseduzione Jean Baudrillard O sistema degli oggetti. Milano. Bompiani. 1972 pp. 263. lire 3.000 Per una aitica dell'economia politica del segno. Milano. Mazzotta. 1974 pp. 232. lire 2.900 La società dei consumi. Bologna. il Mulino. 1976 pp. 293. lire 2.800 Dimenticare Foucault. Bologna. Cappelli. 1977 pp. 107. lire 2.500 All'ombra delle maggioranze silenzi~ se ovvero la morte del sociale. Bologna. Cappelli. 1978 pp. 92. lire 2.500 Lo specdtio della produzione, Milano. Multhipla. 1979 pp. 160. lire 5.000 Lo scambio simbolico e la morte Milano, Feltrinelli. 1978 pp. 264 L. 10.000 Produzione e seduzione L'ultima opera di Baudrillard tradotta in italiano (Ali' ombra delle maggioranze silenziose ovvero la morte del sociale, 1978) si concludeva denunciando l'ingenuità del pensiero "sociale e socialista" che, in un'epoca solo apparentemente tramontata, aveva fatto della società una realtà visibile e trasparente, sottovalutandone lo statuto immaginario e simulacrale, abisso che assorbe ogni segno ed ogni senso senza poter essere mai rappresentato, e dunque assoggettato, manipolato o "salvato." E in Oublier Foucault (1977), Baudrillard accusava i "desideranti" (Foucault, Deleuze, Lytoard) di cadere in un fraintendimento analogo: conferendo una realtà congetturale al Potere, nel caso di Foucault; facendo del desiderio un'istanza positiva e produttiva in quello di Deleuze e Lyotard. Società, Potere, Desiderio sono un sistema di simulazione; trascurandone il carattere immaginario, ne perdiamo la vera potenza e ci lasciamo ingannare dal mito fondatore del capitalismo, la produzione (residuato di altre "mitologie bianche" dell'Occidente: la verità, la profondità, il senso). Queste, a grandi linee, le tematiche che definiscono l'opera di Baudrillard, dai primi lavori sulla società dei consumi ai più recenti scritti sulla seduzione (la finzione generalizzata) come alternativa alla produzione. Ocapitalismo secondo Baudrillarde i "desideranti" Proponendosi come alternative ben più rusées del marxismo (liberate dai vincoli umanistici e utopici che rendono le forme classiche di sovversione sempre meno credibili, e, forse, auspicabili), le teorie di Deleuze, Foucault, Lyotard sarebbero fondamentalmente solidali con il potere. In Foucault esistono solo metamorfosi del Potere che tuttavia permane in quanto assioma (Dimenticare Foucault, pp. 67-68); in Deleuze e Lyotard la "critica edipica" della psicanalisi si fonda sull'assoluta preminenza dell'ermeneutica psicanalitica (ibid.. p. 79): l'assiomatica generale dell'inconscio, del desiderio, del potere non muta, e viene anzi riconfermata da chi ne fa la pierre de touche di ogni vera sovversione. La perfetta collusione fra potere e desiderio fa dimenticare la natura specifica di entrambi(ibid .. p. 73). Attraversoquesto estremo sotterfugio un potere moribondo da sempre - da quando, almeno, si è spogliato delle proprie dimensioni simbol che e trascendenti per divenire politico, mescolandosi così all'empiria del sociale-viene rafforzato dai suoi critici. All'analitica del potere Baudrillard oppone un commentario dell'irrealtà di ogni dominio nell'età attuale del capitalismo. Se infatti si è per molto tempo assistito a un potere divino e inconoscibile (anche nella forma di trascendenza molto mondana della burocrazia) che governava una massa onnipresente. visibile e censibile. ora il fenomeno è capovolto. Il potere della "massa" incontrollabile e irrappresentabile è il correlato positivo dell'autodistruzione del Potere divenuto politico e dispersosi nella quotidianità della "partecipazione." (All'ombra delle maggioranze silenziose, cii.. p. 42). La forza implosiva della massa che assorMaurizio Ferraris zione di oggetti. laddove ormai si manipolano solo più segni: misconoscendo questo fantasma. la "rivoluzione molecolare" sarebbe l'estremo bagliore di un sistema espansivo-esplosivo smentito dai fatti (All'ombra delle maggioranze silenziose. cit.. p. 67) politicamente molto rischioso perché resuscita. sebbene con intenti apparentemente opposti a quelli del capitale. la mitica e la mistica della produzione. Lo specchio della produzione Denunciare questo mito costituisce il proposito più generale di BaudrilNanni Balestrini, "Mille/una." Mimo: Valeria Magli, voce: Demetrio Stratos be tutto senza trasmettere nulla realizza una sorta di utopia rivoluzionaria capovolta e immediatamente attualizzata; distruggendo la cultura che ha in fondo sempre odiato, e vanificando i progetti della politica cui è sempre estranea - se non nell'astrazione rappresentativa della "coscienza di classe" ( 1) - la "maggioranza silenziosa" sembra incarnare la ragione stessa della storia. Fra il capitalismo brutale e cieco di L'Anti-OEdipe di Deleuze e Guattari (divenuto poi. in Lyota~d, capitalismo energumeno che trae forze ulteriori dalle proprie contraddizioni) (2), e quello intelligente e trasparente di Surveiller et punir di Foucault (') o di La volonté de savoir dello stesso ( 4), il capitalismo secondo Baudrillard si pone allora in una dimensione intermedia, sostanzialmente estranea però tanto al primo quanto al secondo. Si tratta di una sorta di @pitalismo-dandy. Al suo-interno, si simulano lavorf "socialmente produttivi"; rivolte produttive; società produttive. Ma in realtà è io gioco solo una rappresentazione immaginaria. il fantasma della produfard. In Le sistème des objets (5 ). il carattere immaginario del capitalismo veniva colto nel suo aspetto più vistoso: l'oggetto non solo non risponde ad alcuna necessità reale (ipotesi classica di ogni critica umanistica del consumo); ma esso si inscrive semplicemente in un campo di manipolazione - il sistema segnico che lo definisce come oggetto - e vale solo nell'atto di entrarvi. Proprio in questo rapporto fra bisogno ed oggetto, la pretesa razionalità del processo di produzione viene smentita: nel sistema degli oggetti non conta né il bisogno, né l'oggetto, ma soltanto il segno che rende desiderabile e scambiabilel'oggetto. li capitalismo index sui si svela come un sistema di costante autoriferimento. Poi, ne La société de consommation (6). Baudrillard approfondiva le •modalità specifiche di tale autoriferimento: nella società dei-consumi ogni referenza è spiazzata, il segno domina sull'assenza di reale. Il modello apparente del capitale è ancora quello classico dell'ascesi intramondana (la produzione come principio del benessere); ma il suo funzionamento rinvia ad , , ·,. ' •, ', ;>, ~:•, àtfabeta n. 2, giugno 1979 pagina 13 un culto della "relazione" trascendente rispetto alla produzione eone refente reale. La produzione e il consumo divengono semplici pretesti per "relazioni." Attorno ad un consumo e ad una produzione sempre più pretestuosi si creano circoli. istituzioni e "strutture" che hanno per unico scopo il rappresentare se stessi. (È l'etica delle public relations. della "colazioni d'affari." del drugstore polivalente. del Centre Beaubourg ). Il carattere metafisico-immaginario di consumo e produzione. colto in forma descrittiva e metasociologica nelle opere precedenti. viene sottoposto ne Lo specchio della prodwc.ione ad un esame più propriamente critico: la metafisica della produzione non è soltanto un attributo aberrante e irriflesso della società dei consumi; è anzi una persuasione tenace delle dottrine che pretendono di staccarsene: da Marx a Foucault. Preso nella relazione immaginaria fra se stesso e il proprio doppio (il Capitale). il marxismo è condannato a misconoscere ogni forma di organizzazione sociale che non obbedisca alle regole di riproduzione della ricchezza. D'altra parte. prosegue Baudrillard. anche i tentativi di cogliere la specificità di un socius non economico senza uscire definitivamente dall'ottica del marxismo sono destinati allo scacco. La Kristeva. ad esempio. cercando di conciliare un'economia pura con un economia batailliana della dépense è costretta a snaturare almeno la seconda. Il marxismo non abbandona i modelli ascetici del capitale. che anzi lo coglie in contropiede con l'apparente gratuità del suo funzionamento: sussidi. scolarizzazione protratta ad infinitum. mobilità sociale che in realtà relega nell'emarginazione vast1ss1m1 strati di popolazione. per concedere un'effettiva decisionalità ad un nucleo di persone molto ristretto. benché non formalmente distinto dagli emarginati. Stretto nell'ottica del capitale, il marxismo secondo Baudrillard è così destinato a misconoscere sia il passato, sia il futuro. Il passato: come l'economia politica. Marx legge tutti i modi di produzione precedenti il capitalismo come preparazione di quest'ultimo; il futuro: eccezion fatta per la cattiva utopia della restaurazione dell'uomo totale e del socialismo reale, il marxismo fraintende ogni altra utopia. (Interiorizzata nell'inconscio proletario, la forma-lavoro conduce ad immagini aberranti: non più rifiuto del lavoro, ma ricerca di un controllo del lavoro e delle macchine da parte dell'"uomo nuovo.") A questo punto. la critica ai "desideranti" è ancora largamente implicita, almeno nella pars destruens di Lo specchio della produzione: per la dissimmetria dei campi d'indagine, e per il confronto costante con il marxismo, che resta l'oggetto privilegiato delle polemiche di Baudrillard. Ma la pars construens (la teoria dello scambio simbolico) si pone già in un implicito antagonismo con il pensiero di Deleuze - basti pensare all'apparente analogia che intercorre fra le nozioni di " crudeltà" e "fluidità" (Deleuze) e quelle di "scambio simbolico" ed "equivalenza" (Baudrillard). É dunque sulla definizione della società del dono nel suo rapporto oppositivo con quella della produzione e dello sambio che si definisce la specificità del pensiero di Baudrillard e si chiariscono le polemiche esplose apertamente in tempi più recenti. Lo scambio simbolico La società del dono non si presenta come l'Aufhebung dialettica di alcunché. Essa non è infatti né il movimento regressivo verso una naturalità mitica; né l'ipotesi di una società disalienata ulteriore al capitalismo; né l'esito di un impiego "tattico" delle sue contraddizioni. É anzi il capitalismo nella sua perfetta ed esasperata razionalità a precipitarsi verso la dépense antieconomica. Procedendo dalla distinzione studiata da Malinowski fra kula (o potlatch: lo scambio simbolico di beni di prestigio presso le società primitive) e gimwali (lo scambio. questa volta economico. di beni primari), Baudrillard mostra come il primo sia tutt'altro che assente nella società dei consumi. Anche prescinder.do dalla sopravvivenza di scambi simbolici non occultati .~ da giustificazioni strettamente economiche (la dote, ad esempio). la coesistenza nell'epoca attuale di una morale aristocratica dell'otium e di una. puritana. del lavoro. nasconde senza sopprimere la persistenza dello scambio simbolico. L'occultamento capitalistico del consumo consiste nel conferire utilità al superfluo; e d'altra parte il superamento marxiano dell'alienazione obbedisce a questa stessa logica, proponendo il ritorno ad un mitico valore d'uso. Rompere questo processo di mascheramento, restituendo il simbolico al suo statuto antieconomico non significa dunque introdurre una devianza nel sistema degli oggetti: bensì assecondare la tendenza implicita della produzione e del consumo. li consumo è negazione del reale da parte dell'immaginario (manipolazione di segni destituiti di referenza), che si conferisce uno statuto di razionalità fraudolenta: giustificare la stretta necessità di ogni oggetto del consumo (anche il gadget più superfluo, l'elettrodomestico più fastosamente inutile, l'optional che non verrà mai utilizzato vengono presentati come indispensabili). Lo scambio simbolico seguirebbe il movimento inverso. L'essenziale è sempre al dilà dell'indispensabile (La società dei consumi, pp. 46-47): bisogna enfatizzare lo sperpero senza lasciarsi trarre in inganno dall'ascesi della produzione. del consumo "utile," del risparmio. Lo sperpero cosi liberato pone in luce una seconda tendenza del consumo: la di truzione. La morte dell'oggetto e del soggetto del consumo, postulato ineluttabile della società industriale (che non a caso subisce un profondo mutamento dopo la crisi del '29, quando si fa chiara la necessità dello spreco e della distruzione per garantire la continuità del conusmo e della produzione), viene spinta, nello scambio simbolico, sino alle estreme conseguenze: sostituire al desiderio positivo del consumo e della produzione -che è una semplice formazione di copertura - il desiderio della distruzione simbolica come sperpero irreversibile ('). Spezzando la grande simulazione della necessità, del lavoro, del dominio della natura su cui si istituisce il capitalismo, lo sambio simbolico infrange anche la soteriologia del superamento dell'alienazione. Non si tratta infatti di imporre una brusca inversione al movimento attuale dell'economia, né di rendere "coscient_i" i soggetti-oggetti della produzione e del consumo: ma di assecondare l'intrinseco movimento del capitale verso l'autodistruzione. Le critiche allo scambio simbolico La teoria dello scambio simbolico assolve dunque per Baudrillard una duplice funzione: denunciare la finzione ideologica della produzione e del consumo che informa la struttura attuale del •capitalismo, mostrando l'intrinseca vuotezza dei segni che sono oggetto dello scambio; istituire un modello di società antagonistico rispetto a quello dei "desideranti", che si pretende unica alternativa alla visione classica dei rapporti di classe e di produzione. Ma per far ciò, Baudrillard deve cautelarsi in due modi. Rispetto al marxismo: occorre che la società del dono non sia definita in termini "naturalistici". Ciò che la farebbe ricadere in un mito ingenuo della natu-
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