Tolkien: 19mesapreten, aturalment.e.. J.R.R. Tolkien O Silmarillion a cura di Christopher Tolkien trad. Francesco Saba Sardi Milano. Rusconi. 1978 pp.456. lire 6.000 Humphrey Carpenter J.R.R. Tolkien, a Biography London. Allen & Unwin. 1977 pp. 304. st. 4.95 Federico Fellini Prova d'orchestra fotografia (colore): Giuseppe Rotunno musica: Nino Rota produzione: Rai-Tv. 1978 distrib. Gaumont Italia Pavel Florenskij Le porte regali: saggio sull'icona a cura di Elémire 2.olla Milano. Adelphi. 1977 pp. 196. lire 2.500 I n_~rinc_ipioera la Musjca. quella che sr mtursce ma non s1 esegue: non appena si passa alla sinfonia. all'unisono. al concerto. a dispetto dell'etimologia siamo a un passo dal Caos. Forse. chissà. l'armonia pitagorica delle sfere o il mistico canto delle schiere celesti avrebbero già rivelato. a un critico rigoroso. sintomatici dislivelli. variazioni. virtuosismi. scadimenti tecnici: certo che. a quanto ci racconta Tolkien nel prologo del suo Silmarillion (l 977). l'Uno-Eru-llùvatar non fa a tempo a proporre il suo tema monodico .al rispetto ammirato degli Aiour {i ~oi Santi. rampolli del suo pellSÌCTo} che il più dotatò e modernista. Melkor. comincia subito ad "accrescere la potenza e la gloria della parte assegnatagli." e a furia di non seguire lo spartito "attorno a lui fu discordanza". A difesa di questo Melkor-Lucifero - padre. e ben vedere. del contrappunto. dell' Ars Nova. della trasgressione e della dodecafonia - si potrebbe osservare che la radice della disguaglianza e della libera iniziativa sta proprio nella creazione originaria di quei Santi o Dei o Valar. ciascuno dei quali per volontà dell'Uno eccelle in qualcosa ed è meno possente o autorevole di quello che lo precede nella mistica scala manageriale. Ma immaginiamo già la risposta: si comincia cosi. con un assolo non previsto. e si fmisce con il "mare di suoni turbolenti" scatenato dagli orchestrali dell'ultimo film di Fellini, che saltano battute. si levano la giacca. masticano gomma e ascoltano radioline giapponesi. Questo Prova d'orchestra (1978). in cui Fellini in parte ripete e in parte sconfessa la sua opera precedente. somiglia. in effetti. al Silmarillion, il libro postumo di Tolkien che peraltro precede li Signore degli anelli (1954-55) e anche Lo hobbit (1936: secondo il figlio Christopher. i primi appunti risalgono addirittura al 1917). E non importa che una composizione fornita con la solita competenza da Nino Rota prenda il posto della Grande Musica dalla quale, bene o male. ha inizio il Mondo: è la Musica. il Principio; e come tale. beninteso. il Principio della Fine. Si tratta. in entrambi i casi. della Caduta('); in versione cosmica nelle pagine dello scrittore. che provengono da galattiche distanze antecedenti al tempo. e giungono a noi. solenni e appena sbozzate, nell'aulica arcaicità di un 'antica saga o della Bibbiadi Re Giacomo;inversioneridotta e claustrofobica nel film di Fellini. rinserrato in una specie di seminterrato grigiastro o di chiesa sconsacrata al di là e al di sopra delle cui pareti scrostate s'indovina lo squallore della Roma contemporanea. Prevedibili e riduttive. sono piovute sul film le interpretazioni e le sconfessioni pseudopolitiche: gli orchestrali che si ribellano al direttore e i loro rappresentanti sindacali che parlano d'organico e di piattaforma rivendicativa sarebbero uno specchio dell'Italia contestatrice e assembleare. il castigo finale una minaccia di golpe o di conflitto atomico che ci costringe tutti a rimboccarci le maniche. È accaduto anche per il romanzo maggiore di Tolkien. non senza indignazione da parte dei suoi apologeti: che importa che Orchi e sauronesche forze del male provengano invariabilmente da Est? e come potrebbe il simbolo potente degli Anelli stregati. si domanda Rande! Helms. identificarsi con quel banale congegno tecnologico. la bomba atomica?- Per quanto riguarda li Silmarillion, l'inafferrabilità anche letterale delle preziose gemme che danno il titolo al libro. e la difficoltà di orientarsi. ahche con l'aiuto delle solite mappe tolkieniane in caratteri vagamente runici. dovrebbero stroncare sul nascere illazioni del genere: ma ormai si conviene. per tacito accordo. che Tolkien appartiene a una maggioranza non più silenziosa. e abita un nobile castello affittato dall'editore Rusconi e difeso dalle "antifemministe" di Eowyn. con la benevola supervisione ideologica di Elémire 2.olla. Senza dubbio. Tolkien è altra cosa: e nessuno comunque può impedire. anche a noi nani o hobbit. di infilarci scavando qualche tunnel sotterraneo all'interno delle sue città fantastiche. a cospetto dei suoi Elfi e dei suoi Valar. L'uscita pressoché simultanea del Silmarillion e della prima biografia completa e autorizzata dell'autore. dovuta a Humphrey Carpenter. dovrebbe consentirci di rispondere ad alcune domande fondamentali. o perlomeno di formularle in modo più corretto: del suo villino di Headington ("esteriormente sembra la quintessenza del professore di Oxford. a tratti persino la caricatura teatrale del professore. ma è esattamente il contrario: è come se uno spiritello remoto avesse deciso di assumere le forme di un anziano accademico (...)"). Cosa rappresenta dunque il fenomeno Tolkien. il successo impressionante dei suoi libri e del filone della fantasy. che proprio nei suoi libri raggiunge una sorta di vertice indiscusso. sia sul piano delle dimensioni sia su quello dell'intensità? Si può tentare di minimizzarlo. di ricondurlo a un innocuo angolino della nursery, fra Disney e le riduzioni del ciclo arturiano tipo Scala d'Oro o Longman Young Books. come fa Richard M. Adams. che naturalmente accetta volentieri Lo hobbit. simpatica contaminazione di Beowulf e dei Nibelunghi, ma non la melodrammaticità vittoriana e ilgoticismo del Signore degli anelli ("visto un tunnel. si sono visti tutti"). e meno che meno Il Silmarillion, nella migliore delle ipotesi una curiosità. non già un "evento letterario". Oppure. per quanto riguarda i primi due romanzi. si può adottare l'ottica di Helms. di Paul Kocher. e di quanti vedono nel "salto di qualità" fra primo e secondo il passaggio da un garbato scrittore per ragazzi a un grande poeta e pensatore(2): di questo passo. l'ultima tappa che poi doveva essere la prima verrebbe a essere il coronamento di una gigantesca ascesi. quasi a placare la nostra fame di Sacro (non solo estetico o letterario). Certo. da una fase all'altra diminuiscono le concesNanni Balestrini, "Mille/una." Mimo: Valeria Magli, voce: Demetrio Stratos rispetto agli altri romanzi di Tolkien.11 Silmari/lion fornisce. per cosi dire. la pietra angolare e la base mitologica da cui sarebbero poi derivate le lussureggianti proliferazioni fiabesche che ben conosciamo (solo l'ultima parte. che del resto non fa parte del vero e proprio "Quenta Silmarillion," e cioè "Gli anelli del Potere." ci conduce alle sogliedellaTerza Era. consentendoi necessari raccordi con le avventure di Bilbo e di Frodo Baggins. o meglio con le laboriose e imponenti tavole cronologiche pubblicate in appendice al ciclo); e la biografia è anch'essa una sorta di quest, o di viaggio avventuroso. compiuto non senza cautele e timidezze da parte di un emissario del mondo normale alla ricerca di un tesoro che è poi la personalità cortese ed elusiva dello scrittore. incontrato da Carpenter una sola volta nello studio-garage sioni di Tolkien al lettore. che nello Hobbit è ancora preso per mano e trattato con sorridente paternalismo. e già nel Signore è immerso in foschi vapori destinati ad addensarsi nel corso delle mille e più pagine del ciclo: basterebbe questo a eliminare ogni sospetto di trovarsi di fronte ad articoli di consumo. o "consolatori" o. ammesso che qualcunoancorasivalgadi certischemi d' "evasione": di quella evasione. diceva Tolkien stesso. che è poi sacrosanta autodifesa di chi sta in prigione. e non va confusa con la Fuga del Disertore (3). Con tutto questo, resta sempre da decidere se vogliamo. anche noi. immetterci in questo accidentato cammino: o se preferiamo. ubbidendo al coté Baggins. invece che allo spirito avventuroso della nostra eredità Took. restare attaccati all'e nostre hobbitesche e rassicuranti comodità. alfabeto n:•2, gil.tgno<'J/97p9agina I I••' • 1 e he Tolkien sia uno scrittore fondamentalmente triste. a tratti addirittura angoscioso. mi sembra risulti senza possibilità di dubbio specialmente dove è meno attento a sorvegliarsi. a rafforzare con difese adatte le sue postazioni. Ultime Case Accoglienti o pericolanti fortezze proiettate verso il Vuoto o l'assedio delle ombre malvage. Racconti come Foglia di Niggle ( 1939) o Fabbro di Woo11on Major (1967) esprimono a esempio. nella loro diversità. lo stesso turbamento di fronte al dono scomodo e ingombrante del Numinoso. l'insofferenza e la follia inevitabile di chi deve fabbricare torte o riparare tetti o parlare con i vicini mentre il Quadro aspetta di essere terminato o la Stella scintilla inutilizzata in un cassetto; e ne derivano una confusione vertiginosa fra mondo reale e mondi alternativi. un irrequieto e continuo mutare d'angolazione e di prospettive. che finiscono per abbandonare lettori e personaggi nella solitudine galattica di distanze non più colmabili. Persino i toni burleschi ed eroicomici di Farmer Giles of Ham ( 1949; in italiano Il cacciatore di draghi, 1975) rivelano al disotto delle strizzatine d'occhio e delle ammiccanti dissacrazioni del mito alla Asterix. la delusione cocente di fronte a un mondo dove gli ultimi draghi devono chiedersi se i cavalieri esistano davvero o siano solo delle leggende. e l'avventura un tempo gloriosa s'immiserisce fra archibugi. meschini giochi di potere e transazioni commerciali. Del resto. lo scatto accennato. il salto qualitativo che trasforma Lo hobbit nel Signore degli anelli si verifica quando il tema della quest si rovescia in quello della Rinuncia; e già la parte conclusiva del primo romanzo. dopo la morte di Smaug e la riconquista del Tesoro. è una sorta di anticlimax spoetizzante che prelude al mesto e sostenuto finale del Signore: al dilà del tòpos ben noto del ritorno in incognito dell'eroedopole sueavventure.e delle persecuzioni cui è sottoposto nel paese d'origine (elementi che fanno rientrare sia Bilbo sia Frodo nella più ortodossa casistica proppiana). non rimane che chiudere con un sospiro il Libro Rosso. consegnandolo a Sam per un commosso poscritto. e partire per i Rifugi Oscuri. Non del tutto inattesa. dunque. la struttura a stazioni e lamentazioni del Silmarillion, dove si passa "dall'eccellenza e dalla bellezza alla tenebra e alla rovina." perché "tale era. fin dai tempi antichissimi. il destino di Arda corrotta". e dove sempre più si restringe il dominio luminoso degli Elfi e dei Valar. mentre abbondano l tradimenti. le migrazioni. le sconfitte. le Battaglie dalle Innumerevoli Lacrime. e. forse per la prima volta in questo scrittore così sessuofobico. troviamo UI) vero e proprio incesto. coronato dà·una catena di suicidi: tra cui. bellissimo. quello del povero eroe titolare Tùrin Tarambar. che chiede alla sua antipatie;>e infida spada Gurthang di ucciderlo in fretta. sentendosi rispondere dalla lama con voce fredda: "ma certo. berrò volentieri il tuo sangue." Anche fa storia che dovrebbe mescolare al pianto la gioia. e "all'ombra della morte luce imperitura". e cioè il Lamento di Béren e di Luthien la Bella. o della Liberazione dal Servaggio. risulta più che altro una.tristissima serie di persecuzioni alla Genoveffa di Brabante. rese più crude dalle "parole concise senza canto". Alla ricerca di un Tolkien malato di sano decadentismo. comunque diverso dall'immagine del combattente senza macchia e senza compromessi con il demoniaco tanto cara a Zolla, la biografia di Carpenter non fornisce. a essere sinceri. molte pezze d'appoggio: è un romanzetto quieto, con un protagonista moderatamente antipatico, dapprima ragazzino sfortunato con padre oriundo tedesco (i Pianoforti Tolkien) che muore presto in Sudafrica. madre coraggiosa e fanatica neofita della Chiesa di Roma. cronica mancanza di denaro; poi studente prodigio. inventore di alfabeti e mitologie personali. innamorato contrastato che non vuole disubbidire al tutore padre Morgan. brillantissimo docente di letteratura inglese (disciplina che si ferma a Chaucer. e comunque esclude lo Shakespeare del Sogno e del Macbeth, Carroll. Stevenson e tutti i possibili antenati della fantasy, con la sola e curiosa eccezione di Peter Pan); infine marito modello che peraltro impone alla moglie lunghe solitudini. rigorosa esclusione dalle consorterie accademiche e maschili. frequentazioni non troppo gradite dalla chiesa cattolica; e scrittore di successo malgré lui che rifiuta di separare l'attività accademica dagli imponenti olia letterari (fra i suoi ultimi scritti predominano i pastiches, le false etimologie. gli scherzi professorali. l'invenzione continua. come attesa anche Helms. delle "fonti delle fonti delle fonti"). Per un uomo e uno scrittore cosi evidentemente affezionato al suo super-lo. è pur sempre possibile un approccio psicoanalitico vecchia maniera. ma forse non è consigliabile: ché temi e motivi del repertorio tolkieniano. prima ancora che nell'inconscio personale o collettivo, si possono sempre reperire in antiche saghe o in "fonti delle fonti", o magari etichettate con le lettere e numero nel catalogo del folclore mondiale raccolto da Stith Thompson; e la lettura pseudofreudiana dello Hobbit, con cui Helms si è divertito a parodiare quella celeberrima che William Empson ha dato di Alice nel paese delle meraviglie (i buchi rotondi. la vagina di Bag End. la nascita faticosa dai sacchi, l'iniziazione fallica di Bilbo che comincia con il "coltello piccolo"). somiglia a quella intenzionalmente seria con cui Hugh Keenan ha rintracciato complessi di castrazione e tendenze ermafroditiche in Frodo. specie dopo che Gollum lo ha liberato dall'anello (e da un dito) staccandoglieli con un morso( 4). E troppo tardi. comunque. di fronte al Silmarillion, per chiedersi come e perché la quest dello hobbit sia diventata la Rinuncia agli Anelli. un gigantesco e ossessivo. Come - sbarazzarsene: ci si può invece domandare come e perché. a sua volta. la Rinuncia (volontaria). si sia trasformata nella Caduta. generale e inappellabile.
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