una prima lettura. In verità il viaggio diventa 'interiore' e si concluderà con una speranza di uscita dal labirinto. con quella frase che Robert scrive nel biglietto di addio (o di arrivederci?): "Bisogna cambiare tutto. So long." Speranza paradossale ma attiva quanto la 'fede' nel cinema che nonostante tutto Wenders riafferma con le parole dell'anziana proprietaria di sala. di cui si è detto poco sopra. che alla domanda di Bruno. "Lei non proietta più?". risponde: "No. ma tengo il cinema pronto per poter ricominciare appena possibile. Il cinema è ... l'arte di vedere. diceva mio padre. Perciò non posso mostrare questi film che sfruttano soltanto ciò che è ancora sfruttabile nella testa e negli occhi della gente. Non mi costringeranno a mostrare dei film da cui la gente esce indurita e abbrutita dalla stupidità." Ecco che il "fantasma buono" della cultura tedesca sembra riprendere corpo. per un attimo. Poi il ritorno al buio. paradossale quanto la speranza. quando la signora anziana e con lei Wenders conclude (ed è chiaro che si riferisce alla Germania) dicendo: "[ ...] cosi come è adesso è meglio che non esista più alcun cinema. piuttosto che un cinema come quello attuale". 11titolo francese del film di Cimino è Voyage au bout del' enfer. per ricordare il viaggio al termine della notte di Céline. certamente. ma è la parola viaggio che. a questo punto. segnala un'affinità con Wenders a prima vista impossibile: tutti e due i film sono viaggi fino ai confini dell'inferno. solo che quello tedesco è un inferno "freddo" e Wenders ce lo restituisce come "fuoco" bianco. fumeggiante ghiaccio secco. La bussola che orienta Cimino verso la salvezza è la solidarietà di classe (sì. non solo quella etnica. di comunità. di villaggio) mentre quella di Wenders è strettamente individuale. Non per caso Bruno fa un mestiere artigianale e Robert è un intellettuale che si occupa senza successo di problemi di incomunicabilità infantile. Bruno è. o crede di essere. autosufficiente nel suo camion-arca mentre Robert usa maniacalmente tutti i tt:lefoni inseguendo una comunicazione che non c'è e non ci sarà. cercando di allontanare nel tempo l'idea del suicidio. Il tema del suicidio è fondamentale in entrambi i film. e marca molto più le differenze che le affinità. Di fatto il tentato suicidio di Robert. in Wenders. non è pensato per coinvolgerci e il regista lo presenta subito in chiave comico-grottesca. Le indecisioni dell'intellettuale tedesco ci lasciano indifferenti: è un guscio vuoto. un'astrazione vivente più che un uomo, mentre il suicidio. riuscito, del biondo, e bellissimo. amico del cacciatore di cervi. Nick. superati i limiti della spettacolarità. cui Cimino non vuole rinunciare (la spettacolarità è certamente il limite mistificatorio de Il cacciatore, partendo dal falso storico della roulette russa fino ad arrivare. paradossalmente. all'eccessiva bravura di De Niro). riesce a commuoverci. cioè a "muovere il nostro affetto. a coinvolgere la nostra volontà." La differenza sta. a mio modo di vedere, nel fatto che in Wenders l'aspirante. e mancato, suicida agisce su un palcoscenico vuoto, fuori da una qualsiasi società, mentre nel film di Cimino il suicidio di Nick è quello di tutta una società e suona come condanna a morte, oltre che di una comunità, di una classe innocente profondamente ferita dalla guerra. Nick paga per tutti. e nessuno oserà dire di non aver amato furiosamente (donne e uomini) il corpo di Nick. Quello di Robert ci si immagina di non poterlo neppure toccare. Q uando dico "amare furiosamente il corpo di Nick" desidero anche sottolineare una delle tematiche non secondarie de Il cacciatore: l'amicizia tra uomini, tema rilevante pure nel film di Wenders. In entrambi non si tratta di omosessualità aperta o praticata, piuttosto di energie omosessuali, se così si può dire, che agiscono allo stato di latenza. Il cacciatore di cervi ama Nicke tenta di salvarlo aldilà del cosiddetto verosimile, ma non osa mai baciarlo sulla bocca. Quando è proprio ubriaco corre fuori nella notte e si spoglia in corsa inseguito dagli amici, e naturalmente da Nick, per finire sdraiato sul marciapiedi, senza nessun altro tipo di conseguenza. Poi all'alba tutti a inseguire il cervo. l'ultimo. da uccidere/sacrificare. Tra Bruno e Robert non succede nulla. neppure da ubriachi, ma uno può anche immaginare che succeda di tutto. senza nessuna conseguenza vitale: Bruno se lo immagina come Robert fa male l'amore e glielo mima, pure. per dirgli "ti vedo osceno". come in un film porno. Tra i due non può nascere niente: ognuno deve salvarsi da solo. se riuscirà davvero a fuggire dal deserto di ghiaccio e scoprire un'altra Germania. L'amato Nick non si salva ma "induce ad amare". Anche in questo caso il racconto di Cimino riesce a fare un passo più in là. confermando il suo coraggio; invece. occorre dirlo. la scelta di Wenders (in definitiva: un promettente silenzio) ha qualcosa di reticente. Mi schiero dalla parte di coloro che ne Il cacciatore apprezzano la forza del protagonista. perfino nei suoi eccessi. perché sono "eccessi amorosi." Alla fine. dopo il funerale di Nick. è in nome suo e per suo amore (donne e uomini) che la comunità tenta di riafferrare il corso della vita. cercando di annullare il tempo scandito dalla morte dell'amato. Corso del tempo. corso della vita: quale differenza. ormai. tra queste due piccole frasi. Wenders cerca di cancellarlo. il tempo. quasi per tutto il film. tanto che il titolo suona come una minacciosa astrazione. Il tempo di Cimino è quello biologico. violentato dalla guerra che ne impedisce il corso naturale. Contro questo mostruoso arresto si battono i protagonisti de Il cacciatore mentre nel film di Wenders perfino il "positivo" Bruno sembra fermarsi di fronte all'impossibilità di farlo scorrere. il tempo, di sfondare la barriera dell'assenza. E questo appare con chiarezza in due episodi paralleli: il rapporto di Bruno con Pauline, la giovane cassiera di cui si è detto. e di Michael. il cacciatore. con Linda. la fidanzata di Nick. innamorata di entrambi e che entrambi amano. La notte che Bruno passa con Pauline. senza arrivare a fare l'amore, ma con grande tenerezza. quasi che la rinuncia fosse imposta da altri (dalla cancellazione della Germania, suggerisco) è quasi identica alla prima notte passata "in bianco" da Michael quando Linda lo convince a stare con lei [...)." La domanda, sempre nell'intervista citata. era: "Le donne del film hanno l'aria di essere senza difesa in una società maschilista (...]." Linda dimostra che sono le vittime più vittime a salvarci quando hanno conservato l'uso del corpo. la sua sapienza. la sua capacità di contatto anche in una società quasi priva di linguaggio. Michael cerca continuamente un suo linguaggio e non viene capito per niente ma non rinuncia. e non rimane solo. gli altri continuano a ascoltarlo. con speranza. increduli. attenti. L a sconfitta americana in Vietnam è struttura portante de Il cacciatore quanto la vitalità degli operai di Iron City. e si identifica. nel finale. con la loro stessa sconfitta. Subito dopo il funerale di Nick. l'amato. gli amici. donne e uomini. così come Linda e Michael. non riescono più a aprire bocca. Preparano da bere e si intendono a gesti. Ritrovano la parola cantando l'inno americano per ricordare Io scomparso. senza scacciare tuttavia la disperazione. neppure per un istante. anzi accentuandola. Si guardano cantare. il vuoto si alhrga i_nveceche restringersi. l'assenza prevale. e qui Cimino sembra quasi sbigottito proprio per la mancanza di un linguaggio adeguato. di parole nuove. voglio dire, e l'ultima sequenza lascia tutto in sospeso. Wenders nel finale ha più coraggio. dal momento del biglietto che dice: "Bisogna cambiare tutto" fino alle parole di Bruno: "Bene. farò del mio meglio." Wenders mette in campo Ernst Bloch. Cimino. che forse non lo conosce. non ne è distante, anche il suo è senso caldo della storia. Certo, c'è molto più linguaggio in Wenders e molta più vitalità in Cimino. La tentazione, la voglia, feroce e necessaria, è di coniugarli. di farli interagire su quello schermo bianco preparato da Wenders per il futuro (Wewe Wand - Schermo Bianco - è l'insegna dell'ultima sala cinematografica visitata da Bruno. proprio quella dell'artziana signora che aspetta un "cinema nuovo" per ricominciare a proiettare. dunque a "vedere"). "C'è un futuro," potrebbe essere la piccola frase finale di Nel corso del tempo. come una conGiancarlo Majorino, "Uccellino Meschino." Attore: Paolo Bessegato "per darsi insieme un po' di conforto," subito dopo il suo ritorno dalla guerra. quando è arrivata la notizia di Nick disperso, forse ancora vivo. È chiaro che Michael non può fare l'amore perché l'orrore lo paralizza e lo costringe insonne con gli occhisbarrati al soffitto e per un momento si ha l'impressione che tutto debba finire così, senza possibilità di recupero, come per Bruno il "King of the road" di Wenders. Anche in questo caso in Michael succede qualcosa, quello che ho chiamato "un passo in là" viene ritentato e, se pure non si ha la misura della sua riuscita, resta la certezza che è stato fatto, che bisognava farlo, che dobbiamo sempre tentare di farlo. Linda ci conquista e prende il posto di Nick, diventa protagonista della crescitadei sentimentiamorosi.Nel racconto di Wenders la cancellazione rimane a lungo protagonista e ci viene quasi imposta. Preferisco credere che Linda esiste. Cimino pensa questo delle donne: "Se guardi bene il film, se lo analizzi con rigore, ti accorgi che le donne sono vittime né più né meno degli uomini. Ma in un certo modo la loro vita è infinitamente più ricca, più soddisfacente, anche se, da un punto di vista intellettuale, sembrano impoverite seguenza naturale del gesto finale di Bruno che straccia il quaderno degli impegni di lavoro. Non riparerà più proiettori in questa società. Quello che ho chiamato il "fantasma buono" della cultura tedesca cresce e domina il campo. difeso da una donna anziana che ricorda la poetica di suo padre ("il cinema è... l'arte di vedere"). E a pensarci bene Wenders aveva preparato questa "sorpresa della speranza" a circa metà film, nell'episodio del giovane che ha visto morire la moglie in un incidente di macchina, contro un albero, per rifiuto della vita. " ... Eppure esiste solo la vita... La morte non esiste!," dice il giovane tra le lacrime, di cui non ha vergogna. Per ricominciare a vedere occorre essere certi che esiste solo la vita. La cultura borghese della morte,la culturadellaRoba.possesso e conservazione, nutrita dalle proprie vergogne e paure, tenta ancora (e ci riesce sempre meno) di "sfruttare soltanto ciò che è ancora sfruttabile nella, testa della gente." Pura pornografia.
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