Alfabeta - anno I - n. 1 - maggio 1979

verità di Lacan come una nozione molto sospettabile di metafisica. Ma se andiamo a vedere come questa stessa nozione agisce e si muove nel luogo non filosofico in cui Lacan tenta il proprio percorso. allora ci possiamo accorgere che identificare Lacan col filosofo significa. oltre che giudicarlo. anche restringerlo. Propongo un capovolgimento di metodo. Muovendo da quei materiali di ricerca che sono in Lacan i seminari. farne emergere il lato socratico. In questo modo mi pare si possano avere dei guadagni. Nell'altro. tracceremo wltanto delle distanze. La teaaiat e la teoria Il 1953. anno del primo sè~infrfu, è una data cruciale per Lacan. Dopo·· vent'anni di lavoro presso la Società Psicanalitica di Parigi, nel momento stesso in cui ne è presidente, Lacan la abbandona per fondarne un'altra, che prende il nome di Società Francese di Psicanalisi e la cui prima uscita internazionale coincide con il ricordato congresso di Roma. È la cosiddetta «scissione del '53». Lacan vi appare in parte trascinato: la questione riguarda gli allievi analisti che si oppongono allo statuto autoritario dell'Istituto che dovrebbe legittimarli. Ma Lacan è tuttavia al centro della disputa. Il non riconoscimento della nuova società da parte dei capi internazionali della psicanalisi, al termine di un'inchiesta, ha a che fare con i.Imodo con cui egli intende lo svolgimento dell'analisi, problema ditecnica appunto, e in particolare di durata delle sedute. La verifica ulteriore si avrà con la seconda scissione del 1964 quando sorgerà dal seno della Società Francese di Psicanalisi il vero e proprio raggruppamento lacaniano con il nome di Scuola freudiana. A quel punto sarà del tutto chiaro che Lacan è stato tagliato fuori dalla psicanalisi ufficiale, «scomunicato•. E molto interessante questa vicenda delle scissioni (per la verità ce ne sarà un'altra, minore, alla fine degli anni Sessanta) perché dice parecchio sui rapporti tra psicanalisi e potere e non è affatto un epifenomeno rispetto al procedere della teoria. Per dare un'idea, a parte ho tradotto alcune pagine tratte dal volume documentario La scission de 1953 ( edito nel 1977 a cura della rivista Ornicar? ). Si capisce dunque la scelta degli «scritti tecnici» di Freud: è materia scottante per Lacan. Il quale. prima di allora. oltre alla tesi di laurea sulla psicosi paranoica (1932. ripubblicata da SeuiI nel 1975). ha scritto due saggi rilevanti: quello breve e densissimo sullo «stadio dello specchio» (1949) e quello sul «tempo logico» (1945). Quest'ultimo è estremamente rivelatore di come Lacan intende anche il tempo dell'analisi. la non linearità che lo caratterizza. La stessa questione è ripresa nella parte conclusiva di Ft111• zione e campo (cit.). La tecnica ·non si può disgiungere dalla teoria. Ecco l'affermazione centrale del primo seminario. Essa, in altre parole, ci dice: lo spazio in cui si muove il discorso non è quello generalissimo della filosofia, bensi quello particolarissimo della seduta analitica. Questo spazio molto determinato, con quello che vi accade. con le regole che può avere o non avere, è il campo esclusivo di osservazione. Se Hegel o Heidegger vi sono convocati, lo sono per quel che di loro è traducibile in tale visuale ristretta. L'accadimento osservato è fatto pressoché unicamente di parole: parole del racconto dei sogni, parole delle associazioni libere, lapsus, discorsi che fluiscono e che possono interrompersi come dinanzi a un ostacolo, assenza di parole. O più precisamente, per Lacan, parole che si avvicinano e parole che si allontanano, passaggio possibile da un vuoto a un pieno, emergere eventuale di una parola di verità. Proprio perché è tale l'accadimento, Lacan si sente di precisare Freud su un punto essenziale: qui l'unico medium è la parola. Che si tratta, allora, di non assumere come ovvia, ma di penetrare: nella parola, non altrove, si dà attività inconscia e attività di coscienza, o, meglio, si dà quell'inganno, quel misconoscimento di cui è fatto l'io e che, al tempo stesso, può aprire la strada a un percorso di verità. Ma quale verità? Una verità di parola - pensiamo al caso dell'oblio del nome Signorelli raccontato da Freud nella Psicopatologia della vita quotidiana e ripreso in senso forte da Lacan. Il suono «Herr» che Freud ha dimenticato, è. nel senso lacaniano, una parola pieLascissione Luglio 1953. Dal «Memorandum» di Daniel Lagache, presidente della società francese di psicanalisi. «Quando la viladellaSocietàPsicanalitica di Parigi, interrotta dalla seconda guerra mondiale, riprese, cominciarono a manifestarsi delle tendenze autoritarie: ogni anno con vari argomenti si manovrava in modo che la presidenza restasse nelle stesse mani; pochi cambiamenti anche tra i membri del Bureau o della commissione di insegnamento. Il resto dei membri titolari e la totalità dei membri aderenti non partecipavano alla vita della Società; le discussioni scientifiche erano poco animate; la redazione della rivista faceva gran fatica ad avere articoli originali. Due tentativi di creare un istituto (per cui erano già stati trovati i locali) fallirono (...) Nel corso del 1952, la creazione dell'istituto accentuò questa situazione. Il dott. Nacht, presidente della Società, virtualmente direttore dell'istituto, fece votare in giugno l'abbozzo di uno statuto. Questo testo, molto sommario, non era stato fatto circolareprima della riunione. Comportava essenzialmente l'elezione per cinque anni di un direttore e di due segretari scientifici, presentati dal direttore, e questi tre costituivano il comitato, accanto al quale si prevedeva un segretario amministrativo nominato dal dire/lore ma non sottoposto al voto de/l'assemblea. Alcune proteste vennero sollevate contro l'eccessiva durata di un mandato la cui portata e i cui limiti non venivano definiti. Esse furono appena prese in considerazione (... ) La tappa seguente va dalla fine di dicembre a tutto il gennaio del I 953. Essa è carauerizzata dagli emendamenti allo statuto proposti da Lacan e da negoziati "segreti". sui quali, per definizione, è difficile essere precisi. Di concessione in concessione, l'ultima posizione democratica fu l'autonomia della comissione di insegnamento. Essa era l'elemento fondamentale de/l'accordo. Ma da allora la maggioranza liberale cominciò a dividersi sulla questione dell'elezione di Lacan allapresidenza della Società. Lacan venne e/etto, ma la frazione della Principessa (Marie Bonaparte) passò sul fronte autoritario (... ] Non restava che redigere e votare gli statuti dell'istituto. Dapprima non si trattò che di formalità dato che ci si era messi d'accordo sulle basi. Tuttavia ci furono molte discussioni. In particolare Marie Bonaparte volle introdurre delle norme che facevano sì che i due segretari scientifici appartenessero di diritto alla commissione di insegnamento. Scartate dal consiglio di dmministrazione, queste norme vennero reintrodotte ali'assemblea generale, benché non fossero all'ordine del giorno. Nonostante l'opposizione della frazione liberale, essefurono infine approvate con la maggioranza di IO ( o I I) voti contro 7. La commissione di insegnamento non aveva più autonomia. La gestione dell'istituto, la carriera degli allievi, la loro ammissione alla Società, tutto d'ora innanzi pareva consegnato nelle mani del partito autoritario [... ) Nel marzo erano iniziati gli insegnamenti de/l'istituto. E il malcontento degli allievi non tardò a manifestarsi (... ) Essi precisarono le rivendicazioni: si domandava loro di souoscrivere statuti e regolamenti che essi non conoscevano neppure, e in più le innovazioni rappresentavano una rollura del contra/lo relativamente alle condizioni alle quali avevano iniziato la loro formazione psicanalitica (... ) Va sottolineato il caratterespontaneo de/l'opposizione degli allievi, costituitasi per la confluenza di diversi nuclei prima isolati. Secondo fo nostra interpretazione, questa opposizione deve essere considerata come una risposta «aggressiva»,per quanto moderata nelle forme, a un clima di autoritarismo inquietante e umiliante. Solo in un secondo momento gli allievi, imbarazzati e a disagio, si rivolsero ai màitres non implicati nel conjlillo, trasmettendo loro una mozione ragionevole e misurata nei termini e convocando/i a una riunione plenaria che si svolse, se ricordo bene, una delle ultime domeniche di maggio (... ) Fu allora che la frazione autoritaria, accentuando una tatna. Essa rimanda al padrone e alla morte. a dei significati che sono barrati. non traducibili e dunque indicibili. A questa soglia può spingersi il discorso in una catena di sostituzioni e di spostamenti. attorno a quel centro che Lacan chiama la «mancanza ad essere» costitutiva di ciascuno di noi e del desiderio che ci attraversa. Sarebbe però molto falsante lasciarsi attirare nella generalizzazione. Questa verità di parola. cui l'analisi (e nel caso richiamato. l'autoanalisi) può arrivare. inerisce indissolubilmente alla ricostruzione di un percorso individuale: è la storia singola il punto di partenza e la mèta di arrivo. Se c'è verità, essa è il discorso che permette di ricongiungersi nel presente alla propria sto• ria. di ricollocarsi rispetto a questa e quindi di trasformare il proprio punto di vista. L'analista fa da specchio, o, meglio. da testimone; il suo sapere funziona come un sapere supposto. Ecco un'altra regola tecnica che Lacan si sente di proclamare, forse in pieno accordo con Freud, il quale, però, è visto procedere solitario nella sua disciplina, e far valere con la sua autorità il sapere che stava costruendo. La «guarigione», se cosi ancora si può dire, non è perciò un accomodamento, una gruccia offerta all'io debole perché si sostenga meglio. È al contrario un prender atto di come stanno le cose, verbalizzare infine una condizione di soggetto che si illude di essere autonomo e che proprio attraversando tale illusione (scoprendone il duplice aspetto di essere costitutiva dell'io e di essere immaginaria) riesce a mettere· in fila i pezzi del proprio percorso individuale. Il costo dell'operazione è alto: e si tratta dell'entrata, ormai .riconosciuta, della dimensione dell'alterità nel campo del soggetto. Alterità che a questo punto non è più da respingere: semmai il compito è di vedere come essa ci struttura. Da due a tre Cosi, il seminario sugli «scritti tecnici» procede in uno spazio di precisa specificità. È un procedere che non si confonde con uno sviluppo lineare: piuttosto cammina a zig zag con assaggi e ritirate lungo un cerchio dove ogni tanto Lacan cerca di stringere. Il filo tica già innescata, credelle opportuno impegnarsi per eliminare Lacan dalla presidenza della Società. Alla seduta del 2 giugno, il dott. Cénacprese Lacan a oggetto di una requisitoria abbastanza drammatica e articolata in diversi capi d'accusa: il principale era che Lacan fosse la causa della rivolta degli allievi; ali'obiezione che questa opposizione era una risposta ali'autoritarismo e che era nata indipendentemente da ogni azione dei maitres (cosa di cui sono convinto e nessuno potrà provare il contrario), non fu data alcuna risposta. Uno dei partigiani dell'autorità arrivò a dire che, se anche Lacan non aveva ispirato il conflitto, ne era in ogni caso il responsabile per il solo fatto di esistere. (... ) A Ila fine, la Società si aggiornò al I 6 giugno, dopo aver deciso con una maggioranza di I O contro 7 di mettere ai voti una mozione di sfiducia sull'operato del presidente Lacan (... ) In tali circostanze e in tale clima alcuni colleghi (Berge, Dolto, FavezBoutonier, Lagache) si riunirono, separatamente da Lacan, per esaminare la situazione. Alla base dell'incontro c'era una lettera del dott. Berge, fatta circolare pochi giorni avanti, che voleva essere un supremo appello alla conciliazione e all'unione. Attraverso una lunga discussione ci convincemmo di due cose: che da una parte non c'era alcuna speranza che la frazione autoritariamodificasse i suoi atteggiamenti (a quest'epoca, per giunta, il comitato di direzione aveva proposto di creare una commissione disciplinare!); e che, dall'altra, gli ultimi avvenimenti, dopo una esperienza di molti anni, dimostravano quanto fosse precaria, nella Società e nell'istituto, là situazione dei membri della frazione liberale; in modo particolare, questa atmosfera di autoritarismo e di competizione ci aveva spossati e disgustati e non ci pareva per nulla l'atmosfera adatta allo sviluppo della psicanalisi, sia in una Società che in un istituto. Per questo ci risolvemmo a fondare una nuova Società e, per evitare ogni equivoco, a dare le dimissioni dalla vecchia. Soltanto alla vigilia della fondazione della Società Francese di Psicanalisi, Lacan venne messo al corrente e invitato a unirsi a noi». (da La scission de 1953.pp.103-112, . passim). può essere rintracciato nella nozione di transfert. che poi continuamente Lacan riprenderà (dedicandovi, per esempio. il seminario del '60-'61) e a cui attribuisce una densità che non si rileva in Freud. Al transfert si collega l'altra nozione centrale di resistenza. anch'essa fortemente accentuata in senso «ontologico» (dove va ricordato che per Lacan l'essere è essenzialmente essere di parola). e l'importante excursus sul breve scritto freudiano a proposito della negazione (Verneinung ). È il momento in cui il seminario assume anche un andamento di confronto. tra Hyppolite, chiamato ad intervenire, e Lacan che gli risponde (e • éhe·•pòi' ri:dtg'ànizzerà la sua replica in un lnlodégliScritti. Cfr. per i materia~ li detra. discussione e i contributi successivi ·irfascicolo speciale di Nuova Corrente, nn. 61/62, 1973). La negazione, e con essa la resistenza, vengono alla fine caratterizzate come qualcosa di intoglibile, profondamente ed essenzialmente proprio al fungere della soggettività. Cosi il transfert può inizialmente situarsi sul piano delle «difese» e della identificazione immaginaria. anzi è lì che in genere esso si costituisce: ma per trasferirsi, in quanto vero e proprio transfert, sul piano della resistenza, nell'accesso a quella che Lacan chiama parola piena. Il nodo è tutt'altro che sciolto nelle pagine di questo primo seminario, ma è utile vedere come Lacan vi lavora attorno moltiplicando le difficoltà. Odio e amore non.sono più visti alla stregua di pulsioni originarie, bensi scino ributtati sul piano della comunicazione, e Lacan vi unisce un ulteriore elemento, l'ignoranza, la spinta del non sapere verso il sapere che si avvale dell'appiglio fornito dal sapere supposto nell'analista. La specificazione dell'oggetto investigato permette, oltre che di evitare rapidi sconfinamenti e generalizzazioni, di vedere, in questo primo seminario, un problema-chiave. Hegel vede una lotta per la vita e per la morte ingaggiata tra due autocoscienze (due io) che si fronteggiano: le figure del servo e del padrone possono essere scambiate, ma restano necessarie, ineludibili. Sartre (L'essere e il nulla) sancisce, quasi centocinquant'anni dopo, l'impossibilità del noi: nel rapporto d'amore non si sfugge all'oggettivazione dell'altro (nei due sensi del genitivo). Alla coscienza «infelice» succede la figura del sadomasochismo. Lacan restringe la visuale a quella forzatura del rapporto faccia a faccia che è la seduta analitica. Esso conosce un duplice esito possibile. U1.1 esito è che il nesso resti al livello dell'affrontamento, della cooptazione reciproca, due io immaginari che tentano di catturarsi a vicenda. L'altro esito è il riconoscimento della possibilità che il rapporto acquisti una terza dimensione, quel terzo che è appunto la parola piena o, se vogliamo anche dire, l'inconscio. Decentramento del soggetto (come dirà Lacan più tardi) è proprio questo spostamento di luogo, dal luogo dell'io al luogo di un soggetto che si costituisce (seppure in modo determinato, singolare, irripetibile) nel linguaggio. Lacan, dal suo punto di osservazione, riesce a far vacillare questa nozione, apparentemente granitica, di io autonomo. E la cosa più interessante è che lo fa mostrando la miseria e il destino di fallimento della nostra comune nozione di reciprocità. Ciò che non regge è infatti un'idea semplice, trasparente, corpo contro corpo, coscienza contro coscienza, di rapporto sociale. Quell'idea che seguita a funzionare, anche nel marxismo. come un'ideale. Certo bisogna discutere la validità che può avere il punto di osservazione in cui Lacan si mette: quanto di «sapere» e quanto di «potere» può essere veicolato dalla «verità» che pretende per sé. Il problema-chiave del primo seminario, l'illusorietà e l'irrealizzabilità del rapporto duale, ci introduce-,in ogni caso. con sufficiente chiarezza, alla costante di tutta la riflessione lacaniana: il rapporto tra immaginario e simbolico. ADELPHI Roberto Vigevani DIARIO, SOGNI E ALLUCINAZIONI DI MANSHOLT LEVY • Narrativa contemporanea•, pp. 122, L 4.000. I • disastridella coppia ' nel comico e disperato racconto, ambientatoa ,.._ York, di uno scrittore ti-tino elle Hfflbra U8Cll0 dal cappello cli WNdy Allen - e del Slnger delle storie americane. Giacomo Casanova IL DUELLO A cura di Ello Bartollnl • Piccola Blblloteca Adelphl •• pp. 124, L. 3.000 Il duello, famoso e cruento,· con un nobile polacco, nel racconto autobiografico del quarantanovenne Casanova: un quadro di magistrale precisione stilistica, lllumlnato dal minuzioso commento storico di Ello Bartollnl. Carlo Dossi GOCCIE D'INCHIOSTRO A cura di Dante lsella • Piccola Biblioteca Adelphl •• pp. 266, L. 4.000 L'antologia Ideale di se stesso fatta dallo scrittore più moderno della Scapigliatura. Friedrich Nietzsche SCRITTI SU WAGNER Con un saggio di Mario Bortolotto • Piccola Blblloteca Adelphl •• pp. 266, L 4.000 La metamolfosl di Wagner, da Incarnazione dello spirito della musica a nemico da annientare, negli scritti di Nietzsche che vanno dalla giovinezza al periodo che precede la follla. Il lungo saggio di Mario Bortolotto esplora e lllumlna uno del conflitti cruclall della cultura moderna. edizioni ottaviano viaS.Croce,2 • Milanotel.8350832 criticae lotta collanadirenadaStefanoMerli ILEANAMONTINI COMUNIONE ELIBERAZIONE NELLACULTURA DELLADISPERAZIONE pp.128 L. 3.200 AGAZZBI ERMANGI UASTINI LEVREROLUPERINI MANGANO MERLPI AVONESTUDERTOMIOLO GRAMSCI UN'EREDAIT' CONTRASTATA LANUOVASINISTRA RILEGGGERAMSCI pp,160 L. 3,800 ATTILIO MANGANO AUTOCRITICA EPOLITICA DICLASSE DIARIOTEORICO DEGLI ANNI SETTANTA pp. 160 L. 3,800 CARLOCAROTTI ILMANIFESTO 1969-1971 SAGGIOBIBLIOGRAFICO introduzionedi NINETATZANDEGIACOMI pp. 160 L. 3.800

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