L’Acropoli - anno II - n. 15 - marzo 1946

IN CORSIVO 147 chimistico : corpora non agunt -nisi soluta. La libera reazione al pensiero degF avvèrsari determina un'autorevolezza diversa ,fa quella fegolata dalle gerarchie del partito, differenzia le forze dell'uno in confron.io con quelle dell'altro, 1 fa sorgere pensieri e problemi nòn previsti dagli strateghÌ dei direttori. · Il primo partito rigido che agi in tal senso - bisogna dirlo non per rin– faccio, ma per monito. - fu il partito popolare negli anni 1~19-1922. Il segretario del partito, ·don Luigi Sturzo (credo che l'illustre uomo sia per primo persuas.o del– l'errore commesso), fini con lo svalutare il Parldmento, restandone egli'fuori, I deputati di quel partito apparvero automi mossi dalla segreteria, non liberi spi-' riti. Per questa via seguita da altri partiti, il Parlamento andò perdendo il ca– rattere di suprema istanza e di centro unico di libera politica. La politica si red,uplicò : oltre la politica nazionale si ebbe quella interna dei partiti con con– trasti di tendenze, eresfo e scomuniche. I partiti - data la loro esuberanJ,e mol– teplicità - non-furono contenti del sistema maggiore che presupponeva il giùoco di due soli partiti antagonisti: vollero una forza ,,;,atematicamente calcolata sul numero dei voti. Il risultato ·si fu che la maggioranza divenne incerta perché spesso in una potazione elettorale il divario fra due politiche è di non molti voti. Col libero movimento dei deputati mancò la plasticità necessaria a(,Parla– _mento, e il Parlamento, con suo discredito, fu incapace della sua funzione es· senzÌlale di .deliberare, di conchiude~e con un · atto di legittima autorità il ciclo dei liberi dibattiti politici. Invece di avere una reazione, per cosi dire, chimica delle opinioni, si avevano quattro noci in un sa_cco : si aveva un bel rimestare, i partiti restavano quelli che erano, perché avei.ano ingoiato gli uomini. Posti i partiti fra le cose ~ante intangibili, idehtifi,cabili con confessioni reli– giose, si· aveva un pericoloso· piano inclinato verso il totalitarismo. Il partito mi– rava alla conquista dello stato. Nel regime liberale il partito vincitore assumeva iz"potere, ,,;,a doveva risolversi in una migliore interpretazione dell'universalità dello stato imparziale per tutti, sotto pena d'ess'ere travolto e abbassato a mino– ranza. Invece coi partiti bloccati si tende ad assorbire lo stato nel partito, col fenomeno che noi tutti abbiam veduto in atto nel fascismo. Coerentemente si ha la formazione dei partiti di massa, che è una. specie di leva degli adepti, il loro irreggimenta-mento in tutte le attività, in tutte le età, con opere assistenziali, dopolavoristiche, infantili, femminili ecc. Tutto ciò dà l'impressione di grand~ forza. Ma - lo abbiamo veduto col fascismo - tali sviluppi possono portare all'urto in piazza invece ché a democratici di– battiti in Parlamento, e il nostro supremo interesse ; è d' incanalare in un ·or– gano legale e costituzionale, dal ritmo definito, la vita politica. V' è anche u71:altro inconveniente gravissimo. Ogni forma di mobilitazione pesa ed op;ri– me. Se i poteri· dei partiti di massa divenissero preoccupanti per. gli iscritti, si riprodurrebbe il casg del fascismo, o delle moltitudinj irreggimentate venti– cinque anni fa dal massimalismo. Gli eserciti si sbanderebbero al primo inci– dente, e tutti serberebbero in cuore una cupa dijfidénza contro la vita politica, proprio quella diffidenza che ora avvelena l' attività pubblica. Gli uomini consci della situazione escono dalla servitu assetati di politica, e rischiano di dimenti- t, Gino Bianco

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