L’Acropoli - anno II - n. 15 - marzo 1946
I ORIEN'[AMErTI 135 basi del nostro commercio estero, rivolgendoci verso i paesi dell'Est europeo, dove le recenti rifo~me agrarie, permettendo l'accesso alla terra di' vastissimi strati di contadini poveri; hanno posto le migliori _pr.emesse per un incremento· dei consumi di massa. f: noto come le popolazioni di quelle fredde cont):'ade apprezzino vivamente i. nostri prodotti (vini, frutti del Sud, ortaggi d'inverno), mentre possono fornirci quanto a noi manca, cereali,· legname, bestiame. Da ' questo accenno è facile vedere, ancora una volta, come gii aspetti' tecnici della riforma agraria non si possano separare da una considerazione di politica generale. E da una consider~ione di politica sociale, in senso stretto : la trasfor– mazione della nostra agricoltura in un' agricoltura specializzata costerà molto · " denaro, specialmente nel Sud. Una- parte di questo den_aro potrà essere fornita dai privati, però le · spese di utilità generale (bonifica di pip.nure malariche, rimboschimento· e sistemazione di pendici montane, regolazione di fiumi, co– struzione di strade, acquedotti, abitati rurali, ecc.) dovranno esser sostenute dallo stato, senza dubbio. A profitto di chi ? Se si voles.se seguire la prassi fascista (quella ad esempio della legge per il latifondo siciliano) si arriv~rebbe al seguente risultato : i grandi proprietari latifondisti avrebbero i loro fondi bonificati, sistemati e tr ~sforma.ti, cioè.. vedrebbero le loro proprietà aumentare molte volte di valore, a spese de\la\ nazione. Vale la p~na di dare qqesto pre– mio a gente che· è la responsabile 'prima delle misere condizioni dell'agricol- • I tura meridionale? E poi, questi latifondisti m(èridionali ·quale funzione utile esercitano nella produzione? Nessuna, anzi è proverbiale il loro assenteismo. D'altra parte, condizione principalè per la riuscita di unà riforma agraria è la buona volontà dei coltivatori. Soltanto se questi coltivatori troveranno interesse nella°7iforma, cioè se essi avranno la sicurezza di lavorare per se stessi, si potrà contare sulla loro collaborazione assidua, sul loro lavoro volenteroso. Altrimenti, si potranno anche spendere centinaia .di miliardi, il risultato sarà negativo. Questo del latifondo meridionale f dei problemi sociali che esso. pone è un esempio sufficiente a farci intendere la gravità delle considerazioni sociali da cqi deve partire una riforma agraria, oggi, nel nostro paese. E le questioni sociali non si spiegano né si risolvono çon la sola tecnica. NICOLA DE SIMONE Nell'articolo 'iiello stesso autore su 'I comunisti e la riforma agraria ' pub– blicato nel fascicolo 14 a pagina 87 si legga : • (in queste zone 3.250.000 ·ettari sono occupati da proprietà superiori ai 200 ettari ) '. ,I I t '
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