L’Acropoli - anno II - n. 15 - marzo 1946

.. 3.34 ORIENTAMENTI -dovrà significare in nessun caso, un ritorno alla disastrosa politica dell' autar– •chia, o del precedente protezionismo, causa della nostra decadenza agricola e dell'abbassamento del tenore di vita delle nostre popolazio.ni. La soluzion.e con– sisterà invece nel rimettersi .sulla strada da c,ui la nostra politica agraria non si sarebbe mai dovuta dipartire, se in essa non fossero prevalsi gli interessi di ristretti ceti pr!vilegiati: La strada è quella dello sviluppo qualitativo, della -specializzazione dell'agricoltura italiana nelle _produzioni ad essa piu appropriate, ·si da trovarsi sufficientemente agguerrita a sostenere il confronto con i paesi •esportatovi . Preclari studiosi nostri studiano già da tempo il problema del come indi- 1rizzare adesso sµ questa via l'agricoltura italiana: vengono esaminate le pos– ·sihilità ·di restrizione delle culture cerealicole, di allargamento delle culture foraggiere, della frutticultura, viticultura ecc. I risultati a cui giungono quèsti ,studiosi -inducono a nutrire le migliori sp·eranze sul nostro avvenire agricolo: · ·viene sfatata la propaganda bugiarda, la ' ossessione granaria ' che il fascismo ·si era dato cura di diffondere. ' · ,, A questo punto però si ·pone una grave auestione : supponiamo che tale ,trasformazione agraria si compia. Avremo meno cereali, ma molto piu vino, •molto ,piu frutta ed ortaggi, ecc. Una parte di queste aumentate produzioni dovrà ·essere assorbita dall'aumentato consumo interno; giova notare però che già in ,tempi norma~, per il basso tenore di vita del nostro popolo, cospicue quantità •di tafi .prodotti non si riusciva a vendere all'interno. Perciò, se noi vogliamo -raggiungere un aumento rilevante della nost~a capacità di ·consumo, biso,gnerà ·considerare attentamente' le misure, di caratten; sociale, tributario ecc., che po– •tranua far conseguire tale aumento. Basta questo rilievo per far comprendere •che in una riforma agraria non sono gli aspetti tecnici i soli che contano, ma ,che tali aspetti non vanno èeparati dal complesso della politica generale dello ·stato. Secondo rilievo: una parte cospicua dei, prodotti suddetti bisognerà espor– tarla, per pagare lq nostre iµiportazioni di cereali: Dove esportare ? Se ci limi– -tassimo a 'con'tare. su'i nostri tradizi~nali ,.m~rcati, commetteremmo un grave I . • -errore: la Germapia è in malora, né si risolleverà tanto presto. I paesi dell'Eu- ropa nordica ed occidentale, gli Stati Uniti e il Sµd America o hanno produ– zioni proprie o ·ne ricevono dai paesi soggetti. Poi; in tutti questi paesi vi è ora un'apparente prosperità, frutto della congiuntura di guerra : terminata questa. congiuntura, riprenderà inevitabilmente, con effetti disastrosi, la crisi generale del 1929. , Dico inevitabih:~ente, perché non sono avven~te. in questi paesi modifica- , . . I zioni strutturali che permettano di evitar~ le crisi. Del resto, gi~ per il pros- simo giugno si parla. di 6 .milioni di disoJcupati in U. S. A. L'inevitabile ria– pertura della crisi decimèrebbe le nostre esportazioni "agricole, ·compost~ «fi. prodotti, in fin dei conti, n~n di prima necessità: ciò significa che noi. non potremmo piu comperare il nostro pane, mancandoci la co 0 ntropartita da-f~rn.ire. f: dunque necessario pro;vvèdere . di buon' ora ad un, allargamento delle I , BibliotecaGino Bianco •

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