L’Acropoli - anno II - n. 14 - febbraio 1946
RASSEGNE 97' governi ~refascisti ; semplicistico, invece, - semplicismo del quale, del resto,. sone colpevoli anche molti liberali, - è credere che la corrente conservatrice· del partito liberale sia dovuta ali' immissione d.ei 'trasformisti meridionali'; to-· talmente incompresa la funzione e il metodo politico della democrazia cristiana (Togliatti ritiene che la Chiesa possa gongolare a sentire che i comunisti sono– 'tolleranti ' verso il cattolicesimo):· è però giusta la sua critica che questo 'par– tito che dovrebbe essere il partito della spiritualità, è il partito nella cui azione · sembra mancare di piu la spiritualità', e il·-monito: 'gran p_arte della respon-· sabil,ità per quello che sarà domani l'Italia dipende dal fatto C?e la democrazia cristiana agisca veramente come partito. democnitico e non come strumento di• gruppi conservatori'. Quàlcosa di particolare merita la po'iitica int,rnazionale secondo Togliatti_ Egli è furibondo contro la formula né vinti né vincitori; irri-de Croce che af-– fermò non essere l'Italia vinta ma vincitrice; anche egli crede che la politica interna determinerà l'estera: quando l'Italia av.rà dimostrato di· non essere piu fascista, sarà rispettata all'estero. Non diciamo: beata ingenuità, perché, in que-– st'errore eravamo caduti tutti. Ma quando in un ampio e, bel periodo (p. 149) egli-' stesso distingue la responsabilità del fascismo da quelle del popolo italiano, e con beli' immagine affe'rma non doversi confondere il carnefice col boia, che fa. se non usare a Firenze l'argomento crociano _contro i_l quale si era scagliato a. Roma? La politica virile del comunismo è fondatl). sull'odio: odio - benl'nteso - contro i ·fascisti e gli imperialismi; ma l'odio acceca e noi crediamo che quand'o l'Europa si sarà accorta dell'enorme errore commesso nell'aver .rifiutato la for-– mula 'né vinti né vincitori', distruggendo politicamente la Germania e quast. distruggendo l'Italia, sarà data la parte che loro compete di responsabilità ai comunistì, con i quali o senza i quali (a dire il vero) i vincitori avrebbero fatto·, ugualmente quello che hanno fatto. Ritiene il Togliatti che la politica italiana sia sbagliata se essa non stia con– tinuamente a ricordare agli stranieri con i quali entriamo in relazioni che I' I– talia è stata rea del fascismo. Ciò è errato: noi riteniamo di aver sufficiente– mente· scontato il _male fatto dal fascismo; riteniamo che, comunque, debbano· e_ssere gli altri a porre il problema se sia scontato e non noi ad accettare una ipotetica condanna eterna;. che, infine, la politica estera non si debba fare né- . da noi né da altri su basi 11;10ralistiche: è strana e con_traddittoria con tutto il ·realismo di Togliatti questa impostazione moralistica della politica che per de– finizio"ne è immoralistica: la politica estera. li problema ·di Trieste è di conseguenza impostato _non come problema po-· litico ma come pro-blema etico, anzi religioso, in quanto l'atteggiamento nostro di contro alla Jugoslavia dovrebbe essere di espiazione. Tutti vogliamo l'ami– cizia della Jugoslavi11 come di ogni altro paese al mondo, ma non possiamo· darle l'Istria e Trieste j:Jer espiazione: non si vede perché l'Italia debba espiare aei secoli una colpa del fascismo di pochi anni, della qu~le sarebbe tempo che· si facesse il bilancio. Unum dabis· et centum accipies. GABRIELE PEPE-
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