L’Acropoli - anno II - n. 14 - febbraio 1946

ORIENTAMENTI 87 proprietà-e del grande capitale 'speculativo. È ben noto che, mentre ·il grande proprietario .assenteista tende a sperperare la rendita fondiaria in cdnsumi vo– luttuari o ad investirla in speculazioni, non di rado malsane, piccoli e medi proprietari, specialmente se coltivato·ri diretti, preferiscono reinvestire nei loro fondi gli utili che ne ricavano. Per conseg~enza, un~ politica governativa che porti ali' aumento dei_ redditi di questi ceti porterà anche al miglioramento òell'agricoltura italiana, col vantaggio complessivo di tutta la Nazione. 2. Lotta contro il latifondo. Drre tipi di grande proprietà fondiaria sono da riconoscere nel nostro paese. La grande proprietà capitalistic3; - rappresentata soprattutto nel Nord - ci offre l'esempio della piu progredita tecnica agraria; e per essa i comunisti chiedono una limitazione, nel senso della partecipazione dei lavoratori alla gestione di ~ssa, mediante il sistema dei Consigli di gestio~e. Il secon'do tipo di grande proprietà terriera, invece, caratteristico del Mez– ·zogiorno e deHe isòle (in queste zone ·3.250.000 ettari sono occupati da pro, prietà superiori ai 2000 ettari) ci offre le forme pi(i. arretrat_e di economia agraria ,che .si conoscano : coltivazioni cerealicole estensive, senza rotazioni razionali, .con scarsissimo carico di bestiame, debolissimo impiego di macchine e concimi, inferiorità economica, culturale, civile delle popolazioni soggette. Sempre di– ·'battuta, spesso auspicata, mai attuata nella lunga storia d'Italia, l'eliminazi'one .del latifondo si presenta oggi come una necessità primordiale. Abbiamo bisogno che la nostra, terra .renda tutto quello che può rendere: non ci possiamo· per– -m.ettere il lusso delle coltivazioni estensive. Su di una ripresa della emigrazione di massa non possiamo far conto : dobbiamo risolvere in casa nostra i n~stri ·problemi, ,e possiamo risolverli, col p~ssaggio dalla coltura estensiva (inforag– giata;, nel passato, dal protezionismo granario d'ei vari governi) alle colture in– tensive, piu adatte alla nostra terra. I latifondisti, però, non sono mai stati né .,sono capaci di 'attuare questa trasfo~mazione: già adesso, di fronte alla cessata convenienza dell.e coltivazioni cerealicole, diverse centinaia di migliaia di ettari sono stati ridotti a pascolo. I • Vi è, inoltre, una considerazione politica da tener presente; i grandi pro– ,prietari terrieri del sud ·sono, tradizionalmente, uno dei ceti piu reazionari: Dopo ,aye~ attivamente· sostenuto il fascismo, adesso spalleggiano i vari movimenti s~paratisti o dell' 'Uomo Qualunque'. L'esistenza di questa classe di latifon– .disti è un pericolo ed un danno nazionale, sia dal punto di vista economico ,che da quello pÒlitico. I comunisti, pertanto, propongono l' espropriazione - dietro indennità - delle grandi proprietà latifondistiche ed il passaggio di esse ai contadini. Or– .ganizzati in cooperative, convenientemente sostenuti dal credito e dall'assistenza tecnica de!lo Stai~, i nostri lavoratori meridionali sapranno tra~formare le de– solate distese nude del latifondo in fiorenti vigneti, oliveti, frutteti; sapranno incrementarne l'attuale esiguo fatrimonio zootecnico; sapranno coprirle di case, .di Sl!ade, di acquedotti, di scuole. Il rifiorire dell'agricoltura avrà come con– ,seguenza lo sviluppo dell'industria meridionale, per la trasformazione dei pro-

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