L’Acropoli - anno II - n. 14 - febbraio 1946

\ . ' 80 ADOLFO OMODEO L'accénto cade sul fatt~ psicologico del credere, su di un'adesion~ che annod~ in perpetuo l'anima a .Oio. Per conseguenza in Lutero abbiamo l' accesso immediato a Dio e al Cristo per la sola fede, senza altre mediazioni ; un oblio di tutto, una volta che si è ritro• vato il dono di. Dio. Si raggiunge l'indifferenza per la stessa chiesa, che diventa una mera associazione di diritto umano, la quale viene abbandonata allo stato insieme con le funzioni che nella termfno– logia agostiniana sono di pertinenza della città umana, della città di Caino che sorge dalla 'natura lapsa '. Il fatto piu notevole con– siste in ciò : mentre nell'apostolo· Paolo la fede salvatrice si ravvi– luppa nei sacramenti, approssimativa rappresentazione del transuma• nare nella salute eterna, in Lutero il cursus è inverso: il riformatore tedesco dai sacramenti risale al fatto psicologico della fede che anima , i sacramenti, sicché i sacram1nti-.perdon·o il caratter.e .sopi:annatura:le, teurgico, di opere efficaci ex opere operato, e divengono espressioni simboliche della stessa fede. Unica eccezione la tesi dell'eucaristia quale miracolo a cui il riformatore sassone non vuole rinunciare. Per taluni rispetti il Calvino prosegue coerentemente liopera di L~tero,' e prosegue l'opera dello Zuinglio nel ridurre l'eucaristia a mero simbolo, eliminando la comp~icata t_esi luterana dell' onnipre– senza .del corpo qel Signore con ,la, quale si era cercato di conser– vare un carattere soprannaturale ali' eucaristia. Per altri rispetti si ha ancora uno spostamento d'efficacia psicologica della: credenza aella . giustificazione per Ja fede e per conseguenza una trasformazione del , mito teologico. _Non l'ebbrezza di un ricongiungimento dell'anima con Dio sperimenta il riformatore piccardo, quell'ebbrezza che in– duceva Martin Lutero a lasciarsi alle spalle ogni altra cosa· e sopra tutto ogni organismo di legge i considerata da lui con Paolo actileo del peccato, ,ma un'obbiettiva considerazione della- realtà umana dal _"' pu~to di vistà di Dio : la nullità assoluta, delle opere dell'uomo con~ • nesse col peccato. ·che le inficia; 'il donq arbitrario della grazia e la valutazione deH1;tfioritura umana nella grazia come opera esclusiva di Di~. Il diritto di Dio è estes.o, tendenzialmente ancor~, nella prima . edizione dell' lnstitutio, sino alla predestinazione al bene e al male. Il · Calvino ,no·n arretra dinanzi alla figuraz~ohe tremenda del Dio del .Vec<;hio Testamento, come Martin. Lutero. Il motivo del Vecchio Te– stament,o ha pieno vigore per ,lui : '!ddio. è .sovrano .del mondo e Biblioteca Gino Bianco 1 .

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