L’Acropoli - anno I - n. 12 - dicembre 1945
/ DALLA STAMPA ITALIANA E' _STRANIERA 565 dere, regolasse l'avvenire dell'Italia, ed ognuno ha invece potuto constatare che l'armistizio non ci •dà nessuna assicurazione. nessuna garanzia,' nessu~a ){orma per il futuro .... Noi pensiamo che è. giunt\l l'ora 'di abrogare totalmente l'armi: stizio .. Pensiamo che su questa via debbono finalmente mettersi, con decisione e con prontezza, gli Alleati, e eh' essi' debbono intanto cominciare col ridare all'Italia e al suo goyerno piena lihertà commerciale e finanziaria e piena so– vranità su tutro il territorio nazionale. Altrimenti _sarebbe lecito ~ legittimo il sospetto· che l'armistizio non -sia stato per gli Alleati una, necessità di guerra 'e una misura precauzionale: contro il fascismo, ina Ùn -mezzo per esercitare un· controllo politico é finanziario in senso nettamente contrastànte con i principi del~a Carta Atlantic\l e con i proclamati scopi di guerra.d~lle Nazioni Unite. (Velio Spano, L'Unità, 8 novembre 1945). La preoccupazione siloniana' di un cqllegamento, .di una attrazioqe del\e classi' medie esprime una esigenza giustissima, 'ma ·non riesce a trovare una ·soluzione gi~sta. Con la politica dell'autonomia si rischia infatti di spostare il P. S. I. ··su basi piccolo-borghesi anticomuniste, contro la p_ropria volontà .. Se po~ non si vuole parlare di una assoluta autonomia e si prospetta come ultimo -fine 'il part,ito unjco dei lavoratori si ritorna sulla posizione di Pertini che è l,11migliore. Le classi medie infatti è importante èhe si sentano legate a sini– stra anzich~ a destra, ma è piu importante che il ner.bo delle forze di sinistra sia• composto dalle classi proletarie. L'opera di attrazion~ dei_ ceti medi ver!!o · le sinistre non può ~ssere fatta c&e con l'azione politica, quotidiana dei socia- . / listi e dei comunisti. Sospetti e timori devono cadere non col presentare uno dei partiti della classe operaia come il piu aperto e piu demÒcratico nei con- . " t fronti di un altro partito della stessa classe, poiché evidentemente dietro la distinzione continuerebbe a sussistere_ la diffidenza,, ma col proy_are coi Jatii che la politica della classe operaia 'è la politica che tutela gli interessi, di tutti i. lavoratori: La crisi economica in cui i ceti medi ora si• dibattono è già un grande insegnamento. Quando l' esperienza avrà definitivamente dimostrato che il regime della libertà industriale e della grande proprietà non potrà mai recar loro che \utti e lacrime, l'opera sarà compiuta. (Giovanni Pieraccini, S,o– cietà, numero 3). Una crisi oggi significherebbe divisione i,nterna, contrasti acutizzati, riva– lità di .gruppi, dispersione di fo'rze. Il popolo italiaqo non ha bisogno d' una crisi; esso ha bisogno piu che mai, per poter lavorare, di unità, di solidarietà; di comprensione reciproca. In questo senso debbono lavorare Òggi tutti i par- ' titi dellà·coalizione governativa affinché sia stroncato og·ni possibile minaccioso • ' V . ritorno del fascismo, affinché sia vinta l'ultima dura battaglia contro la fame e il freddo. Piu tardi, portato il paese. fino aJile soglie della Costituente, ognuno potrà proporsi i nuovi còmpiti cui riterrà di dover assolvere per il bene del– l'Italia. (Umberto Terracini, L'Unità, 11 novembre 1945). ' .
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