L’Acropoli - anno I - n. 10 - ottobre 1945

IN CORSIVO \ 479 scritte, come le costituzioni di Roma ·antica e della mÒderna Inghilterra, potremo dettarné una scritta che, dopo le convulsioni di questi anni, sia la precisaziane dic1liarativa di ciò che è effettivamente 'maturo nell'animo nostro, non di u~ solo partito ma di una vasta volontà nazionale. Posizione angolare avranno le libertà fondameniali e le leggi organiche di salvaguardia della coscienza, della parola, del metodo d'elezione, del diritto d'associazione ecc., e. cosi pure la definizione liegli organi costituzionali di legislazione e d'esecuzione . . A meno di voler cavillare_, gli uomini di diversissimi partiti potranno con• venire che istituzionalmente la monarchia è ·morta non tanto per la questione astratta della forma monarchia o repubblica (benché tale questione non sia cosi vana come vollero sostenere al principio· di questo secolo i socialisti), quanto pel fatto che la dinastia dei Carignano s'è annichilita e non abbiamo motivo dian• dare mendicando una nuova dinastiq pel mando ; potranno convenire· che nell~ formula repubblicana converrebbero tutte le forze_vive del paese come accadde per la terza repubblica in Francia. Contro le avventurose fantasie di repubblica presidenziale, di elettività dei giudici, di camera unica, potremo richiamarci all'esperienza quarantottesca della Francia, la quale creò una repubblica presidenziale in un paese avvezzo al cen• tralismo e soggiacque alla tirannide rinnovata dei Napoleonidi ; si impelagò nuo– vamente nelle impulsività isteriche di un'unica (lssembleq, e mancò di ieni e di controlli. Né si riterrà prudente affidare a spiriti ancoÌ-a agitati da veementi passioni l'elezione dei giudici se prima una lun_ga esperienza di democrazia non · ci avrà affinati all'esercizio del voto. Ciò non impedirà però d'esigere che una magistratura riveduta e superiore· al sospetto (il non aver riveduto la magistra– tura fu un errore che la repubblica di Weimar pagò assai 0 card) abbia un'auto' nomia vastissima e viva libera \da ogni pressione politica a garanzia di tutti. Anche se si stabilirà l'eliminazione della grande plutocrazia - la quale ritengo sia un elemento perturbatore e corruttore della vita politica di una nazione - al di sotto della linea su cui si profila il monopolio, bisogna riconoscere a tutti il diritto d'iniziativa amplissimo di muoversi, d'intraprendere, di comprare, di ven– dere, di ,diventare la forza risanatrice ·del paese sanguin<:-nte. Al comunismo di guerra rinunziò a suo tempo anche Lenin ·con la NEP. Il dissipare gli incubi che ossessionano troppa _gente avrebbe un'importanza salutare. Il resto, le altre riforme politiche, economico-sociali, militari, dovrà es• serefrutto di ordinaria legislazione in quanto si riferisce non all'esplicazione di una • realtà già matura nell'animo della grande maggiora,nza del paese, di una situa– zione storico-giuridica punto di partenza ·accettato ed ammesso dalla nazione : implica; invece possibilità di revisione, correzione, esperimento di solidità a tràverso il mutare della maggioranza e delle situazioni economiche. In questo sceverare i punti fondà,mentali, in questo definire le basi dell'edi– fizio, che deve però avere gli addentellati per grandiosi sviluppi, credo sia pos– sibile· la libera collaborazione e le intese di uomini di diversissimi partiti e sia possibile superare le. paratie stagne in cui i partiti tendono a rinchiudersi. E, cosa piu importan~e, credo che in questa definizione dell'opera prossima si inte-

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