L’Acropoli - anno I - n. 9 - settembre 1945
• I GIOVANI NEL VENTICINQUENNIO FASCISTA 417 lento ma sicuro distacco dei giovani da quell'inebriante malattia. E abituati ad osservare i fenomeni _ lettèrari, come preannunzio di una diffondentesi sensibilità nuova anche negli strati inferiori, an– notavamo còn piacere la nascita di un romanzo di un giovane scrit– tore, Gli indifjerenti, d6ve era raffigurata una generazione di gio– vani egoisti, amorali, utilitari fino al cinismo, ma ormai distaccati dall'amore per lo stato mostruoso e avvezzi a sorridere degli infa– tuamenti civili e delle idolatrie per il teatrale e grottesco Léviathan. A un moralist/l ,potevano dispiacere quegli egoisti plumbei e cinici, ma intanto essi rappresentavano un progresso, un distacco polemico, dal .g.regge degli scemi e dei ribaldi acclamanti al loro faJidic_oduce. Piu tardi ci commosse la voce di un poeta, dove avvertivamo un gusto polemico del coccio di bottiglia e della pietra sul greto sol– levati al signifieato simbolico di un. superbo nullismo, di un aristo– èratico non essere (Bene non seppi, fuori che il prodigio Che schiude' _la divina Indifferenza : Era la statua nella sonnolenza Del meriggio, e la nuvola, e il falco alto levato !), un gusto di questa divina In– differenza, di fronte al loto e al fango, alla marea che saliva, che si vantava quotidianamente di .essere un 'avvenimento storico'. E piegammo la nos!ra sup(lrbia di critici a indagare pazientemente il significato di quell'irritante ermetismo, che si era attaccato alle no- . sfre lettere, e fummo capaci, sempre per il .solito ottimismo, di scoi'gervi una specie di difesa metafisica dall'invadenza e petulanza del confusionismo etico • politico • letterario quale aveva dominato, sepza contrasti, le menti dei giovani ~el terzo decennio del '90C. L'ermetismo ci appariva almeno come· una necessità psicologica, nei migliori, e non il semplice arbitrio gergale di una nuova e acca– demica massonèrià, quale degenerò sùbito dopo:. un'evasione dalla politica, in una civiltà dove tutto voleva essere confuso e travolto in un unitarismo di tipo prammatistico. E, a guerra dichiarata, leg– gemmo con tremito ed esultanza un libro di un altro narratore, deye si favoleggiava di una isola particolarmente cara al nostro cuore di sradicati, e in cui sentivamo a ogni pagina una tacita par– tecipazione ai dolori del mondo offeso. 11fascismo tira già le cuoia, .gridavamo noi, forsennati di gioia, ai compagni di fede ; i giovani 'non sono pi 6. ~asci_sti ! Difatti il decennio 1930-1940 rappresenta la lenta guarigione •
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