L’Acropoli - anno I - n. 9 - settembre 1945

• -416 . LUIGI RUSSO ,. nunziana celebrante la Vita con la V maiuscola ' dop.o terribile del J dio, come una spada fedele, come una ruggente face, corne la gor- gòna, come la centaurea veste ', e dalla sete crudele, d~lla fame vorace dei superuomini per la bellezza di questa Vita si era poi passati a un febbrile attivismo, senza scopò, nel mondo pratico, al piu sfrenato irrazionalismo, religione carnale ·anche del piu umile .analfabeta, del piu ott o.so ,sotto-uomo. Ottimisti' come tutti gli storici di crociana origine, guardavamo a questo ·ingrandirsi, involgarirsi, frenetico propagarsi dell'attivismo -dannunziano, come 'a una corsa veloce verso la guarigione della malattia romantica; un'esasperarsi della malattia stessa che doveva fa. talmente portare alla sua consunzione. Una malattia tutti i popoli, tutti gli individui, la dobbiamo pur portare nel nostro s~ngue : il ro– manticismo che, sul Aìnire del Settecento e nei primi dell'Ottòcerìto, aveva rappresentàto una rigenerazione e uno svecchiamento dell'uma– nità, perpetuatosi come abitp all' ordinario di tutti i giorni aveva finito con l'intrietire, ristagnare e corrompersi' nelle nostre vene. Il romanticismo non è stato ancora digerito, per· esempio, dalla Ger– mania, donde il suo nefasto sempre anelante Sturm ùnd D~ang, di -cui è stata vittima anco~a oggi tutta l'Europa; e quando sento che lassu ancora farneticano della· sopravvivenza del loro Fiihrer, io tremo, non perché creda al pericolo del ritornante Hitler, ma perché -queste favolose dicerie testimoniano della persistente barbarie ro• mantica, non ancora debellata, come quella che ha già a lungo ·fantasticato sulla sopravvivenza trascendentale e anche fenomenica -di Carlo Magno, del Barbarossa, di Federico II attraverso i secoli. _Però siamo sempre a spiare tutti i segni perché la malattia ·roman• ·tica, trasfiguratasi in dieci modi fino 11i nostri giorni, ci appaia al– meno definitivamente estinta nel nostro paes 1 e, o almeno riesca,attu• tita nella sua virulenza. E p,erò quel suo viòlento' esasperarsi sQtto il fascismo, mentre 0 ci ·dava angoscia, ci dava anche speranza che noi ci trovassimo a una svolta decisiva della nostra salute civile. E in questo conservia~o, sempre perché crociani, il nostro i~pe• nitente ottimismo prognostico. Intanto, proprio attorno al 1930, data da noi assunta come .acme delliattivismo tascistico, venivamo osservanq.o alcuni segni del BibliotecaGino Bianco

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