L’Acropoli - anno I - n. 9 - settembre 1945

GIOVANI NEL VENTICINQUENNIO FASCISTA '413 dissìàio delle nostre cosi scrupolos~ coscienze di cattolici. Del resto noi facemmo presto a pàssare i trent'anni, e non fummo piu gio• vani, e non si s~nti piu parlare di questa minoranza di ' combat- • I tenti ', di questi ' profeti disarmati ', che avrebbero voluto riformare . ,/ . , l'Italia con le armi spirituali di frate J eronimo Savonarola, il quale, \ . come è noto, ruinò nei suoi ordini nuovi, come la moltitudine co• ' lii, ·, minciò _a non credergli; ' e lui non aveva modo a potere tener fermi quelli che avèvano e;reduto, né a ·far credere discredenti'. Bene• detto, Croce e compagni dovettero riparare nella ' critica \ che per essere giudicata un'occupazione di umbratili anacoreti, sp,ecialmente se esercitata sui testi letterari, non dava eccessiva rioia al fosfore– 'Scente e travolgente Lucifero che guidava le legioni strabocchevoii degli Italiani ' nuovi., Intanto maturava la ' generazione dei nuovi • gioyani ', quella che fu colta dal fascismo nell'età vergine e tenèta I • . dei quindici o diciotto anni : fu fa generazione, su cui si esercitò - , più imperioso,' piu contagioso, o piu dissolvente l'imperio educativo del fascismo. C'è stata la classe del •21,' ehe è stata, per uh capric– cio del s_olito duce, ia pi~ danneggiata dalla presente guerra ; cosi c' è stata tutta una generazione, quellà dei quarantenni di oggi o poco piu, che ebbe le cure pedagogiche specialissime del regime, è moralmente fu minorata, stuprata, avvelenata, ·con assidue inie– zioni dalla propaganda d;i.nnunziano-fascistica. Pochi, pochissimi pri• vilegiati dalla grazia, riuscivano a salvarsi e a intendersi con i loro fratelli piu anziani, mentre il grosso di essa fu ·compattamente fa. scista e gerarchesco. Contro codesta generazione, immediatamente ·successiva alla 1 nostra, scelta al sacrificio con quella discre:>:ione stessa e pondera- ' tezza e saggezza politica, ci:,n cui i giovani del '21 sono stati pre• cocemente strappati alle famiglie e alle scuole per essere avvfati alle caserme; ai camRi militari, e poi ai campi di concentramento in Germania, noi fummo costretti a combattère intorno al 1930, ,con 8olore dell'animo, perché sentivamo di colpire dei fratelli mi– nori, di nient'altro colpevoli ,che per la maggiore in~ocenza dell'età piu giov~nile, piu facilmente esposta alle seduzioni delle facili car- • I riere. E fu proprio allora che assunse forme iperboliche _editiram- biche il mito della giovinezza, quel mito della giovinezza, che aveva pur le sue stragi epidemiche, ma in forma episodica e isolata, in ' ' (

RkJQdWJsaXNoZXIy