L’Acropoli - anno I - n. 8 - agosto 1945
CARLO ROSSELLI; ÌN PRIGÌONE . 359· cprreva_ a ·Rosselli (I'uQtilO che- aveva ·_l_>isogno del ri~o~:delfa disten-· 'f!Ì"one);proprio .pèr l'umanizzazione del -suo ideale, di a~ere accanto --e.·quasi. a: contra!!tO qualcuno che fosse tutto' l'opposto suo, che ve– desse l,e debolezze del popolo it1:tliano in luce d' indulgenza'; cµe fosse, in qualche modo, l'antieroe; 'e A~saldo, prima della prigione e in prigione; éra proprio quell'antieroe d~lle opposizioni. M~ un·. aptieroé delle opposizioni deve· pure avere; se non del- 1' eroe,- àimeno dell'.ardito. E Ansaldo ~ra ardito solo in rari mo~enti, - - -· . . . . <iòn la carta dinàrizi e la penna in mano e gli amici ·che sollecìta- vÌ\np un articolo. E, mentre sapeva· che la forza del suo scrivere 'Veniva da quella sua_ posizione- -di opposizione, imprecava e bron– tolava rfel_lostesso tempo contro quelli che 'lo forzavano'_ (senza àverne la minima idea}'-a fare queJle trovate. Già nel 1925, dopo , un suo articolo di: satifa della ' democrazia ' di Vittorio Emanuele, ,articolo intìtolato ~ Il re fotografo ;, arti~olo che aveva provoè_atoil sequestro di Rivoluzione liberale, se· l'era presa, anziché con se stesso, e con la sua vista penetrante, con_ Gobetti, che di quella . · vista gli forniva l' oc_casione di usare. Per Gobetti e per R'osselli, 'gH animatori di tutta l'opposizione giovanile, e anche animatori suoi, aveva trovato un epiteto, che ripetev~ a chi voleva ascoÌtarlo : • Ro– ·viqa'.famege' (' Rovinafamiglie ~.in dialetto genovese), e contro di loro ,~ugugnavà, pur e_ssendo obbligato à servirsi di loro. _ · ·Rosselli, anche se lo· trÒvava noioso, si· divertiva in fondo di questa totale antitesi del suo temper~mento. Un suo ritratto di An– . sa_ldo piagnucolone nella prigione di Como sprizza scintille di umore : '.Benché ·ave_sse:mod? di leggere quanto !l com/ voleva, era depresso, pès– .simista, a-_ volte disperato. ~ M~i piu· mL 9ccuperò di polit-icà - diceva....:. Mai piu farò del giorna– Jismo. Ìl mio id'eale è tornarmène a Genova, tra i miei libri, a studiare, a '· ' . . . . . - ~. scrivere. -- Quanto· ail'ltalia, nulla da fare. L' ltalià è finii~. Avevano ragione i Bor– ,b~ni, aveva ragione Mètter11ich. . _ Con stile-involuto mantèneva corrispondenza,,.con Giustino Fortunato, questi pui;e convinto che l'Ital\a fosse ormai alle sogli~ della Ca!Ìlstrofo. Le loro lets• .tere erano un pianto ·sulle roviiie . d' ha·lia. Noi -:- Bauer; Silvestri, Parri ed .altrf _· che, pur n9n negando la ·gravità dell!I. crisi, cònsetvavamo lede nel pa~se,. eravamo per lui i pàzzi, i sognatori. Lui era il sàggio: Quando vide · che la pri-gione .si prolungava~ appunto in nomé del suo ioo. Biancò. , . ~ '' •
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