L’Acropoli - anno I - n. 3-4 - marzo-aprile 1945

'I CORSIVO 191 dottrina, dovranno fare il tuff o in un mondo nuovo, e si t~overanno di fronte all' eterno problemd di suggellare la repubblica di Plato'ne suha feccia di Ro– molo. L'agire politicamente è il momento difficile, È il ·momento dell'iniziativa, della decisione, di contro al protrarsi indefinito della · speculazione sistemati<;a. Spesse volte - per la limitatezza della nostra ispirazione politica - noi proro– ghiamo il momento della dottrina, e ciò· è pericoloso. Qui ci potrebbe essere d' ammaestramento la vicenda del dottrinarismo del Royer-Collard e del Guizot. Poiché la dottrina sola non può generare l'azione– oltre il limite in cui essa ·stessa non divi'ene fervore e passione - càpita .che essa divenga il mascheramento piu o meno cosciente di· un interesse o di un miso– neismo pigro. In tal ~odo si fa ascendere nel cielo dell' ideale und realtà conl tingente, che uno spirito piu spregiudicato abbandonerebbe alla vicenda di tutte , le cose. Tale capovolgimento di processo dal ~eale all'ideale, pur con la 4ialet– tica che dall'ideale moveva al reale, venivd obiettata fin, dai primi tempi al dottrinarismo nobilissimo del· Royer-Collard. Si prendèva un /atto e lo si t~asfor– mava in principio. È facilissimo lasciarsi t(_asportare: confondere, per esempio, una struttur~ sociale, che in determinati ,riomenti storici è servita di appoggio · ad una fioritura di libertà o di benessere economico, con la libertà stessa e con la razionale economia. È facile - e in~ieme pericolosissimo - disprezzare e non calcolare quello che noi consideriamo. l'errore degli avversari : s'incorre a nostra volta nello sbaglio che rovinò nel 1848 il Guizot. Infatti, quando lavoriamo in sede razion~le, noi eliminiamo l' er~ore come ineffic_iente, · una volta che ~e ab– biamo definito l'illogicità. Ma nell'azione anche gli errori°acquistano qna corpu– lenza. e una violenza : .si chiamano int~ressi e passioni, che non si piegano ad una semplice dimostrazione di illogicità. Potranno · essere dominati soltanio se \ l' ideale nostro avrà forma e veemenza di passione, e se avremo l' a~corgimento di isolare e di soddisfare - nella rozza congerie .d'interessi, di passioni e di ra– ziocini - i motivi profondi, rigettando le escrescenze' abnormi. Altrimenti r.este- • remo nella posizione del vecchio tradizionale filosofo,· che formula i piani délla vita saggia e dell' ac~orta pédagogia e , li vede crollare tutti al solo _i;7ompere d'una passione: Kamore. Operare sulle passioni implica già, nel?a serie delle azioni, una sequen~a del tutto diversa dal consequenziarisnio deduttivo delle dottrine. Naturalmente implicher<i un cert~ divario fra l'ìdeale 'e l'~ttuazione. E quand~. il divario do– vesse essere eccessivo - quando fosse sviamento - dovremo apprenderlo dal rie, same fedele della nostra dottrina : altra funzione di. controllo della menti? spe– culativa. Ma pur ·çon ,questo controllo, bisognerà intuire i provvedimenti urgenti, assecondare cautamente una passione sino al punto i~ cui si desteranno altri interessi e bisogni capaci· d' infrenarla : bisognerà acquistarci un prestigio dalla giustizia che SU,premoattuar~, dalla risolutezza dell'azione, dalle doti di comdndo e di ubbidienza : . bisognerà c~eare il momento propizio in cui la nostra voce e la nostra fede possano risuonare e trovare ascolto; _einfine dovremo esercitare un vigore di critica che ci renda temibili e rispettati anche se saremo in minoranza. In concreto : le dottrine politfohe non ci costituiranno esse sole uomini politici.

RkJQdWJsaXNoZXIy