L’Acropoli - anno I - n. 3-4 - marzo-aprile 1945

178 ORIENTAMENTI investimenti oltremare, e del probabile declino nei guadagni della mar-ina mer– cantile britannica, si stima necessariò che le nostre esportazioni di merci rag– giungano un livello del 50 per cento maggiore di quello ptebellicò per colmare Id squilibrio nella bilancia dei pagamenti. In ·altre 1;1aroleesse debb<mo accre– scersi di cinque volte rispetto al livello del 1943 s >.' j:; un còmpito formida– bile, anche se sarà alleviato dall'iniensa domanda,moadiale e 'presumibilmente dalla sparizione del competitore germanico ' (il Dacey è, sia detto incidental-. mente: il, redattore finanziario deli°'Observer, sulle cui vedute il lettore potrà con– sultare la nostra rubrica della stampa del numero precedente). Anche John H. Williams, vice-presidente della Federa[ Reserve Bank _di New-Y~rk, ritiene che l'Inghilterra « avrà bisogno di una grande. espan_sione del suo commercio d' esportazione, probabilmente del 1 50 per cento oltre il livello d'anteguerra 4 ». T!le percen.tuale corrisponde del resto a· calcoli ufficiali britannici. Ma ·condizione sine qu,a non d' una simile gigante'sca espansione è che la maggior potenza economica del mondo, gfi Stati Uniti, sia disposta ad accrescer~ le proprie importazioni e ad assumere in tutto il mondo una politica commerciale che non intralci l'espansione di quei paesi, come rlnghilterra, che ne hanno bisognò. Anche ciò è francamente riconosciuto dagli Americani. Si veda quan,to scrive il ministro del Tesoro, Henry Morgenthau Jr. : • L' Inghil– terra era prima un paese creditore, ed è ora diventato un paese debitore. Pr,ima essa poteva volgere la sua sfavorevole bilancia CO!Jlmerciale in una favorevole, o almeno ' equilibrata, bilancia di pa1:1amenti, per 111ézzodella riscossione d~ interessi .e dividendi da investimenti esteri e di riscossioni per servizi bancari, assicurativi e di ·1rasportj marittimi. Dopo la guerra dovrà espandere le proprie esportazioni. Altrimenti dovrà sfruttare ancor piu i propri investimenti ali' e– stero o ricorrere a nuovi prestiti, o dovrà cÌiminu~re le importazioni, con la conseguenza di Uf\ abbassamento del tenore di vita e d'una profonda restrizione del commercio mondiale. Gli Stati Uniti sono divenuti un paese creditore con la prospettiva di esportazioni crescenti, purché i nostri c1ient_i siano nella pos– sibilità di' trovare i dollp.ri necessari ·a pagare i beni e servizi che vogliono 'acquistare da noi 6 •· E William B. Benton, _ in u·na specie di manifesto ·del Com• mittee for Economie Development 6 , afterma che « gli Stati Uniti d~bbono ii;npa- • rare ad importare, cosi C()me !Id esportare, se non vogliamo rovinare l'econo• mia degli altri paesi e se vogliamo essere pagati per ciò che vend.iamo. Noi dobbiamo· comprarç__beni .e· servizi dagli altri e dar loro i mezzi' 'per comprare presso di noi •. , Esiste quindi per l'Inghilterra una fondamentale esigenza di aumentare la produzione, sia quella destinata direttamente al consumo, sia quella destinat\l 'ì allo scambio con [estero. Su ciò v'è una letteratura vastissiìna che s'intreccia con i problemi della politica sociale in quel sistema Ìeorico del full-employ– ment. che ci. auguriamo di poter illustrare af lettore italiano in avvenire. Tale esigenza è tuttavia concÌizionata da un fattòre esterno; la dispqs'ìzione degli Stati Uniti a favorirne r,ssolvimentQ, sia con le 'proprie ,importazioni, sia con la sua politica commerciale nel mondo intero, sia con l'apporto ali; economia / Biblioteea,Gino Biànco

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