L’Acropoli - anno I - n. 2 - febbraio 1945
132 ADOLFO OMODEO nianca. Esprimiamo quest' intimo travagli-o con la pacata mente av– vezza alla ricerca del vero, moviamo alla conquista di pensieri lim– pidi che valgano per tutti, sopra le risse dell' « aiola che ne fa tijnto 1 feroci ». E se in questa s-cuola un pensiero della situazione nostra nel mondo ancora ci accompagna, cerchiamo di renderlo degn? dello spirito del luogo : se sarà un pensiero politico, non sarà un pensiero di rissosa contesa ; se ci angustierà un danno della patria, non sarà uno stimolo all'odio fra i popoli, ma la ricerca di una migliore giu– stizia. Nella casa della scienza anche tali cure possono risu~nare, ma devono orientarsi verso l'alta lucida: saggezza. E perciò parliamo del nostro affanno come qui si conviene. , •_ Noi trepidiamo per la pace. Certo p.on osiamo f!P~rar.!'._ che la hi 1, ui ~/ 1 ò: (¼Q /,ow ~lho. 1 JI' ' pace po~sa ~ssere eterna, e_er.9hénùlla d'eterno esce dalle ~i del- , ruomo .. Ma vorremmo che essa_ potesse essere la piu duratura pos– sibile, vorremmo che la prova orrenda che ha travagliato e noi e i nostri figli non si riproducesse ad ogni generazione, vorremmo che l' Europa risorgesse alla sua funzione di creatrice delle forme piu alte di civiltà. Siamo esperti di una precedente crisi : abbiamo analizzato nella dolorosa passione ventennale ogni fase del processo formativo delle orde nazio~alistiche che han devastato il mondo. Ma dubi~iamo che l~ nostra esperienza - non solo di noi Italiani ma dei figli d' Eu– r.opa che nella grande massa sono o appari.ranno vinti dinanzi alla conferenza della pace - possa restàr vana, dubitiamo di trovar dif– ficoltà a rivelar r pericoli e i danni a toloro che avranno la parola decisiva. E decideranno uomìni avvezzi,- anche quelli che son figli dell' Europa, ad ·isolamenti continentali, insulari o di regime, estranei a troppe esp_erienze della giungla senza legge che è tanta parte del nostro continente. Né possiamo illuderci come l'altra volta dicendo : « Ci si dovrà pensar due volte a ritentare la· guerra ». L' uomo possiede in alto grado la meray,igliosa arte, che, secon~o l' aned- . doto, Temistocle avrebbe chiesto a Simonide irivece· dell'arte della memoria : l' arte del dimenticare. E poi, dopo ogni grande guerra si manifesta qu~llo stato _d'animo che sull'esempio della Grecia del IV secolo possiamo chiamare Q_elmercenarismo: l'animo di molti che si sono avvezzati a considerar~ la guerra comi; stato no~ale, e a voler vivere in essa e di essa. Appunto perciò dopò l'altra gran1e Biblioteca Gino Biahco.
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