L’Acropoli - anno I - n. 2 - febbraio 1945
116 ORIENTAMENTI debole. Ma se qualche nuov.o Hitler può ricominciare con gli argomenti piu agevoli e apri_rsi la sua via, la proibizione degli armamenti sarà eventualmente tolta, quasi. senz'accorgersene, dall'ondata revisionista .. Per quanto si possa es• sere legittimamente pessimisti sulla continuata vigilànza, degli Alleati, bisogna sperare che sulla questione del riarmo germanico, se essa si presenti con chia• rezza, essi resteranno sald~. E se essi lo faranno, le imposizioni economiche e le sanzioni territoriali non sono necessarie. Se poi essi non resteranno saldi quanto al disarmo significa che non le possono restare quanto ad altre cose pi 6. complicate. Una pace che pone· come punto capitale il disarmo non è una pace debole. Essa è una pace forte, perché ha qualçhe speranza di poter essere imposta. Essa ha una migliore speranza, incidentalmente, di convincere una parte deì Tedeschi ad accettarla, lastricando cosi lentamente la strada che con• ' duce a quella unica duratura della pa~e, la strada dell'accettazione e dello spon– taneo mantenimento. Ma que~,to non è il problema. In ogni prevedibile àvve• nire, la chiave di volta è la possibilità di coazione. Una pace fondata essen– zialmente sul disarmo può essere imposta in un periodo ventennale. La pace di Quebec, la pace dell'impoverimento economico p_ermanent~ e delle perma• nenti amputazioni territoriali non lo può certamente ». Da con~iderazioni ed interessi analoghi muove il libro di Harold G. Moul– ton e Louis Marlio The control of Germany and JapaT/,, .pubblicato io America e di cui prendiamo conoscenza dal Reader's Digest dell'ultimo novembre. Gli autori r~spingono l'idea di una spartizione della Germal)ia, cosi argomentando :. · « Dopo la prima guerra mondiale divi-demmo l' impero austrO•\J.Dgarico in pic– coli stati. Si dimostrò presto che questi pic~oli stati non potevano prospe– rare come unità economiche Sj'lparate. La suddi~isione della Germania avrebbe risultati simili .... L'esperienza ha provato che quando la Germania-cade in una depressione i paesi che la circondano vi cadono anch'essi. Una Germania -~uddivisa significherebbe una. Germania impoverita,y quest; una Europa impo– verita ; ed una tale Europa ci condurrebbe di nuovo al disordine ed al con~ flitto. Eerciò, nel nostro .stesso interesse, qoi lasceremo la Germania territorial• mente e sostanzialmente intatta,-. Gli autori respingon·o del pari l'idea d'una distruzione dell'industria'ted~sca. « Se la Germania fosse ridotta ad uno stato agri– colo, essa potrebbe sostentare probabilmente meno della métà della sua popola• zione presente. Cosa-accadrebbe alla rimanent~? Un tale strangolamenio dell'econo• mia dell'area germanica non manchere9be di reagire disastrosamente sui paesi con i quali ia Germania mantiene, 'normalmente rapporti di commercio • e dan– neggerebbe il commercio internazionale.,• in un momento in cui un'eéonomia mondiale espansiva è di capitale importa:nzà per tutte I~ nazioni. Esso opere– rebbe in· ~ensQ direttamente -contrario agli interessi eponomici dei paesi che la controlleranno ». Dopo aver indicato le ragiQni tecniche che s'oppongono alla proposta di ra;ionàre alla Germania i minerali necessari alla guerra, Moulton e Marlio suggeriscono la soppressione totale di alcune determinate industrie tedesche, come la. lavorazion'e dell'alluminio e la- fabbricazione del carburante sintetico. • Queste industrie imp,iegano un numero limitato di uomini, ma aono indispensabili per la guerra .... lnoltre la loro soppressione è effettuabile per- • I . Bibliotecç1 Gino Bianco
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