L’Acropoli - anno I - n. 2 - febbraio 1945

106 EDMOND SCHERER tiene abitualmente bassi. Non guarda in faccia la persona cui parla, specie se-:,questi è uomo d' una qualche autorità. ~Ha cura di mo– strarsi gaio piuttosto che triste. Evita di stringer troppo, o di troppo· allargare, le labbra. Giammai aggrotta lè ciglia, e ancor meno il naso, ma assume un'aria serena. (Rugae in fronte, ac ·multo magis in naso evitentur, ut serenitas exterius cernatur). Tutto ciò ha l'aria d' una caricatura; eppure io non faccio che tradurre. Mi limito a riunire, traendoli dai piu venerati documenti dell'Ordine, gli ele– menti d' una risposta alla domanda che ponevo in principio : che cosa è un gesÙita ? . in cosa consiste il_ gesuitesimo ? (_ Non abbiamo del resto ancora terminato. Non ho ancora par– lato d'una serie di passaggi anche piu caratteristici dei precedenti, anche piu importanti per d~terminare i rapporti della Compagnia di Gesu con la nostra società moderna, e specialmente l'attitudine dei membri dell'Ordine a diventare gli educatori della gioventu. Quel che il fondatore della, Compagnia di Gesu ha voluto so– pra tutto ottenere, quel che resta il tratto caratteristico della sua opera, quel che . costituisce l' animà e la forza del gesuitesimo, è l'obbedienza. L'obbedienza, che fa parte dei voti di tutti i religiosi, prende qui una particolare importanza. Essa è spinta ai limiti estre– mi .. Diviene la virtu cristiana per eccellenza, quella che ·riassume e racchiude tutte le altre. Se il gesuitesimo ha un suo spmto, se ha un proprio genio (e un genio che ha talvolta sbalorq.ito il mondo) lo deve all' obbedienza, ed in questa biso~na rintracciarlo. L'obbe– dienza del gesuita al proprio superiore non consiste soltanto nel conformarsi esattamente ad una ingiunzione, o nella premura di. compiere un atto esteriore ; bisogna anche che il subordinato ac– cetti l'ordine che ha ricevuto, che non v'opponga alcuna velleità. contrària ; bisogna, in una parola, che lo faccia proprio. Ma nem– meno ciò basta. L' intelligenza 'stessa deve sottomettersi. Il gesuita deve rinunziare al proprio· giudizio cosi comè alla, propria volontà. Deve, secondo l' espressione degli Statuti, ' persuadersi che tutto quanto gli ve~ga ordinato è giusto, e con sottomissione cieca spo• gliarsi d' ogni pensiero o giudizio c'Ontrario '. Cosi il membra del- . l' Ordine arriva. a quello stato di perfezione defi!),ito da paragoni che divennero celebri : « Coloro che vivono sotto la ·regol~ d'obbe- ·blioteca Gino Bianco

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