L’Acropoli - anno I - n. 2 - febbraio 1945
92 STEFANO BOTTARI -e sul quale proietta ora la sua ombra la politica concordataria ; ma su questo punto, spostandosi il problema su un curioso piano di rapporti internazionali; non c' è nelle attuali circostanze che mettersi in guardia, e fermarsi sulla strada delle concessioni e dei compro• messi per non rendere ancora piu difficile la possibilità di un .re– .golamento futuro. Questo però sia ben chiaro fin da ora : che la civiltà cristiana non è. monopoli.o di un istituto. o di una confessione religiosa, per grande che sia la sua· importanza storica ; che noi - né empii né superstiziosi - ci opponiamo ad ogni insegnamento catechistico non ,già in nome di un miscredente anticlericalismo, ina perché tamo· interessati al formarsi di un forte sentimento religioso, onde ciascuno possa trovare in sé lo stimolo per la sua redenzione ; che cristiano; abbia o no il crisma del Santo Uffizio, è tutto il pensiero moderno {:he ha alimentato dentro di sé, fino ad identificarsi con esso, il culto religioso della libertà : quello. appunto che la scuola - scuola ve– ramente umana come noi ci adoperiamo che sia :_ de:ve riconqui– starsi per potere pienamente esplicare la sua funzione formativa. Il problema della scuola, come è ovvio, non può scindersi da quello che sarà l'assetto e l' orientamento futuro della vita nazionale, e se è sterile cosa impegnarsi a immaginare quale essÒ assetto po• trà essere, è pur sempre còmpito nòstro il condizi,onarlo, non fosse altro che con la chiarezza dei principi. che debbono I essere imma– nenti nel nostro diuturno. operare. Il vivere giorno per giorno non -deve farci in altri termini dimenticare che serio lavoro· è soltanto quello che oltrepassa i limiti _dei quotidi~ni accadimenti e s' affisa all' universale ; non deve cioè farci dimenticare che saggia politica è soltanto quella che provvede non solo alle occorrenze tragiche e pressanti della vita quotidiana, ma anche alla continuità della vita nazionale. La scuola, come tutti gli altri fatti della vita, diversamente da quanto sostengono .i teorici della apoJiticità, ha la sua autonomia -in un ·circolo "di relazioni, ed ·è in esso, e soltanto in esso, che può trovare alimento per la sua stessa vita. Rompere questo cerchio di relazioni non significa renderla autonom·a, ma chiuderla in un iso– lamento sterile; trasformarla in accademia, alimentarla di retorica, BibliotecaGino Bianco
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