L’Acropoli - anno I - n. 1 - gennaio 1945
74 RASSEGNE eia marziale nei volti, si assoggettavano con innaturale sforzo a quel ' cosiddetto passo romano, che era soltanto il passo dell'oca, rigidezza teutonica inconcepibile in Italia, ove - osserva il Flora - provocò soltanto,ernie o mai represse risate'! Nonostante si tratti di esperienze troppo a noi prossime e troppo brucianti, il rilievo di un simile lai\) ilare e farsesco della !ragedia italiana corregge l'amarezza di questo ritratto del ventennio, e ne allevia la materia greve ed ingrata nell'aneddoto e nella facezia. Flora fu un antifascista rigoroso e con– sequenziario, non come i non pochi che si piegarono o convertirono in qualche misura l!llorché il fascismo sembrò diventare irremo_vibile, né tentennò un attimo durante i due lunghi decenni. Eppure, fin da quando eravamo immersi nell'atmosfera persa e plumbea della dittatura, egli s~peva vincere l' ambascia 1 che nasceva dallo 'spettacolo del fascismo e dalla non difficile profezia delle sue sciagure, e distaccarsene con quel suo sentimento ironico che non è tra i minori caratteri delle sue finissime qualità letterarie. Ciò gli era possibile - come gH è po~ riuscito con si _viva spontaneilà in. queste conversazioni, - no– nostante il suo antifascismo non nascesse da dilettanlismo politico, ma da una necessità radicata nell'istesso suo umanismo letterario, che è anche, com' egli scrive, un umanismo liberale, nella vasta, anzi,.universale accezione del termine. E se egli redime una si cupa materia dal tormento in cui è nata, tuttavia in quel dist!lcco, in quella sua frequente risoluzione delle immagini e del discorso nell'ironia celiosa e sorridente, il libro attinge la sua maggior penetrazione ed efficacia per un paese illustre come il nostro e di cosi viva sensibilità; per un paes~, che deve riacquistare ' quella sua virtu ombrosa e pudica, che sùbito avverte le minime offese alla dignità dell'uomo, al carattere sacro della per•• son a umana '. Talora, come n.ella conversazione. sulle leggi razzistiche e sul ' mito zoo– logico '. che le ispira, tanto il tema è malinconico e doloroso, il tono diventa grave e la celia non appare. Cosi essa manca nei capitoli assai serii nei quali si" esamina il contributo straniero alla formazione del mito del fascismo e si compie l'individuazi1'1ne delle colpe non nostrane relative al sur mantenimento e 'al suo rafforzamento. Per i1 resto, quasi sempre la parola scorre lieve,· aqiena e risolutrice sui mille temi e spunti, a rendere agile e fresca la varia e com– plessa composizione di un quadro in cui si distiÌla la quintessenza del costui:ne del fascismo, nella sua corruttela, nello spirito dell'adulazione e della menzo– gna, nella perfidia ·e nella d'isposizione, servile, nella rozzezza, nel cattivo gusto, nella pessima grammatica, nella viltà, nella paura, nell'inconscia g'?ffaggine. Ed io attribuisco a questo libriccino del Flora. u•na tale virtu purificatrice per quanti, sopratutto quelli in buona fede, credettero nel fascismo, da auspicare con pieno fervore che esso entri in ogni famiglia italiana, perché _gli Itali.ani lp leggano e meditino, e, se colpevoli, arrossiscano di se stèssi almeno nel ' chiostro dell'anima' ; perché l'Italia non dimenti~hi e 'non le avvenga di farsi ancora trarre in un inganno cosi funesto dai propri politicanti ,o da, quelli di ogni altro paese '. ALFREDO p ARENTE I . BibliotecaGino Bianco
Made with FlippingBook
RkJQdWJsaXNoZXIy