L’Acropoli - anno I - n. 1 - gennaio 1945
\ RASSEGNE, 73 sulle sue bestialità politiche o le sue oscenità private, erano p4niti con le misure, piu avvilienti e severe, dall'olio di ri~ino ai èampi di concentramento, alla galera. / Ora, il presente discorso non mira a riprovare la incor.reggibile genero si.là , dei generosi, o a provocare in essi moti di rancore, di vendetta (Ldi violenza, che volentieri amiamo lasciare. al costume dei fascisti e dei regimi totalitari, ma invita gli antifascisti a perdurare almeno nella lezione che i fascisti e. i f loro ostinati simpatizzanti meritano, ricordanda ad essi,con quotidiana, impla– cabile, assiduità, con· tutto il fuoco dell'offesa e sd.egnata coscienza morale, i propositi e le epigrafiche dichiarazioni e solenni promesse del loro duce, e. gli errori e le vergogne di cui essi furono autori o complici; preparando la cala• strofe dell'Italia e contribuendo· largamente a quella convulsione che ora turba ed agita il mondo. Per un tale còmpito, che è un dovere incombente su tutti gli Italiani puri e 1 desiderosi di vedere la patria redenta intimamente, ossia nella profonda co– stituzione morale, non con i mezzi della forza e della violenza che piegano la volontà esteriore piuttosto che le coscienze, bensi per le molteplici vie della persuasione, le cui conquiste soS,iiono essere ben piu durevo_li, scavando s·olchi :~, ' nella vita rrientale ed etica; ·- p~r un tale còmpito ci si offre un mirabile istrumento in quell'aurea raccoltina di conversazioni che Francesco Flora tenne sotto il nome di Terenzio alla ra<lio di Napoli, nello ,scorcio del 1943, ed ha messe quindi a stampa col titolo felicemente appropriai<;> Ritratto di un ventennio. -✓ Non è stato finora dipinto dell'etica del fascismo nessun quadro cosi com• piuto e insieme cosi vivido ed efficace: efficace, io dico (dovendo concedere anche ad essi un residuo della loro primigenia coscienza di uomini), a toccare i I pudore dei fascisti e di- quanti li ammirarono, a pungerli nel senso del decoro, a indurli a 1<;ergognarsi dinanzi ad un ritratto cosi penetrante e fedele delle loro perfidie e delle loro bestiali violenze, delle loro miserie, stoltezze e viltà: sopratutto delle loro miserie e viltà da servi, poiché, se contribuirono a pie– gare gli Italiani violentemente e con i sistemi del terrore alla tirannide, essi vi si adagiarono invece spontaneamente, per credere e obbedire - come scrive il Flora - 'sotto una gerarchia di predoni e di spie', prestandosi ad essere oggetto delle cose piu disonorevoli, come delle piu ridicole ed umoristiche. In questo volumett0 del Flora, che pure è scritto con penna intinta nelle amarissime stille di chi seppe adunare in sé, come pochi altri antifasciilti, le sofferenze morali di tutti gli Italiani, e di sentir riflessa, nella sua anima la somma di tutte le loro offese, prevale appunto l'acuta canzonatura per quanto di ridicolo e di umoristico fu nei loro atti. Piu che le loro ruberie e le loro violenze e I~ loro sc~ncezze e i madornaH errori politici, diplomatici e ·bellici, vi sono dipinti gli aspetti pagliacceschi o, peggio, goffi del loro costume, e-gli atti automatici e servilmente zelanti e grotteschi, e tutto quanto rese non sol– tanto meccanica, o teatrale e carnevalesca, ma sini_stramente caricaturale la vita ufficiale italiana del ve.ntennio : sicché una maschera comica fu imposta alla nostra povera terra, mentre il iumore cresceva e la tragedia covava, e i gerar– chi saltavano a gara, come clowns, cerchi di fiamme, e i militi, con falsa fero- / Biblioteca G' o Bianco
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