Acpol notizie - Anno II - n. 4 - Febbraio 1970

c) essere internazionalista e quindi considerarsi partecipe del movimento operaio internazionale, senza tuttavia· accettare la subordinazione ad altri partiti e rivendicando il pieno diritto di critica nei confronti di qualunque altro partito o movimento rivoluzionario; in pari tempo essereattivamente solidale con tutti i movimenti socialisti e antimperialisti del mondo, riconoscendo la profonda diversità del le situazioni in cui ciascuno opera e quindi la varietà delle strategie che devono essereapplicate a seconda dei casi. 9) La lotta contro l'imperialismo è una lotta unitaria che abbraccia non solo tutti i settori della vita sociale politica, economica, culturale, ecc., ma anche tutti i paesi. Le forze rivoluzionarie che operano in Europa devono perciò trovare delle forme di collaborazione differenzjata èon le forze rivoluzionarie che operano in altre aree, sapendo che queste ultime porteranno nella lotta comune assai minori possibilità di trasformazione socialista dei loro paesi,-.maun'assai più forte carica di rottura contro l'ordine esistente, sicchè una rivoluzione socialista ha tanto maggiori possibilità di successo quanto più riesce ad unificare gli sforzi di · movimenti operanti in settori .diversi, e cioè quello industrialmente avanzato e quello sottosviluppato. La ricerca delle forme possibili di collaborazione e di intesa dev'essere pertanto compito primario della sinistra europea, tanto più di ·fronte al fatto che l'imperialismo, pur con le sue contraddizioni e rivalità, persegueuna strategia a livello ·planetario. Lelio Basso \ LO«SPAZIDOE-LLAECLI 11 convegno di studio organizzato dalle Acli a Viareggio sul tema: "Movimento operaio e autonomie locali" ha fornito un solido punto di riferimento per misurare il cammino percorso dall'organizzazione dopo la svolta del congressodi Torino. La fine del collateralismo con la dc, decisa da un movimento che conta circa seimila amministratori di enti locali eletti in liste democristiane, era stata la scelta più vistosa dell'undicesimo congressodelle Acli. 11 convegno di -Viareggio, come del resto le deliberazion•i del Comitato esecutivo nazionale e dei Comitati , regionali, ha riconfermato sia questa scelta~ sia e soprattutto la. linea di fondo che lega tutte le innovazion · del congresso di Torino e che potremmo chiamare la "via dal basso" a una società nuova. La richiesta crescente dei cittadini, di partecipare attivamente e in m·odo autonom0--"'allasoluzione dei problemi più sentiti dalla società, e il lungo passo . compiuto nella stessa direzione dal movimento sinBib1féll n 6 i le altre organizzazioni e i partiti. Ma, mentre i partiti generalmente hanno ·reagito alla nuova domanda politica disponendosi ad accogliere dall'alto la richiesta di partecipazione, le Acli hanno risposto in maniera diversa, più consona ·al carattere dell'organizzazione e più radicale: alla spinta dal ba·sso,hànno cioè reagito dislocandosi esse·stessein basso. - Questa dislocazione, e di conseguenza il trasferimento 'dell'impegno dal terreno rappresentativo a quello sociale, è in qualc~e misura una "ricollocazione delle Acli nello spazio loro proprio" come ha ricordato a Viareggio il pr~sidente Gabaglio; e sotto questo aspetto ha fra l'altro il vantaggio di essere difficilmente attaccabile sul piàno' dottrinale; cosa che consente alle Acli di guardare con sufficiente tranquillità al pericolo di un interver,to dél la gerarchia, sollecitato ripetutamente all'esterno delle varie destre, e. all'interno dagli "orfani della dc" che conducono anche, in nome della dottrina la loro battaglia di retroguardia . Non _sitratta, tuttavia, di un puro ·e sempHce ritorno r "'1

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