alle ong1n1: la dislocazione sul terreno sociale, la scelta·della via dal basso,sono infatti accompagnate e orientate dal frutto delle esperienze e· dell'elaborazione teorica di questi ultimi anni, e cioè dal rifiuto dell'interclassismo, e da una decisa scelta di classe, che colloca chiaramente la Acli all'interno del movimento oper~io. Da questa ·scelta di fondo, che costituisce l'autentica novità del congresso di Torino, la fine del collateralismo con la dc o con altri, la libertà di voto e di candidatura, il netto rifiuto di presentare liste proprie . -alle elezioni (equivalente al netto rifiuto di accettare la prospettiva delle Acli come nucleo di un secondo partito cattolico), discendono come conseguenze logiche e inevi~abili. Per chiara che fosse la nuova strategia, le Acli erano · uscite dal· congresso di Torino -con una minoranza numericamente debole, ma molto decisa a limitare la portata della svolta, e aJlimite ad annullarla. 11 cavallo di battaglia di questa destra era la presunta necessità di orientare in modo unitario il movimento; e perciò di accettare, sì, la libertà di voto, ma non quella di candidatura; con l'argomento che libertà di candidatura avrebbe significato la rinuncia delle Acli a dare un proprio orientamento agli iscritti. In pratica: voto libero (come, in fondo, era sempre stato) e candidati· con l'etichetta dc. 11 pericolo non era tanto quello di assistere a un successo della minoranza, quanto quello di veder rallentata o rinviata ai tempi lunghi !'-attuazione della nuova linea. Dopo il convegno di Viareggio, questo pericolo sembra superato. la libertà di candidatura è stata riaffermata; e la coerenza di questa conferma con la scelta di fondo, insieme con la spinta dei delegati di base, ha reso la posizione della destra così difficilmente sostenibile che il suo esponente più rappresentativo al convegno di Viareggio, Auteri, ha rinunciato ad affrontare l'argomento delle candidature, limftandosi a cercare di- interpretare a destra le relazioni e gli interventi. All'esigenza di un orientamento generale· aveva del resto già risposto il Consiglio nazionale delle-Acli nel document'o approvato nel dicembre scorso, indicando a tutto il movimento "alcuni criteri necessari per un impegno non spontaneistico e frammentario; in grado di affrontare i problemi dell'azione- politica e delle scelte conseguenti a livello locale". Criteri riassunti in questi tre punti: primo, "Elaborare organiche linee di 1 politica amministrativa locale, in relazione alla condizione dei lavoratori e alle indicazioni che scaturiscono d~lle lotte, ponendo il massimo impegno nel caratterizzare tali proposte politiche su aspetti qualificanti (quali la politica della casa e dell'uso del territorio, BÒ e· ,..,."",,jl""~lit· ·i se ~- o iali, della scuola e del 8 tempo libero) che siano sostenuti da esperienze di partecipazione attiva e di controllo. democratico dei cittadini." Secondo, "Esprimere giudizi politici sulla realtà locale, sulle forze politiche che in essaoperano e sul ruolo da esse svolto.". Terzo, "Contribuiré, attraverso l'animazione di base e con l'assunzione di autonome iniziative, all'incontro ·tra forze sociali e partitiche realmente impegnate nel cambiamento, per lo sviluppo di nuove e originali risposte politiche locali, coerenti alla domanda di partecipazione e alla -soluzione dei problemi.reali della comunità". La linea precisata a Viareggio per quanto riguarda le autonomie locali si inserisce nella linea _generale, espressadal Comitato esecutivo\ delle Acli nel documento sulla situazione· economica, sociale e politica, approvàto il 17 gennaio, e interpretata dai vari Comitati regionali. Anche qui, l'impostazione è- strettamente collegata alla scelia della "via dal -basso". Parte infatti dall'analisi dell'autunno sindacale (la durezza dello scontro sulla parte normativa, l'unità della base e il-costante controllo dal basso, lo stimolo dei grupp•i spontanei), -mettendo in rilievo l'allineamento "sullo stesso livello -sia della posizione post-congressuale delle Acli, sia della posizione post-contrattuale delle forze sindacali·" per giungere all'affermazione della necessità del movimento operaio di "elaborare una sua strategia ·_alternativa", rivalutando i movimenti_ organizzativi autonomi, riproponendosi "come soggetto attivo di politica economica", assumendosi la piena responsabilità di "soggetto autonomo di elaborazione e gestione politica". Anche qui, discendono necessariamente dalla linea generale tutti le valutazioni politiche: da quella relativa al nuovo governo a quattro in gestazione, che non può forn_ire una risposta valida a.Ila nuova domanda politica soprattutto perchè "le forze politiche che lo propongono sono divise anche sul giudizio di fondo da attribuire agli avvenimenti sociali degli ultimi mesi", alla denuncia della repressione, alla richiesta di una politica economica che tuteli e non vanifichi le conquiste dell'autunno, all'esigenza, espressa dal Comitato regionale lombardo, di una "ristrutturazione della sinistra italiana, nella prospettiva di un'ampia unità, anche politica, dei lavoratori". Sia a Uvello nazionale, sia con la significativa scelta a livello locale, confermata alla vigilia delle elezioni amministrative con il convegno di Viareggio, le Acli si mostrano dunque pronte a -lottare in una strategia di. cambiamento. Spetta ai partiti della sinistra disporsi con scelte precise ad utilizzare pienamente questa importànte occasione di incontro. Sandro Sabbatini
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