Acpol notizie - Anno II - n. 3 - Gennaio 1970

problema del la ristrutturazione della sinistra. Natoli - E' evidente che qui si pone la questione di fondo, quella della formazione di una nuova strategia e di una nuova forza rivoluzionaria. Labor - D'accordo, anche se io dico - e non per caso - una nuova forza del "cambiamento". Infatti ritengo che non si possa pensare che solo i meritevoli tentativi e la generosa collaborazione e alleanza degli studenti con la classe operaia o i meritevoli studi e il generoso slancio nello ambito della ricerca di una nuova sinistra fatta dai gruppi spontanei, rappresentino la forza determinante per un nuovo movimento politico popolare e socialista. Si tratta 'di coinvolgere grandi masse e non solo pochi uomini; di fondarsi non solo sulle sezioni di partito e _sulleclientele, ma sulla società così come essaè, sulla società che si trasforma, sulle sue tensioni e sulla sua dialettica reale. Ma bisogna orientare; io credo al movimento politico, al primato della politica sulla economia e sullo stesso momento sociale. Ora, quali sono le forze a disposizione? Esistono un filo.ne cattolico, un filone socialista, un filone comunista. Tutti e tre questi filoni sono percorsi da correnti di disgelo, le cui potenzialità sono del tutto imprevedibili oggi. Sul piano della presa di coscienza queste correnti hanno espresso anche l'Acpol e il Manifesto, i quali con ispirazione diversa, sono o si propongono di essere poli di attrazione, centri di iniziativa politica nuova, di un modo nuovo di fare politica, sia verso i filoni tradizionali di origine, sia verso le forze sociali, i movimenti di massa, le spinte che emergono dalle nuove contraddizioni della società. Senza attribuirci alcuna missione, alcun prima_to, ·alcuna connaturata capacità egemonica, dobbiamo saper essere capaci di fare la nostra parte per aprire in Italia un grande processo di invenzione ideologica, di rinnovamento della sinistra di classe, come strategia capace di coinvolgere le nuove forze sociali, per verificare le ipotesi di un nuovo movimento politico popolare, di una nuova forza rivolµzionaria. Quali credi che siano le forze che possono essere interessate a questa prospettiva? Natoli - Penso alle forze cattoliche che si liberano dall'interclassismo, alle forze comuniste che anch'esse si liberino dall'ambiguità strategica; penso a quelle forze sociali, a quei movimenti di contestazione che nella classe operaia, nella scuola, fra i tecnici, fuori dal là egemonia delle forze politiche, hanno cercato, senza trovarla ancora, una strada nuova. Labor - E la grande tradizione socialista? Natoli - Penso anche alla tradizione socialista. In conclusione ritengo che noi abbiamo per lo meno le carte in regola per accingerci a questJ. compiti. Prima di tutto, gli uni e gli altri: veniamo da un lungo travaglio; in campi e per vie diver:se abbiamo fatto i conti, non a tavolino, ma in lunghi anni di BibliotecaGino Bianco milizia, con i I.imiti di una linea, di una strategia e perfino di una concezione del mondo. Faticosamente e con dolore siamo arrivati a liberarci da quei limiti, adesso si tratta per noi di · superarli. In secondo luogo, proprio per questa nostra provenienza, gli uni e gli altri siamo in grado di fare un discorso di verità, di Iibera rei da ogni atteggiamento diplomatico, da ogni calcolo mediatore, da ogni condizionamento compromissorio. Siamo tra i pochi che oggi possono fare un discorso autentico e questa è la ragione principale per cui noi abbiamo suscitato così vasto interesse tra i giovani. Infine, noi abbiamo una terza qualità in comune e cioè di essere totalmente sprovvisti di potere nel senso tradizionale della parola. Per questo siamo in grado di proporre un modo nuovo di fare politica, e, senza· alcuna illusione terzaforzista, fuori da ogni ambiguità, con umiltà e ambizione insieme, di riproporre in modo autentico gli ideali d~I socialismo, la totale "riappropriazione della politica" nel superamento dell'alienazione conseguente alla divisione di classe. Labor - Mi ha molto interessato ciò che tu hai detto quando presentammo insieme il mio libro a A-orna,e cioè che a questa scelta di classe socialista per un socialismo tutto da inventare, non da copiare! noi siamo pervenuti attraverso un iter che ci ha liberato da ogni ideologismo, da ogni dogmatismo politico. Ed è dunque una scelta laica in ogni senso. Mi piace citare quella quinta parte della Pacem in terris in cui Giovanni XXI Il ricordava che altre sono le ideologie di partenza dei movimenti storici, altre sono le moda Iità concrete con cui essi si sviluppano nella storia, nel tormento, nella sofferenza della costruzione di una società e di uno stato a misura de 1 11'uomo. lo credo che il nostro e il vostro iter camminino proprio in questo senso. Noi siamo partiti da posizioni democratico - cristiane contrapposte ad un partito comunista che indubbiamente non era quello che è oggi; voi vi trovate ora di fronte ad un partito comunista che indubbiamente non può non essere insensibile alla vostra battaglia, ai problemi che voi ponete. lo ebbi occasione di dire ad autorevoli esponenti comunisti che, con la radiazione degli uomini del Manifesto, i problemi non venivano risolti, semmai diventavano più acuti. Adesso credo che anche questo sia un punto di partenza, una grande speranza per tutti. Mi auguro che tutti saremo degni di quella grande ambizione di cui tu hai parlato. lo sono convinto che le molte forze, i piccoli gruppi, i partitini che vanno sorgendo rischiano di portare a frustrazioni, a delusioni, se non si incontreranno in un grande movimento politico popolare che è da creare, da inventare, da mettere in moto. La responsabilità è nostra - è delle formazioni partitiche socialiste! - è vostra. Qui non si tratta di sapere quali sono le ideologie di partenza o la visione del mondo che ha ciascuno di noi; si tratta di sapere quali sono i v~lori essenziali che vogliamo portare avanti; si. tratta di scegliere le forze reali trainanti di questo processo rivoluzionario che ha come perno l'uomo e la classe operaia. 17

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