quella di Riccardo Lombardi ("Sinistra italiana e tendenze del capitalismo"), il contributo portatovi da Pietro Ingrao, il dibattito ricco e informale svoltosi in seduta plenaria e in tre gruppi di lavoro hanno fornito tutta una serie di indicazioni originali e di risposte non perentorie che hanno messo una materia complessa e vitale al· fuoco di una discussione tutt'altro che esaurita. La prima considerazione che il convegno suggerisce riguarda la consistenza dell'associazione. Per tre giorni la discussione ha attratto un pubblico oscillante tra le 400 e 000 persone: quadri politìci, sindacalisti, intellettuali di sinistra (la maggior parte degli interventi li hanno fatti loro), esponenti di una certa sinistra marxista non or'ganizzata nè nei partiti nè nel movimento studentesco nè nei gruppi della contestazione, con qualche presenza di dirigenti aclisti o di rappresentanti di formazioni minoritarie. Numerosi i giovani. Nonostante la scelta del tema, la "contestazione sociale" non è però intervenuta in prima persona. L'assenza degli operai non può essere considerata un rilievo di ordine banalmente sociologico per. un'assemblea che pure ha fatto costante riferimento alla spinta sociale in atto. Non c'è dubbio infatti che se la riflessione politica sulla iniziativa operaia si fosse arricchita di qualche analisi specifica e di qualche testimonianza diretta dei protagonisti di quello scontro di classe che proprio a Milano ha uno dei suoi epicentri, il convegno avrebbe acquistato più mordente·. La contestazione, dunque, non è venuta all'appuntamento. Ma in quale misura e in quale direzione ha agito l'assenza dell'interlocutore privilegiato di questo convegno? Tale circostanza non ha favorito naturalmente lo scioglimento dell'ambiguità cui prima accennavamo e anzi ha consentito a più d'uno di indulgere su una visione un po' illuministica della lotta politica, di insistere sulle formule costruite a tavolino, di attardarsi in analisi schematiche se non preconcette della realtà italiana e in particolare del partito comunista. Tuttavia i filo_ni politici principali rappresentati al convegno non sono apparsi affatto paghi di trovarsi tra "addetti. ai lavori", hanno in genere evitato di ribadire posizioni oramai definitivamente acquisite e - ecco il dato più rilevante - si sono mossì e.on la consap_evoJlezza che i problemi posti dalla "contestazione sociale" non soltanto sollecitano un processo. unitario ma reclamano un profondo rinnovamento di strategia, di metodi di lavor:o, di risposte politiche immediate· da parte dell'intiera· sinistra italiana. Il dibattito ha spaziato sulla tematica politica che impegna da anni la sinistra italiana, con un riferimento assai puntuale all'attualità e in primo luogo allo sbocco politico del movimento, al la natura delle istituzioni e delle forme di lotta che la classe operaia è andata e va creandosi per accrescere il suo peso specifico politico, alla_questione dell'unità sindacale. La forte partecipazione di massa allo scontro di classe con obiettivi non meramente economici e con· rivendicazioni di potere, put nella diversità dei livelli e con molte contraddizioni, ·rappresenta un salto di qualità decisivo rispetto alle precedenti ondate di lotta .contrattuale. Un aspetto ·non secondario di quella che è stata chiamata la "valenza politica delle lotte" è la spinta a una "rifondazione dal basso" del movimento sindacale, da realizzars.i attraverso il rafforzàmento e l'espansione delle _esperienzedi democrazia diretta rappresen- ....t.atedall'eleziqn! dei dele ati di re arto e dai loro organismi di tul o·eca u'no 1anc - coordiAamento e di unificazione. In questo processo i gruppi esterni e interni al movimento possono dare un valido contributo alla crescita politica della democrazia opera.ia che significa però rafforzamento dell'unità di classe e quindi lotta esplicita contro i pèricoli e i tentativi di isolare e spezzare le var·ieesperienze di lotta. Alle forze politiche non ·viene tanto la richiesta di un grande partito laburista che realizzi in Parlamento le rivendicazioni più generali della lotta sindacale, ma emerge piuttosto l'esigenza di dare unità a quella carica di potere - di potere politico - che è negli operai e negli impiegati in lotta e che il sistema dei delegati non può e non deve sindacalizzare. Anzi il sistema dei delegati può far maturare ed emergere concretamente questa carica politica che. a1trimenti è condannata a rimanere non espressa o al massismo solo mediata attraverso l'articolazione dello schieramento di sinistra. E' in tale senso che va valutata la messa in guardia di lngrao (e anche di t,.abor) contro il tentativo di ingabbiamento del sindacato, che si volge parallelamente al rilancio di una componente moder.ata del sindacalismo italiano, come pendant del moderatismo politico incarnato nel centro - sinistra organico per cui lavorano La Malta e Piccoli. Se queste sono. state le ·conclusioni del gruppo di lavoro su "Sindacato.e lotte operaie" presieduto dal sindacalista GastoneSciavi, parallelamente si è mossa la ricerca nella commissione investita della· "Strategia della Contestazione" (relatore Francesco Indovina, del PSIUP). Scaturita dalla divisione della società in classi e dallo sfruttamento, la contestazione sociale non solo non riesce a risolvere i problemi sociali\ di cui si alimenta ma rischia di vanificarsi o di. essere strumentalizzata alla conservazione e alla razionalizzazione del sistema se non si pone la questione del potere, ovverossia di mutamenti della struttura inconciliabili con uno schema socialdemocratico, _terzaforzistico o trasformistico. Al di là dei confronti, sempre utili, la soluzione del problema della ristrutturazione della sinistra si trova in un allargamento della contestazione sociale che coinvolga masse sempre più numerose nella lotta per il potere, crei strumenti unitari di autogestione e·rifiuti qualsiasi ipotesi di mediazione politica che nella fase di transizione attenti all'autonomia e aÌl'originalità della contestazione stessa inserendola in un processo gattopardesco di mutamento - conservazione. Su questo punto, ancor più che sugli altri, nòn c'è stata unanimità. Anzi, tra tutte le questioni in discussione, il tema del rapporto tra, contestazione e mediazione politica è stato il più controverso: le due -anime dell'ACPOL qui si sono· nettamente contrapposte, come si è visto chiaramente sia nella discussione generale che· nella commissione sulla "Crisi e prospettiva della sinistra", presieduta dal cattolico Emanuele . . Ranci Ortigosa. Se non si può dire che -sisia giunti a una sintesi o una scelta, sarebbe altrettanto inesatto parlare di dialogo tra sordi o di schermaglia diplomatica tra le due componenti. Non è stata formale la dialettica tra le due posizioni. L'una, \ prevalentemente di formazione aclista, si è mostrata più sensibile ai valori nuovi emergenti dal dissenso, dalla spinta del . . basso alla partecipazione, della politicizzazione (soprattutto oggettiva) delle lotte, _dalla crisi profonda del ri;formismo socialdemocratico e dell'interclassismo cattolico, ed. era in generale animata da una diffidenza profonda per ogni azione a_ livello istituzionale che non abbia carattere alternativo ·e non si fondi su una strategia rivbluzionaria articolata sulla mobili31
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