Acpol notizie - Anno I - n. 2 - Dicembre 1969

spontanei e il movimen·to studentesco, e poi questo nasce a Rpma, con un gruppo di persone tutte "romane", abbastanza di vertice, con sede e tutto bello pronto, se l'appèllo è firmato da uomini tutti di partito, oltre che adisti, e uomini che non sono tutti segnalati per un modo molto nuovo di far politica, il sospetto di una iniziativa verticistica si fa_più consistente. Si aggiunga il fatto che nelle città ove sono stata di recente per dibattiti o riunioni, da Parma a Sulmona, da Novara a Carpi e altrove, non una sola volta non mi è capitato che qualche aclista non mi avvicinasse alla fine per domandarmi in privato se mai sapessi che cos'è I' ACPOL e che giudizio davo di essa. Ma il terzo motivo riguarda l'area politica per ora coperta dai promotori dell'iniziativa: non vi sono gruppi spontanei, non vi è il movimento studentesco (e davvero non so come qualificare l'illusione di riuscire ad aggregare quella specie di legione straniera che· siamo noi dei gruppi e quell'animale felino che è il movimento studentesco), vi sono alcuni adisti, un po' di sinistra. democristiana, un po' di socialisti, lombardiani e demartiniani e stop. Con questo taglio I' ACPOL è nata e non lo ha mai potuto superare, fino dall'estate scorsa: se doveva essere un centro di dibattiti culturali aperti, non si vede perchè non vi potesse · figurare qualche radicale, qualche liberale intelligente, dei comunisti e dei socialproletari. Se deve essere uno strumento di indirizzo politico, o conclude rapidamente con l'uscita dalla DC e dal PSI di parte della sinistra (ma De Martino, mi sembra impossibile! ) e perciò con la formazione di liste di ex DC ed ex PSI, oppure l'ACPOL indicherà agli adisti nomi di democristiani e di socialisti nelle rispettive liste di partito alle prossime amministrative: ma vale la pena di liberalizzare il voto adista per portarlo al PSI, francamente? o per consentire entro il centrosinistra una contrattazione più favorevole al le forze più avanzate? non è oggettivamente una manovra di contenimento? non è una manovra di artificioso prolungamento del centrosinistra, quando la cosa più urgente è mettere a punto una strategia per la sostituzione del centrosinistra con tutto ciò che essostoricamente significa? Me se la cosa più urgente è quest'ultima, si può ancora porre una delimitazione verso il PCI che in questo caso coinvolge. necessariamente anche il PSIUP, anche se a parole gradito? (e non si capisc.e il perchè: solo perchè è più piccolo? ) : invero o la liberalizzazione del voto aclista è uno spostamento di campo, che' incide sugli equilibri di potere a livello politico e nel potenziale delle lotte a livello reale (il che già spesso si verifica), oppure è solo un aggiustamento interno dello ~ . schieramento moderato. Se vuol essere la prima cosa, .può scegliere la strada della lotta di base, della pratica sociale, delle alleanze sul campo, della costruzione di un blocco storico di forze antisistema (ma non sembra che questo sia molto compatibile con la sua origine di vertice), oppure la strada delle intese con le forze istituzionali (PCI, PSIUP, CGI L) del movimento operaio. Rimanere lì a mezza strada, vuol dire comunque fare una scelta terzaforzista, oggettivamente, e non vi sono buone intenzioni che possano mutare tale fatto. Sono perplessità che mi fanno sorgere anche un'altra preoccupazione: la via della ristrutturazione della sinistra italiana non può essere facile, né forse. breve, i processi storici, come ci diciamo sempre, non sono né rapidi né lineari (anche se certe volte la storia accelera e non accorgersene vuol dire perdere occasioni che poi magari si aspettano per altri venti o quaranta anni): però non vedo perchè debba passare sempre attraverso ulteriori divisioni e frammentazioni, attraverso la costituzione B14 d(~u . feE.1'Niodi tip~ i ~uzionalè, che una volta messi in piedi non si smantellano più. Secondo me, chi in questo momento vuol agire per la ristrutturazione unitaria o il più possibile unitaria della sinistra fa meglio a tenersi in strutture informali, in forme rÌon codificate, almeno tino a quando non si delineerà un disegno attendibile di unità: intanto l'unità si faccia dal basso con la partecipazione unitaria al le lotte e si provi, ove le condizioni lo consentano, anche con alleanza di tipo, appunto, sperimentale che possono servire alcune definizioni di metodo e di merito. Stratificandosi, tutte queste cose costituiranr:io un patrimonio storico comune, anche se non sarà univoco, ma pluralistico, un deposito di dati leggibile da molti anche se non tutti avranno detto le stessecose; si incaricherà la storia di far giustizia dei giudizi schematici e del le posizioni polemiche (per esempio, le mie); ma potrà anche salvare qualcosa di comune. L'entrata in gioco di sempre diversi schieramenti a me pare che possa soltanto far perdere vigore a una battaglia tanto difficile, delicata e storicamente determinante come quella di stabilire una strategia di sinistra, efficace in un paese di capitalismo avanzato. In ogni modo, spero di sbagliarmi e che la nuova sigla giovi, invece di ritardare: le posizioni che assumo, vorrei dirlo, anche per altri fatti, quando pure sono polemiche o schematiche per motivi di chiarezza e di brevità, non vorrebbero mai esserlo in senso fazio_so.Quanto all'integrismo, mi par di cogliere ancora un'eco nel vocabolario, che è accuratamente "asettico", tanto che ci si domanda come abbiamo fatto dei socia Iisti a firmare un testo che, parlando della trasformazione della società italiana, non ne qualifica mai il senso o il tipo. (27 aprile 1969) .J.;uigi Covatta replica a Lidia Menapace: non si trovano liberi in natura GLI SPAZI POLITICI Lidia Menapace Su una del le perplessità espresse da Lidia Menapace a proposito dell' ACPOL posso convenire: è quel la che riguarda "il processo indubbiamente verticistico secondo il quale si è definito lo strumento". Penso che una perplessità di questo tipo sia del tutto legittima; ma penso anche - e vorrei ctie Lidia Menapace concordasse con me - che il processo non sarebbe stato meno verticistico se avesseaggregato i leaders dei gruppi spontanei, si. fosse svolto a Milano o a Venezia (o magari l3 Rimini) e avesse implicato meno persone "romane" fra i promotori. La verità è che un certo "verticismo" è oggi un limite insuperabile per chi voglia condurre operazioni politiche significative, e che, del resto, la qualità "verticista" dei processi non si misura dal la scala dei processi stessi, ma dal la disponibilità dei vertici in discussione a fare scelte significative e ad aprire, sulla scorta di quelle scelte, un processo di verifica che veda la base come protagonista. Non si è antiverticisti quando si finge di non essere vertice e· si eludono scelte di direzione nel timore di prevaricare i diritti espressivi della base; lo si è quando responsabilmente si propongono scelte di direzione e si promuove poi il più ampio confronto alla base, accettandone lealmente i risultati. La natura "verticista" del processo di definizione del I' ACPO L, dunq.ue, significa solo che una serie di "vertici" si sono resi disponibili a rimettere in discussione la loro stessa funzione di "vertici" - che è, fra l'altro, legata ad un certo assetto delle forze politiche e dello schieramento di sinistra nel nostro paese - in un confronto

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