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Francesco Saverio Merlino

Un po' di prefazione

Tratto dal n.1 della «Rivista Critica del Socialismo», diretta da Francesco Saverio Merlino, 1899

Iniziando una pubblicazione, che per la vastità della materia che tratta e per la moltitudine degli scrittori e la libertà amplissima di giudizio, che viene ad essi lasciata, potrebbe essere variamente interpretata, è bene premettere quali siano i nostri intendimenti.
Noi, parlando qui a nome dei soli redattori ordinari della Rivista, siamo socialisti -benché non tutti «ascritti al partito»- e (per chi non ci conosce è necessario aggiungere) non da oggi, ma da un tempo, in cui il Socialismo in Italia veniva considerato come una novità piuttosto curiosa che pericolosa.
Crediamo che non si vorrà dubitare del nostro amore per la Causa; ma confessiamo di non avere il fanatismo dei neofiti, né la fiera intolleranza di coloro, che venuti quando erasi formato un corpo di dottrine, lo hanno per così dire ingoiato tutto in una volta, come s’ingoia da’ credenti l’ostia consacrata; e giurano che quello è il Socialismo, il vero, e si scandalizzano che altri ne possa immaginare e professare un altro, ossia possa vedere il Socialismo sotto altro aspetto.
Noi possiamo ingannarci; ma ci sforziamo di vedere le cose come sono, non come a noi piacerebbe che fossero; non chiudiamo gli occhi alla verità, né ci sforziamo di nasconderla, quando essa sembra opporsi ai nostri desiderii. Siam convinti che essa non può attraversare il cammino della Giustizia; che dove è il vero, ivi si trova anche il bene e il giusto. Ci abbandoniamo perciò alla sua guida, sicuri che essa ci darà più che non ci tolga, ci avvicinerà sempre più alla mèta.
***
Nessuna cosa al mondo è nata perfetta, nemmeno il Socialismo.
La storia delle grandi invenzioni moderne è piena di illusioni, di cui le une svaniscono soltanto al sopravvenire di altre. Ciascun inventore, ciascun individuo che correva con qualche fortuna appresso ad una utile novità, s’immaginava facilmente di aver raggiunto lo scopo o di esserne poco discosto: ma egli non aveva fatto che un passo. All’attuazione sorgevano difficoltà ed ostacoli impreveduti; e spesso non si poteva procedere innanzi se non tentando nuove vie, girando la posizione, rinculando e disfacendo in parte quello che era stato fatto.
Perché il Socialismo -che è la maggiore e più difficile invenzione, perché è la ricerca di un mondo nuovo, di un nuovo assetto sociale, di un modo di concordare le volontà e gl’interessi de’ milioni di uomini che vivono nell’ambito dello stesso territorio, anzi di tutti gli uomini di tutti i paesi- perché dunque il Socialismo dovrebbe fare eccezione alla regola?
Se noi guardiamo indietro nella sua storia, ci sembra di aver percorso un lungo cammino: non è egli probabile che altrettanta via ci stia dinanzi? Come i sistemi primitivi sembrano rozzi e grossolani a noi, così forse sembreranno i nostri ai nostri continuatori.
Il Socialismo ha attraversato varie fasi. Fu dapprima sogno di solitari, divenne, appresso, la dottrina di una scuola, anzi di parecchie scuole; passò ad essere il programma di un partito politico; e da ultimo divenne la bandiera di una classe, la più numerosa, della società. Ora esso, continuando a diffondersi, sta per divenire la comune aspirazione di tutti gli uomini, che desiderano progredire e migliorare.
Ad ognuna delle tappe percorse caddero vecchie teorie e se ne inventarono delle nuove: furono demoliti dei sistemi e ne furono edificati altri; sorsero nuovi campioni, nuovi maestri.
Non è da presumere che oggi debba avvenire la stessa cosa? Che le teorie ora accettate dalla maggior parte dei socialisti debbano modificarsi? Che i sistemi proposti debbano dar luogo ad altri meglio elaborati? E che uomini nuovi saranno riconosciuti quinc’innanzi come interpreti e rappresentanti dell’Idea umanitaria?

Due concetti del Socialismo sono oggi in lotta: il dottrinario o dialettico e il positivo o sperimentale.
Il primo modo di comprendere il Socialismo consiste nell’osservare i mali del sistema attuale riferendoli ad una causa unica - l’individualismo ad oltranza, e ciò fatto, immaginare un sistema perfettamente opposto, il Collettivismo ad oltranza.
Nessun mezzo termine, nessuna via di trapasso dall’uno all’altro ordine di cose: solo una catastrofe può condurre da un estremo all’altro.
Questo concetto del Socialismo -catastrofico, semplicista, dottrinario e utopico- ha prevalso finora e tuttora prevale. La maggior parte dei socialisti viventi, educati alla scuola marxista, sono persuasi che le dottrine di questa scuola sono le sole, le vere «scientifiche», e temono, distaccandosi da esse, di perdere anche la fede nelle verità essenziali ed indistruttibili del Socialismo, o, quanto meno, di vederla perdere agli altri.
Cosa singolare! Il concetto dottrinario del Socialismo è accettato da uomini, che in altri rami del sapere sono positivisti. La mente umana ha di queste contraddizioni. Il chimico, che credeva in Dio e nell’anima immortale, si scusava dicendo che egli lasciava la religione alla porta del suo gabinetto. Molti positivisti, allorché ragionano di socialismo, divengono metafisici.
Il concetto nuovo del Socialismo, quello che comincia a farsi strada tra gli uomini spassionati, quello che scaturisce non dalla scienza astratta, ma dalla vita, il solo che possa diventare realmente popolare, è più largo e più profondo.
Secondo esso, il Socialismo non è una dottrina, ma è una tendenza, un complesso di sentimenti e di idee, che agitano gli animi, mutano i costumi, e tendono a mutare in meglio, cioè a rendere più eque le relazioni fra gli uomini.

Il Socialismo non è una cosa di là da venire, ma è lo stesso processo di trasformazione morale e materiale, che si compie in noi individui e nella società; è un fatto, non è un’idea; è un movimento, non è una finalità; è il lavoro che chiede il disoccupato; è il giusto salario (vale a dire una ricompensa proporzionata alle fatiche e adeguata ai bisogni) che chiede chi lavora; è la terra da coltivare, che chiedono i contadini; la equità dei cambii, che domandano i consumatori; la libertà che reclama il cittadino; l’emancipazione a cui agogna la donna; la libertà, la giustizia, la verità, l’amore che chiedono tutti gli uomini.
Niente di ciò che appartiene al perfezionamento, vuoi dell’individuo, vuoi della società, è estraneo al Socialismo.
Questo concetto del Socialismo sembrerà vago e indeterminato; ma la prova che esso è il vero, si ha nel fatto che tutt’i giorni i socialisti sono costretti, anche loro malgrado, partecipare a lotte, che essi erano abituati a credere non li riguardassero.

Noi crediamo di dove coltivare nella presente Rivista -salva sempre la maggiore libertà dei nostri collaboratori- questo secondo concetto del Socialismo.
Tralasciando le apostrofi sdegnose alla Borghesia capitalistica, e le entusiastiche dipinture di una società millenaria di là da venire - noi c’intratterremo a preferenza delle condizioni presenti, dei bisogni presenti, de’ rimedii, che urge applicare. E non ci contenteremo di osservazioni generali; ma discuteremo a parte a parte i vari problemi economici, politici, amministrativi, sociologici, etici, giuridici, ecc, ecc. nei quali si decompone la grande questione sociale e prenderemo ad esame le condizioni speciali di ciascun popolo, di ciascun ceto, di ciascuna regione.
Pur troppo gli italiani abusano spesso della logica; discutono con sillogismi piuttosto che con dati di fatto navigano volentieri nell’oceano dei principii generali e considerano i fatti e le circostanze speciali come quantità trascurabili.
Bisogna reagire contro questa tendenza, bisogna correggerci di questa abitudine.
Chi scrive non ha dimenticato l’impressione, che produsse in lui un discorsetto pronunciato parecchi anni fa a un canto di strada, in Londra, da un vecchio operaio. Da pochi giorni lo scrivente era arrivato a Londra, e durava ancora in lui la convinzione che di Socialismo in Inghilterra se ne sapesse assai meno che in Italia. Ferveva allora in Inghilterra uno sciopero di minatori, e il vecchio operaio, egli medesimo un minatore -forse uno di quelli, che sono incaricati di calcolare le mercedi in corrispondenza ai prezzi, dove vige il sistema della scala mobile- perorava avanti ad un pubblico composto di pochi viandanti, che si soffermavano ad udirlo, la causa degli scioperanti.
Egli fece un’analisi minuta dei rapporti tra proprietario della miniera, appaltatore, negoziante e operaio. Tanto prende a titolo di rendita il proprietario: tanto si paga al minatore, che scava il carbone cinquecento metri sotto la superficie del suolo: tanto viene a costare la tonnellata di carbone alla bocca della miniera: tanto guadagna la Società Ferroviaria, per trasportarla a Londra. Tanto si vende a Londra il carbone all’ingrosso: il mercante ci guadagna tanto a tonnellata: il rivenditore a minuto lo fa pagare tanto al consumatore ricco, che lo compra a quintali, conservandolo dall’estate all’inverno nelle sue cantine, e tanto invece al consumatore povero, che lo compra a piccole quantità nei giorni freddi dell’inverno, per far bollire la cuccuma del tè. Erano cifre di un’esattezza meticolosa e di un’eloquenza irresistibile. Altro che discussioni accademiche e argomentazioni dialettiche sul darwinismo, sul materialismo storico, e su argomenti cosiffatti, di cui noi in Italia ci dilettiamo!

In conclusione -se il fatto corrisponderà alle nostre intenzioni… E alle promesse che ci hanno fatto uomini competentissimi nelle materie, che la Rivista imprende a trattare- la Rivista farà di meglio che difendere e diffondere il Socialismo. Essa lo studierà, si sforzerà di approfondirlo, di perfezionarlo.
Noi apriamo fin da questo primo fascicolo un’inchiesta sui principii, sui sistemi e sui metodi del Socialismo; ed invitiamo a parteciparvi i socialisti di tutte le scuole, e saremo anche lieti se avversarii onesti e sinceri vorranno contribuirvi.
Tratteremo anche questioni puramente scientifiche -di sociologia, di Etica, di Diritto Pubblico, di Economia, di Igiene, di Psicologia- in quanto abbiano attinenza con la questione sociale e col Socialismo. Verremo anzi esponendo mano mano le principali teorie, che si contrastano il campo in queste scienze, perché spesso avviene che i socialisti non conoscano che quelle, che furono prescelte da’ loro autori come più consentanee alla «tesi» del Socialismo.
Ma il maggiore numero di pagine della Rivista saranno date alla trattazione di questioni speciali, di argomenti di attualità. Faremo indagini sulle condizioni economiche delle varie regioni italiane; studieremo il problema agrario, l’industriale, come si presentano in ciascuna di esse: tratteremo dell’organizzazione del credito, dell’usura, dell’emigrazione, del sistema tributario, dell’amministrazione della giustizia. Ci intratterremo specialmente intorno alla organizzazione e al funzionamento dei pubblici servizii -dai Ministeri ai Municipii e alle Opere Pie.
Raccoglieremo notizie e dati statistici intorno ai più importanti fatti sociali; compieremo una cronaca politica e una cronaca sociale.
Oltre a ciò verremo spigolando nelle Riviste socialiste e non socialiste, di tutte le lingue, e daremo in ciascun fascicolo un sunto dei più notevoli articoli, che vi si troveranno, per quelli de' nostri lettori che non possono leggerli nell’originale.
Adorneremo la Rivista di una pagina letteraria – di accurate recensioni de' libri, che trattano questioni sociali, di note e documenti sul movimento socialista e sui principali avvenimenti politici e scientifici.
Insomma la Rivista sarà istruttiva e suggestiva. Essa si sforzerà di rendersi utile a tutti i suoi lettori: ai socialisti di tutte le scuole e ai non socialisti. I primi vi troveranno tutto ciò che può servire a perfezionare le loro teorie e a rendere più efficace la loro propaganda. I secondo vi troveranno le indicazioni del processo evolutivo del Socialismo considerato come idea e come fatto.
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