Angelo Tasca - Socialismo e fascismo

ANGELO TASCA SOCIALISMO E FASCISMO PREZZO : 2 rr. Edito dal Partito Soe l allst a Italiano Seal o a a delta lateraaaloa ale Operata Soela llata 103 , r ue du Fau bourg SI·De nls, P arls · X· Biblioteca Gino Bianco

--- LE NOUVEL AVANTI - - - Organo del Partito Socialista Ita li a no (Sezloae dell ' Internazion a l e Operala Soelallata' Redazione e Amministrazione 103, rue du Faub. St-Denis PARIS (10) ABBONAMENTI Francia e Colonie: Un anno Sei mesi 30 franchi 15 » •••• Abbonamento quadrimestrale 10 franchi •••• ESTERO IL DOPPIO •••• Un numero : SO Centesimi Biblioteca Gino Bianco

Angelo TASCA SOCIALISMO E FASCISMO Fondazion e Alfred Lewtn Bibiioteca Gino Bianco - J?J1'!1tl Fondo Gino BiattJ:.<l Biblioteca Gino Bianco

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Ullllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllltlll!llllllllllllllllllltllllllllllllllllllllllllllllltiiiUIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIilllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllli Quando in Italia si aperse la crisi postbellica l'unità nazionale s'era fatta da appena un mezzo secolo e ~on una scarsa partecipazione delle masse popolari. Dopo il 1870 le vecchie oligarchie non avevano avuto che una preoccupaz:one : impedire o ritardare il opiù ·pcssi·bile l'ascesa del quarto stato sbarrandogli tutte le vie -che conducono all'azione e, dunque, alla coscienza politica. Due forze in conflitto .reciproco si accordavano per scong:urare il iper.icolo · la monarchia e il Vaticano. Assente ogni tradizione democratica o rivoluzionaria ; il regime parlamentar·e era come sovrapposto alla vita nazionale, come alcunché d'improvvisato e di fittizio, falsato per giun~ dalla. pratica corruttrice del riformismo giOlittlano. Sola forza democratica reale, il movimento operaio e soc:alista era impacciato dai suoi limiti e dalla ~Sua dispersione municipali. L'inserimento del popolo operaio, al'tigianesco· e contadino nello Stato con un apporto autonomo e originale di esperienze e di istituzioni, faceva tuttavia progressi continui e sicuri allorquando v·s.nne interrotto dalla guerra scatenata e condotta in Italia come una guerra civile e associata .a una grave crisi dei ceti dirigenti. Dopo la gueNa, proo!Tazione e convulsioni a un tempo : -crisi economica c-he sopraggiungeva in un paese stremato e sconvolto dallo -sforzo compiuto ; crisi morale di un popolo che « essendo e sentendosi vincitore, subiva l'umiliazione e la crisi dei vinti :~~. In questo quadro generale han-no operato altre cause più dirette, senza le quali 1a storia del dopoguerra in Italia non avrebbe seguito il med-esimo corso né messo capo al med-eslmo· sbocco sconfitta del movimento socialista ; offensiva reazionaria e sopratutto agraria che assunse le forme d'una .azionemmta:re e -d'una conqu'istla territoria'le ; crisi economica del 1-921; sos'..:egno e complicità dello Stato e dei suoi organi pe~ifer.ici ;. discredito del Parlamento ; azione personale di 1Musso1ini. -- l -' Biblioteca Gino Bianco

• E anzitutto la carenza e gli errori dei socialisti, e come loro r -eon-seguenza diretta non già il fascismo in sé, fenomeno post- : bellico comune a tutti i rpaesi; ma il suo succesSo in I tal-ia. Per .rendersene conto basta seguire giorno per giorno, come abbiamo fatto noi, la politica di tutti i partiti proletari - socialisti, .rnassimalisti, comunisti - negli anni 1919-22. Non è inutile tut- :tavia gettare una luce anche più cruda su certi smarrimenti · e su certe aberrazioni. In tal guisa noi ci ll'endiamo indubbiamente colpevoli di qualche « ingiustizia b verso il movimento operaio e socialista itaEano ; ma qui non scriviamo la sua storia, né la biografia il certi suoi capi (per non parlare che di quelli morti : Mat- ·:eotti, Turati, Treves), la cui grandezza morale è stata talora 'lersino causa di inferiorità politica. Ancor meno ci troviamo 1ella valle di Giosaffatte, dove si pesano esattamente le colpe , ! i meriti di ognuno e di tut t i. Siamo del nulitanti che accettalO dalla lOro epoca i compiti ch'essa loro impone, e man mano :he J.i impone. Vogliamo constatare le cause di una catastrofe le cui con- .·eguenze sono state enormemente gravi e per lungo tempo ir- ..eparabili. Non P,OSsiamo sopportare le · responsabilità ùel pas- ""Satò' che grazie alla: f.erma volontà di evitare, per qUei che da · noi diJ?€nde, -che gli stessi -errori si riproducano e che si prepaTino gli stessi disastri. Solo mercé questa chiarezza spi-etata e ·· tutta concentrata sui punti ne i quali il bubbonE- è venuto a ma~urazione, noi guadagneremo il d iritto di trarre pubblicamente gli insegnam-enti da1la nostra esperienza : essa fa parte de!la nostra espiazione, essa sola puo' trasformare 'la nostra '·.sofferenza in messaggio. ~ La debolezza fondamentale del socialismo italiano in ogni suo aspetto si ricollega ad una assenza di vero spii-ito rivoluzionario. Lo spirito rivoluzionario oscilla fra due po1i, è soggetto ad una durplice -esigenza : H rifiuto Idi accetta.re l'ingiustizia, h disordine e la bassezza della societJà attuale, e la- volontà di 'giungere ad un nuovo regime economico, a nuove istituzioni, 'che esprimano nuovi rapporti umani e li rendano possibili. La n-egaz:one del presente non puo' essere disgiunta d.a1l'affermazione dell'avvenire donde essa riceve la sua luce, forza e giu- ·stificazione. Solo in questo senso la formula di Bacunin « la passione della d istruzione è una passione creatrice » è vera. Ora, 1n Italia, come è stato rilevato, « l'odio a tutto cio' che era ·vecchio assopì perfino il desiderio del nuovo », e<f è per questo ;che ta:l .odio fu impot-ente e ·infecondo. Affinché una .classe s:a veramente rivoluziona-ria occorre, dice Marx, che « a•bbia anzitutto H sentimento di essere non una · .eJasse particolarè, bensì la rappresentante dei bisogni generali --della' Società ». ' Questo lievito, Ohe solo poteva farlo ascendere al livello ·che gli avrebbe dato la vittoria, è mancato al socialismo )talia- . 'no. Di fronte ad una borghesia sconcertata, rimasta ostinatamente « -classista > in mezzo al grande sconvolgimento che si era prodotto e che aveva esas~rato il suo ·egoismo é sca>tenato i ..s uoi appetiti, il movimento socialista aveva un compito ma- :_2Biblioteca Gino Bianco

gnifico. Se av~ss-e avuto la forza. di restarvi fede le, a lui solo il:!. popolo it aliano avrebbe dovuto la propria sa lvezza . , Invece il socia1ismo s i sottra~ al suo compito e durant e·· tutta la crisi post-b ellica fu il gran:de assen te . Senza questa diserzione sarebbe impossibile spiegare il successo fascista. Anche più de lla natura, la società ha « orrore d el vuoto :t ; se lo. si lascia sussistere troppo a lungo, le fOrze più selvagge, attratte e moltiplicate da esso, si pr-ecipitano a colmarlo. n socialismo italiano aspettava che la « borghes ia :t morissedi c sua propria morte :t , senza preoccuparsi di sapere se la. sua agonia - ammesso che d i agonia si trattasse - non seminasse, prolungandosi oltre m!sura, germi di decomposizion(;.;. -che ~u r <> bbero agi to ?n tutto H corpo della nazione, movimento operaio e oocialisba compreso. Il qu ale si comportava co~ m a un -~rede un ico che non vuoi presentarsi se non all 'ultimo. momento, giustappunto per l'apertura del testamento; ne.u:at ... - 't-esa. esso si limitava a « separa.x·-e le proprie responsabil ft.3.!.. da. ! quelle d-e11a classe dirigente :t , Tale separazione era fino a. un certo limite giustificata e ;.1ecessaria ; ma si è sempre « res ponsabili :t del male che non si è impedito in passato, e sopratutto non si ha il diritto db c lasciar fare :t agli a ltri se non obbedendo ad una strateglll che al momento opportuno e presce'l to e !prima che non sia troppo tardi, consenta di t.ar meg~io degl·i -altri e di vincere là' dove gli altri hanno fa111to. Tanto ·più si possono separare leproprie responsabilità d a quelle delle classi dirigenti, quanto . m-egl:o si è in condizione e si ha volontà di -a•.ssumerle di f<rontea tutto un .popolo ; altrimenti si .possono, al più , schivare responsabilità « giuridiche ~ grazie ad una specie di alibi, risorsa suprema di tutti gli imbroglioni. ( c Nulla vale più di un alibi :t• . già consigliava il padre d·i Sam Weller al signor Pickwick). Ed allora si premiano - senza averne cosci-enza e dunque a cuor leggero - responsa'bilità ben più terribili verso la storia, la. ~ quale non giudica secondo codici e procedura, ma nel merito. Inutile allora gridar-e : c Noi non c'eravamo ! :t . Le masse chehanno perduto tutto, gri'Clano alla loro volta : « E perché non c'era v ate ? :t I masslmalisti e comunisti italiani avevano scelto la politicadel pegg~ o. Si puo' perfettamente studiare una tattica che aggravi la situazirnr~, p er meglio ·padronegg.iarLa e spingerla verso il fine voluto; ma a patto di ·Volere e potere intervenire :~.1 momento buono per arrestare n disgregamento che essa procura.. e risalire la Ct)rrente. Questa tattica, che dovrebbe essere dl alta precisione, si ridu ce troppo spesso a un g.ioco d'azzardo, perché deve appoggiarsi alle forze più cieche .zd alle correnti meno reversibili (1 ). D'altronde, per i massimalisti e comuni- - ( J } Il " di6rall!smo l'i voluzio nario » (ici bols·ee\'i ch l nC'l l \l 17 ha · immodiatnmcnte · pot·aiizz.:l:to la t·ivo\uzione d'oUobre. Gincehé non sol i)... Kerensk.i si è t rovato ncll ' impossitlilitil. di pr06eguire J"ofTensiva im- ])06ta dagl i All eat i. ma Lcni n stesso è sta-to impotente a su perare la truppa che s e<paraJVa j-J " disrauismo n dalla " guerra t• i•voluzi onnr ia ». f)i qui Bt·est_,Litows k. Oggi si •puo' :<wguire che questa tatti ca sia.. s in la corona la da successo. posto ehe le Poten ze Cent rali . han dovut~ .. - 3 - Biblioteca Gino Bianco

stlltaliani essa non era una tattica, ma u<o stato d'animoJ, fa.tto dl demagogia e di passività. Ni-ente della passione dei profeti d'Israele, invocante l'eccesso d~l male affinché la vittoria del bene ne esca clamorosa c defì.O:tiva. Nlent-z di quell'anelito creatore che per la sua alta tensione e 'per la stessa su:~. forza dl propulsione può garantir-e H passaggio dal « peggio :t al « meglio ». Simili m-ancamentl esprimono é~mpr-e anche Ull difetto d'umanità : la categoria, li partito, la clasee restano prigionieri dei propri confini, e lnv.zee di sentirll com-2 limiti , giungono persino ad idealizzarli, rinunciando così a supcrarli , benché in c!ò consistano l'esigenza supr.ema e lo spirito vital-e del socialismo. Lo iato che finì per stabilirsi tra h organizzazioni operai-e, politiche e sindacali, e le masse iLallane non ha altra origine. Troppi capi socialisti non .hanno scorto che una « pslcosi di guerra :t nel ·pens!ero amorfo delle masse popolari dopo l'ar - mistizio. Indubbla.mente e'era anche questo ; ma non c'.;;ra solo qu-esto. Quelli che avevano fatto o vissuto la guerra erano -entrati a contatto col « sistema :. che li aveva presi ;nel suo 1ngranaggio e trascinati giorno per g.'orno durante quattro anni. La guerra li aveva strappati brutalmente al loro parti- <'Olarismo locale e gettati in un turbine n-el quale si operava - !uori d-ell 'andazzo abituale - la loro inlziazlone poltica. Tutta una g-enerazione, tutto un popolo si -concentravano intorno ad un 'esperi-enza grandiosa e comune. Dopo tale espe.rienza la massa degli ex combattenti sì sentiva dappertutto alle soglie di una vita nuova. Ognuno agitava nel suo sp~ rlto formule generai!, appena a·bbozzate, che lo spingevano a -cercar contatto con gll altri uomini, a lntrave:lere la .necessità di uno sforzo e dl nna talvezza conettlvi. Le sue reaz'oni non erano sempre « normali >, il che si spiega dopo una tale scossa e un tale salasso ; ma c'era, in sostanza, un bisogno di non ricominciar più. mai più. al quale si sarebbe dovuto appoggiarsi, pure rischiarandolo ed inctlr:zzandolo verso scopi concreti. Viceversa, quello che era nobile presentimento, umanità in potenza, in qu-esto sla.n-cio torbido e ingenuo, rimase lnespresso, abbandonato a sé e infine fu utlllzzato per salvare e!ò che del passato meno m-eritava di sopravvivere. Il movimento socialista non s'è reso conto che la guerra Qveva spinto suHa scen3. le masse, i fuori classe. Non era più possibile interpretare questa esper:enza smisurata colle ant.ic'he misure conservate nelle cantine del vecchi sindacati e Qei vec- -chi partiti. 1 Ritornando dal fronte l'ex combattente t rova una società a un tempo troppo lnsta·blle e troppo oNilnata. Anche 1a c rivoluzione :t è troppo ordinata per lui : tessera del partito, abbandonare i Paesi Baltici e l 'UC!'alna. c l n Russia .Sovietica s'è non di meno salvata. Srnonché questo !'i'Sultato ò :~vven"Uto non In vlrtil -dC'll:l par:llisi miHtnre d cll:l nlvoluzlone :lll'lnizlo del t ~18, bensl' suo #lalgrodo e grazie ad un gioco di cire06tanzc impre,·iste e non tenute l'l conto. Noi ritorneremo !IU questo tema in un llb!'O, che sU:~mo pre- .Jitlranclo, sulla storia politica del dopogucrt':l.. del quale quest'opera 1Ull'lt-alla degli anni :1 919-22 non è che un s:1.gglo monogr:~fico. - 4 - Biblioteca Gino Bianco

quota tlndacale, I-mpiego a!J.la cooper ativa, ·t utto drlzza una barriera ch'egli non può oltr~p.assare, pel'Ché -gll si oppongono dlffid-enza o tolleranza, egua'lmcnte Jnsopportabl li. I capi socialisti italiani non capirono gli ex combattenti del' 1919-22 più di quanto 1 capi del slnda:catl tedeschi capiranno ·1 disoccupati del 1929-32. Persino Turati, il cui umanlsmo è ~:ssceos~~~~~~~~f~ · ·us~~e~~~:teu~o~o·t;~~e p"a~feg~~o~cl:;~~~ uccell1 da preda. Per lui 11 so:lalismo era tutto fatto di coscienza e di educazione ; nel che non s'Ingannava ; ma non erano ·più tempi di pedagoghl, per nobili che qu-esti fossero, bensì di !profeti e di missionari. Bisognava lasciare un po' da parte U gregge raccolto nel partito e nei sindacati, e andare in cerea delle « pecore smarrite :. ohe a cent:nala di migliaia brulicavano nelle terre jncolte, e salvarle -e sa•lvar.e noi con esse. Occorreva un po' dello spli"ito Invocato da SClplo Slataper in una taverna della v-zçchia città di Trieste . « Sono tra ladri e assassini, ma se io balzo su l tavolo e Cristo m·infonde la parola, lo con essi distruggo Il mondo e lo rledlfl.co. ~uesta è ·la mia città. Qui sto bene » ( l J Grazie alle magnifiche realizzazioni delle loro cooperative,. delle loro Camere del Lavoro, del loro Comuni, 1 socialisti della Valle Padana si proponevano di incorporare l'cantico regime :. per saturazione. Le nuove istituzioni che si moltiplicavano ogni giorno riftettevano ln una certa misura l'anima di una società liberata dall'asslllo del profitto. Ma il legittimo orgo- -glio del risultati già raggiunti ne celava spesso i limiti, ·~ il socialismo, rimasto locale e provinciale, -diveniva prigion!ero del suoi stessi successi, anzi fini va col farsi « una virtù dei suoi difettJ , , Non più la vecchia Italia sola, ma anche il socia1lsmo, il so- -c:ausmo di Reggio EmUla, farà da sé. Inutile porsi il problema dello Stato, cui basta chieder-e crediti, sussidi, lavori. « Da 'lloi, spiegavano i capi socialisti, siamo già al potere. Che tutta Italia diventi Regg!o Emil ia e la « •rivoluzione , è fatta • · Questo « soolaUsmo in una sola provincia , pe-rd-eva in estensione ciò che guadagnava in profondi-bà. E l'estensione non è per H socialismo una questione · di dimensioni, bensì partecipa della · sua stessa essenza. La scala su cui misura i suoi progr-essi decide della sua natura e del suo destino. Dacché il socialismo della Valle Padana ignora o tra!cura i c cafoni » dell-e Pugile o i ·pastori della sa~degna, si mette fuori della nazione e dello Stato e, In pari tempo, del socialismo, perdendo la nozione salutare ch-e nulla è acquisito d-ella sua opera slnché le « oasi socialiste » restano i~olate in un « deserto » le cui sUbie possono· quando che sia sommergerle. In tal modo non sòlo questo socla.Ilsmo non fa la « rivoluzione :., ma rl!.òchla di compromettere, come le ha compromesse in !talla, tutte le sqe conquiste. Quel che dà realbà all'azione locale e graduale è n suo lc~;ame con Io Stato e, Inoltre, con lo .:scopo fi nale del socialismo. Senza ques~o duplice rapporto, le « capaclbà politiche , - per usa re la. ( l ) " Il mio Carso ~. -5Biblioteca Gino Bianco

-:formula d i Proudhon - che la classe op.er.aia sv.iluppa nelle sue Jstituzioni sono perdute 1per 1a coll-ettività. ed anehe per essa. · Fra l'idealismo dei socialisti italiani ed i compiti che la si- ""tuazione loro imponeva c'è stata un'irreparabile discordanza -d'orizzonfl. Per difetto di prospettiva, un prodigio di devozione, un « material.e umano > superiore a quello onde potettero valersi molti movimenti politici o religiosi, larghe avan·guardie già arrivate ~ 3.1 limitare della cittlà nuova sono stati condannati all'impoten- - za e alla disfatta. All'estrema sinlstra, per contro, si invoca a ogni pié sospinto - lo scopo finale, la « :rivoluzione proletaria ». I n linea di prin- :o. clpio tutto le è subordinato; ma la coincidenza di questo scopo -con l'«. interesse generale » non ha bisogno di essere cercata e salvaguardata : essa è un dato, quasi una categoria deHa storia. L'emancipazione umana è ormai l'opera del pro1etariato ., a sopratutto del proletariato industriale, che agisee per mez?o della sua ava.nguardia e d~l suo partito politico. A loro volta i : --dirigenti del « partit-o del pro1etarìato » diventano i deposit~· ri <lei)'« interesse generale » e si ideptificano col suo sviluppo e -con le sue esigenz.e. Inutile dunque rtifare il cammino per ve- :rificare se l'identità persiste, se l'investitura è sempre valida, Ge il filo conduttore non si è spezzato nel corso d,elle successive ·-delegazioni. Si forma allora uno 'stato d'animo settario, domi- ·nato da un odio teologico contro tutti quelli che ricusano di ri- -conoscere la natura divina del mandato. Così, nei momenti -decisivi della crisi italiana, i comun.lsti sono stati avversari feroci del <t fronte unico ;), che essi non han mai voluto seriamente nè lealmente. La stessa deformazione ed il medesimo gioco sì ritrovano nella concezione e nella pratica comunista dell'aHeanza del Proletariato con le altre categorie sociali. Qu-este non sono utilizzate che com-e truppe di •rincalzo, secon'do una strat.egia che J,aro sfugge e c:he le so!'passa. L'a1lea.nZa non è concepita in bas-e a un princi-pio comune cui tanto il proletariato quanto i sUoi « alleati :. sl sappiano soggetti con lo stesso rigore e al ril.•2·deslmo t;tolo ; si parla, al contrario, "di « rivenj.icazioni parziali » che possono determinare un incontro provvisorio, una c onvergenza che non impegna né la sostanza hé l'avvenire. Fintantoché la corrente ingrossa, questo slivello può essere mas cherato ; ma non appena si affievolisce o si arresta, le altre categorie sociali si ribellano e tentano di riguadagnare la loro ~utonomia. E' appunto ciò che è avvenuto in Italia. Fondata su interessi transitori-i, disgiunta da quella ·« ema:nc'ipazione umana» che sola -può giustificarla e consolidarla, l'« alleanza » me-t te ca'PO alla rottura ·e ma:gari al .Wnflitto. A questo punto le o~:: classi medi~» Ul'bane e rurali 11Iv-entano facilmente preda delle manovre tendenti ad op- .porle al prole tariato. Il fascismo somministra loro un'ideolo - g ia c:he ne lusinga i peggiori istinti e provoca l'illusione di esercitat·e una funzione indipendente e decisiva. L'« arbitrato » de1le classi medie fra capitalisti ed operai si oppone al- . l ora all'« egemonia» del proletariato; uno schema sostituisce - 6 - Biblioteca Gino Bianco

l'altro ed il t'bnt.enuto concreto ed uma:no della c rivoluzione • ne risulta anche più sacrlflcato. • Il movimento opera~o e soclal.lsta è dunque stato IJ:attute> ~ Jn Italia anzitutlto perché s'era ridotto, secondo l'espressione: • di Filippo Turati, c a imboscarsi mentre si ponevano dava:nti al paese 1 problemi più urgenti ed assillanti :.. s~ volessim()> _ rappresentare con due curve i1 -cammino del due movimenti, . socialista e fascista, vedremmo c-he esse sono in oerto senso complemenari. La cuna del movimento sOOialista sale fin o.- ~ alla primavera del 1920, è soggetta allora a qualche osc:nazìone (sconfitta dello sciopero generale di Torino ), esi;ta, _ indi s'eleva d'un tratto con l'occupazione delle fabbriche. Poi. è la caduta ininLenrotta fino alla marc!a su Roma. Il movimento fascista, 1mpotente fino ai primi mesi del 1920, si ria- - nlma un po' agli inizi dell'offens-Iva padrona.le: che provoco' l'occupazione delle fabb riche, -ingrossa bruscamente negai ultimi tre mesi del 1920 e prosegue la sua rapida progressione nel 1921. Il declino del movimento operaio e sociallsta ìn • Italia, dovuto a cause affatto interne al movimento stesso, h a. preceduto l'irruzione vi ttori-osa del fascismo e l'ha resa possibile. In un articolo scritto verso la. fine d-el 1920, Mussolini constata che c da tre mesi la psicologia della massa ope- - raia italiana s'è profondamente modificata~ e il 2 luglio 1921 ._ sedici mesi prima della ~marcia su Roma, lo stesso Mussolini precisa : c Dire Ch-e un pericolo boLscevi-co esista ancora in I talia, significa. scambiare .pet realtà certe oblique paure. n. bolscevismo è vin.to >. Bolton King, un inglese a .cui si deve la migliore storia del Risovgimento italiano, ha dunque con ragione potuto formulare la seguente conclusione: « Il fascismo non ·ba avuto alCuna parte nella d isfatta del bolscevismo ; esso non era ancora abbastanza forte per esercita.re un'azione sensibile qualunque; al contrario Musso'lini approvò allegramento l 'ocçu-p.azlone de1le fabbriche. Non ha nessuna consistenza il mito che -egli abbia. salvato l'I·talia dal bolscevismo ; ma è un mito che al fascismo conviene e che vive ancora negli angoli morti dell'opinion<e pubblica >. In I tal!a questo mito è diventato oggetto di un culto uffici ale per uso della politica !ntema ed estera del · regime, ma tuttavia resta questa veribà: non il fa·scismo ha vinto in I talia la « rivoluzione~. ma la disfatta della «rivoluzion-e > ·ha reso possibi'le lo. sviluppo e la vittoria del fascismo. Perché il fascismo l1a preso piede mentre la sua necessità. storica - quella almeno alla quale si r lchiama.va - era. scomparsa? G1i è che 11 fascismo non è stato un movimenta difensivo, che potesse contentarsi di un certo :raddrizzamento della situazione ; ma un'offensiva destinata, secondo il bennoto principio, a distruggere l'esercito e le posizioni avversarie. Solo con tal mezzo le caste privilegiate e specialmente gli agrari potevano conseguire il loro scopo, che non era quello di restaurare un determinato equilibrio, bensl d i rovesclarlo a loro profitto. Il fatto che l'esercito avversarlo battesse 1n ritirata e cedesse terreno, non faceva che lrrigict~re la loro -7Biblioteca Gino Bianco

volontà di reazione e di rivincita. Quando Mussolini, verso la. metà del 1921, aderì per qualche settimana all'id.ea di sta•bilizzare la situazione sulla base di un compromesso, i fa;scisti <Ielle zone rurali, fecera fallir,e il suo piano incoraggiati nella loro in-~ra:nsigenza da t u tti i ceti conservatori. Il fasc:ismo « squactr:sta », « sterminatore » è nato dalla congiunzione de·Ji 'offens·va capita-listica con le ambizioni e con gli appetiti di .dati gl'U'PPi della pi-ccola e med:a borghesia lasciati in secco dal riflusso della grande corrente della guerra, che per quattro anni li aveva 'POrtati in alto sui suoi fl utti. Ed è così che, . ...secondo un'altra espressione di TU!l'a!ti, una «''l'ivoluzione a parole », il cui Impeto era già spezzato dall'ottobre 1920, fu seguita da una «controrivoluzione d1 sangue», una «controrivoluzione postuma e preventiva» ! ... Nello stesso momento ln cui si scatena l'offensiva capitalista e fascista un altro fattore indebolisce la resistenza operaia, All'inizio del 1921 la cr:si -econom~ca si fa grave e gli industriali non esitano a servir.sene come d'un'arma procedendo a licenziamenti in massa di personale. Le commission i interne e i sin.j.acati cominciano ad opporre H loro veto, ma non possono alla lunga resistere su una pos!zione pu - ramente Jlegativa. Gli industriali minacciano di chiudere le fabCri:c.he, che gll.i 'Operai non han più voglia di occupare. S~ cerca allora un compromes<so, e con un sicuro istinto di conservazione e un forte Sentimento di solidariebà, le commiss:onl intern-e '(ii fabbrica e i sindacati impongon·o - ~Io ;possono ancora - la ·r:duzione delle ore di lavoro per tutto il per-sonale al fine di evitare i licenziamenti. 'l'a'le sacrificio di tutti a favore di tutti riduce sensibilmente il salario di ognuno; quelli che t;emono di perdere il loro posto l'accettano più volen - tieri, ment:rr-e quelH che non sono o non si credono minacciati dal licenziamento, ne risentono alla lunga un certo disagio, una ce<rta stanchezza. Ci si rassegna allo:a a lasciar eliminare qu-esta. o queHa categoria di operai : coloro che hann o un po' di terra al sole, che non hamno carichi di fa - miglia, gli ul·timi venuti nella fa•bbrica. Espedienti logoranti che aprono una breccia nel fronte operaio. I sacrificati con l'accordo ta-cito o espresso dì quelli che restano, partono inaspriti, talvolta disperati. SimilJ situazioni non possono protrarsi che a :patto di aprire nuove prospettive ; al contrario, gli opera·i hanno, or:a, la sensazione d·i trovarsi in un vicolo ci-eco e che U loro sacr"ifi.-cio è inutile ipoichè In :l..efin:.'tiva gli industriali arriveranno Io stesso .a ridur·re il personale nella misura voluta. Si pot>rebbe uscirne mediante una grand·e poIU:ca che mobiUtasse le risorse nazionali per arrestare la crisi economica e garantire comunque un « minimo vitale» a tutti i lavoratori ; ma chi può fare una tale politica ? Non i socialisti, i quali spiegano da due almi che questa crisi è la crisi del regime capitalistico, anzi l' « ultima crisi :t , e che b:sogna lasciare che la borghesia «s'arrangi». Anche meno le classi domina nti, perchè ne·lla loro quasi totalità non hanno chE: uno scopo, che un'ossessione : far piegar la cervice ai lavora-· tori, domarli una vol ta per sem'Pre nella strada e nella fa'h·· brica. Ed il fascismo è lì per aiutarli nella bisogna. -8 - Biblioteca Gino Bianco

In tal guisa la crts1 economica, sulla qua·Ie i socialisti ave - "Vano puntato, si dtorce contro di loro. Gli è che ogni crisi economica è un'arma a doppio taglio; essa introduce nel corpo so~ial.e un processo di dis:ntegrazione di cui nulla determina a priori lo sbocco. La crisi opera sopratutto attraverso le reazioni umane che scatena, r-eazioni spesso contradditorie e che possono mutarsi da capo a fondo strada tacendo. L'esasperazione e la vol'ontà di «finirla ~ possono sp.ingere ali() scoraggiamento e al panico se non sono indirizzate verso un -obbiettivo concreto che lasci scorgere i lineamenti salienti del·la nuova costruzione. La crisi opera come una selezione che sacrifica quelli che si lasciano sorprendere senza plani, os... .s ia senza speranza; vale insomma come fattore rivoluziona4 rio per le forze d ì ordine che mette in movimento; e se t lll forze non sono que'lle dell'ordine nuovo, la crLse opera al consolidamen tOdel vecchio. . La crisi economica ha proceduto in I talia di pari passo con la crisi dello Stato. Gli Organi statali periferici : polizia, amministrazione, maglstra;tura, forza pubblica, esercito, recavano ai fascisti un appoggio che andava dalla tolleranza a·na .complicità diretta. P.reparavano loro il terreno, l1 rifornivano d'armi e di mezzi di trasporto, li gara ntivano dell'impunità. Le circolari e i decre ti governativi dormivano negli scaffa:li o erano applicati esC'lusivamente contro i socialisti. Lo stesso potere centrale, d'al tronde, non voleva impegnare la lotta a fondo. n vero è che tutti speravano d i utilizzare il fascismo: Giolitti per spingere ì socia listi a lla collaborazone, i conservatori per impedirla, gli industriali e gli agrari per liquidare il sindacalismo operaio, la monarchia ed il Vaticano per consolidare le 4" istituzioni ~ . Clascuno puntava sul fascismo come .su un alleato provvisorio di cui sarebbe stato facile sbaraz- 'Zarsi più tardi. (l) In siffatta situazione lo Stato non poteva se non vivacchiare alla giornata scendendo d i compromesso in compromesso, di abdicazione in a"bdicaz~one. E dove mai avrebbe potuto trovare la forza per agire ? Le masse poi>olart gll erano estranee ed ostili, le crisi parla-mentari si susseguivano e si prolungavano senza lasciar scorgere vie d'uscita. Scompiglio, stanchezza, disgusto abilmente ingranditi dalla polemica, e una specie di « disfattismo comandato ~ preparavano nell'opinione pubblica la giustificazione deUa dittatura. La libertà a cui nessuno - individui o gruppi - voleva sacrificare alcunchè delle sue ambizioni e dei suoi egoismi, ·rimaneva senza difensori. La crisi dello Stato si tramu tava in crisi delJa democrazia. • Alla latitanza socialista, all'offensiva capitalista e fascista , (1 ) E' nolo come .q uesto ca~co l o venne del uso . GioW tl, nelle e·J e~ :lioni d el 192 1 faceva i-ne"lud cre i f3s cis l.j nelle lkste ciel ,, blocco na ~ zionale " · Al conte Sfor 1.a. elle gli pa rlava del pericolo d i una ta le combinazione . rispond eva ~ Qu esle candidature fascis te non s ono che fuochi d'artificio ; fara nn o m01J to r umore . ma non ne resterà nicntè ». Pari illus ione nel re. ct1c ancora nel dicc.Jn bre J 921, d icev 'l. ~t Briand a prop osi to de l fas cismo « Non \: nna cosa ser ia , non •d urer.!l » . -9Biblioteca Gino Bianco

alla c-rfSi econorD.ìca, alla comp.Hcita delio Stato e aua _paralisi del regime parlamentalre è temiJ)O di aggiungere u.n a~tr() f attore : l'azione personale di Mu-ssolini. Durante la guerra Mussolin! -aveva arso Iielia 5113. coscienza - per così ··dire - tutto ciò elle lo rlcollegava all'an:nea fOO€. In f-orrdo egli non era mai stato socialista. In g!ov.entù, già sospinto da un orgoglio divorante.• già tol'mentato dal bisogno di affermarsi, egli aveva sentitO la « socletà,. serrarloda ognt parte e aveva retro qtresto cerchio disertando e rifugiandosi in Isvlnera. Poiehè la «società, non gli faoeva un posto, il suo posto, iJ.a sua «volontà di potenza> a'SSumeva la.. forma della rlYolp-a individuale. -I pochi anni v'issuti nen·emigrazìone. furono per 1ui una espoerfenza 'decisiva. Egl-1 era ri - corso per vivere alla s-alidarietlà dei com.pagni - umili operai,. militanti onésti ed in-genui - e alla piccola truffa ; talora aveva dovuto aoce~tare i lavori più dwrl ; aveva conosciuto la m iseria e Io scadimento. Tal vita avrebbe potuto farne un apache o un apostolo; ma :egli eTa ·troppo ambizioso e a un tempo troppo privo di senso morale :per atTestarsi a simile alternativa. Aveva imparato a serra'l"e i denti, a ca'lcolare e, liberato da ogni «romanticismo~. era ormai ben deciso a non « perde-re il treno». n :ìOcialismo gli serve allora come rifugio· e trampolino. In poc-hi anni arriva alla più alta carica che n · pa.rtifx> pot-esse ·affidargli, quella di direttore d·el suo quotidian o, l'Avanti ! Alla vigilia della guerm il movimento socialistadi-venta esso l'ostacolo, come la .« -sOcietà. ,. l'era stata negli a nni 1900-1908. Mussolini non esita a disertare una seconda volta. Dopo l'armistizio egli comprende ohe bisogna ricomincare daccapo e impegna la sua terza battaglia per la vita. La sua avventura persouale s'intreccia allora strettamente con !a storia del fascismo in tal guisa, che è talora impossibile dissociarle. Se nel . 1919 tMussolini avesse fatto puramente e semplice~ mente comunella ooi. reazionari sarebbe stato spinto in disparte e suPerato dalla corrente, nè avrebbe trovato intorno a sè, nel marzo, gli ex membri dei «Fasci di azione rivoluzio naria-, del 1914-15, come non av·rebbe potuto guadagnare un po' più tardi il favore d'una parte della g:ibventù e degli excombattenti. I nuovi Fasci, anche se si fossero costituit ;. sarebbero morti con lui. Verso la fine del 19~0 la situazione cambia : dal"la V-::i.lle padana sale la nuova ondata « squadrista, e- « schiavista , che smanteller.à ' le «fortezze» socialiste l'una dopo l'altra. Mussolini s'affretta a sfruttarla e rivede il suo p-rogramma, proclamando che «la realtà di domani sal"'à capltalistlca > ; tutta<via, v-erso la metà de1 1921, questa ondata minaccia di sfuggire al suo conbrollo e di compromettere 1 suoi piani politici. Egli tehta allora di frenarla , denunc-iando· gli <egoismi rapaci e refrattari ad ogp.i conciliazione nazionale», opponendo il «fascismo urbano> di Milano al ·fasciim"O «agrario • di Bologna, i1 fascismo «della :prima ora » a quello che si identifica con la difesa c di interessi pr.ivati e delle caste più opache, sorde e miserabili che esistano in Italia>. Egli, ohe aveva proclamato a Firenze : c n nostro progranuna è n fatto , , invoca ora <n ritorno -al principio »: Qual- -16Biblioteca Gino Bianco

IChe. mese dopo, a una nuova t~ppa della situazion-e, Mussolini liquida. le vaghe. velleità di c democrazia..:. e di < sìndacalismo :. di Grandi e dei suoi amici, e della loro opposizione non ritiene che l'organizzazione armata , spoglia d'ogni tendenza o cris.tallizzazioDe politica, mero strumentp delLa lotta per il potere. Mentre a:Ha metà del 1921 ~clava i suoi piani dietro H «ritorno al principio:., un anno dopo dichiara c-he ·« ritornare alle origini, come taluni pretendono, ossia al programma del 1919, è dar prova di infantilismo o di seni'lità :& . ·Grazie a questa volubilità, a. questa assenza totale di scrupO-li .egli rende al fascismo servizi inapprezzabjl1. E' lui che nell'autunno 192Jl gli fin~ce d i dare ba•blaglia a.l gabine tto .Bonomi'; è 'Iui che nel febbraio 1922 porta n suo gruppo a votare la mozione Celli e che. nel luglio manovra sempre al fin~ di impedire la formazione di una coalizione antifascista caj)ace di tradu.rsi sul piano governativo. I n simil caso il fascismo avrebb.e perduto l'appoggio o la tolleranza dello Stato e r.tsdh.iato la. disfatta. Senza l'azione politica di Mus.solini, infine , la. mar-cia su Roma s.i sarebbe effettuata e il fascismo -vi avrebbe trovato la. s.ua tomba. MussOlin.i non ha nulla d"un genio; egli, come è stato giustamentle rilevato da Bolton K.ing, non possiede che c le qualità inferiori dell'uomo <li Stato l ; ma le possiede in altissimo grado. Inoltre la sua forza è stata fatta sopratutto della d-ebolezza <Lei suoi avversari. Nel 1919 egli si è abbandonato ad eccessi demagogici servendo n'fl medesimo tempo le mire reazionarie ; gli sarebbe stato possibile ciò, se il socialismo non vi si fosse prestato? Di fronte un socialismo costrut·tlvo - che non significa ed·ulcorato - legato alle tradizioni, alle istituzioni, alle possenti risorse del movimento operaio italiano, non ipnotizzato dal «mito> sovietico, la. doppiezza e la manovra mussolfnlana non avrebbero tessuto molta tela. Dal secondo semestre 1921 fino alla marcia su Roma Mussolini potè sfruttare simul - taneamente l'azione parlamentare e la violenza « squadrista >, associando in tal guisa, giusta la formula di Lenin. c l'aìione · legale all'azione illegale >. Ma chi gli ha consentito una tale ampiezza, una tale libertà di movimento, se non il partito socialista, n qual-e ricusava a un tempo l'azione legale e quella illegale, abbandonando lo St ato ai suoi nemici ? Così le c contraddizioni> nelle quali il fascismo avrebbe potuto trovare la morte se ve lo si fosse inchiodato, divennero per contro e impunemente una delle cause prinripali della sua forza e del suo successo. L'Italia del 1919-2·2 mancava di capi politici. Giolitti era rimas-to schiavo delle sue esperienze prebelllche e quando ritornò al potere nel 1920 era prossimo ai set tantotto anni. Gli altri, Nitti, Bonomi, Orlando, Salandra ave vano tutti il medesimo difet to, erano tu t ti professori eccellenti, .t roppo c classici :. per operare come sa.rebbe oceorso nella situazione postbellica. I socialisti possedevano qualche uomo di primo :Piano, specie alla destra, ma erano paralizzati dalla lotta delle t endenze n el partito e IJ1el movimento operaio. Nè le qualità di taluni capi comunisti - Gramsci, Bordi-ga - potevano r imediare ai misfatti di una tattica insensata su tutta la linea, e talvolta li aggra- -vavano. I ~ocialisti « massimalisti > erano acefali e di parec- - 11- ·. u<iUa.done Allred LeWltl Biblioteca Gino Bianco Biblioteca Gino Bianco

chi del loro capi si sarebbe potuto dire quel c:he Lama.J.'Itinescriveva d.i un capo girond1no : «Era destinato a di>vrntare uno di quegll ìdo1i compiacenti dei quali il popolo fa ciò che vuole, tranne che un uomo l>. Un uomo o alcuni uomini han mMlcato al partito socialista per vincere o, ciò che è lo stesso, per non perire. Questo ha permesso a Mussolini di ridul're l'JJtalia al suo metro e di océuparne tutto l'orizzonte. Con lui fini'sce il regno dei « principi l> : la sua avventura .persona·Ie diventa quella dell'Italia medesima. Per meglio comprendere questa crisi si ;può e s1 deve, risaiendo il corso dei secoli, ricercame le cause profonde c! lontane : la configurazione del suolo, la struttura economica e sociale, La lunga servitù, la libel'ltà recentiSsima mal tolle - rata dagli uni, male assimilata dwgli a:ltri. Ma queste cause non contengono necessariamente la storia degli anni 1919-22 come si è realmente prodotta con le sue vieissitudini, le sue alternative e i suoi sbocchi. A fianco di passivibà en'Ormi, esistevano in Italia risorse nuove, e duranrbe u:n certo tempo le une e le :11ltre si sono equilibrate. E' specialmente in situazioni .simili che l 'azione dei fattori immediati - non escluso il cas·o· - diventa d-e'Cisiva. Il minimo .srpostamenoto può rompere l'equilibrio e precipitare la crisi verso soluzioni opposte. Allora l'azione dell'uomo passa in prima linea e ia st_oria si tramuta in un dramma nel quale tutto è concatenato e nulla è fatale, e dove fino all'ultimo i.stambe l'epilogo può essere modificato, a. condizionre tuttavia che i .personaggi - individui e masse - non si la!ncino essi stessi verso la catastrofe. La storia ci [ornisce una prova per assurdo di tale verità, giacchè, contrariamente a un hwgo comune che gode mol·to credito, le situazi'oni non creano sempre da se stesse gli uomini nP.cessarL n che non è più da dimostrare . - - 12 - - Biblioteca Gino Bianco

II n fascismo è una dittatura : di qui muovono tutte le definizioni del fascismo. tentate sino ad oggi. Ma oltre quel punto l'accordo è tu-tt'altro che sta'bllito. Dittatura del capi - t.ale c all'epoca della decadenza > ; dittatura del grande capitale· ; dittatura del capitale finanziario ; «dittatura apertamente terroristica degli elementi più reazionari, più sciovinisti e più imperialisti del capitale finanziaTio>; dittatma de1le « duecento famiglie, : così, a furia di precisare e di circoscrivere si arriva in qualche caso a considerare il fascismo come dittatura personale di Mussollni o di Hitler. c Il fascismo italiano è Mussolinb, è stato scrito. Ognuna di quP.s te definizioni contiene, più o meno, qualche elemento di verità ; ma nessuna può essere a:ccettata sic et simpliciter. E noi ci guarderemo bene dal mettere in circolazione una nuova «de finizione ~ che sarebbe, s'intende, la buona, una c formula tascabile :. che ciascuno possa tirar fuori in caso di bisogno per diradare ogni dubbio, suo e altrui. Per noi llefinire il fascismo è anzitutto scriverne Ja storia. Abbiamo tentato di farlo per il fascismo italiano degli anni HH9-22. Una teoria del fascismo non potrebbe quindi emergere che dallo studio di tutte le forme di fascismo, larvate o aperte, represse o trionfanti ; glacchè vi sono più specie di fasci smo, ciascuna delle quali implica tendenze molteplici e talora contradditorie, che possono evolvere sino a mutlare alcuni dei loro tratti fondamentali. Definire il fascismo significa sorprend-e: lo in questo diYenire, cogliere la sua « differenza specifica :. \n un paese dato e a una data epoca. Il fascismo non è un loggetto di cui basti ricercare gli attributi ; ma la risulta'I'lte di tutta una situazione dalla quale non può essere dis~iunto. Gli errori dei paTti ti operai, per esempio, fan parte della « definizione :. del fascismo al medesimo titolo che l'Utilizzazione sua per conto delle cla~j. dominanti. - . 13Biblioteca Gino Bianco

Pur aven'do qui limitato ii nostro studio al fascismo ita· liano sino alla marcia su Roma, noi non ci inibiremo uno sguardo più lontano e altrove ; ma si tratta sempre di com· ple tare e confrontare l'esperienza italiana di tale epoca con altre esperienze sia del periodo successivo che di altri pae· si (1). Questo metodo più prudente e meno ambizi-oso ci permetterà forse di indicare un certo numero di caratteri comuni suscettibili di essere incorooratl in una definizione generale del fascismo. A tale scopo il fascismo ha da essere esaminato in r ap - porto all'e co'ndizioni economiche , sociaU, politiche e psicologi· che che costituiscono il suo c terreno di cultura :. ; in ·rappOL'to alle sue basi sociali e alla lotta deHe c'lassi ; alla sua tattica ; alla sua orgànizzazi'one ; alle sue conseguenz.e e al regime che perviene a instaurare ; infine in rapporto al suo programma e alla sua ideologia Il fascismo è un fenomeno del tiopo-guerra ed ogni tentativo di definirlo mediante paralleli con • antecedenti ~ storici - col bonapartismo. ad esempio - rima·ne sterile e rischia di fuorviarci. Fra le condizioni generali c:he hanno preparato il • terreno di coltura :. del fascismo bisogna porre in prima linea la crisi economica. Senza crisi economica, niente fascismo. Non si tratta di crisi economica in generale, ma di quella che si è impian tata in permanenza ner1 mondo a segui.to de'll.a guerra del 1914 -18. Ques·ta guerra ha lasciato un aJPparato industriale superiore ai bisogni, un grave squilibrio fra i diversi set tori della 'Produzione, com-plicato dalla caduta del potere d'a'cquisto ct.elle masse nella qua'Si totalità dei paesi. Di qu l, a un tempo, superproduzione e penuria, inflazione è paralisi. Non ci troviamo più di fronte alle crisi classiche, che dopo una spietata piazza pulita, ·riconducevano i'economia a un superiore Jivello di produzione e di consumo. U :risi c cicliche ~ han f&tto luogo a quella «stagnazione cronica, con leggere fluttuazioni .;, , a que1le « alternanze di riprese r elativamente brevi e di .depressioni rel a:tivament~ lunghe :. , già prevedute da Engels più di mezzo secolo fa. Persi-no negli Stati Uniti, dove grazie alle possibilibà del mercato interno, le crisi mantengono ancora un carattere oscillatorio, la persistenza di una massa i·r·reducibile di parecchi milioni di disoccupati rivela che si tratta di crisi d 'un tipo nuovo. Nei paesi che non dispongono come gli Sta:t i Uniti, l'Impero Britanntco, l'U.R.S.S. di un largo mercato interno, le crisi si presentano, in grado diverso, come crisi « senza pros-pettiva >. l·n tali condizioni il disagio e·conomi·co si congiu'llge facilmente con le rlvendicg,- zione nazionrulistiche e col mito della «terra al sole>. Da un ·Iato riplegamento su se stessi e aggra.ovamento ·d'el caratteri artificiali e parassitari dell'economia ; daU'altìro illusione di spezZare l' «•acc'erchiamen to ;, cercando con la <vio:lenza 1 una solu- (i) •GJà fln d'ora abbi amo utlllzzato cerLI dati e co-n clus ion i rornl ti cl dallo studio degli avvenimenti post.belli cl In diversi paesi, stud io che, se il tempo. i mezzi ç s oprottu tt o le forze non ci faranno diretto, lìf!.!"~ c o nt ~~p, nto . - H - Biblioteca Gino Bianco

zlone oltre le frontiere. !L'economia capitalistica, a~endo perduto in gran par-te le sue molle specifiche, c oscilla :. ora non più fra la crisi e la prosperitià, ma fra l'autarchia e la guerra (1). In seguito alla guerra ed in connessione con la crisi economica si è venuto producendo in tutti i paesi uno spostamento, uno sc.ardinamento sociale iJ>iù o meno profon<Cio. una nuova borghesia s'è cr.eata, che proviene non solo dall'irruzione dei c: nuovi ricchi :., ma altresì' da una trasformazione sensibile dei quadri capitalisti'ci tradizionali. La quasi totalità del dirigenti economi-ci si è assuefatta a profitti eccezionali, smarrendo la rigida nozione del prezzo di costo e ancor più sottrae-ndosi allo stimolo della concorrenza. Queste nozioni ricompaiono nelle discussioni ogni qual·volta si ·tratti di salari operai; ma han cessato di essere operanti, e quasi dovunque i caJpitalisti sentono che non possono fare a meno dell 'aiuto diretto dello Stato. L'accaparramento dello Stato, con tutti i mezzi, diventa per essi una questione di vita o di morte. D'altro canto la guérra ha messo in moto le masse popolari ed il dopoguerra non ha che accelerato questo movimento. I quadri dei pa}rtiti operai e dei sinda·cati scricchiolano sotto la pressione di centinaia di migliaia e di milioni di nuovi aderenti. Questi quadri non hanno alcuna stabilità e l'alta marea è seguita dappertutto da un rapido riflusso. Inoltre, e malgrado l'inflazione dei quadri tradizionali, un'importante massa fluttuante sfugge loro, pronta a precipitarsi come valanga nelle direzioni più diverse. Si è parlato, a proposito di queste masse, di c: classi medie :. . Anzi·tutto occor.re precisare che non si tratta delle classi medie del periodo classico del capitalismo, che dopo ciascuna crisi erano assorbite nell'ambito di una aecresciuta produzione e di un proletariato nuovo. Le classi medie del dopoguerra non hanno nemmeno più, in ( 1) In questo senso è dunque vero .. .le il fascismo è un " pro - dotto " di ocopit alismo decadente c l'espressione di una e-co nomia rctrogr3.da . Cio' stabilisce pure quel che c'è di vero c quel che c'è di Jnsufflclenle nelle tormu·Je : • per vincere 1J ras c:Jsmo bisogna vincere la crisi n. Indubbiamente o-gni miglioramento economico frena 11 fascismo o ne rita.z·dn la nasciba. ; ma da solo non elimina. Il peri - colo. n ministro socialista Spaak dichiaraYa nel ma rw i937 a proposito del movimento :rexis t>a. : ~ I o ct·edcvo che fo&;e suffici ente oom'ba:lterc la crisi economica e v!n.cerJQ a poco a poco p01· uccidere quC6ta propaganda sfrenata, audace e piena di 'pericoli ; ma confess o froncamente di essermi ingannato ed oggi ricO'Ilosco che un mO\"lmento come quello di Rex non .puo' essere combattuto medtante un semplice miglioramento della situazione economic-a. Bisogna, pur seguitando a rendere tale miglioramento più sensibile, lottare sul terreno politico e anche su quello sentimentale "· . Si aggiunga che la lotta contro la crisi trova nell'ambito nozJon·ale, a un dato punto, Jlmltl insuperabill. Pertan to la vi~torla , definitiva sul fascismo non puo' attenersi che nel campo pollllco, quello della. cosl!·uzione di una nuoova Europa che abbia s-pezzato il cerchio magi co e Jet.ale delle autarchie e ritrovato le vie della cooperazione e ~ella so.lldarje_tà. -15Biblioteca Gino Bianco

g.enerale, la speranza di cproletarizzarsi :t , perchè la crisi ecOnomica impedisce tanto 1a loro ascensione verso la borghesia quanto la loro caduta nei ranghi del ·proletariato. Questa. piccol·a e media borg.hesia che ha chiusa davanti a sé ogni via d'uscita, respinta da tutti i partiti, ha fornito 1n Italia e for - nisce dovunque un contributo essenziale al fascismo. Ma occorre ancora estendere la nozione di «'Classe media :. a una massa confusa che va dal figlio di famig!lia dn attesa di wna situazione o dell'eredibà, dal demi-monde al Jumpenproletarier, al briseur de grève, all 'intellettuale sfa•ccendato. Detta « classe media :t eomprende anche ,operai che si sentono più «.excombattenti :t e più disoccupati che operai e che psicologicamente si stacoarno dalla loro classe per passare nelle fila dei suoi nemici. . Le masse popolari nelle loro diverse stratificazioni si pre5entano dopo la guel'f\3. con esigenze accres'Ciute, mentre la guerra ed i suoi effetti han ridotto le risorse immediatamente 'disponibili : si tende ad ·aJCCaparrarsele piuttosto che a ti~vi ­ derle meglio, e così sorge il problema del potere. Tre fattori in questo campo concorrono a preparare il fascismo : l'aggravamen to della lotta di classe, il caTatterc semp·re più politico di questa lotta e il Telativo equilibrio delle forze opposte. Quebt'ultimo fattore - dati gli a1tri due - ha uma parte deoisiva. 1L'equUibrio delle forze che si affrontano para~izza i .governi, qualunque sia la formula della loro costituzione : unione nazionale, c cartello delle sinistre :. o maggioranza socia1-democratica. Se ta·Ie equilibrio perdura troppo a lungo, se non conduce ad una formula superiore, esso e aHa mercè '<ii soprassalti ci-echi, nei quali sj ri trovano ad un tempo un ·certo istinto di conservazione, la difesa dei privi•legi minacciati e le speranze delle classi sconvolte e rimmipolate da1la c·risi. Rinuncian'do a superare se medesima per •le vie legali, la classe operaia tende alla creazione di :un c secondo ipO'tere ~ in seno allo Stato· e contro di esso, mentre la 'borghesia ricorre, secondo 1 c.asi, alla «trasformazione reazionaria d.el·lo Stato :. o alla violenza fascista. Fra le condizioni generali del 'fascismo bisogna infine annoverare l'esiStenza di un c clima :t dato, d'una atmosfera speciale di eccitazione e di delirio, sì che il fascismo mon può fame a meno ne prima ne dopo la rvittoria e ~ suoi dirigenti e complici si sforzano di a!limentarla con ogni mezzo. In tale atmosfera le reazioni assumono · un'ampiezza smisurat-a, il senso delle '}!roporzioni è falsato, tutti i punti _di rife!limento son soppressi. Lo . « choc:. psicologico diventa una ne-cessità come gli -stupefacenti per rcerte nevrosi ; il delirio passa allo stato norma!J.e e acquista un'autonomia malefica. Non si può ridurre U fascismo alla c psicosi di guerra » (come n1m si può rridurre la .Comune alla c febbre obsidionale > ), ma scrivendo la storia 'del fascismo si scrkve contemporaneamente uno dei capitoli più impressionanti e più inquietanti della patologia sociale. Il principale contributo al fascismo è fornito da quelle classi .medie postbelliche di cui abbiamo testè sottolineato i tratti distintivi. Devesi dunque definire il fascismo « un movi - mento delle classi medie > scatenato e sfruttato dalla reazione capita.li'sta ? Questa dtefiniziorue, pur con1 tenendo una gran pa-rte -16 - Biblioteca Gino Bianco

di verità, non potrebbe accettarsi senza riserva. Im primo luogo il contenuto sociale di un movimento non è determl· nat<> esclusivamente dalla sua composizione, dalle sue bast sociali. n fascismo, pur reclutando princlpalment;;e fra 1-e class~ Jl\edie, fa il SUO ingresSO nella Storia distruggendo i paTtiti e i sindacati operai. Da que~o momento, qualunque siano il 'Suo programma e i suoi aderenti, esso s'inte[ra nell'offensiva capitalista. La soppressi"onte delle libere oroganizzazioni dei lavoratori modifica in maniera .permanente i rapporti di fmza. Fascismo e capitali-smo m.on potranno ormai più compor.tarsi come se le posizioni operaie non fossero state annientate. Il fascismo, anche quando pretende di fare la parbe d'arbitro « fr;a rapitalte e lavoro :., pone runa delle paNi - col privarla d'ogni au'tonomia - in una condizione di inferiorità, da cui essa non potrà togliersi che ridiventando autonoma, ossia liberandosi dal fascismo. ·Le classi medie attratte dal ftasclsmo sono soprattutto classi medie urba ne. Nel luglio 1919 non solo Mussolini pensava che il fascismo fosse 'destinato a restare c un movim'ento . dl minoranza , , ma che non potesse c propagarsi fuori delle citbà ~ . E' vero che il fascismo italiano si è affermato a partire dal 1921 mercè l 'irruzione dei «.rurali-» nei suoi ranghi; ma i capi delle squadre fasciste e11amo soprattutto elementi della media borghesia urbana o fi:gli ·di agrari - ufficiali, studenti - che vive\llano in città e che, una volta ritornati dal fronte, non avevano nessuna voglia di far la parte di Cincinnato. Essi si proponevano assai più di « conqui:&tare :. la città, prima <tappa della via al potere, che di essere c i primi nel loro villaggio :. . D'altronde il fascismo ha vinto in Italia nella misura in cui ha cessato di essere «rurale~. e la sua ·vittoria non è stata preparata e decisa nelle oampagne della Vall!e padana, b'ens1 a Milano c a Roma : la gramde città, come sempre, ha conserva·to la sua funzione diligente. Le classi medie· che abbra'cciano il fascismo sono soprattutto quelle che non sono o non si sentano più colleg.ate con una base economica propria e autonoma, ciò cbe a g;evola la toro disintegrazione ed il loro ~a_ssorbimento da parte dei nuovi quadri politici creati dal fascismo. Non è a ca·so che in Francia la classe contadina si mantiene refrattaria al fascismo, e si pup' prev-edere che lo rimarrà fintantoché non si sentirà minacciata <11elle sue basi economiche - il pezzo di terra che po~lede e lavora - e nella sua autonomia più o meno real~. Nei Balcani tu1tti i Tegimi au1toribari - usciti dai centri urbani - si sono in·stallati dopo una lotta oltremodo violenta contro i contadini, i quali aderiseono nella loro grande maggioranre ai partiti d 'opposizione (partito nazional-zaranista In Rumania, partito croato dei contadini in Jugoslavia, « agrari , in Bulgaria) (l). In tutti questi paesi la riforma agraria effi.ettuata dopo la guerra ha creato una massa importante di ( 1) Cio' prova nel med esimo tempo ~ Il ~ una massa contadin a diffi cilmente s i ùitende dagli aUacchi c-he partono dalle citlè. e dall ll ca pitale, se '!'!On ha alleati sicuri. L'alleanza d ei cont adini col proleta ria to urbano è uno. necessità c un pres idio per l'uno come pe1; g\l altri. - 17Biblioteca Gino Bianco

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