Giovanni Grave - La società morente e l'anarchia

'' .. l'Hl•:FAZIONt: DI . ~ OTTAVIO MIRl!!IEAU '--'- - P H IMA 1' li A D TI 7. I ON I•: ('CA L l A N A l>I ... LUIGI ~ABBRI

GIOVANNI GRAVE LASOCIETMÀORENTE E L'ANARCHIA OTTAVIO MIRBEAU l'HL\I.\ Tl{ADUZIOXE l'l'AI.JA:,;' ..\ LUIGI FABBRI PU:B:S'l..1::-ROili:\ F. SERANTONI, Editore 1907 B1bliotecd Gino B,anco

Stab. Tip. lfatfaele )lentella, Vi,,le )lai-gana 12 - UollJa Biblro' ,ca Gino B,ar CC'

***************** PRE.FAZIONE Fra i miei a111icni e ho 11110c,he me/le una buonavolontd davvero ammirevole, a. comprenderele cose. Natnralmenle, egli aspira a /11/10ciò che è semplice, grande e bello. Ma la sua educazione, soffocalada pregiudizi e menzogne, inerenti ad ogni educazionecosidellamperiore, ' lo ferma quasi sempre 11eisuoi slanci verso la propria elevazionee liberazionespirituale. Vorrebbeemanciparsi del /11/10dalle idee tradizionali, dai secolari ingranaggi in cui, mo malgrado, resta impiglialo il suo spirito, e 1101p1uò. Spesso viene a trovarmi, e allora parliamo a lungo. Le dollrine anarchiche, cosi .calmmiale dagli uni, cosi 111aclompresedagli altri, lo preoccupano; ma la sua eq11itd è così grande, eh' ei giunge, se 1101a1d accellarle tulle, almeno a capirle. Non credepn11loc, 0111loe credono gli altri in mezzo a cui vive, che esse consistano,micamen/e nel far saltare in aria le case. Vi intravede, al contrario,fra un po' di nebbiache si dissiperà,forse, ar2 Bi.:i11oteca"'' ,u llia, ,..,o

-6111onicfhoerme di bellezza;e se ne interessacomedi qualche cosa.che si vorrebbeamare, ,ma cosa alquanto terribile ancora, e che si teme perchè non s'è compresabene. Questo amico ba !etio gli ammirevoli libri di lfropotkiue, le eloq11e11fteir, vide e do/leprotestedi EliseoReclus contro l'empietà dei governi e d' 1111saocietà basala sul de/il/o. 'Di Bakou11i11ceonosceciò che i giornali anarchici hanno, q11ae là, pubblicato.Ha st11diatol' ineg11aleProndbo11e l'aristocratico Spencer. Le dichiarazioni di Étievaut lo ba1111c0ommosso.T11llociò lo ba trasci11atop,er 111i1stante, verso le altezze in c11il'intelligenza si p11rifica. Ma da queste brevi esrnrsioni a traverso l'ideale, egli torna ogni ta11/opiù /11rbatoche 111aiM. ille ostacoli,del tu/lo rnbiettivi, lo arrestano; egli si smarrisce in 1wainfinità di se, di forse, di ma, inestricabileforesta da wi, talvolta, 111ichiedeeh' io lo tragga. Siccomeieri ancora mi confidava il tormento del suo animo, gli dissi : - C'è Cm.ve, di rni conoscilo spirito virile e coscienzioso,che ba p11bblicatoun libro: La Società morente e l'Anarchia. Questo libro è 1111 capolavoro di logica, pieno di luce. Non è il grido d' 1111 sel/ario cieco td ol/11so;e 11011 i 11epp11rile colpodi grnncassa delpropagandista vanitoso; è l'opera comp11lsatap, ensata, ragionata, d' 1111 appassionalo, è vero, di 11110 « cheha fede », ma che sa, paragona, disc11te,a,ializ:(a, e che, consingolare chiaroveggenzacritica, traverso i f alti della storia sociale, le lèzioni della scimz.ae i problemidellafilosofia, sa ginngere alle conclusioniinfrangibili che /11 sai già e di etti non puoi negare la grandez.z.anè-la giustizia. L'amico mio 111' i11terruppevivacemente: 81 :>liotec..iGino B dr CO

- No11lo nego.... Capiscobme che Grave, di etti ho seguilo nella Révolte le ardenti campagne, vuole per esempiola soppressionedello Staio. ..Ancheio, che 11011ho il s110ardimento, accarezzo lo stessosogno.Lo Staio pesa sul 'individuo con 1111 peso ogni gior,,o pi1ì schiacciante, più i11/ollerabile.Dell'11011wchesnerva e abbrntisce,11011 fa che 1111amacchinada etti cava.i·danari co11le imposte.La s11asolamissioneè di vivere di l11i,come 1111 pidocchiovive del/'animale sii etti ha posaloi moi impercellibili/t11/aco/i. Lo Staio ruba ali' 1w1110 il danaro, chequestis'è 111iserabilme11/eguadagnalonegli ergastoli del lavoro; gli trujfa la libertà ad ogni islm1/eintralcialadalle leggi;jitt dalla nascila, tte 11ccidel facoltà i11divid11ali,am111i11islraliva111enle, \ o lefalsa, ciò cheè la stessacosa. ..Assa.ssitt-0e ladro, si, ho questa convi11zio11eche lo Staio sia doppiamentecriminale. Da che l' 110111-0 cammina, lo Staio gli fiacca le gambe; da che tmde le braccia, lo Staio gliele spezza; da che osa pensare, lo Staio gli i111prigio11a il cranio, - e gli dice: « Cammina, prendi, e pensa )). - E d1111q11e? - gli dissi. Il mio amico co11li111ti!J : - L' a11archia,al co11/rario,è la rico11q11islade/I'individuo, è la liberld di svil11ppoper I' individuo i11 1111 senso normale ed armonico. Si p11ò defi11irla,insomma: l'utilizzazione spontaneadi fui/e le mergie 11111a11e, criminalmentesfrnlla/e dallo Staio! So /111/0ciò; e capisco perchè/111/ele giovinezzedel/'arie e dellascienza, - il fiore della vita conle111pora11ea, - g11ardicon impazienza il levarsi di quest'alba a/lesa, ili c11iintravede11011solo1111 ideale di giustizia, 111a nche 1111 idealedi bellezza. - fibe11e ? - chiesi di 1111ovo. 1 otec< Gino Bic e.o

-8- - Ebbene, una cosa m' inquieta e 111tiurba : il lato terrorista dell'anarchia. I mezzi violenti 11!iripugnano; ho orrore del sanguee della morte,e vorrei che l'anarchia allendesseil suo trionfo dalla sola giustizia del 'avvenire. - Credi dunque, - replicai io, - che gli anarchici sieno de' bevitori di sangue? Non senti, al contrario,l' i111111enstaenerezza e l'immenso a111ordeella vita, di cui è pieno il cuore di 1m Kropotkine? Ma via! ciò che te111i sono tristezze inseparabilida tulle le lotte umane, co11tro cui non si può nulla.... E poi! ... Vuoi che ti faccia ttna similitudine classica?... La terra è arida; tulle le piccolepiante, i fiorellini, sono bruciati da un ardente, implacabilesole di morte; essi avvizziscono, si piegano, stanno per nwrire.... :i\Ca, ecco, una nube appare ali' orizzonte, si avanza e copre il cielo inf11ocatoS. coppiala folgore, e l' acq11asi rovescia su la terra secca. .Ah! che importa se il fulmine abbatte, qua e là, una quercia troppo alta, quando le pianticine disse/atee ristorateraddrizzano il loro stelo, e i fiori tornano più vivi nel 'aria ridivenuta calma?... Non bisogna com111.uoverscia,pisci, per la nwrte delle q11ercievoraci.... Leggi il libro di Grave. .. Grave ha detto in proposito coseeccellenti. « E se, dopo aver /etio questo libro, in cui tante idee si muovonoe vengonomesse in luce, se dopo averlo meditato, come si convienea 1111' opera di tale energia iutellettuale, non riuscirai a formarti una opinionestabile e tranquilla,sarà meglioper te, - te ne avverto, - rimmciare a divenir l'anarchico che potresti essere,e restare invece il buon borghese,l'impenitentee incorreggibileborghese, il borghese << 1110 malgrado ii che sei, forse.... OTTAVIO MIRBEAU B, ho.acèl Gino B .Jnco

LASOCIETÀMORENTE E L'ANARCHlA I. L'Idea anarchica e suo sviluppo Anarchia significa negazione dell'autorità. Ora, l'autori~à pretende legittimare la sua esistenza accampando la necessità di difendere le istituzioni sociali: Famiglia, Religione, Proprietà ecc. ed ha creato una quantità di ingranaggi per assicurare il suo esercizio e la sua sanzione. I principali sono : la Legge, la Magistratura, I' Esercito, il potere legislativo, I' esecutivo ecc. In tal modo, costretta di rispondere a tutto, I' idea anarchica ha dovuto attaccare tutti i pregiudizi sociali, penetrare in fondo a tutte le cognizioni umane, per dimostrare che i suoi concetti sono conformi alla natura fisiologica e psicologica del!' uomo, adeguati all'osservanza delle leggi naturali, mentre che l'organizzazione attuale della società è stabilita contro lblioteca Gino B1ar co

B ?lio - IO - ogni logica e buon senso, - ciò che fa sì che le nostre società sieno instabili, rovesciate ogni tanto da rivoluzioni, provocate queste dagli odii accumulati in quanti sono oppressi da arbitrarie istituzioni. Dunque, nel combattere l'autorità, gli anarchici han dovuto attaccare tutte le istituzioni di cui il Potere s'è creato difensore, e di cui ha voluto dimostrare la necessità per legittimare la propria esistenza. Il dominio. delle idee anarchiche è divenuto così molto vasto. Partito da una semplice negazione politica, l'anarchico s'è trovato costretto ad attaccare anche i pregiudizi economici e sociali, a trovare una formula che, nel negare la proprietà individuale, base dell'odierno sistema economico, affermasse nel tempo stesso una aspirazione su l'organizzazione futura. Così la parola « comuniS!JlO. » venne, naturalmente, a prender posto a lato della parola ccanarchia. » Vedremo in seguito come certi amatori di quintessenze astratte abbiano voluto pretendere, dal momen tç> che anarchia significa completa espansione dell' individualità, che le parole anarchia e comunismo sieno fra loro inconciliabili. Noi dimostreremo al contrario, che l'individualità non può svilupparsi che nella comunità; che quest'ultima non può esistere se non a patto che la prima evolva liberamente; che insomma l'una e l'altra si completano a vicenda. Questa molteplicità di problemi da risolvere, d'istituzioni da attaccare, ha fatto la fortuna delle idee anarchiche, ne ha determinato il successo e contribuito alla loro rapida espansione : tanto che, lanciate in principio da un piccolo gruppo di sconosciuti, Gi1

- Ii senza mezzi di propaganda, esse hanno invaso, con più o meno efficacia, tutte le scienze, le arti e la letteratura. • • * Le rivendicazioni sociali e l'odio per l'autorità datano da molto tempo; si può dire che abbian co1ninciato .non appena l'uomo s'è accorto di essere oppresso da qualcuno. Ma per quante fasi e sistemi non ha dovuto passare l'idea, perchè giungesse a concretarsi nella sua forma attuale! Rabelais ( 1) fu tra i primi ad avere l'intuizione della formula libertaria, descrivendo l'abbazia di Telemaco; ma molto oscuramente, e tanto poco la credeva applicabile alla società intera, che l'entrata nell'abbazia era riservata a una minoranza di privilegiati, serviti da domestici addetti alle loro persone. Nel 1793 si parlò, anche, di anarchici. Giacomo Roux e gli arrabbiali della Rivoluzione francese sembra abbiano visto più chiaro degli altri nel movimento d'allora ed abbiano cercato di rivolgerlo a profitto del popolo. Perciò gli storici borghesi li hanno lasciati nell'ombra, e la loro storia deve ancora essere scritta; i documenti, nascosti negli archivi e nelle biblioteche, aspettano ancora chi avrà il tempo e il coraggio di dissotterrarli e metterli alla luce, per rivelarci il segreto di cose incomprensibili ancora, per (1) Francesco Ra~lais maraviglioso pros:itore nato a Chinon nel ''49S, morto a Parigi nel I S!,3. Fu francescan,') e benedettino, ma poi gettò la tonaca. :\lle or• tiche. Escrci1ò la medicina. Nei auoi libri satirici criticò aspramente le idee eco,. stumi del suo tempo. Fu un luminare di quel periodo splendido che si chìamò ìl Rùiasclmmto. (Ne,ta d1l trad11Uor1). B lioteca Gino B ance

- 12 noi, in quel periodo tragico della storia. Non possiamo quindi ancora formulare alcun giudizio sul loro programma. Bisogna giungere fino a Proudhon per vedere l'anarchia levarsi, come avversaria dell'autorità e del potere, e prendere forma decisa. Ma non si tratta ancora che d'una nemica teorica; in pratica Proudhon, nei suoi progetti di organizzazione sociale, lascia sussistere sotto nomi diversi tutti o quasi gli ingranaggi amministrativi che sono l'essenza medesima d'ogni governo. L'anarchia fu conosciuta fino alla fine del secondo impero in Francia, sotto l'aspetto d'un vago mutualismo, il quale si confuse, nei primi anni che seguirono la Comune di Parigi del 1871, col movimento deviato e deviatore delle associazioni cooperative di produzione e <;Onsumo ( 1 ). Ma, prima di giungere a questa soluzione impotente, un ramo s'era staccato dall'albero in germoglio. L'Associazione Internazionale dei Lavoratori aveva fatto sorgere, in Svizzera, la Federazione del Giura, in cui Michele Bakounine propagava l'idea di Proudhon, l'Anarchia, nemica dell'autorità, ma sviluppandola e completandola, col conglobarla con tutte le altre rivendicazioni sociali. Da quel tempo data veramente lo sbocciare del movimento anarchico odierno. Certo, molti pregiudizi esistevano ancora, molte idee illogiche e_rano mesco- (1) In Italia, fin dal id:-3, l'eroe di Sapri Carlo Pisac:rne, nel suo saggio su la Rivoluz.io,u dclintava forse più chiaramente di Proudhon la teoria anarchica, in 1enso sociaJista, cui dava appunto il nome di .e soc::i.:t.lismorivoluzionario. • (Noi" d,I lradullor1). Gino Bianco

i-:3 late alle teorie allora emesse. L'organizzazione di propaganda conteneva ancora dei germi di autoritarismo e vi sopravvivevano molti elementi di origine non libertaria, - ma che importa ? Il movimento era cominciato, e I' idea si espandeva, si epurava e divèniva sempre più precisa. Cosicchè, quando l'anarchia si affermò in Francia al Congresso Socialista del Centro, benchè debole ancora, e quell'affermazione fosse dovuta ad un'· infima minoranza e avesse contro di sè non solo i sodisfatti dell' ordine sociale attuale, ma anche que' pseudo rivoluzionarii che non vedono, nelle rivendicazioni popòlari, che un mezzo per afferrare il potere, pure I' idea aveva acquisita tanta forza d'espansione da giungere a metter radice, senz'altro mezzo di propaganda che la buona volontà dei suoi aderenti. I quali spiegarono tanto vigore, da spingere i sostenitori del regime capitalista a ingiuriarli e perseguitarli, e le persone in buona fede a discuterli, - ciò che era bene una prova di forza e di vitalità. Malgrado la crociata antianarchica di quanti per un verso o per l'altro potevano considerarsi le guide delle diverse correnti dell'opinione pubblica, malgrado le calunnie, le scomuniche, le condanne, la prigione, I' idea dell'anarchia ha fatto il suo cammino. Furono fondati dei gruppi e creati organi di propaganda in Francia, in Italia, nel Belgio, in Spagna, nel Portogallo, in Olanda, in Inghilterra, in Norvegia, in America, in Australia, in lingua slava, tedesca, ebraica, czeca, armena, un po' dappertutto e in tutti gli idiomi . .3, ,lio eca Gino B ance

- 14Ma, cosa piu importante, dai piccoli gruppi di malcontenti in cui s'erano formulate, le idee anarchiche s' irradiarono in tutte le classi della società, e si sono infiltrate ovunque l'uomo spiega la sua attività cerebrale. Le arti, la scienza, la letteratura si sono impregnate della nuova idea e le servono di veicolo. Questa idea ha cominciato in principio con formule incoscienti, con aspirazioni mal definite, molto spesso piu che frutto di convinzione reale non essendo che tirate retoriche. Oggi non solo si formulano aspirazioni anarchiche, ma si sa che cos'è l'anarchia; e le sue rivendicazioni sono diffuse apertamente per suo mezzo e sotto il suo nome . • *. Gli anarchici adunque non sono più i soli a trovare che tutto va male, e a desiderare dei cambiamenti. Molte critiche sono fatte e molte aspirazioni formulate da coloro stessi eh.e si credono i difensori dell'ordine capitalista. Non solo, ma si comincia a capire che non bisogna più limitarsi ai voti sterili, ma che si deve lavorare alla realizzazione di ciò che si desidera; si comincia a comprendere e ad acclamare l'azione, la propaganda col fatto, e cioè si cerca, compensazione fatta delle noie cui si va incontro violando una legge sociale con la soddisfazione che si prova ad agire come si pensa, di conformare sempre più la propria maniera di vivere al modo come si concepiscono le cose, secondo il grado di resistenza che ciascun temperamento particolare può opporre aHe persecuzioni della vendetta sociale. s·blio:"Ca G,,..oB1arco

B11li 15 - Se le idee anarchiche han potuto svilupparsi con tanta forza e rapidità, ciò si deve al fatto che pur mettendosi contro le idee tradizionali e i pregiu_dizi più radicati, pure allarmando in principio coloro cui vengono esposte, rispondono nonostante ai loro see creti sentimenti e alle loro aspirazioni ancora imprecise. Insomma, esse hanno dato ali' umanità in forma concreta l' ideale di benessere e di libertà che questa aveva appena osato di intravedere ne' suoi sogni di speranza. L'anarchismo, sulle prime, indignò i suoi contradditori poichè predicava l'odio e il disprezzo per molte istituzioni che si credevano n !cessarie alla vita della società, - dimostrando, J:ontrnriamente ai preconcetti esistenti, che tali istituzioni sono cattive non perchè sono in mano di uomini deboli o malvagi, ma per la loro stessa essenza. Esso insegnava alle folle che non solo non bisogna contentarsi di cambiare gli individui al potere e modificare parzialmente le istituzioni che ci reggono, ma che anzitutto bisogna distruggere tutto ciò che rende l'uomo cattivo, tutto ciò che permette a una minoranza di servirsi delle forze sociali per opprimere la maggioranza ; che insomma quanto era creduto fin qui la causa dei mali di cui soffre I' umanità, non è invece _che l'effetto di un male più profondo ancora ; che bisogna attaccare le basi stesse della società. Ora, come abbiam detto, la base della società è l'appropriazione .individuale, la proprietà privata. L'autorità non ha che una sola ragion d'essere: la difesa del Capitale. Famiglia, burocrazia, esercito, magistrar11

tura ecc. scaturiscono direttamente dalla proprietà individuale. li lavoro degli anarchici consiste dunque nel dimostrare l'iniquità dell'accaparramento del suolo e dei prodotti del lavoro delle generazioni passate da parte d'una minoranza d'oziosi; nel criticare l'autorità dimostrandola nociva allo sviluppo umano, mettendone in luce la funzione di protettrice dei privilegiati, mostrando l'inanità dei principii coi quali cerca legittimare le sue istituzioni. .. C' è qualche cosa nell' anarchismo che contribuisce ad allontanarne gli intriganti e gli ambiziosi, ma che gli attira la simpatia e l'attenzione degli studiosi; ed e il fatto che non lascia posto aknno alle preoccupazioni personali e alle meschine ambizioni e non può in alcun modo servir di piedistallo a quanti non vedono nelle rivendicazioni operaie che un mezzo di entrare nella classe degli sfruttatori. I farfalloni della politica non hanno niente da fare in mezzo agli anarchici : poca o nessuna sodisfazione alle piccole vanità personali, niente affatto di candidature che aprano la via alle speranze più ambiziose e alle peggiori palinodie. Nei partiti politici e socialisti autoritarii, un ambizioso può fare la sua « conversione » per gradi insensibili; non ci si accorge eh' egli ha voltato casacca che molto dopo che la conversione è compiuta. Fra gli anarchici ciò e impossibile, perchè chiunque acconsente ad accettare un posto qualsiasi nell'organizzazione della società attuale, dopo aver dimostrato che B bi OlE' a Gino Bio.:1CO

17 - tutti quanti occupano di tali posti non possono restarvi che a condizione di divenire i difensori del sistema attuale, quegli per questo solo fatto sarà un rinnegato, poichè non avrà alcuna parvenza di ragione per giustificare la sua « evoluzione ». Cosi, ciò che provoca l'odio degli intriganti, risveglia lo spirito d' investigazione delle persone in buona fede : fatto che spiega il perchè dei rapidi progressi dell' idea anarchica. Che rispondere infatti a coloro che vi dicono, che se volete che i vostri affari sieno ben fatti, ve li dovete fare da voi, senza delegare a ciò alcun altro? Che cosa obiettare a c11ivi dimostra che se volete esser liberi, non bisogna dare a nessuno l'incarico di dirigervi? Che opporre a coloro che vi mostrano le cause dei mali di cui soffrite, ve ne indicano il rimedio, e non se ne fanno essi i dispensatori, avendo cura al contrario di far capire agli individui che essi soli sono atti a comprendere ciò che loro conviene, a giudicare ciò che devono fare o non fare. Idee cosi forti, da ispirare agli individui tale una convinzione da farli lottare e soffrire per la propaganda, senza che possano aspettarsene nulla per sè, agli occhi degli uomini sinceri meritano d'essere studiate; e cosi è avvenuto. In tal modo, senza badare agli schiamazzi degli uni, agli odii degli altri, alle persecuzioni dei governi, I' idea si sviluppò e progredì senza posa, dimostrando cosi alla borghesia che non si sopprime e non si fa tacere la verità. Prima o poi bisogna fare i conti con lei. L' anan:hia ha avuto ed ha le sue vittime; i suoi Bibliol 'I in Bi, 'li

- 18morti, 1 suoi imprigionati, i suoi banditi, ma è rimasta forte e viva, e il numero dei suoi militi aumenta sempre più. Ha i suoi propagandisti coscienti dei loro atti che han compreso tutta la bellezza dell' ideale, ed ha pure i propagandisti accidentali, che si contentano di gettare il loro grido di odio contro le istituzioni che più li han colpiti nei propri intimi sentimenti o nel loro istinto di giustizia e di verità. Nella sua ampiezza l' idea anarchica difende e richiama quanti hanno il sentimento della loro dignità personale, e sete del giusto, del bello e del vero. Forse che l'ideale dell'uomo non sarebbe d'essere liberato da ogni pastoia e coazione? E le varie rivoluzioni non sono state fatte forse con questo scopo principale ? Se lo spirito umano subisce ancora l'autorità degli sfruttatori, se si dibatte ancora fra le strettoie brutali della società capitalista, ciò avviene perchè le idee preconcette, l' abitudine, l' ignoranza e i pregiudizi sono stati fin qui più forti delle speranze e dei desideri di emancipazione dell'uomo, il quale ogni volta che si è sbarazzato dei suoi padroni, s' è affrettato a crearsene dei nuovi, .proprio mentre credeva di liberarsi per sempre da ogni schiavitù. * * * Le idee anarchiche son giunte a portar la luce nei cervelli, non solo dei lavoratori, ma anche dei pensatori di ogni categoria, aiutandoli ad analizzar bene i propri sentimenti. Mettendo a nudo le vere cause della miseria, indicando i mezzi per I distruggerle mo-

- 19 - strando a tutti la via da seguire ed il fine da raggiungere, e spiegando perchè sono abortite le rivoluzioni passate, l'anarchia prepara la più cosciente e umana delle rivoluzioni. La stretta relazione dell'anarchismo col sentimento intimo degli individui spiega la sua rapida diffusione e la sua forza altrimenti incomprensibili. I furori dei governi, le misure oppressive, la rabbia degli ambiziosi delusi, possono accanirsi contro di lui e i suoi propagatori : ormai la strada è aperta. Non gli si impedirà più di fare il suo cammino, di divenire l'ideale di tutti i diseredati ed il motore dei loro tentativi di emancipazione. La società capitalista è cosi meschina e ottusa, le vaste aspirazioni vi si trovano talmente compresse; ella annichila tante buone volontà, tante fedi, stritolando e uccidendo più o meno quante individualità non possono piegarsi alle sue piccinerie, che, se anche riuscisse a soffocare momentaneamente la voce degli anarchici attuali, la sua oppressione ne susciterebbe dei nuovi non meno implacabili. 81bl1otecaGiro Bianco

-- 20 - II. Individualismo e solidarietà • Anarchia,e comunismo sono termini antitetici ", ci ha obiettato qualche avversario in mala fede, poco curante di approfondire la questione. « Il comunismo è una organizzazione, e ciò impedisce ali' individualità di svilupparsi, e però non vogliamo saperne; noi siamo individualisti, siamo anarchici, e null'altro », hanno in seguito proclamato alcuni individui sinceri, in questo senso, che provano il bisogno di sembrare più avanzati dei loro compagni, nella propaganda, e, non avendo originalità propria, si sforzano ad esagerare le idee portandola ·ali' assurdo. Accanto a questi si sono schierati poi coloro che i governi hanno interesse a introdurre in mezzo agli avversari per dividerli e deviarli. Ed ecco _come gli anarchici sono stati lanciati a discutere di anarchia, comunismo, libera iniziativa, organizzazione, influenza utile o nociva dei gruppi, egoismo e altruismo, e una quantit:I d' altre cose l'una più assurda dell'altra, giacche, dopo aver tanto discusso tra coutradittori in buona fede, si finiva con l' accorgersi di volere tutti la medesima cosa, chiamandola con nomi differenti. Infatti, glL anarchici partigiani del comunismo riconoscono per i primi che l'individuo non è stato creato dalla società; che, al contrario, questa è stata formata per fornire a quello maggior facilità di evolvere. lioleca Gino Bianco

- 21 - È evidente che, quando un certo numero di individui si aggruppano e uniscono le loro forze, ciò fanno per ottenere una più grande somma di benefici con una minore spesa di forze. Ma non per questo hanno affatto l' intenzione di sacrificare la propria volontà, -iniziativa e individualità a profitto di un ente che non esisteva prima della loro riunione, e sparirebbe con la loro disunione. Ciò che deve aver guidato i primi esseri umani a fare le prime organizzazioni, è la necessità di risparmiare le proprie forze nel lavoro per strappare alla natura le cose bisognevoli ali' esistenza di ciascuno, e la persuasione di non potervi giungere senza una concentrazione dei loro sforzi. Questo doveva essere tacitamente inteso, almeno, se non completamente ragionato, al sorgere aelle prime associazioni, che, forse, in principio erano temporanee e limitate alla durata del lavoro, e si scioglievano non appena ottenuto l'intento. Dunque, fra gli anarchici, nessuno pensa a subordinare l'esistenza dell'individuo al cammino della società. L'individuo libero, completamente libero in tutte le sue forme di attività, ecco ciò che tutti vogliamo; ma coloro che respingono l'organizzazione, che giurano solo su l'individuo, che protestano d'infischiarsi della collettività, affermando che l'egoismo deve essere la sola regola di condotta e che l'adorazione del proprio Io deve precedere e sovrastare a qualsiasi considerazione umanitaria, - credendo cosi di essere più sovversivi degli altri, - ebbene, costoro non hanno mai studiata l'organizzazione psicologica· e fisiologica 8 8 hote(,aG1 10 B dr ;o

- 22 - dell'uomo, non si sono mai reso conto dei propri sentimenti, non hanno alcuna idea di ciò che è la vita dell'uomo {lttuale e quali ne sono i bisogni fisici, morali e intellettuali. La società autoritaria ci offre qualche esempio di questi perfetti egoisti : i Delobella, i Hialmar Eickdal non sono rari e non esistono solo nei romanzi; senza che ve ne sieno troppi, pure ci è dato trovarne qualcuno, anche in mezzo alle nostre relazioni, di que' tipi che non pensano che a sè e non vedono nella vita che la sola loro persona. Se 'v' ~ in tavolo un buon boccone, essi s·e lo piglieranno senza tanti scrupoli; amano vivere nel lusso, mentre vicino ad essi si muore di fame; trovano naturali i sacrifici di quanti li circondano, padre, madre, moglie, figli, come un obbligo verso di loro, e poi se ne pavoneggiano e ne godono senza vergogna. Le sofferenze degli altri non contano, purchè la loro esistenza non abbia il più piccolo fastidio; peggio ancora, essi non si accorgono neppure di ciò che altri soffre per colpa loro e a loro beneficio. Quando son sazi e sodisfatti essi, tutta l'umanità è sodisfatta e contenta. Ecco il tipo del perfetto egoista, nel senso assoluto della parola; ma si potrebbe anche dire eh' è il tipo d' una perfetta canaglia. Neppure il borghese più ripugnante gli s'assomiglia; questi ha, talvolta, l'amore dei suoi o qualche cosa almeno che lo sostituisce. Noi ci rifiutiamo di credere che i sinceri partigiani dell'individualismo a oltranza abbiano mai avuta sul serio l' intenzi@ne di darci questo tipo, come l' ideale del1' umanità avve111re. E così pure i comunisti anarchic)},L L- J :i:fr 1-if : ~~ ,...,11. / ,- ·- j - - V ~l, ✓ / __

~JJ2J 1-:~ ~-4A=t-1L=J r- _. :,1--,,t_ 7 23 - ~ ~L 1 non han mai inteso di predicare l' abnegafione e la ~ i rinuncia individuale, in seno alla società da essi in- ' traveduta. Gli anarchici rifiutano l'ente « società », ma respingono in egual modo l'altro ente « ittdividtto », che si vorrebbe creare, spingendo ali' assurdo la dottrina libe~taria. • •• L' individuo ha diritto a tutta la sua libertà e alla sodisfazione di tutti i suoi bisogni: ciò s'intende. Ma siccome esiste più di un miliardo di individui sulla terra, coi loro dritti, se non bisogni uguali, ne consegue che tutti questi diritti devono esser sodisfatti senza che l'uno sia ostacolo ali' altro; altrimenti vi sarebbe oppressione, ciò che renderebbe inutile l'aver fatta una rivoluzione. Il fatto che l'immonda società così com'è organizzata, basata sull'antagonismo degli interessi, mette gli individui in lotta fra loro e li costringe a dilaniarsi per avere la sicurezza e la possibilità di vivere, ha contribuito molto a confondere le idee. Nella società attuale bisogna essere o ladro o derubato, oppressore od oppresso; npn c'è via di mezzo. Oggidì chi vuole aiutare il suo vicino rischia spesso d'esserne lo zimbello; e per ciò chi non ragiona si crede autorizzato a credere che gli uomini non possano vivere senza combattersi. A costoro gli anarchici oppongono che la società deve invece esser basata sulla più stretta solidarietà. Nella società ch'essi vogliono sostituire alla presente, anche la più piccola parte di benessere individuale 81 lio ~c:.i G1 o B ..1r

Bt>IIQ non deve potersi realizzare a detrimento di un altro individuo; bisogna che il benessere particolare derivi da quello generale e viceversa, e che quando un individuo si sentisse offeso nella sua autonomia e sicurezza, tutti gli altri ne risentano un danno, a cui possano rimediare. Finchè questo ideale non sarà realizzato, finchè questo scopo non sara raggiunto, le società umane non saranno che organizzazioni arbitrarie, contro cui gli individui che ne sono vittime hanno il diritto di ribellarsi. Se l' uomo potesse vivere isolato e ritornare allo stato di natura, non ci sarebbe da discutere sul modo di vivere: ognuno vivrebbe a suo modo. La terra è abbastanza grande perchè tutti possano abitarvi; ma è altrettanto sicuro che, abbandonata a se stessa, offrirebbe a tutti i mezzi di vivere? Ciò è molto problematico; probabilmente ne deriverebbe una guerra feroce fra gli individui, la « lotta per l'esistenza » delle età primitive, in tutto il suo furore. Si dovrebbe ricqminciar daccapo il ciclo dell'evoluzione già percorso, i più forti opprimerebbero i deboli, finchè quelli sarebbero sostituiti dai più intriganti, qnando il valore del denaro avesse preso il posto del valore della forza. Se abbiamo dovuto attraversare tutto questo periodo di lotte sanguinose, di miseria e di sfruttamento che è la storia dell' Umanità, ciò si deve al fatto che l' uomo è stato egoista nel senso più stretto della parola, senza alcun correttivo e nessun raddolcimento. Egli non ha avuto, come scopo del suo associarsi, che l \.>Il O Es

- 25 - quello della sodisfazione dei godimenti immediati. Quando ha potuto asservire i più deboli l' ha fatto senza scrupolo, non vedendovi che la ,somma di vantaggio che avrebbe ricavato dal lavoro degli sfruttati, senza pensare che la necessità di sorvegliarli e reprimerne le ribellioni avrebbe finito a lungo andare per fargli fare un lavoro altrettanto oneroso, e che meglio avrebbe valso per lui lavorare insieme agli altri prestando loro e ricevendone aiuto mutuo. Cosi sono sorte l'Autorità e la Proprietà; e se noi vogliamo rovesciarle, non è per ricominciare il corso dell'evoluzione passata. , Se si ammettesse questa teoria, che le determinanti dell'azione dell'individuo debbano essere l'egoismo puro e semplice, l'adorazione e il culto del suo lo, si arriverebbe a sostenere che è bene lanciarsi nella lotta e sforzarsi a cercare tutte le proprie sodisfazioni senza curarsi del danno che si può fare ad altri. Affermar ciò significherebbe confessare che la rivoluzione futura debba esser fatta dai più forti a solo loro vantaggio, e che la società dovrà esser sempre un perpetuo conflitto fra gli individui. Se fosse cosi, noi non avremmo diritto di vantare come nostro un ideale di emancipazione generale. Significherebbe insomma che noi ci ribelliamo contro la società solo perchè non è dato godere anche a n0i della sua organizzazione capitalista. Può darsi che fra coloro che si dicono anarchici ci sien di quelli che la vedono cosi. Ciò ci spiegherebbe certe defezioni e palinodie di individui che, dopo essere stati i più ardenti, hanno rinnega,to le 3 li l ,1

Biblio idee per schierarsi fra i difensori della società attuale, quando questa ha offerto loro un utile. Certo, noi combattiamo la società presente perché non sodisfa a tutte le nostre aspirazioni; ma siamo anche convinti che è nostro interesse che la sodisfazione dei propri bisogni sia estesa a tutti i membri della società. ' . • • L'uomo è sempre stato ed è egoista; e tende quindi a fare del suo lo il centro dell'universo. Ma, con lo svilupparsi del!' intelligenza, è giunto a comprendere che se il suo lo vuol essere sodisfatto, ci sono altri lo che vogliono la stessa cosa. Quelli che non erano sodisfatti hanno rivendicato il loro diritto di esserlo. Ciò ha fatto sì che i sentimentalisti, i mistici, per reazione giungessero a predicare la rinuncia, il sacrificio, la devozione al prossimo. I prepotenti, pur continuando a predicare la sommissione del!' individuo alla società, - oltre che con la forza, l'arbitrio si è perpetuato con questa giustificazione dogmatica, - hanno dovuto, nonostante tutto, raddolcire l'oppressione e fare piu largo posto all'iniziativa individuale. Se lo stretto e malinteso egoismo è contrario al buo,1 funzionamento d' una società, la rinuncia e lo spirito di sottomissione e di sacrificio ( 1) sono fune- (1) Nacuralmt.nle qui s'intende lo spirito dì s.'\crificio, secondo il concetto cattolico, nel senso di mortiric:i.zionc delle proprie passioni e tendenze, non quello no-- bilissimo di cui tanti martiri dell'anarchia han dato esempio luminoso, donando la. vita intcr.- per l'idea e per la propaganda. (Nota dtl /,-adu!ture,).

B lio - 27 - sti ali' individuo. Sacrificarsi per gli altri, specie quando questi vi sono indiflerenti, non persuade nessuno. Ciò, del resto, a lungo andare può avere effetto dannoso anche per la società; gli spiriti più bassi, allora, gli egoisti nel cattivo senso della parola trionfano, ed il tipo meno perfetto di umanità arriva ad assorbire gli altri. L'altruismo propriamente detto, nel senso buono della parola, 11011 potrebbe lo stesso giungere a trionfare, - se regola della vita dovesse essere il sacrificio individuale. Ma se l'egoismo e l'altruismo, presi separatamente e spinti all'eccesso, sono perniciosi e ali' individuo e alla società, presi insieme si risolvono in un terzo termine, che sarà la legge delle società future : la solidarieta ! Se ci uniamo, in parecchi, per ottenere la sodisfazione d'uno dei nostri desideri, e questa associazione non ha nulla di forzoso, di oppressivo, determinata com' è soltan·to dal nostro bisogno, è evidente che dovremo apportare, in tale associazione, tanto maggior forza e attività quanto più intenso è il bisogno che ci ha spinto ad associarci. Tutti avendo cooperato alla produzione, tutti abbiamo diritto al consumo, ciò è evidente; ma viceversa, quando si fosse calcolato la somma de' nostri bisogni, includendovi tutti quelli di possibile previsione, è naturale che la solidarietà faccia stabilire che ciascuno prenda parte al lavoro di produzione. L'uomo, si dice, ha gli occhi più larghi del ventre; ebbene, tanto più intensi saranno i suoi desideri, tanto più grande sarà la somma di attività che spiegherà per a 'J110 B ..1r~"

B 1t sodisfarli. Si giungerà cosi a produrre, non solo per sodisfarc i bisogni più urgenti, ma anche i desideri che si svilupperanno e si sveglieranno in seguito. Essendo infiniti i bisogni dell'uomo, infinite saran~o le sue forme di attività, infiniti i mezzi per sodisfarli; e sarà proprio questa varietà di bisogni che concorrerà a mantenere la generale armonia. Nella nostra società, in cui si è abituati a contare sul lavoro altrui per procurarsi le cose necessarie all'esistenza, non si ha che uno scopo : procurarsi più danaro possibile per comprare ciò che bisogna e piace; ora, siccome il lavoro manuale non è sufficiente neppure da impedire a chi l'esercita di morire di fame, chi non ha danaro cerca procurarsene con tutti i mezzi, fra cui ultimo il lavoro produttivo: sia facendosi funzionario dello Stato, o giornalista, o commerciante, o magari ricattatore; chi ha guadagnato qualche cosa in commercio, aumenta la sua rendita taglieggiando il prossimo, giuocando alla borsa, prestando a usura, o speculando col far lavorare gli altri per conto proprio. Si fa di tutto, più o meno disonestamente, ali' infuori di ciò che sarebbe necessario e in cui tutti troverebbero vantaggio: della produzione utile. Ciascuno cerca tirare a sè la coperta, senza curarsi di quelli che restano nudi; e trionfa l'egoismo più irragionevole, che sembra divenuto l'unico movente delle azioni umane. Pure, raffinandosi, l' uomo può giungere a vivere non più unicamente per se stesso e di se stesso; il tipo del perfetto egoista, inteso in senso buono e umanamente sviluppato, giunge a soffrire delle soflerenze di coloro che lo circondano, a~ sentire diminuito il

························· .. •·,: .. ••·· ................................................ ____ ·························· .. · ...... , - 29 - proprio godimento dal sapere che altri, a causa della viziosa organizzazione sociale in cui v1v1amo, possa soffrirne. La borghesia indubbiamente conta anche persone di una sénsibilità molto sviluppata; e queste, quando le influenze dell'ambiente, dell'educazione e dell'atavismo permettono loro di riflettere su le miserie e le turpitudini sociali, quando possono rendersi conto della triste realtà, cercano rimediarvi per quanto è possibile, con la carità. Cosi sorgono le opere filantropiche. Ma l'abitudine che queste persone hanno di credere la società normalmente costituita, l'abitudine, di considerare la miseria una cosa eterna, prodotta dalla sregolatezza dell'operaio, fa si che la filantropia abbia un carattere arido ed inquisitoriale. Gli è che all'uomo nato, ed educato e sviluppato nelle serre calde del benessere e del lusso, è molto difficile, se non impossibile, tranne che in circostanze eccezionali, arrivare a dubitare della legittimità della buona situazione di cui gode. Per chi poi giunge alla ricchezza dalla miseria, ciò è più difficile ancora, poichi.: egli crede d'essersi guadagnata la sua situazione di privilegio col proprio ingegno e lavoro. La religione, l'albagia dei privilegiati, e gli economisti hanno tante volte affermato che il lavoro è una punizione, che la miseria è frutto dell'imprevidenza di chi ne soffre, che alla fine chi non ha avuto mai a lottare con le avversità ha finito per credersi di una natura e di una essenza superiore. Il giorno in cui arrivasse a dubitare di ciò, e studiando l' organizzazione sociale arrivasse a comprenderne i vizi, la sorgente stessa del suo benessere sarebbe avvelenata.

-30Egli allora non potrà non soffrire, pensando che il suo lusso è fatto della miseria d'una quantità di lavoratori, che ciascuno de' suoi godimenti rappresenta parecchie sofferenze di coloro che si sono sacrificati nel produrglieli. Se in quest'uomo la combattività è uguale alla sensibilità, egli diverrà un ribelle di più contro l' ordine sociale. che a lui non assicura più il godimento morale e intellettuale . • • • Non bisogna dimenticare, infatti, che la questione sociale non si limita punto alla sua semplice parte materiale. Noi lottiamo, certo, anzitutto, perchè tutti possano mangiare secondo la loro fame, ma le nostre rivendicazioni non si arrestano lì; noi lottiamo anche perchè ciascuno possa sviluppare tutte le sue facoltà, e procurarsi tutte le sodisfazioni morali e intellettuali di cui abbisognassero il suo cuore e il suo cervello. · Per molti anarchici, è vero, il problema si liri1ita al suo lato materiale, ed è ciò che li ha condotti a dare ali' anarchismo le più varie interpretazioni, a discutere su l'egoismo, l'altruismo ecc. Non c'è nulla . di più importante della « questione di ventre", d'accordo; solo che il fermarsi a questa, sarebbe un grave pericolo per il trionfo medesimo della rivoluzione, giacchè allora molti potrebbero essere spinti a contentarsi presto; ad accettare lo Stato socialista, che dovrebbe e potrebbe forse assicurare a tutti la sodisfazione dei loro bisogni fisici. Se la prossima rivoluzione limitaJse i su()Ì desid~- 3,DliotecaGino B ,ir ..,0 '---

-prati alla sola questione della vita materiale, correrebbe il rischio di fermarsi per via, di degenerare in un enorme scatenamento di appetiti che non tarderebbe, finita l'orgia, ad abbandonare· gli insorti ai colpi della reazione borghese. Ma questa questione, primordiale oggi, lo riconosciamo, per la massa lavoratrice che la disoccupazione ognor più frequente rende incerta dell'indomani, non sarà fortunatamente la sola ad esser risolta dalla prossima rivoluzione. Certo, la prima cosa, secondo gli anarchici, che si deve fare perchè la rivoluzione trionfi, è che si metta la mano subito su la ricchezza sociale; i diseredati dovranno impadronirsi fin dal primo istante, dei magazzini, delle macchine, e del suolo da cui torranno via ogni segno di divisione; e dovranno andare di casa in tutte le abitazioni salubri, demolendo le catapecchie in cui oggi son costretti a imputridire. I rivoluzionari dovranno distruggere tutta la cartaccia in cui è registrata, regolandone il funzionamento, la proprietà privata : uffici di uscieri e di notai, catasto, demanio, debito pubblico, stato civile ; tutto deve essere accuratamente ripulito. Ma, per far questo lavoro, più che di affamati c'è bisogno d'individui coscienti, gelosi del proprio diritto, fermamente decisi a conquistarlo, e capaci a difenderlo dopo acquistato ; ecco perchè una questione di solo alimento e sussistenza materiale, sarebbe impotente e insufficiente ·ad operare una tale trasform1zione. Oltre il diritto all'esistenza rivendicato dagli anarchici, la rivoluzione libertaria dovrà interessarsi di tutte le questioni di arte, di scienza, di filosofia che 811lioteca G1 o B .:1r.::o

-32gli anarchici han cercato di studiare, approfondire ed elucidare, e che han fatto sì che l'anarchismo abbraccia[se tutte le cognizioni umane. Le idee anarchiche han trovato iu tutti i rami dello scibile argomenti in loro favore; in tutti i campi han trovato aderenti, che recaron loro il proprio contingente di proteste e di rivendicazioni, contribuendo ad avvalorare ancor più le idee col proprio sapere. La somma delle conoscenze umane è cosi grande, che anche i cervelli più intelligenti non possono acquisirne che una parte; allo stesso modo l'idea anarchica non può esser propria solo a pochi cervelli che ne limitino le basi e ne traccino un programma. Essa può elaborarsi soltanto col concorso di tutti, con l'aiuto de![e cognizioni di ciascuno; in ciò sta la sua forza, poichè è il concorso di tutti alla sua elaborazione che le permette di riassumere e corrispondere a tutte le aspirazioni umane. 8,blio'.ec l ù1 10 E< Jr vO

- 33 - III. Troppo astratti Voi siete troppo astratti ! - Ecco una obiezione che molti rivolgono, come rimprovero, agli anarchici; noi faremmo una propaganda più fruttuosa, ci dicono, se rivolgendoci di preferenza ai lavoratori acconsentissimo a guardare le cose meno dall'alto. Nel capitolo precedente abbiam visto che lo stesso sviluppo delle idee è quello che ci trascina a trattare questioni che non sempre sembrano essere alla portata di coloro cui ci rivolgiamo; è una fatalità che subiamo e contro di cui non possiamo nulla. A coloro che per la prima volta si occupano della questione sociale, i nostri scritti possono, può darsi, parere infatti un po' aridi; non lo neghiamo. Ma che possiamo farci noi, se le questioni che trattiamo, e che non si possono tralasciare, sono di per se stesse aride? Possiamo impedire che le idee nostre, concatenandosi le une alle altre, si colleghino a loro volta ad ogni ramo del sapere, costringendo coloro che le voglion studiare, a studiare anche ciò di cui credevano non aver bisogno? ' Del resto, tutto il lavoro preparatorio, a cui si vorrebbe ridurre la nostra azione, è già stato fatto dai nostri predecessori socialisti. Tutti gli ambiziosi, radicali, socialisti delle più diverse tinte, han pensato essi e pensano a dimostrare ai lavoratori che la soB liolec,d G1:io 8 .:1rCO

...................... -----······································- .. · •···· .............................................. , . , -34ciet:I attuale non può far nulla per loro, e che bisogna cambiare. Agli anarchici spetta a!}alizzare tutto questo lavorio di critica, coordinarlo e trarne le conclusioni. La loro funzione consiste uel dimostrare che cambiando i governi non si guariscono i mali di cui l'umanità soffre; e cosi pure come, modificando soltanto qualche ingranaggio dell'organismo sociale, non si riescirà ad impedire tutti quei mali che i borghesi desiderosi d'arrivare al potere cercano cosi bene di mettere in evidenza. Il lavoro di noi anarchici è complicato appunto perchè le idee che agitiamo sono cosi astratte. Certo, se volessimo contentarci di declamazioni e di affermazioni, il nostro ufficio diventerebbe molto facile e per noi e per quelli che ci ascoltano e ci leggono. Senza tanti ardui problemi da risolvere, senza troppo bisogno di argomenti e di logica, sarebbe agevole assai dire e scrivere: « Compagni, i padroni ci derubano! i borghesi sono sfruttatori! i governanti sono canaglie! bisogna ribellarsi, ammazzare i capitalisti, e dar fuoco alle fabbriche! » Del resto, molto prima che si scrivessero queste cose, gli sfruttati hanno talvolta ucciso i loro sfruttatori, i sudditi han fatto delle rivoluzioni, i poveri sono insorti contro i ricchi, ma la situazione non è cambiata in nulla. Si è cambiato governo, ecco tutto! nel 1789 la proprietà ha cambiato di padroni; si sono fatte altre rivoluzioni, nella speranza che queste dessero modo di cambiarla ancora di mani, ma i governanti opprimono sempre i loro sudditi, i ricchi vivono

- 35 - sempre a spalle degli sfruttati, e nulla è stato cambiato. Da che si sono scritte le prime parole di rivolta e di protesta, sono avvenute parecchie rivoluzioni, ma siamo sempre allo stesso punto! Perchè? Gli e che non si tratta più di dire e scrivere che il lavoratore e sfruttato, bisogna invece spiegargli come cambiando di padrone non cesserà d'essere sfruttato, e che se si mettesse al posto dei suoi padroni, diverrebbe sfruttatore a sua volta, lasciando o tenendo sotto di sè altri sfruttati, che formulerebbero contro il suo dominio le stesse proteste che oggi egli avanza contro coloro che vorrebbe spossessare. Bisogna far capire altresì ai lavoratori come la borghesia li inganni, persuadendoli a difendere i privilegi degli sfruttatori come se fossero i loro interessi, mentre la organizzazione sociale a cui si vorrebbe interessarli non ha sempre dato loro che promesse giammai mantenute. La società borghese s'incarica essa stessa, con la sua organizzazione basata sull'antagonismo degli interessi, a spingere i lavoratori alla rivoluzione ; ora, i lavoratori hanno spesso fatte delle rivoluzioni, ma lasciandosene sempre sottrarre il frutto, perchè « non sapevano ». Il dovere dei propagandisti oggi consiste appunto nel!' « insegnare » ai lavoratori ciò che non sanno, e per insegnare bisogna « dimostrare ». La sola affermazione fa dei credenti, non dei coscienti. Finche, pure pei socialisti più avanzati, l'autorità era la base di ogni organizzazione, non c'era alcun B liotec..i G1 o Es .:1re ,

male a fare dei credenti; anzi ciò facilitava il lavoro ai capi, i quali a furia di affermazioni acquistavano proseliti. E siccome questi capi non domandavano punto ai proseliti di sapere, per farli agire, ma soltanto di « credere » perchè obbedissero ciecamente agli ordini ricevuti, così non avevano bisogno d'affaticarsi noppo a cercare argomenti di persuasio11e. La massa dei seguaci, fidenti negli uomini provvidenziali che dovevano pensare per loro e guidarli, non aveva bisogno d'imparare troppe cose. I capi avevano preparato piani di riorganizzazione sociale, che avrebbero poi attuato non appena giunti al potere. Gli operai dovevano sapersi battere e farsi uccidere per conquistare a quelli il potere; non avevano da sapere e fare altro. Non appena i capi fossero al governo, avrebbero pensato loro; il popolo non doveva che aspettare, senza curarsi d'altro, e tutto sarebbe andato bene. Ma le idee anarchiche son venute a rovesciare tutto ciò. Negando la necessità degli uomini provvidenziali, facendo la guerra all'autorità e rivendicando ad ogni individuo il diritto e il dovere di agire solo secondo i propri impulsi e di non subire alcuna coazione o restrizione alla sua autonomia, proclamando l'iniziativa individuale base _di ogni progresso e di ogni associazione veramente libertaria, l' idea anarchica non può contentarsi di far dei credenti, deve invece fare dei convinti che sappiano ciò che dicono e approvano, che sieno stati persuasi dagli argomenti loro presentati, e che abbiano saputo rendersi conto del Sòho Cél Dt:io e c.1r ".C

f''"''""''······ ...................................................................................................................... . - 37 - valore e del peso di tali argomenti. Ecco perchè la nostra propaganda è più difficile, più ardua, più astratta, ma anche più efficace. • • Poichè l'individuo può emanciparsi soltanto per iniziativa propria, noi dobbiamo porlo nella condizione di esercitarla efficacemente. Perchè l'iniziativa di un individuo possa adattarsi liberamente all'azione di altri individui, bisogna che sia cosciente, ragionata, basata sulla logica dell'ordine naturale dei fatti; perchè tutti questi atti separati convergano verso uno scopo comune, bisogna che sieno suscitati da una comune idea lortemente compresa, chiaramente elaborata. Quindi solo una discussione serrata, logica e precisa delle idee può aprire il cervello di coloro che le adottano, e spingerli a saper riflettere da sè. Da ciò deriva il nostro modo di procedere, che fa si che, quando prendiamo una idea, invece di cercar di tirarne un fuoco artificiale di frasi· ad efletto, la prendiamo e la rigiriamo da tutte le parti, la dissecchiamo fin ne' minimi suoi atomi per trarne tutta la somma di argomenti possibile. Ah! non è mica una cosa da poco rovesciare tutta una società, come noi diciamo di voler fare, sopratutto quando si vuole che questo rovesciamento sia universale, come infatti lo desideriamo. È naturale che gli individui componenti questa società, per quanto mal fatta sia, non siano adatti a capire subito la necessità di un tale rovesciamento, abituati come ·sono a crederla il palladio della loro s B lioteca Gino Bie:-ico

sicurezza, e della possibilità del proprio benessere. Com-1 _ prendono che questa società non fornisce loro tutto quanto aveva promesso, ma non possono lo stesso capire la necessità della sua distruzione ·totale. Ciascuno invece ha la sua piccola riforma da proporre, per lubrificare tutti gli ingranaggi della società e far camminare la macchina con sodisfazione di tutti! Essi vogliono quindi sapere se questo rovesciamento sarà loro giovevole o nocivo; ed ecco una quantità di domande e obiezioni cui bisogna rispondere e discutere, e che implicano la conoscenza piu estesa delle nozioni umane, perchè queste non abbiano ad essere sommerse nel cataclisma che vogliamo provocare. Il lavoratore r.imane quindi imbarazzato, nel vedersi passare dinanzi alla mente tante questioui che si son guardati bene di insegnargli alla scuola, questioni in cui difficilmente si ritrova a primo istante, e che egli sente quasi sempre trattare per la prima volta. Eppure bisogna eh' egli studi tali questioni, le approfondisca e risolva, se vuole poter profittare dell'autonomia da lui rivendicata, se non vuole usare della sua iniziativa a proprio detrimento e sopratutto se vuole poter fare a meno dei capi e degli uomini provvidenziali. Quando uua questione,. per quanto sia astratta, si presenta ali' investigazione del propagandista anarchico, questi non può impedire ch'essa sia astratta di per se stessa, e passarla sotto silenzio col pretesto che coloro a cui dev'essere esposta non ne hanno mai sentito parlare o non la capiscono. Coloro cui sta a cuore la propaganda possono farla, B bilo ,c:a I o a co

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