Atto Vannucci - Notizie di Bartolomeo Sestini

DI BARTOLOMMEO SESTINI PREMESSE - A~:U: POESIE DEL MEDESIMO DA ATTO VANNUCCI PISTOIESE PISTOIA TIPOGBAI'IA CINO 4840

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Q • o • • • • • Il nzondo m"' ebbe Giù poco tempo~ e se più fosse stato .. too DANTE , Parad. Canto VIII .. vi sono nel mondo tali uomini che adonestando col nome di prudenza la bassezza dell' anitno s'ingegnano di provare e colle parole e co'fatti che il tener fermi i proprii principii è in moltissimi casi più ostinazione che costanza ~ e che principal virtù del sapiente è d' accotnodarsi ai tempi a qualunque costo . A que·sta razza mali... gna ed abj etta che tanto più s' accosta alla facile sapienza dell' epicureo Pomponio Attico , quanto si dilunga dalla inflessibile virtù di Catone , parrà indegno che si ricordi come Bartolommeo Sestini fu uo·mo di nobil carattere, che pose sopra ogni cosa del mondo la dignità dell'animo suo , che non vendè mai il suo ingegno e la sua coscienza al maggiore offerente, eguale sempre a se stesso nella prospera e ne1l' avversa fortuna . Ma ai pochi che sanno apprezzare queste virtù fatte più venerande come più pro..

:fittevoli al genere umano, quando si congiungano ad un grande ingegno, saranno bene accette, io mi confido, queste memorie raccolte cori quella diligenza di ricerche che per me si è potuta maggiore. (I) Barto1ommeo Sestini nacque il dì 14 Ottobre del 1792 a S. Mato paesello presso a Piatoja a piè de' colli che fanno vago anfiteatro a quella città . Furono suoi genito- (1) Di tutto ciò J che quì è scritto del Sestini~ sono documenti alquante lettere autografe del medesin'lo dirette al suo cognato Vincenzio Cosinzini:J alla Teresa sua sorella gernzana ~ e ad alcuni a1nici~· un cenno biografico scritto dal Canonico Thyrion pistojese ; un articolo del Vaccolini inserito nella biografia degli Italiani illustri del secolo XVIII e XIX che per cura di Enzilio Tipaldo si va pubblicando a l7 enezia; una lettera di Mons. Carlo Enzanuele Muzzarelli a noi dz~ret ta~ nella quale si contengono notab ili schiarùnenti ed aggiunte alr articolo del Vaccolini : una lettera del Dottor Pietro Bruni a1nico del Poeta al Prrif. Zanobi Zucchini; alcune notizie raccolte da Giuseppe M ari nella patria stessa del Sestini; due brevi biogrqfie Francesi inserite nell'Annua ire Nécrologique (Paris 1824) e nella Biographie universelle et portative des contemporains (Pa~ r.is I836); una lettera del Prof. G. D. Valeriani all'amico nostro e collega Prof Giuseppe Arcang·eli~ e finalmente una lettera di Giovanni Fuocosi scritta da Parigi a Pistoja il dì I3 Noven2bre 1822, nella quale si contengono i particolari degli ultinzi giorni del Poeta.

5 ri Francesco Sestini peri t o architetto , e la l\1adù.a1ena Biagini , i quali , come lontani egualmente dal soverchio di povertà e di ricchezza che uccide 1 a virtù , avevano animo buono e modesti costumi. Quindi essi di buon ora educarono il figlio cogli esempi delle virtù domestiche più potenti d' ogni teorica educazione , perchè mescolandosi cogli affetti dell' età prima , diventano una religione pel cuore e non si scordano 1nai . La madre , oltre alle qualità che fanno le donne venerande nella famiglia, avea l' anima naturalmente temperata alla poesia : il perchè potresti creder di leggeri che il fanciu11o succhiasse col latte l'amore per quell' arte divina che lo fece in seguito singolare dall' altra gente. N ella casa paterna passò i pri - mi anni attendendo allo studio del latino , e diportandosi in fanciulleschi trastulli , ai quali ritornava con amoroso pensiero anche più tardi . Questa è la queta valle ove riposo Ebbi alcun tempo nell' età gioconda , Quando amore a' miei lumi era nascoso o Questa è del fiurnicel l' umida sponda : Oh quante volte quì m' assisi e cinsi Per gioco il capo mio di verde fronda ! Oh quante volte il piè rapido spinsi Sul vicin colle , e le fugaci fere In lungo corso a seguitar m' accinsi . ( Amori Campestri ) In quest'acre pieno di vita e di salute de'pistojesi colli, ove il cielo , la terra , la lieta natura , il canto e la festa •

6 degli uomini, la bellezza delle donne, e , iì1 una parola, tutto è poesia, l'ingegno del Sestini si svegliò di buon ora e dette prove di quello che sarebbe addivenuto col tempo . Diretto negli studi elementari dal parroco del villaggio P . Stefano Diddi vi fece non ordinario profitto, e nel tempo medesimo dette indizio dell' inclinazione che avea da na · tura per l' arti belle . Sovente ritirato nella sua stanza si dilettava di disegnare figure ideali, ritrar paesaggi, e comporre de' versi . Del che accortosi il padre divisò di ajutare e dirigere per mezzo del metodico insegnamento quel genio che mostrava per la pittura , e lo al1ogò a Pistoja presso Giuseppe V annacci assai pregiato pittore. Nel te m~ po medesimo che il giovinetto imparava l' arte del disegno , si mise anche al calcolo ed alla geometrìa , ove avanzò maravig liosamente in riguardo alla sua tenera età di circa a dodici anni: perlochè il padre concepitene speranze maggiori, lo fece passare a Firenze, affinchè più valenti professori e studi più vasti dessero maggiore impulso al suo ingegno . Fin da quell' epoca nell' Accademia Fiorentina faceva professione di ornato e di prospettiva Giuseppe Castagnoli pratese , dalla cui scuola uscirono molti valenti artisti e fra questi alcuni già famosi tra noi per gli effetti prospettici nella dipintura delle scene teatrali. Bartolommeo Silvestri v'insegnava l' architettura e l'agrimensura, e Giovambattista Niccolini nei giorni sacri al trionfo delle liberali discipline recitava ai giovani artisti dell' .Accademia le sue orazioni piene di vera , libera , potente eloquenza , nelle quali insegnava che nella pittura come nella poesia non tutto all' arte , non tutto alla natura deve concedersi ; che le arti belle non debbon esser ministre di voluttà aH' ozio magnifico de' ricchi , e adulatrici de' potenti ~ ma promovitrici e ricompensatrici

1 de, magnanimi fatti : che la loro origine presso i Greci e Romani è piena di virtù, perchè unicamente dirette furo .. no ad eternare le sembianze de' salvatori della patria ; e che quindi anche presso di noi vogliono essere intese a mutare i costumi , e congiurare colle leggi alla felicità e alla gr andezza della nazione . Il giovine Sestini nel mentre che apprendeva dal Castagnoli e dal Silvestri le rego .. le delle belle arti, a queste Orazioni del Niccolini nutri~ va il cuore di generosi sensi, e si prefiggeva nelle libera.. li discipline quel nobile scopo che non gli sarebbe certamente fa llito , se gli fosse a tanto bastata la vita. Neli'architettura e nel paesaggio fu primo fra i suoi condiscepoli, e cinque volte ne r iportò dall'Accademia la medagl ia d'onore. Studiò contemporaneamente le matematiche dal celebre Pietro F erroni , e progrediva nell' algebra ; dalla severità della quale sovente si riduceva agli ameni studi delle muse e delle lettere greche, latine e italiane. E grandi conforti gli davano a ciò i dotti di quell' egregia .città, caldi ammiratori di quell' ingegno che di già incominciava nel suo splendore a mostrarsi. Neli' ore che gli sopravanzavano allo studio delle matematiche e del disegno interveniva assiduo alla Magliabechiana , ed ivi spaziava a suo talento pei vasti campi dell'erudizione delle cose patrie, per le quali lo stringeva fortissitno amore. Amore di patria e di poesia qualche anno dopo lo conduceva frequentemente ai colli di Bellosguardo d' onde Ugo Foscolo intuonanJo quell 'inno immortale alle Grazie, chiedeva loro l' arcana melodìa pittrice della bellezza , e l' ispirazione al suo canto volto a rallegrare l'Italia - afflitta da regali ire straniere -. Il Sestini dalla conversazione con quel severo intellelto ritraeva alti precetti dell' arte , e fortemente si penetrava di quella moralità che deve il

8 poeta e 1' uomo di lettere proporre a se anche a costo di dovere incorrere nella persecuzione copertamente operosa di chi non vi voglio dire . N ei quali ~entimenti era conferrnato da :Francesco Benedetti venuto a Firenze recentetnente da Pisa , dove erasi addottorato in diritto. 'Questi due giovani non sì tosto si videro che caldissimamente s' amarono • Era pari in loro l' ingegno , gli studi e l'amor de11a patria, e pari pur troppo fu per loro il destino che innanzi tempo gli spense . " Il Sestini educato al vero ed al bello dalla conversazione di questi ed altri che per isdegno de'fiacchi tempi presenti voglio cl1iamare antichi , sentivasi crescer l' animo ad ogni momento , e si apparecchiava a manifestarlo coll' opera . Nelle liete brigate de' giovani a1nici avea di già dato saggio di quanto furore poetico l'agitasse irnprovvisando de' versi sopra varii argomenti . Dopo alquanti anni di questa vita di studi severi di filosofia, di storia, d'antichità , di he11e arti , pieno di poesia e di speranza , l ieto dell'amicizia d'uomini gravissimi, si ricondusse alla patria richiamatovi dal padre, perchè l' aj utasse ad eseguire varii cartoni e mappe dei fiumi del circondario di Pistoja, di cui era stato incaricato dal Comune di quella Città . Barlolommeo fatto assai pratico delle cose d'agrimensura, sul primo ben corrispose ai desiderii del padre, misurando terreni , e disegnando le piante de' varii luoghi . Ma siccome la sua natura a cose più alte lo richiamava , presto si recò a noja quella fredda occupazione de' calcoli e delle linee geometriche e delle 1nisure . In mezzo ai' campi la cara poesia vagheggiava sempre coll'animo; a quella con arùente affetto sospirava, e sovente lasciando interrotti i lavori , e poste da banda le seste e la squadra , ritraevasi all' ombra d' un albero , ed ivi si

9 deliziava nel leggere le predilette Georg.iche di Virgilio, ]a Divina Comn1edia, e il Petrarca . Talvolta il padre in tale stato sorpresolo gliene faceva rampogna, ed,egli ammutiva ed abbassava gli occhi; ed interrogato del perchè si tenesse in questo contegno , rispondeva : io mi stava pensando al moùo di rispondere ai vostri rimproveri in versi . Dal che avveniva che l' amoroso padre vedendo sempre più la potentissima inclinazione del figliuolo alla })Oesia , spesso posto giù lo sdegno , lo incitava a cantare , si poneva come incantato ad ascoltarlo , e talvolta lo stimolava a pungere con piccanti ottave l' accidia degli operai . Quivi , in mezzo alle delizie delle patrie campagne s' abbandonava al suo geniò , cantando come amòr l' ispirava : Quì seduto fra nembi e fra bufere lo disprezzai l' aspro rigor del verno , I ferventi inalzando inni alle sfere • E quando i raggi del pianeta eterno S' avvicinano a noi , d' un ramo all" ombra Il mio plettro accordai con suono alterno • Lieto la notte m' avvolgea fra l' ombra , Lieto il sol mi vedea sorto dall' onde , Ma il tempo del gioir passò com' ombra • { Anzori Campestri ) Chiunque ha l'anirr1a fatta' per sentire e creare il bello delle arti non può a meno di non sentire anche altamen .. te l' amore ; perchè le arti belle sono l' amore istesso che scrive , sculpe, e colora . Quindi il Sestini, giovine,

iO poeta , e pittore ?mÒ ardentissimamente nella sua patria una fanciulla bellissima della persona, di cuore passionato al pari di lui , ed in essa i pensieri e le speranze ripo - se . Così egli descrive questo suo amore consolato : Viveamo uniti insieme ,. Nel nostro puro affetto Con quel desìo nel petto Che le nostre alrne unì . S' arnan così talvolta Due rondinelle pure , Quando le selve oscure Il verno abbandonò • Alzan così felici La chioma verdeggiante Due tcnerelle piante , Quando l' aprii tornò . ( Am. Camp. ) Con soavissimi versi cantava le grazie di lei ; ne faceva ripeter dall' aure il caro nome; celebrava i luoghi ove la vide , ove le parlò , e sentì da lei parole d' amore . Ah son queste le tenere erbette Che col candido piede premesti , Quando i vividi lumi celesti M' avventaron la fiamma nel sen • Questo è il prato dai colli selvosi , Questo è il fiume dai floridi lidi , Dove un tempo pietosa ti vidi Conoiolarmi col volto seren .

• Eri bianca siccome la neve Che fioccando sul colle si posa : Er~ bella la faccia giojosa Come l' iri dipinta nel ciel . Risplendevan le dolci pupille Come raggio di giorno nascente , Quando in mezzo al rosato oriente Sorge l' alba dal candido vel • Tutte le altre Poesie scritte per la sua donna esprimo ~ no le pure gioj e d' un amore innocente e felice : per lui l' aria , l' acqua , la terra, tutto il creato è pieno d'amore . Ma un caso inaspettato venne a troncare tanta felicità . Mentre in un giorno ùe'più coce;nti ardori estivi stava r amflta donna vic.ina -alla sua casa all' ombra d' un albero intesa al donnesco lavoro dell' ago , il cielo di repente si annuvola, rimbomba di tuoni, un fulmine schianta quell' albero , e ( inorridisco a narrarlo ) la incene· risce . Si destò grande ne' contorni il rumore ·dell'orrendo fatto : la moltitudine vi trasse in gran folla: v' accorse anche l'infelice Poeta, e come rimanesse, possonq immaginarlo solamente coloro che dopo aver nutrito con tutto l'affetto un caro pensiero legando a quello tutte le dolcezze dell' esistenza , ad un tratto o dal capriccio della fortuna, o dalla maligna mano dell' uomo se lo sentirono strappato dall' animo , e dai fioriti sentieri della speranza furono trasportati negli stèrili campi del disinganno • Il Sestini andò errando coll'anima piena di disperato pianto : rivide più volte i luoghi un tempo tanto diletti per sì care memorie: ma ciò solamente serviva ad autnentarg li il dolore . Le fiorite rive rimaser ùeserte per lui : fu

12 muto il suono delle acque: il giorno senza splendore. (Amori Camp. ) Scrisse allora quelle ottave intitolate LA MORTE , governate da una mesta armonìa; ottave fluide , e adorne di quella schietta eleganza di forme che a prima giunta par facile, tna che conseguon solamente coloro che a nobile ingegno accoppiano un lungo studjo dei grandi maestri di stile . Questa facile semplicità che è helJa dote ù' ogni poesia , risplende nei versi del Sestini pubblicati. nel 1814 col titolo di AMORI CAMPESTRI (I) ; ma , per dirne tutto que11o che pare a noi , quei versi fanno sentir·e in alcun luogo certo abbandono dell' arte, e difetto di lima: difetto che facilmente è scusabile nei giovani ingegni , pronti più a fare cose nuove , che a limare le già fatte . V n giovine che tocca appena la fiorita età di venti anni , adorno di tante qualità onorate , d' anirna così piena d' amore , e che pur tuttavolta è tanto infelice perchè così per tempo ha dovuto uscire clalle ridenti illusioni d'una fantastica v.ita, e vedere quan· to è brutto questo mon(lo che ad altri sembra sì bello e sì lieto , a noi , lo confessiamo , desta una irresistibile simpatia ed una compassione affannosa pe' suoi tristi casi . Con .tutta ragione si è gridato e si grida dagli auste- (I) Nell' edizione degli Amori Campestri fatta nel 1814 senza data di luogo, un~ avvertenza dell' editore dice che la scena di quegli amori medesimi fu nel regno di Napoli . Noi abbiamo tenuta diversa opinione appoggiandoci ai cenni del Can. Thyrion pistojese , e all' autorità della Sig. . Teresa Cosinzini sorella del Poeta , da cui sappiamo che il Sestini non partì di Toscana prima del I8I5.

13 ri intelletti contro le poesie erotiche , perchè inviliscono gli animi e tradiscono il nobile scopo dell' arte. Ma forse doveasi fare ~na distinzione importante. I vecchi pecorai d'Arcadia e i fastidiosi Sofzfili N onacrii, che tanto esercitarono la bene?etta frusta dello spiritoso Baretti, i quali ad ogni tornata accademica cantano i ve.zzi di Nice , le bionde chiome di Glori , le rosate labbra di Fillide ( 1), sono incotnportabili fabbricatori di versi amorosi, perchè nordico gelo hanno ne1l'ani1na, e scambiano spesso la fredda galanterìa dell' Abate Roberti colla florida eleganza greca e latina : ma un giovine di ferventissimo cuore che canta qua~do amore l' ispira, crea vera e nobile poesia, che a guisa del canto di donna amata si sente potentemente nell' anima . :·{I) Sappiamo come non ha guari in una adunanza accademica un nzembro sessagenario lesse in n1ezzo ai plausi un componimento poetico sopra uno di slf"" fatti argomenti . Que, suoi versi eran cosa che fa ... ceva pietà : pur tuttavolta sul finire dell' adunanza vi fu alcuno ( vedete adulazione accademica ~ se pure non fu a1narissimo scherno J ) di volto tanto sicuro, da far istanza perchè quei versi_fossero ripetuti: il buon vecchio aderi, e fece di nuovo risuonar la sala di quei suoi versi _, riscuotendone applausi più strepitosi . Questo fatto nzerita di non cadere in oblio : perciò lo raccon1andiamo caldamente a quelli cui prendesse talento di terminare la grande storia delle accademie continciata con tanto successo dal Foscolo, e continuata per breve t ratto in qualche articolo del Suba1pino al principio clell' anno corrente •

Bartolommeo Sestini nell' età in cui si provano vivis.. simi gli affetti ebbe a piangere tutte le persone più care: molti anni avanti avea perduta la madre, quindi l' amata donna nel modo orribile che sopra è detto , e poco ap-. presso i uo padre . Se a queste perdite vi è ristoro , egli potè trovarne alcuno nelle amorose sollecitudini degli amici pistoj esi , i quali si studiarono in ogni maniera di distrarlo dalle sue cupe malinconìe . Per aderire ai loro inviti e conforti fu allora che ei si dette in qualche casa della città a improvvisare dei versi sopra determinati argomenti ; e il pensiero della gloria parve che gl'infondesse nel travagliato spirito una vita novella . E incoraggiato dal buon successo di questi primi esperimenti già tneditava di veder nuove genti e paesi, e d.i procacciarsi fama co' versi , quando tornava a Pistoja sua patria l'improvvisatore Giovan· G .iacomo Baldinotti che avea percorso il Portogallo , la Spagna , la Francia , l' Inghilterra, e perfino il Brasile . Il Sestini ebbe lunghi ragionamenti con lui , e sentite le maraviglie che il vecchio poeta andava narrando, si accese in maggior desiderio di n1ettersi alla ventura; e stabilito di fare insieme un viaggio per la To... scana , e proseguire quindi per tutta Italia , lietamente se ne partì . Furono a V ol terra , a Pisa , a Firenze , a Siena , a Cortona, e dappertutto dando accademie ritrassero in copia applausi e denari . A motivo di molti carichi di ciarlataneria e d' irnpostura che in questi ultimi tempi l' esperienza e l' esame più accurato dei fatti han.. no tirato addosso a molti improvvisatori , a noi che d' un improvvisatore tenghiamo discorso quì si presenterebbe spontanea la questione fatta già molte volte, cioè se i no- . . . . . . . str1 Improvvisatori merthno questo nome a tutto rigore , ovvero , se prevalendosi della buona fede de' loro !iSCol-

i5 t anti , regalino per immeditati quei versi che con lungo studio composero nella quiete delle loro stanze . Amore di brevità ci spinge a non ripetere quì tutte le ragioni trovate a difesa dell' una e dell'altra opinione. Solo diremo, che ammaestrati .dai fatti ( 1) non possiamo astenerci dal confessare di non esser punto disposti a credere le maravig1ie che generalmente degli improvvisatori si narrano : ma per ciò che riguarda il Sestini diremo che spesso improvvisasse , e perchè uomini gravissimi (2) ce l' hanno asserito , e perchè le più delle cose improvvisate che ci r imangono ci sembrano tanto inferiori a quelle che scris- (1) Nell' estate del I836 giunge"a a Pistoja un g io"ine impro"visatore già prenunziato dalla fama conle ingegno rarissimo . -Molti cittadini concorsero ad ascoltarlo ; ma non volendo ciecanzente credere a tutto quello si narra"a di lui, deliberarono di far e da per se stessi esperienza, se ciò che egli diceva fosse improvviso o nò . Quindi obbligarono il poeta a tralasciare alcuni degli argomenti estratti dall'urna , ed a trattare in quella vece alcuni altri proposti nelt atto . Il poeta non resse alla prova , ed ognuno concluse che ùnprovvisare in qualche modo si può; ma che le cose mara"igliose non si possono dire senza averle già preparate . Chi poi amasse di sentir le opinioni diverse che si sono avute intorno agli improvvisatori , legga il di .. scorso di Pietro Giordani intorno allo Sgricci ed ag li improv~isatori in l talia :J e la biografia dello Sgricci medesùno scritta da Luigi Carrer. (2) I l Sig. Prof G. Domenico Valeriani Segreta-

!6 se meditatamente , da escludere ogni sospetto cl' essere state composte avanti alla recita. Paragonate a modo d'esempio le ottave della PIA e quelle dell'INCENDIO DI MOSCA , ed avrete la più grande riprova di questa as- . serz1one . rio dell'Accademia della Crusca così giudica il Sestini in una lettera diretta al Prof. Giuseppe Arcangeli nostro anzicissimo . Anzico pregiatissimo Firenze 26 G~ugno t84o Io conobbi moltissimo il bravo Sestini pistojese , e più volte udii , ed ammirai gli estemporanei suoi canti , essendo stato suo particolare amico. Questo sfortunato giovine che sortì da natura pronto e vi.. vace ingegno , accompagnato da fervida fantasia ~ possedeva un buon corredo di cognizioni , studiava rnolto , e soleva dissetarsi ai più puri fonti dell'' Etruria e del Lazio . Il perchè erano sempre i suoi versi così estemporanei, come pensati) sparsi di bei concetti, di leggiadre immagini,felicemente espresse , e d' ordinario con eletto linguaggio . E ben mi ricordo che il celebre Prof Urbano Lampredi letterato di quello squisito gusto, e scienziato di quel valore che tutti sanno ,fra le cui braccia spirò fa· ninza questo infelicissimo Poeta, divideva meco co· tale opinione , e portava l' istesso giudizio sui ta.,.

17 Incorato il Sestini dagli applausi ottenuti per tutta To.. scana, andò a Roma, e vi dette nuove accademie, ammi~ r ato dal fiore d~i letterati di quella città . I giovani artisti massimamente che si erano infiamn1ati tanto di lui per la sua prontezza d' ingegno , altezza di cuore e cortesìa di maniere, vollero dargli pubblica testimonianza di quanto l' amassero e lo stimassero, dando a stampa alcuni dei suoi improvvisi ai quali posero innanzi un ben jnciso ritratto ( 1) . Dopo breve dirnora a Roma ritornava alla pat ria, ove lo richiamava il pensiero delle cose domestiche: ma ben tosto si allontanava di nuovo , e nel maggio del 18 r5 trovavasi a Tolentino, quando per improvvido consiglio de' capi, per l' indisciplina dei soldati, e per i delenti e sul merito degli improvvisi e degli scritti del Sestini . E ccole detto francamente e liberamente il mio debole parere intorno a quanto Ella mi richiede, e pot rà tanto L ei quanto l' amico suo , che si compiacerà reverire e ringraziare d el dono inviatomi di quel suo libro, far quelC. uso che più lor piaccia di questo mio qualunque siasi giudizio :J poichè sento e p enso così ;, e non altrimenti. Ciampolini lo reverisce , ed io mi confermo suo Aff. s. ed amico DoMENICO VAL·ERIAN I (1 ) Poesie estemporanee di Solimano Erbosetti , (ossia di Barto~omeo Sestini)~ raccolte da alcuni suvi amici . Roma x81S nella Stamperìa de-Romanis . 2

18 stiui ne1nici sempre all' Italia furono rotte le armi napo1itane , e tolte tutte le speranze di fortuna migliore . DuI'ante quel funesto avvenintento si riparò a Macerata; poi ricondottosi in patl"ia , dopo qualche tempo ne ripartiva per Roma , e di lì con un suo famigliare volgevasi a N apoli , dove ebbe onoranze e ricornpense maggiori anche Jai Grandi, i quali essendo sopra di ogni altro, giusta l'e... spressione d' un valente scrittore , bisognosi d1 sollievo alle noje che giustissime vendicatrici stringono ed oppressano l' oziosa eù arL"ogante ricchezza , e da per se stessi e per mezzo de' familiari avidamente lo ricercavano. Da N apoli traversando le Calabrie si recò a Messina, e vi fu arrun1rato non tanto come poeta estemporaneo, quanto corne facile ed elegante scrittore. I vi riprodusse per ]e stampe i suoi Id.illi (1), co' quali tornava alla quiete e aU' innocenza campestre , memore forse di quanti soavi diletti era stato a lui cagione il soggiorno dei campi ne'suoi primi anni . In tempi di tante agitazioni politiche , di tanto r umore guerresco è cosa notevolissirna che un giov inc di spjriti ardenti si allontani col pensiero dal fra goro5o suono dell' armi , e si ritragga tra i pastori ad ammirare e celebrare le loro innocenti e solitarie virtù , la gratituJine , la (edeltà , la beneficenza , i semplici amori , la quiete e la libertà che essi non temono di perdere , perchè non sono nè ambiziosi, nè avari. Forse il poeta sdegnava d' accordare l~ sua cetra al suono dell' armi , perchè vedeva quelle guerre non arrecare ai travagliati popoli (1) Idilli di Bartolonznzeo Sestini . Messina 1818 presso Giuseppe Pappa/ardo . Erano stati già pubblicati il 1816 in Pistoja dai Fra~elli Manfredini .

19 la sperata felicità ? La poesìa degli Idilli è sen1plicc e spontanea ; sgorga sernpee da feconda c li1npida vena ; i pensieri sono gentili ; i ragionamenti aùatti a i personaggi che vengon posti in iscena ~ i quali se talvolta si elevano al Ji sopra della vita campestre per ramrnentare gli orrori delle battaglie , la ùesolazione delle città , ciò avviene per le condizioni de' tempi, nei quali non urniJi casolari, non deserte campagp.e salvarono gli abitatori dall' incen.. <li o di guerra che arse e distrusse le più {i orenti contra- (le. E allora i detti dei pastori sono caldi di nobile amore di patria , e fanno sentire che in quei sernplici cuori non dormono le più generose passioni. Ciò che rimane a desiJerare in queste poesie si è talvolta maggiore sostcnutezza , eleganza di frase , e varietà J' armonie , senza di che i poetici componimP-nti, ed in special maniera quelJ i in sciolti , procedono fiacéhi e monotoni . Le ottave · per altro sono esenti da questo difetto ; perchè hanuo tnaestoso andamento , bella varianza di rnoJi , e ci funn o scorgere che questo metro , nel quale facihnent~ s' era pjù esercitato , meglio a lui si confaceva . Da Messina si recava a Catania , e la sera del 29 luglio 1818 dava un'accademia nel teatro del Principe di BLscari a cui accorrevano in folla tutti gli uomini pitt distinti della città . Superò la fatna che l' ave a preceJuto : i temi erano per lo più di cose patrie : il poeta caldo di patria carità assecondando l' impulso dell' anitno si lanciava nel nobile arringo : gli affetti gli derivavano vigorosi e spontanei dal cuore : quindi i suoi versi non suonavano sola1nente , ma creavano : perciò grandi g·li applausi nel teatro , magnifiche 1~ parole dette di lui u ei giornali e nelle lettere dei Cataniesi agli amici lontani . Il poeta lasciando di se {orna e ùesiùerio partiva da Cata-

.. 20 nia, e dopo essere asceso ad ammirare la maestà dell 'Etna cd avervi attinte nuove ispirazioni poetiche , si recava a Girgenti e a Palermo dando per ogni dove accademie c cogliendo nuovi allori . Allettato dall' oneste e liete ac- . coglienze degli abitanti e dalle maravigliose bellezze di. cui natura fu larga a quel suolo, dimorò per assai tempo in Sicilia . Anche Ippolito P.inJemonte quando ne' suoi verdi anni correva l'ampio regno de'venti sostò per qualche tempo nella Sicula terra, ove a differenza del ramingo Ulisse , come egli dice , trovò donne oneste e belle che lo incantarono . Il Sestini come Pindemonte dappri- . rna trovò donne oneste e belle , incantatrici sirene , tnar avig1ia ùi natura e d' arte; ma non andò guarì che v'incontrò i pericoli d' Ulisse , immani Ciclopi , e mostri ~ n che peggiori in quegli uomini che si valgono del nome d' amico a perdere chi franco ed aperto pone in loro fitl auza . Dopo qualche tempo , la sua dimora in Sicilia , le sue an1icizie , e frequenti pratiche con tali uomini , ai c1uali si dà carico di vivere discosto dall' altra gente , ingenerarono sospetti in quelli in cui il sospettare è natura; e finalmente nell'aprile del 1819 per negligenza d'un suo familiare ( 1) e per tradimento d'un tale Odùo che avea finto per lui amicizia, fu arrestato in Palermo, e con- (1) Questi appena che il Poeta ..fu carcerato~ partì di Palermo~ e condottasi a Napoli prese a nome del padrone da varii anzici di lui n~olti danari) i quali Egli liberato di carcere fu costretto a pagare per punto d' onore . Non contento a ciò venne a Pistoja, ove P':'etendeva di nzettere imposizioni alla famig lia del Sestini ~ minacciando di dire cose gravissime a carico di lui .

2! d-otto nelle carceri segrete . Quivi stette pe r alquanti gior... ni ; dopo di che per indurlo colla durezza de ' trattamenti a confessare quello che non s' era potuto scuoprire n el processo ~ fu condotto .nel carcer duro , il quale, secondo éhe egli diceva , era poco più lungo di lui, largo ed alto men di due braccia , presso che totalmente oscuro , e di tanta umidità , che nei 4o giorni ch' e gli vi dimorò , gli tnarcirono addosso le vesti . N on però egli si era perduto di coraggio . G·li animi grandi sanno serharsi nelle miserie tranquilli e dignitosi . In mezzo a quell' orrore compose una soavissima canzone, in cui sospirava alla patria lontana . Intanto un Cape'cchi pistoj ese che si trovava in Sicilia , avuta contezza di quell' imprigionamento , ne ~crisse al Sig. Vincenzio Cosimini cognato di lui ch' era ignaro di tutto. Esso·, valendosi dell' opera di persona autorevole, ebbe ricorso al ministro degli affari esteri di F i.... renze , il quale agì tanto energicamente , che la p ol izìa siciliana fu costretta ben tosto a scarcerare il Sestini. Così fu liberato dalle fauci della morte a condizione però d' abbandonare imtnediatamente i felicissimi stati . In una lettera scritta da Palermo a Pistoja il 20 luglio del I 819 al suo cognato Vincenzio Cosimini , egli medesitno dà ragguaglio del corso pericolo con queste parole ; - , Finalmente io. son libero, e sono andate a vuoto le ac- ' ~ cuse d' un tale O . .. lettore di Matematiche , e del , . P. P . . . . . ... lettore di belle lettere in Caltagirone. , Questi due infami che hanno rovinato in ques,ta occa- " sione infìnite famiglie di tutta la Sicilia e sacrifi~ata J a , miglior gioventù della nobiltà Siciliana , erano i miei , accusatori . Essi però sono stati discordi , ed io gl i ho , smentiti . Questo gran processo che si è fatto con a- , spetto spaventcvole è terminato , ma non si è fa tto

22 , cans~ regolnre . Con molta segretezza hanno agito vcr- " so di molti, c ]c condanne le ha date il Re c la Giun- ' ' t a di Stato di N a poli . Circa trenta persone sono usci- ' ' te in 1ihertà : molte altre sono state condannate pub- " hlicamcnte : a]tri , tra i qua li il Cav. Abele la Torre , Siracusano , dopo la mezzanotte gli hanno fatti sparire , dalle c~rceri , e non se ne sa più niente . Adesso tutte ,, le compagnie del regno per ordine del ministro sono ,, in moto per pigliare i fuggiaschi, il cui numero è mol- " to mr1g~iore di quello degli arrestati ; ma non ne han- " no potuto trovare alcuno, perchè si dice che sieno fug- " giti in Inghilterra eù in Barberia : hanno però a tutti , confiscati i beni . La rnancanza Ji questi ha impedito , che si scoprano le linee Jelle sette che , al dir de 'due , accusatori , si estendevano molto lontano fuori anche ,, di questi stati • Tutto mi è stato restituito ; e per esi- " gere le cambiali ho eletto procuratore il Console Au- " striaco ; ma tra le spese del Foro , e altee mangerìe , ehe sono state fatte , ho perduto più di trecento scuòio , Intanto io debho quì lamentarmi de' n1iei parenti , al- ~' cuni dei quali sento che hanno creduto la mia incarce- " razione un loro disonore ; l' ignoranza non fa loro di- " stinguere che la carcere non disonora che i de1inquen- " ti in cose disonorate ; che è il delitto e non la carcere ,, che apporta qualche macchia. Non sanno che pee affa- , ri d' opinione da tanti anni a questi giorni i primi no- " 1nini d' Europa sono stati più grave1nente di rne per- " seguitati , nè sanno che senza perder fama Socrate , , Colomho , il Tasso , Galileo , e tanti altri, che lungo , sarebbe il noverare hanno dovuto ge1nere molti anni , nelle prigioni , , . Sulla fine del lugljo del medesimo annorimharcò a Mes,..

23 sina e approdò a Livorno d' onde tosto venne a Pistoj a accolto con dimostrazioni di vivissima gioja dagli amici che poco tempo. innanzi avevan pianto alla nuova della sua disgrazia . N el patrio teatro dette un' accademia che gli fruttò 3oo scuqi , e fu per lui un vero trionfo . Oltre agli abitanti della città entusiasti sempre pei loro concit... tadini , v' accorsero in folla i popoli deBa campagna specialmente di S. Mato , i quali avendone ammirato il nascente ingegno , e vantando]o per uno de' loro , pensavano d' avere in certo modo parte a quell' onoranze ed a quella gloria . Sarebbe impossibile descrivere a parole ]e acclatnazioni e le dimostrazioni di maraviglia e d' amore che il raccolto popolo dette aJl'illustre compatriotta, quan~ do comparve sulle scene in tutta la bellezza della sua persona, resa più veneranda dalle tracce che ancora vi rimanevano della sofferta carcere,~ e accordò al suono della ce ... tra la sua dolcissima voce . Varii furono gli argoment i in cui dette saggio del suo ingegno poetico ; ed alcuni ricordano ancora con meraviglia come egli seppe fiorire òi nobilissima poesia difficili temi. scientifici propostigl.i ila~ concittadino pietro P etrini , il quale valentissimo nell e scienze fi siche avrebbe aggiunto non piccolo lustro alla pateia, se la morte non l'avesse rapito nel fiore degli anni e delle speranze . Dopo breve dimora fra i suoi, andò per un' accaùemi a a Livorno , poi a Genova ove per causa d' uno de' traditori di Sicilia che lo seguiva come il suo mal genio, cadde in sospetto alla polizia, e sa1vatosi appena velocemente partì . In appresso quando la Lombardia rivolse a novità i pensieri , e sentì i movimenti del vicjno Piemonte, eg 1 i si trovava a Milano . ·Le agitazioni di quei tempi difficil i non gli permisero di t1·attenervisi a lungo : viùe che si l

24 spiava ogni suo fatto , ogni suo detto , ogni suo muoviJnento : quindi per liberarsi dai rischi che avrebbe corso si partì , avendo prima sentito gli assalti della miseria che lo costrinse a vendere le sue robe per can1pare la vita . Voleva cercare quiete e sicurezza nella Svizzera; ma poi mutato pensiero , per Bologna si ridusse a P.istoja, e per amor di quiete vi rin1ase alcun tempo , attendendo a' suoi diletti studi di poesia e di pittura , ed incitando il pittore Gambini a disegnare i capi d' opera del Pussino e del Rosa, ai quali come colui che molto si dilettava de'paesaggi , portava affetto singolarissimo . Poi noiato di questa vita troppo uniforme , partiva dalla patria, e si recava a Firenze, dove nuove cose improvvisò. Fra gli altri amici carissimi cercò inv:Jno Francesco Benedetti il quale poco tempo innanzi presso a Pistoja con gran dolore di tutti avea posto fine miseramente a' suoi giorni. E l' infelice avea pure qualche anno avanti incominciato ad e- , scrcitarsi con lui nell 'arte degli improvvisi, non tanto per emulazione della ]ode dal Sestini acquistata , quanto per aver nelle mani un mezzo di sostentare la vita in qualunque luogo la fortuna de'tempi lo travolgesse ! Il 16 di settembre del 182 I troviamo il nostro poeta a Viterbo travagliato dal pensiero d' un' oscura persecuzione che alcuni in Toscana gli muovevano contro . Compose una tragedia il GUIDO DI MONFORT CONTE DI MONTEFELTRO, la quale letta da l ui nell'Accademia DEGLI ARDENTI , e rappresentata dipoi sul Teatro per più sere consecutive riscosse rno1ti applausi . A richiesta del Card. Severo1i compose anche un dramma intitolato il TRIONFO DI S. ROSA DOPO L' ESILIO , nel quale seguitò l a man iera dei Greci , di mescolare la declamazione e la mimìca al canto; introdusse

25 apparizioni celesti , e prodigj , trascurando per altro l'unità ùi luogo ad imitazione di Shakespeare e di Schiller. Questo argomento caro ai Viterbesi era stato trattato in varie maniere da poetastri senza vita drammatica , senza poesia ; il più delle volte in una prosa sguaiata, fatta anche più incomportabile da bassi intrighi e da sconcezze da trivio . Il Sestini vestì quest' informe materia di più gentili forme, e ne trasse fuori nuovi effetti. Dopo la recita di questo dra1nma ripetu~o più volte con plauso, con... tinuò il suo viaggio per Roma , ove gli antichi amici festeggiarono il suo ritorno con un magnifico pranzo nei suburbani colli , al quale intervennero tutti i giovani artisti e i letterati romani . Nel secolo scorso una poetessa pistojese , Corilla , avea ottenuto sul Campidoglio l'onore della corona d' alloro , onore forse non invidiabile , e perchè ottenuto per g1i ufficii -di pochi innamorati pastori d' Arcadia , e perchè le concitò ferocissima guerra d' Epigrammi dall' arguto Pasquino . Il Sestini non ebbe a Roma l' onor dell' alloro , perchè a suo tempo la comica rappresentanza delle incoronazioni , grazie al progresso della ragione , non era più di moda ; ma v' ebbe con più soddisfazione del cuore l'affetto di tutti quelli che per nobiltà di pensieri e per ornamento d' arti e di lettere s' inalzavano sopra la volgare schiera . In questa sua pennanenza si dilettava di copiare i magnifici avanzi che ancora ci attestano della grandezza dell'antica Roma; improv-- visava presso i Grandi e romani e stranieri , e nelle liete brigate degli amici; frequentava le accademie degli Arcadi e dei Tiberini, delle quali era socio , c vi recitava i suoi versi meditati ( 1) . Fra tutti gli amici piacevasi mol- ' (1) Mons . Muzzarelli tra le altre cose si ricorda

26 to di conversare con Mons. Emanuele Muzzare11i , a cui leggeva la Pia a mano a mano che ]a andava componendo , e ne apprezzava le avvertenze e i giudizi . Questo 11oemetto incominciato per i conforti del Card. Consa1vi 1nollo benevolo ed ammira1ore di lui, ft1 pubblicato la prirna volta in Rorna nel 1822 ; ed a questo, addivenuto oramai popolarissimo per tutta Italia , è raccomandata la maggior parte della sua poetica fi:ltna. Il rimatore N uccio Piacenti avea nel secolo XIII celebrata e compianta in un sonetto la sventura della bella Sanese, e Dante in appres 'so ne avea riaccesa la conoscenza in quei celebri versi del Purgatorio Ricorditi di me ch' io son la Pja : Sjena n1i fe' , disfecemi Maremma : Salsi colui che inane11ata pria Disposando mi avea colla sua gemma • Questi quattro versi ispirarono al Sestini ]a pietosa leggenda , sulla quale non vi è anima gentile che non abbia versata una lacrima in tributo ai tanti dolori della misera sposa di Nello. I versi son sempre convenienti al soggetto ; ora splenòjdi e toccanti al sublime , ora semplici e piani e sempre intesi al nobile scopo di destare commiserazione per l' innocenza infelice . {I) Le molte edizioni d' avergli sentito leggere due sonetti : uno intitola ... to Sansone ; r altro Curzio alla voragine . (I) A. L. (Antonio Lissoni) nel saggio sulla storia della letteratura italiana ec. Milano I83I, dopo aver dato il piano del poemetto , pronunzia questo

27 fatte eli questo racconto , i quadri di buoni artisti, le arnlonie e i tragici versi ai quali ha dato occasione fanno hastante fede della sua rnolta be1Jezza, e ci dispensano dal tencrne più lungo discorso . Il Sestini avea tlivisato di comporre altre l~ggende simili a questa , e di una intitolata la Cavolaja avea scritta già buona parte, come attestano alcuni suoi atnici . Sventura sua e de' temp i gli irrlpetlì d' arricchire il Parnaso italiano di questo nuovo genere di poesia çhe tanto bene si presta a render popolari i· più comn1oventi fatti della storia de' nostri padri . Poeta infelice cantava per gl'infelici : entrava coll' imrnaginazione nel cupo carcere di Torquato, e si faceva ripetere tutte le pene che travagliavano quella gl'ande anima, e le speranze che ne sostennero la vacillante costanza ( 1), a1ludendo forse in parte almeno alle proprie vicende, e ai tormenti sofferti nella prigione di Palermo • In queste occupazioni viveasi in Roma , e meditava di fermarvi sua stanza , quando la sciagurata età che rendeva , come dice un poeta , amaro il vivere , e più amaro il morire , lo costrinse a mutare divisa1nento . Le agitazioni che dapprjma fecero esultare nei popoli la speranza di giorni migliori e che poscia non riuscjrono ad altro che giudizio. -La leggenda del Sestini si legge dal principio alla fine con grande commozione. Le sue ottave sono dettate con grande maestria , nta non sentpre con accurata sceltezza difrasi e di vocaboli. Il verso sente qualche volta lo studio, 1na in generale è di vena: e lo stile per lo più è attinto alle nzigliori fonti . · (x) La prig·ionia di Torquato Tasso terzine ; per la prùna volta vubblicate dal Salviucci a Ronza nel 183g.

28 aH' indegna morte degli uomini 1 più generosi, fruttarono sventure anche a lui , e l' obbligarono ad abbandona - re l' Italia. Il dì 20 luglio 1822 itnharcò per la Francj a con un triste presentimento dei destini che l'attendevano. Giunto a Marsilia descriveva mjnulamente questo viaggio in una lettera dtretta a Roma alla Sig. Enrichetta Orfei : la qual lettera avendo noi ottenuta dalla gentilezza del eh. Mons . Muzzarelli, stimiam bene di riportarla quì per intero , perchè , oltre al contenere dei tratti caratteristici dell' autore , ne offre anche un saggio del modo con cui egli esprirneva i suoi pensieri nello sciolto discorso . Stimatissirna Signora Marsilia 7 Agosto t 8 2 2 , Mi ricordo che l a descrizione J'un mio breve viaggio , sentimentale da Viterbo aù Orvieto le fu gr~dita; onde , m'accingo a farle motto d'un nuovo tnio viaggio, che se ,:~ la n1 ente mi assistesse sarebbe non men dell'altro nota- " bile . Era una serena mattina quando m' imbarcai nel , porto tli Centocelle : il mare era in piena calma , e il , , suo infido sorriso mi facea forte dubbioso come avvez- " zo alla inste1bilità delle cose umane che quanto più pia- " cide al cominciar si dimostrano , tanto a più tristo fi- " ne talvolta riescono . Montai sul bastimento che a pie- , ne vele si allontanò dalle belle e care spiagge d'Italia . , Combattevano nel mio animo il dolore d'abbandonarla} , e forse per sempre . Ruppe il corso di tali cogitazioni , il Capitano , uomo d' aspetto feroce, ma d'animo mol- " le come la Campania sua patria . Egli prese un liuto e ,, per ùissipare , come disse, l' agitazion~ cagionatagli da

29 " un tristo sogno della notte, cominciò rozzamente a toc ~ , car le corde , cantando de11' antiche e patetiche canzo- ' ' ni usate fra i . ~occhieri , e analoghe ai loro disastri e , alla lontananza continua da quanto hanno di più caro . , .lo rapito da qu~sta armonia sentiva molcermi. il cuore: _,, e già s' affollavano alla mia memoria i canti d' Orfeo , sulla poppa del primo legno , e quelli d' Achille ozio- " so nelle sue navi; e quelli di Nerone sulla torre di Ro- ' ' ma non tneno mi si facevan presenti se pure osservava , qualche volta la torva faccia del Cantore . Già il sole ,, passava il segno di merigge , e noi eravamo nel deser- ,, to delle onde che ci mugghiavan dintorno. lo come di ,, sasso stava immoto suJla popolosa tolda ad osservar lon- , tano abbassarsi e sparire le coste romane , e farsi più , alte quelle fiorite e sempre verdi d~lla Toscana: e ve- " dea alternamente e con dolce sentimento crescermi da , , vanti, e in breve divenir brune e confondersi colle nu- , vole l' Isola del Giglio , e la penisola dell' argento da , me cantate ( 1 ). Così mareggiando ci avea colti quell'ora . . . . . che volge il desìo Ai naviganti , e intenerisce il core Lo dì che han detto ai dolci amici addio • , Allora sentii la verità e la forza di questi versi ; il ca- , ro soggiorno di Roma mi tornò al pensiero , e veùea (1) E dalla parte de~ flutti marini Sempre di nebbia incoronati ed atri _, Sembrano uscir dall' umido elemento l due monti del Giglio , e dell' Argento . (P lA Canto 1 . st. 2.)

30 .,, come presenti tutti gli arnici , e le amiche lascinte sul , Tebro , e le piacevoli ed istruttive co.nversazioni sera- " li , e gli arringhi poetici e le ombrifere passeggiate ti- " berine , e tutte quelle cose che 1ni hanno reso delizio- ' ' so e cl' eterna memoria l' ultimo lungo soggiorno fatto da me nella latina città . Fremere mi facea d'altronde " ,, l' inf'ame modo con cui la cabala e la tirannide mi ha , separetto da tanto amato paese . In quel mentre , con- " fesso il vero , il mio stoicistno taceva, ed io mi ricor- " dava d'essere uotno di carne e di corrucci: la religio- " ne però venne in soccorso . I navigr~nti all' abbujarsi ,, del cielo , ed al turbarsi della n1arina s' inginocchia- " rono jntuonando con flebili voci il rosario , e(l in se.. , guito invucando il soccorso di tutte le imtnagini aJ u- " na ad una che si venerano dai nocchieri su tutti i ca- " pi del mediterraneo • La religione è un gran soccorso , per l' uomo , e un gran rifugio per lo sventurato: essa , tempet·a i suoi mali , e se1nbra stendergli le braccia , pron1ettendogli tutti quei beni ch' egli brama . Quelle ,, pietose preghiere calmarono il mio spiL'ito, come i ma- " rinari aveano fenna fede che dovessel'o caltnar le onde , che spaventose e brune cominciavano a percuotere le , conteste travi del naviglio . Così tranquilla1nentc ri- ' ' stetti a vedee il sole che simile all' infuocato scudo di , Marte quando Bronte lo tuffa nell' acque de]]' Etneo ,, Simeto , lanciando imrnense fiamme dal disco lucente ' , si nascondeva sotto il piano delle acque lascianilo noi , ahhandonati alle tenebre e· alle onde . Allora fu che io , scesi sotto coperta , e tni coricai : n1a qual fu la mia , sorpresa nel trovarvi una donna pallida e gronJan... , te tabe dalle narici e dalle fetiùe labbra , col seno , , cadente , colla pelle che s' inforrnava dall' ossa , e

31 , atte~pata più della Cun1ea d' Apollo ? Costei mi fe' , paura ; ma non mi nto1estò che della vista per quella , notte . Lungo .sarebbe se io volessi descriverle lo spet- ' ' tacolo maestoso che io vidi la mattina al sorger del so- " le : 1' immensa mole dell' acque p3rea abbellirsi e go- " dere d' essere visitata dal signore deHa natura , che in , tutla la sua grandezza si specchiava nell' immenso O· , ceano , e liberamente vi lanciava i luminosi raggi, co- " me un imperatore che senza contrasto spande i suoi ,, cenni ad un istante per tutta la vastità de'suoi domini i. ,, Intanto il demonio ùella calma impiantò la nostra ca- " rena e passammo tutto quel giorno in una lega di ma- " re . Per buona sorte trovammo un iso] etta disabitata , della grandezza di Monte Mario : vi scendemmo col , battello per pescare , per turbar la pace dei molti uc- ' ' celi i e delle lepri che vi hanno un asilo sicuro. Io ne- ' ' mico di questo diritto che usa la forza dell' uomo ne- , gli innocenti animali mi diedi a visitar l' isola , e la , trovai tutta vestita di ginepri e dj mortelle : le prugne , e le mele salvatiche vi mostrano i loro rustici tesori, e , le selvagge viti abbracciandosi ai massi e ai tronchi , sembrano , paghe della loro libertà , sprezzare la va- " ghezza che loro vien data dai cultori nei luoghi dome- " stici , vaghezza che le espone a continue ferite e ad u- " na perenne schiavitù . Oh ! tra me dicea , in questi , tetnpi infelici un uomo sensibile deve invidiar la sorte , ùi tali figlie dell' agreste natura ! e giunto sul monte , ove sorge un' antica e diroccata torre abitata dalle co- " lombc che non isdegnano colà la con1pagnia de' gufi , , la mia fantasia mi dipingev,.a in quella il più soave al- " bergo per condurvi una vita solinga simile a quella che , nei deserti della Tehaide conducevano gli Anacoreti

32 , per fuggir l'ira dei tiranni persecutori dei virtuosi cri- " stiani. Un'aura seconda spirò, e convenne abbandonare , quelle belle idee , e tornare alla prora. Era già notte, , ed essendomi steso sul mio stramazzo ;, la brutta com- , pagna nuda com'era (è chiaro che parla della febbre) ,, mi si fece accanto: invano cercai di scostarmi: il freddo , delle sue carni mi fece più volte abbrividire , e in se- " guito mi produsse un calore quasi mortale: tentai sfug- ' ' girla , ma e1la per tutto mi seguitò. L' altro giorno il , cielo repentinamente si ricoperse di nerissime nuvole , , e cominciò nell' aria una spaventosa lotta d' -~ustro e , Ponente. Io più che al mare ed al cielo , i quali pre- " sentavano un aspetto terribile, guardava i volti de' ma- " rinari , e vi scorgeva il lutto e il terrore : i loro tron - " chi discorsi , il loro moto non ordinario n1i annunzia- ';, vano un vicino disastro . In questo mentre la nave fu , circontlata da una schiera di de ] fini, e subito mi ricor- " dai il verso che mostra come essi col curvare la schie- " na indicano ai naviganti - che si argornentin di cam... , par lor legno -- . Infatti la danza dei delfìni che mi , consolava in parte almeno promettendomi la sorte d'A- " rione , predisse il vero : la tempesta cominciò ad in- " furiare , ed Ella potrà ricordarsi quella descritta da , Virgilio , e l' altra dall' Ariosto per avere un' idea di , , quella che dovemmo soffrire . La massima confusione ,, ;regnava sul bastimento : le manovre si eseguivano con , esattezza , ma con tante grida , con tanta insubordina- " zione , che ebbi luogo in quell'occorso di studiare che , cosa sono i Napoletani nel pericolo. Ad essi non manca ,, l' attitudine e l' ingegno per far bene, ma la loro pre- , sunzione , la loro discordia , il loro poco coraggio gli , mostrerà in ogni difficile impresa uguali a se stessi . \

33 , Fummo lanciati sulle coste della Corsica sempre colla , morte sugli occhi , e negli orecchi , giacchè si udiva , continuamente il grido - siam 1norti - . lo per di- ' ' sperazion fatto sicuro , invece d' abbanJonarmi al ter- ,, rore, stava immobile scrivendo sul mio taccuino i pen- " sieri che mi svegliava quel terribil cirnento . Io vede- , va la Inorte al di là della tavola alla quale mi appog- " giavo ; mi vedea l' abisso spalancato sotto i piedi , e ,, non tremava . Quando all' uomo è resa grave la vita , ,, il timore di perderla svanisce , e drittarnente opinava- " no quei filosofi .i quali volevano che l' uom@ si assue- " facesse ai patimenti , e ai mali d' ogni sorte , per non , curar poi le sciagure frequenti al saggio , e la rnorte ,, inevitabile. Ci trattenemmo qualche giorno nei seni o- " spitali della Corsica , ove fu rintegrato in parte il le- ., , gno , e di là sciogliemmo ~i nuovo , e di nuovo una , tempesta non men fiera della prima ci afflisse nella ri- ', viera genovese d.i ponente , onde convenne 'rifugiarsi , in un seno vicino a Nizza ove restammo due giorni . , Il luogo era pittoresco e poetico : da un lato si .vede a , il taglio delle Alpi che dividono l'Italia dalla Francia: , montagne più alte delle nuvole , tutte di masso vivo , ,, denudate dalle acque , e solcate dai fulmini : dall' al - , tro lato una ridente collina tutta coltivata e sparsa di , ville e di torti da cui uscivano delle belle villeggian- , ti , e venivano a bagnarsi fra gli scogli della spiaggia, , un trar eli pietra lontano da noi , e se la mia vecchia , compagna me ]o avesse permesso, sarei andato a nuoto , come un Tritone a far preda d'alcune di quelle Ninfe , marine . Anche di là coll' aiuto del cielo uscimmo e . ) , costeggiammo i rnonti della Francia : essi presentano , una faccia ruvida e fiera, e opposta afTatto a quella dei ..- ~

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