Gaetano Salvemini - Movimento socialista e questione meridionale

Contributo alla riforma del programma minimo zano il proletariato e accelerano la socializzazione non sonò certo il socia– lismo, possono certo esser accolte anche dai socialisti; ma questo non fa che esse non sieno socialiste. Insomma alle parole della dichiarazione bolognese, perché abbiano un senso giusto, anzi ·perché abbiano un senso, deve esser attribuito un significato, contrario a quello che esse hanno nel discorso comune. E per questo mi pare si debbano sopprimere. Alla precedente affermazione, che è impossibile per noi avere un pro– gramma pratico, il cui contenuto possa da sé solo distinguerci dagli altri partiti, si può opporre: ma allora in che modo salveremo la nostra indivi– dualità, che cosa ci salverà mai dal confonderci cogli altri? È questo, infatti, l'incubo di buona parte di socialisti italiani; essi temono sempre di perdere la propria personalità, che bisogna che stia molto male in gambe se riesce a suscitare tante legittime apprensioni. Ma se nel nostro partito ci fossero un po' meno di piccoli borghesi e un po' piu di coscienza, il pericolo non esisterebbe nemmeno. Come nell'articolo sulla questione amministrativa to– rinese ebbi ad accennare, noi ci dobbiamo distinguere dagli altri partiti non tanto per il contenuto delle nostre riforme, quanto per il modo con cui le domandiamo (lotta di classe) e per la correlazione che esiste fra tali riforme e gli scopi del partito socialista. Rispetto al contenuto, una riforma può esser sostenuta anche da un altro partito per fini diversi dai nostri, senza che venga con ciò a demeritare il nostro appoggio. Per spiegarci colla maggior chiarezza possibile, prendiamo un esempio determinato. Nella questione militare non è necessario domandare la pace universale e l'abolizione degli eserciti per distinguerci dagli altri partiti e dimostrarci socialisti. Questo si può fare domandando molto, ma molto meno. Per esem– pio, dal rriomento che un esercito c'è, noi socialisti, pur aspirando ad abolirlo, e pur non rinunziando ad abolirlo a tempo opportuno - su questo bisogna insister sempre - noi vogliamo che, di fronte alla coscrizione militare, tutti sieno uguali, borghesi e proletari, ricchi e poveri; vogliamo che gli studenti universitarii, i figli della borghesia non restino esenti dal servizio militare durante il periodo degli studi, perché, se dalla coscrizione è danneggiato lo studente; è danneggiato anche l'operaio, e non è giusto pensar solo a far i comodi del primo e non anche quelli del secondo. Vogliamo che i ricchi non ottengano il raccorciamento della ferma e altre facilitazioni nei loro doveri sborsando 1500 lire - cosa che ai poveri non è permessa - ma che debbano far i soldati precisamente alle stesse condizioni dei poveri; o tutt'al piu che, se tassa militare ci dev'essere, questa sia fortemente progressiva e in corre– lazione con la ricchezza di chi deve pagarla. Quando la borghesia comincierà a sentire anch'essa, come il proletariato, il peso del servizio militare, quando dovrà sacrificare anch'essa i suoi interessi, i suoi affetti, le sue occupazioni al mostro del militarismo, allora diventerà un po' antimilitarista anch'essa, e non applaudirà piu con tanto entusiasmo al richiamo delle classi incaricate di fucilare i contadini siciliani. Ora qualche militarista intransigente po- 61 BibliotecaGino Bianco

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