Gaetano Salvemini - Movimento socialista e questione meridionale

"L'Unità" ed il Socialismo va agitando, concordi anche e soprattutto nel criterio da cui quelle solu– zioni muovono e nel fine cui sono indirizzate. Limitando, dunque, il discorso al mio solo signor me, della cui salute e coerenza spirituale l'amico Savelli ha mille ragioni di preoccuparsi, biso– gna che il Savelli si adatti, anzitutto, a rinunziare alla speranza di farne un "mazziniano." Sissignore: io - modestia a parte, e come l'amico Sa– velli ebbe la bontà di annunziare l'anno scorso ai lettori dell'Unità "amo di religioso amore gli ideali piu alti, li amo con spirito di sacrifizio." Ma anche prescindendo dal fatto che ogni lestofante politico dice di sé quel che l'amico Savelli crede di dover dire di me, io non vedo in che cosa il dichiararsi seguace dei piu alti ideali possa servire utilmente per indicare i fini e l'indirizzo dell'azion~ di un uomo, e perché quel solo fatto debba fare di quest'uomo un mazziniano. Ma c'è anche una ragione piu decisiva che m'impedisce di chiamarmi mazziniano. Per il Mazzini il disinteresse doveva essere (come era infatti) regola e guida non della sola condotta sua e dei suoi seguaci; era un prin– cipio che egli avrebbe voluto insegnare a tutti gli uomini, estendere a tutte le relazioni sociali. In nome di questo principio egli condannava il socia– lismo, come materialista, perché si rivolgeva agli uomini in nome, non dei loro doveri né di altro principio ideale, ma dei loro interessi. Orbene non mi pare che il pensiero e l'azione nostra si avvicini, per questo rispetto, in nessun modo al pensiero e all'azione del Mazzini. Sta bene che noi pure non speriamo nessun vantaggio dall'opera che andiamo svolgendo; che la perseguiamo per puro impulso ideale, per amore di giustizia, con perfetto disinteresse; che cerchiamo di accender in altri, massime nei giovani, co– me si è detto, questa medesima passione nostra. Ma non pensiamo affatto di attendere dal diffondersi di questo sentimento altruistico la soluzione dei problemi che ci stanno a cuore: noi abbiamo anzi chiara la consape– volezza e l'intenzione che la nostra voce debba servire sopra tutto a det– tare negli interessati la cosci~nza dei loro interessi; e dalla forza loro, che cerchiamo di suscitare, noi attendiamo il raggiungimento delle nostre fina– lità. In altre parole quello che a noi la coltura dello spirito fa desiderare per impulso di altruismo, attendiamo di veder attuato dall'impulso delÌ'al– trui egoismo illuminato. Non credo che ci sia bisogno di esemplificare a questo riguardo: per– ché non credo' che il Savelli potrà mai ,pensare di risolvere il problema doganale intenerendo il cuore dei Maraini o degli Arturo Luzzatto, o di sollevare il Mezzogiorno dalle sue miserie, facendo appello alla pietà dei fratelli settentrionali e inducendo a piu onesti e miti costumi i galan- tuomini meridionali. · E meno che mai io posso permettere all'amico Savelli di battezzarmi per nazionalista. Questo no, proprio no. Quand'anche non fosse un assurdo patente e una vera e propria immoralità il far nascere il minimo sospetto di una 561 BibliotecaGino Bianco

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