Giuseppe Marchi - Ragionamento encomiastico morale recitato nelle esequie ...

". 9'1'1 ~AGU~MAM~NTC ~~ ENCOMIASTICO l\IORALE J IIECITATO DAL 1\EV. l'ADI\E ~a<;uss~&&~ m&m<.T:ma DELLi\ COMPi\GNii\ DI GESÙ NEI. LE ESEQUIE CELEDRATE A l!>®D~Ul (Qì!Jlllkitl!J!\lLll~Ul ~tintitJtssu: ~otgktst DELLA PIA SOCIETÀ. IN SOCCORSO DEl POVERI ORFANI PElo COI.iRA :NELL'ORATORIO DELLA. COMUNIONE GENllRALE DETTO DEL CARi\VITi\ IL GIOliNO XIX. NOVEMBRE MDCCCXL. fORLI PRESSO LUIGI BORDANDINI

Foroli•li 1 t. &farti i •84•· REIMPRI!JIATUR Fr. ALOISIUS T. FERRARINI Ord. Praed. S. Th. Leer. et Vie, S. 011. Foroli,ii 11. Martii •84•· REIMPRIMATUR FRA NC l S C U S P. L l V ERA N l Pro-Vie. Geuenlis. 070~z 00117 MAZ ~756 d

A memoria nostra e de' nostri padri non è aocaduto, che questa Roma, al mancarle ch' abbia fatto per morte una sua giovine matrona, sia uscita in quelle dimostrazioni di amore e di dolore, di compassione e di gratitudine, con le quali testè tutti voi accompagnaste alla stanza del fermo riposo Guendalina principessa Borghese. E qual n' è stata mai la cagione di sì concorde ed onorevole commovimento? Forse una virtù senza pari, un merito maggior d' ogni esempio? Egli è uffizio nohi lissimo, imposto da voi , o signori, a, me , di tributar questa mane a Guendalina le molte lodi di che ella è mirabilmente meritevole ; ma voi non mi deste insieme l' incarico di oscurare perciò la gloria di che da secoli risplende e si mantien tuttora fulgida la virtù ed il merito delle romane matrone. · Sublimissimi erano i pregi di che adornavasi la giovine principessa : ma lodatore indiscreto anzi ingiusto io mi sarei, se del titolo di nuovi in Roma o anche solo di prodigiosamente rari onorar li volessi. L' aut"r clivino di nostra fede che ha voluto ferma quivi la stanza del vicario suo e che Roma fosse la se-

de ~rima di sna religione, ha _altresì saln tarmen· te provveduto in lin da' tempt delle Pr~sscdt e delle Ciriacht delle l'riscillc e J elle Lucltle, che questa citti1 c~ema come d'ogni l>uona _cr~den· za, così d' ogni evangelica.e mat~on~ l.e vtrtu fo~­ se in ogni etit il più magntfic~, 1l pm ben ~olt1~ vato il più fi ori to, il piìt frutufero campo d1 ctu ' l" v' si possa dar vanto I' universo catto tco. n oc· chiata anche rapida alle nostre catacombe, a' nostri templi , agli ospeJali , agli orfanotrofi, a' ~eminari, agl i annali nostri e all'altre tutte svana· te fon ti di cristiana pietà che nel romano suo lo rampollano, Lastcrebbc a confonde r chiunque vo· lesse al mio detto negar fede. l\'la se nè nuova nè rarissima fu per noi la virtù di Guendalina, e percbè io ripeto, alla perdita di lei sì univer· salmentc e sì teneramente ci commovemmo P Ci commovemmo alla considerazione d' una virtìt senile in una ecit giovanissima, alla considerazione d ' una virtù veracemente romana in uua matro· na a noi straniera. Però di tutto lnton grado ac· corro anch'io a rendere a costei non nata fra noi quella onoranza di lodi di che l>rovidamente siamo sì parchi verso i nostri cittadini. E lun· ghesso le mie commendazioni piacer?t a voi, o signori, ch' io levi alto il g rido delle mie que· rele , non contra voi che di ben altro siete degni, ma contra qualcuno che dalla romana vi rt~ oggidì si diparte, o i nlingardo nell' esercitarla s1 addormenta. L' istituto vostro ed il ministe ro mio non si_ chiamerebLero paghi al solo suono d ' una. subhme lo~ e: e vani sarebbon per noi gli encomJ dell' altrut merito , se a noi stessi non fruttassero una salutare eùifica:r.ione. Virtù senile in fanci ulla che varcato abbia di poco il terzo lustro non fu mai da' saggi r irmta-

5 ta mero dono di natura pro.vida e liberale ; n è eccellenza di cristiana perfezione in donzella di condizione pressochè regale si ebbe mai di ragione ordinaria in conto di pura grazia sgorgata in larga copia da divina scaturigine. Con voi io m' accordo nel riconoscere, cl1e e la natura e la grazia, feconde madri e beneficeutissime, avevano amichevolmente cospirato a fregiar Guendalina de' migliori loro ornamenti: ma contuttociò mi terrò sempre fermo a nagarvi , che la virtù maschia ed il cristiano eroismo di lei sieno stati fiori, che da quella doppia radice spontanei germogliassero. Troppo spesso .da •seme innocente e vitale veggiam noi crescere con gran rigoglio ora i cardi che pungono, ora i tossichi che avvelenano. Vigile occhio e industre mano di amorevole coltivatore, pronta docilità e quasi volonterosa arrendevolezza di terreno sono il fondo cd il provvedimento, per cui i buoni germi noo tralignano, e gli eletti fiori vengono a quella morhidezza, a que' colori, a quelle fragranze, che in seno si racchiudevano de' loro semi. Uscita era Guendalina da nobilissima prosàpia di proùi testimonj della cattolica fede. MercecLè furono gli antenati e i genitori di lei, che per ben tre secoli, rimpetto ad atroci minaccie e lusinghiere promesse durarono immobilmente• costanti nella confession loro in una terra, in cui l'esser cattolico era tenuto vitupero poco meno che infame e misfatto poco meno che capitale. Dimentichi delle avite glorie , appartati dal tumulto e dal fasto di popolosa metropoli , i signori di quella cattolica famiglia avevano principal loro stanza in un'aperta campagna, e menavan quivi la vita nell' esercizio di quelle virtù, senza le quali tropp6 agevolmente la fede spenta in . • •

6 loro sarehhesi massiBle neUa pietà, nella modestia nella mi;ericordia. Quivi nacque, e s' allevò quivi la principessa: ~a a~ le ~atronali arti e alle lingue e dottrine van~ d1 cu1 la conosceste fornita, s' allevò con tal misura e saggezza, che le prime e più preziose ore del dì cons~cr~ se~­ pre sotto il magistero ~ella madre ~ SCioglier': 1l debito che tutti ne stnnge al pross1mo e a Dto. Nella cappella domestica, ne' casolari della indigenza e del dolore che svariatamente pe' campi intorno alla paterna villa si distendono, ricevè ella dalla madre per almen tre lustri efficacissime lezioni , e fermossi a quel modo di vita, di cui Roma nostra fu per oltre a cinque anni religiosa ammiratrice. Nè la molta docilità e cedevole corrispondenza della fanciulla si rimase dal lato della divina liberalità senza un continuato guiderdone. N'ebbe in premio la interna grazia che venne in lei d' ora in ora crescendo, e l' alacrità, e la contentezza, e dirò anche (se mel permettete ) la violenta passion che portavala a più ferventi uffizii della pietà e alle più abbiette opere della misericordia. Voi contemplaste la bellezza e gustaste la soavità. de' frutti maturati su la giovine pianta sì saggiamente educata: io traggo di sotterra e vi pongo s~ 9li occhi la radice che alla pianta stessa s?~mmtst_rò. tutta la sua fecondità. Questa altres! e degmss1ma degli stuclii vostri: anzi se vi avesse_ q_ualcun tra voi, per cui la generazione maraV!ghosa della cristiana santità fosse un arc~no,; ~ costui. impari qui vi ad apprezzare la v~rtu _ d1 tal r~dtce, e ~el giarùin proprio la trap~antl , e coll opera Ù1 sua mano, e col sudore ~~ !ua f~nte, e con le pioggie e le rugiade che d c1elo e sempre pronto a spandere, providamen~

7 te l' inaffi 11 la fecondi. O cristiana educazione, o corrispondenza alle prime grazie che alle pargolette anime de' cristiani Iddio comparte! Onnipossente io oso chiamare la vostra efficacia. Perchè accade proprio per voi, che Iddio mantenitor fedelissimo di sue promesse , sia tenuto , infin che la costanza in voi duri, a lasciare quasi. in balia vostra i tesori di sue virtù più elette. lJigli è per op~ra vostra che illibato serbasi il candore dell'innocenza e della pudicizia; per voi che la modestia è sì guardinga e l ' umiltà sl sincera; per voi di 1)iù fili al confidenza si conforta la cristiana orazione; cresce per voi e in largo incendio divampa la forza della cristiana carità. Se io or mi trovassi innanzi ad altro uditorio, preso da giustissima ira' no ch' io non temerei di chiamar snaturati carnefici que' tanti genitori, che lo stretto debito non riconoscono o adempier non vogliono della cristiana educazione. Ah quanto men rea .sarebbe la spietatezza eli costoro, se i loro parti soffocassero in culla, e non li dessero allevare a maestri di libertinaggio e d' empietà; di cui deh fate, o gran Dio, che Roma nostra non divenga mai scuola. I genitori della principessa Borghese hanno pure umanamente eli che corrucciarsi, dell' aver perduta cruaggiù una figliuola sì pia ed amorevole; ma non han perduto in faccia a Dio il merito dell' averla allevata alla nobile servitù di lui su la terra, e alla beatitudine soavissima del cielo; nè han perduto in faccia agli uomini il frutto dell'esempio· dell'aver educata una giovine principessa , della cui rara eccellenza non era forse bastevolmente degna la contaminata valle che noi abitiamo. Ditemi voi per l' opposito qual pro ne venga a que' genitori che la lor prole fin dalle fasce bar-

8 . l l . haramente tradiscono? qual mer1to e qua g ona l' aver dato vita a fanciulli~ e fanciulle, che crescano nella non curanza della religione, nella durezza del cuore verso le mol tiplici indigenze de' poverelli, nelle pompe negli ~f~rzi ne' conviti t roppo sproporzionati alla cond1z1on. ,l or~, nella malignità e nell'impudenza. delle pm_ VItuperevoli conversazioni, nelle lusmghe degh amoreggiamenti, nelle tresche degl~ adulterii, nell~ turpitudini tutte d' una vita ammalesca? Non e uo~ chi non sente l ' infamia di essere stato padre d1 tanto danno : e se v' ba genitori cbe la sentano, troppo leggera è la pena cbe sentono, in comparazione della barbara atrocità dell'aver negata a cari pegni delle lor viscere quella cristiana educazione, cbe la giustizia della natura e la giustizia di Dio atl altissime voci da lor reclamava. L ' educazione di Guendalina è già opera cristianamente perfetta. Io valico il mare e l' a lpi per condurla tra le nostre mura sposa ben avventurata a M:arcantonio Borghese. Non temiate, o signori, che in terreo sì di verso e sot to cielo di sì altra t empera dal nativo la sincera virtù abbia ad imbastardire. Anzi ( io vel ridico) ([Uesta romana terra, intrisa giiL è fatta ubertosa dai s?~ori e dal sangue d'innumerevoli eroi, è di per se 1 ~fra tutte la meglio acconcia a porgere vita! n?tnmento _alla cristiana virtit. Nella famiglia poi d1 Paolo qumto pontefice massimo sono t ali e t anti i pa~sa_ti. ed i presenti esempli di cris tiana magnamm1ta, che Guendalina vivace e generosa com' _è, ~e~tiranne ad ogni or~ gl i eccitamenti a ncopmrh m se medesima. Io come fratello a colui che tenne le sacre chiavi del cuore e dell'animo d! l~ i, avre~,rintracciando potuto giungere a scopnrn cose p1u nuove e più disusa te di quel-

}e che vàmìo già per le pubbliche stampe ! soli nella voce d' ognuno. Ma noi non abbiam mestieri di fatti che si attraggarto una sterile curiosità ed ammirazione, sì di opere che per la loro medesima facilità destino i neghittosi animi nostri ad una giusta emulazionè. Ed al cristian che davvero il voglia, non è, la Dio mercè > ù' imitazione difficile quella vita, che in questi dì ha tratte dalle vostre bocche sì splendide lodi e dai vostr' occhi sì tenere lagrime. Una parte di tal vita consisteva in temperanza; posciachè modestia, umiltà, ubbiflienza e pazienza cristiana altro non sono che temperanza, la qual come freno imbriglia le cristiane anime, perchè non trascorrano e non trabocchino in orgoglio ed in prepotenza. E qui guardando a Guendalina, secondo ragione io mi avviso, che la temperanza dovett' essere per lei, molto più d1e per la parte massima di noi; virtù di arduo acquisto e di più arduo esercizio. Date voi ad unà giovinetta fioritissima avvenenza di pe rsotlà l! di modi; datele vivacità d' ingegno e dovizia di erudizione; datele nobiltà di sangue e splendore di vetusta prosapia ; aggiugnetele larttezza d' a• veri, fortuna di ben assortito matrimonio) fecondità di prole, e quant' altro bramar sappia l' U"' mana cupidità: e chi saprà tener costei, che non divenga ciò che per vitupero del loro sess·o era.. no le così dette matrone di Roma pagana nei tempi del suo estremo decadimento? Ma basta la temperanza ad affrenar l'animo a Guendalina, la temperanza le dona quell' affabile e disinvo-lta modestia, quella sofferente umiltà, quella docilt~ ubbidienza che voi in lei ammiraste. Penetrare io non posso per diretta via nel segreto del suo animo; ma dalla costanza del linguaggio e delle

l o h ,. ffi • d' opere ben posso argo?lentare, c e. g 1 a etb 1 quel cuore fn ron CJ ilCI della. ?~tomba , e fu q~el­ )a dell 'agnello l'intera do?d1ta e ; n ansue tudme di quella mente. ln ~w am.mo cosi attemperato, io veggo la vera ragwne cl~ q~ell~ sua·.tanta.moderazione nel favellare. Cln l ud1 mai far ricordanza di sè del suo legnaggio, di sua nazione per darsene' vanto? Se anz~ la voce pubblica _mi attesta, ch' ella amava farsi sgabello ad altru1; e $C rammentava se ed i suoi , ciò era per metter altri iu maggiore altezza. E quando mai dal su.Q labbro uscirou parol e d'impero , di risentimento, di querirnonia , ili mormorazione? Se io anzi Qdo, eh' ella perfìu le ancell e ed i fanti della principcsca sua corte ebbe in contO di fratelli e sorelle; c che con parzialiti1 d' accoglienze non era trattato da lei , se non chi anche più che leggermente l' avesse oltraf;giata; che spontanea andò in traccia di molestie , non . che si querelasse di quelle che non poteva schivare; che non s' acci-. gliò severa e contra sua abitudine non fece uso d' autorità, se non. per comprimere l' altrui mal~ dicenza, non che ella mai zizzanie Q scandali seminasse a dep.ression di chichessia. E nel vestire e nel privato ~ solenne con~ versare qual era Guendalina? Mi narrano ch'ella non conobbe qui nè trattò mai con alcuna di q?-elle artefici di gale e maestre e mercantesse d1 mode, con cui e cou lo specchio sono ognidì per mol t'ore a consiglio le femmine tutte dal capo vuoto. Mi dicono che in una cotale occor- :ren:z;a in cui il marito stimò. esserle conveniente un~ s~arzoso abito, e glie) volle fornire, ahhrac_~IO l o~e,rta. pe_r av.erne il denaro a quegli uffizu cl1e duo d1po1, e mtanto s' addobbò ù' una vesta poco meu che dismessa, Le mani sue lll!h

I l ,!esime e i panni proprj de' mezzani cittadini ha~ star le do veano agli usi ordinarj ; e se nelle Cll lll • parse delle solenni fes te e conversazioni l' altcz~ za del grado oLhligavala a pompa più splendida, era questa temperata da sì modesto contegno , che non metteva inciampo alla verecondia , ma n' e ra esempio ed incitamento. Udite dalle sue donzelle, s' ella mai ve rso loro m~ ttesse un laguo, perchè le avessero men vag:um:ute o composta la chioma, o acconciato alla persur1a un abi to, o appiccato un uastro od un fi ore? Il cocchio non l' ordinò e lla mai per suo piacere sino a farl ene dolce lamento il marito stesso. Andava a piedi, sempre senza paggio; e quando l' opera per cui usciva era più eroica e non doveva avere il testimonio degli uomini , uon vnlea geco che il santo angelo che l' aveva in guardia. La principessa Borghese, anche in tempi .rotti, con l' ombrello alla mano e la vali getta della mise ricordia pendente al braccio , intramischiatasi alla moltitudine, s' avviava in traccia di qualche squallido abituro. Usata all' assoluta ubbidienza de' figliuoli c ristiani, llnche divenuta padrona e madr~:, perchÌl pon pote11 da altri, pendea, non come sposa, 111a come serva amorevole da' cenni e dalla vo lontà del marito: anzi la volontà del mar ito t: ra la sun. .A, lui lasciava il reggimen to e il comando: oc rbava a se l' es.ecuzione di ciò ch' era da lei u<l il soprave~ghiare all ' adempimcnLO di ciò clw srettava a domestici. Un' ora prima dd ITICl.lt! d1 , due ore prima di sera il marito Lramaval.t alla convenienza del cibarsi e ùel passeggiate Insieme; ed ella parea che per ciò solo si reuasse l' oriuolo. Interruppe opere auchc sautc, pe rsuai il l' opera iantissima della mo!)lie cristwna e;~

l 2. )• sere l' l!bbidienza al marito. Aspettò non r • rà"' ùo; aspettar non si f~ce gia~~a!·. . L'intero capo ulttmo de dtv tm proverbJ dovrei io qui recitarvi, se a. p_artc a part~ commendar vi volessi la semphcttà del vesttre, la sohrietit del bere, la parcità del mangiare, la hre.. vità del dormire, la sollecitudine pe' famigliari e l' altre tutte opere di cristiana temperanza della forte donna che fu Guendalina. Ma a me non è dato il Jilungarml di tanto. Ben posso in breve argomentauclo congetturare, quale (se morte non ce I' a,·esse fu rata) stato sarebbe per noi questo sole nel suo meriggio e Verso il tramonto, quando sul primo le varsi mandava raggi di tanta luce e di t>~n t a virt ìt. E più che d' altre privazioni, vivamente lamentar mi posso ùi non aver potuto vedere il perfetto modello di allevamento cristiano ch'ella cl avrebbe mostrato nella educazione di quella ca ra met1t di sua prole cl•e di pre~ sente ba chiamata seco al paradiso, e di quell' altre due vaghe immagini di se che ad all e• viarne il danno di sua partita ha lasciate tra noi. Ma se taccio fatti che non ho luogo di continuare a raccontarvi, il sacro mio miniHero non vuoi ch' io lasci di richiamar l' animo di q uaJ.. cuno alla considerazion di quelli che v' ho già raccontati. La temperanza della principessa Borghcs~ fu severissima tra le lusinghe e gl'incitaJ~ntl che l'allettavano e sospingevano a licenza e superbia. Una tanta padronanza di se non è fra noi virtù di molti: ed ivi stesso il cristia.. uesimo è pitt sovvertito dalla insubordinazione e. dal fast_o , dove_ gl' incenti~i P,aion meno ga{; liardt. Poco 10 avret a dolerm1 d intemperanze in• t~·odottesi ne' più elevati gradi della civil socie• ta. La sfrenatezza ed ìl lusso menano oggidì il

t 3 pm rovinoso loro guasto nelle mezzane classi dci cittadini. L' oscurità de' natali è di per se consigliera di sommessione e silenzio ; e invece io oggi la veggo accompagnata ad alterigia e jattanza. La disavvenenza della persona e de' modi non di riservatezza e solitull ine, ma par che oggi non sappia esser maestra se non di sfacciatezza e pubblicità. Le stesse ignor:mti donne ed illetterate son quelle che oggidì ardiscono con incredibile stolidezza pronunciar giudizj e sentenze su quistioni le più astruse ed insolubili. La povertà degli averi, la nullità delle sost~nze non insegnan già più le arti della parsimonia e degli onesti risparmj, ma le improvide pomposiUL e i disperati scialacquamenti. Le frauJi, il ladroneccio, il mercato della pudicizia Ji svent11· ratissime figliuole fanno le veci di lauto patr imonio a cert' empie madri, che nate presso al fango viver si vogliono tra gli splendori clelle principesse. Io non m' inoltro nella enumerazione di tanta irragionevolezza c contamina zione del moderno viver di molti; perchè voi stessi la guardate con indegnazione e con giusto dolor l' esecrate. Ma di ciò non vi teniate conteu ti. Dov~ non giungono le mie parole, là i consigli vostri s' apran la via. Dite a costei dissennati uomini e donne, che parlino anche meno della ranza di Guendalina, ma che per quelle medesime che non potevano muover lei ad t emperante, più da vicino la imitino. Disperino tuttavia costoro ùi poter mai re temperanti, se prima non saranno pii. So fu la temperanza della principessa Borghese, chè la pietà in lei era somma. La divoziou le alla divina madre, l'orazione, la frequenza ai sacramenti, lo zelo verso Gesù nascosto ne' sacri

~zirr:i4 erano come le fonti alle quali attingeva le vir~ÌI sue tutte: convinta appieno che il galateo J elle dame ed una certa morale filosofia può sì dar vi ta a quella superl•a filantropia_, il cui nome è sbandi to dal vangelo e dalle VIte tutte de'sa nti· ma non potrà mai nè crear nè alimentare la ~ri 3 t iana santiti1. Nella umile cbiesicciuola J clla Madonna del Divino Amore prossima al l'alagio de' Borghese, in un de' suoi anni ultimi, frequentò coti dianamente le pie pratiche del me- •C mariano sempre ginocchione in terra e semjJre fra la turJJa d ' uomini e di donne quali lacere ne' panni, quali squallide in viso per penuria Ji buon nutrimento. Altre , oh quanto da meno Ji lei , non escono se non sn lucente cocchio, 110 11 recano il piede se non a magnifici t empli , non s'allogano se nou tra le pari , non s' inchinano se nou su cuscini morbidi. Della stanza ove passava i l più delle ore intesa alle opere delle mani e all' adempimento degli uffizj di buona madre di famiglia, avea fatto chiesa, perchè i giorni non le trascorressero senza levar con frequenza eù alto il cuore e l' animo al suo Dio per ritrarne conforto, consolazione, generosità. Ogni otto ùì tergea I ' anima dalla polvere delle umane fragilità e si pasceva del pane de' forti : ed agli efiètti vedevasi, che il più intenso fervore Cfuesto esercizio suppliva a dovizia a quella gior frequenza che vedesi in altri di lei mepii. Non bastava per lei ciò di che altri si ontentano, di mandar dietro a Gesù che recasi J? sacra r.n~nto agl' infermi, servi a più coppie in r•cche d1 v1se e con accesi torchi. Ella udita ap- }le JHI dalin vicina parrocchia la chiamata de' bronzi .all' ufli~io ~ar~to, v' accon'Ca in persona , e se ud1a che 1l VIntJco era per un' inferma, il pre-

l 5 cedea nella stanza ove doveva giungere, per oopravvedere, se eziandio una sua mano adoperar potevasi ad apprestare più ùecunte accoglieuza al divino ospite, od una sua parol a ad alleviare i patimenti della moribonda. Quand' io dalla bocca d' un venerando saccrdot.e che qui sieùe tra voi e che (ptantunque uon superiore a me per diritto, pur con la molta autorità sua persuadevami a tesservi qui oggi questo qualsiasi ragionamento, quanùo udia raccontarmi effetti di tanto zelo verso ]' umanità adorata di Gesù Cristo , non comparivami JJiÙ 1111 miracolo di astrusa interpretazione la segnalata misericordia verso de' poveri ùella principessa Borghese. Una sì calda pietà vien dalla fede ; e chi abbia viva viva la fede nell' animo, non n vvisa , non adora, non ama Gesù nel solo sacramento augusto; lo riconosce, lo venera e t eoet·amente l' ama nella persona degl' ignoranti , degli infermi, degl' indigenti chiunque essi siano . Voi sapete ch'io ciò dicendo non sogno, e che non fu questa una vana immaginazione di Guendalina. Quest' è verità insegnataci da Gesù stesso tuttora mortale su questa terra : questa è voce ripetuta da Gesù a Guendalina, son già trascorse tre settimane, quand' accoglievala nell' eterno gaudio: quest' è sentenza che Gesù farà udire a ogoun di noi nel partir che faremo di questa vita ; e sta nel presente arbitrio nostro il prO'fveder ch' ella pronuncisi a consolazione ed a premio, e non anzi a disperazione ed a condaunazion sempiterua delle nostre anime. L'ignoranza della cristiana dottrina in ta nt i fanciulli della bassa plebe è la cagion massima della recente istituzione delle scuole della dott rina cristiana nelle case stesse del principe Borghese:

t6 . d l ed ella ne divide il merito della istituziOne, e mantenimento, dell' incora.ggiamento ,con la principessa suocera e co! ~anto ,s~IO. L . ahbando~? in cui giacevasi Gesu m tant J ~ferm t nelle p1~ disagiate case di Roma fu. l~ sttmo.l? cl.JC aduJ?? in congregazioni parrocchtah le p1L1 p1e e pm facoltose dame nost re, affin di soccorrere a quegl' infelici con alimenti, con panni , con la presenza e con I' opere eziandio delle mani; ed è merito tli Guendalina I' es~ere per avventura ita innanzi all' altre tutte eli sua parrocchia sia nelle largizioni , dove profondea tutto il suo denaro, sia nell'assistenza a' bisogni più dell ' anima che del corpo. Io qui taccio le materne cure versate da lei su le piaghe della ~ua Rosa. Una mano incomparabilmente più santa llell a mia lingua, ve le descriverà per farle giungere fino a' più tardi posteri. Corre il quart' anno dacchè l'eccidio che l' asiatica pestilenza menò tra noi, commosse i cuori vostri a raccogliervi in quella Pia Socieù di misericordia cl1e provvede all' allevamento di Gesit negli orfani e al sostentamento di Gesit nelle vedove e negli impotenti superstiti alle percosse di quel micicliale flage llo: ed è merito di Guendalina l' esse rsi data a vostra liberal issima cooperatrice. (Non v'aspettate, o signori, ch' io qui contra \' ordin di Dio doni a voi vi venti una pericolosa lode per ciò che con lei faceste e che DOn vi stancherete di far senza lei. La vostra miserico rdia v' accompagnerà oltre il sepolcro, e ll:o~c.retc oltre il sepolcro la vostra lode) . La cup1lltl<l ~aiutare della conversione (concedetemi C~lC- qui vi pure io ripeta il dolce nome) la cy.- puhta clelia conversione di Gesù nella persona d' infiniti eretici ed infedeli, i quali , comecchè ricomperati con tl uel medesimo divio sangue con

' 7 cui fummo redenti noi, vannosi :~vvolgendo uell' errore e nella idolatria c irrepa rabi lmente si dannano , è stata quella che in Lrev' ora ha dil atato ampiamente fra noi l'istituto della propagazion della fede: ed è stato merito nobili ssimo ùi Guendalina l' aver coll ' esemf>io o con l' antorit1L sua tratti alt ri in molto numero ad abbracciarla e contribuirvi. Ciò stesso potrei io continuare a predicarvi delle altre pratiche di carità che sono in Roma, chè in tutte quasi amò ella prender parte. La q uale amplissima gcne rosiù di cristiaM animo fu in lei anche piLt degna di commendazione per quella sua, come già v' accennai, alacrità e pront ezza giovanile. Non volle aspettare di tributar gli anni tardi della vita a quel Signore che delle primizie meglio che dell' ahbondanza delle offerte compiacesi. Avvisata forse da interna voce che partita sarebbesi ùi q uesta valle poco oltre all'ingresso del mortale cammino , si affrettò di essere caritatevole sin dall 'infanzia. E qui voi stessi, o signori, fate ragione del quanto possano tornare a Dio graditi que' sacrifizi che gli si porgono da cl1i venuto meno nella servitù delle umane passioni, in sul tramontar dell'età od anche in morte si riscrba di mettersi per la via della cristiana beneficenza , e dona a' poverelli ciò che seco recar non può nella tomba. Aggiugnete che non fu improvida Guendalina nelle sue elemosine: saggiamente le dispensò sì per isfamar l' indigenza, r:on già per alimentare l' infingardaggine. La qual provvidenza se di buon accordo tra loro adoperassero i moltissimi limosinieri di questa Roma , non vedremmo t ante braccia di vigorosi cittadini e non cittadini anneghittire fra noi nella oziosità d' una vita la più con-

18 taminata e•l osoena. Ma ciò che nella nostra prin-- cipessa merita la mass ima l?de, è~ ?he eli~ co.n le sue uou colle altrui mam esercitO la IDiSencordia. S' egli è Ge3Ù Cristo colui che s'. avvo~­ ge o si giace tra noi nascosto sot.to a. p?ve~i ~enci, e con qual cuore sdegnerem not cn~ham di sov~ venirlo della nostra persona medestma? Non e forse ques to quel sov rano carattere, per il quale l' umi le c.nità nostra si differenzia dalla orgogliosa filan l ropia de' profani? L'eretico altresì ed i l fil osofo ateista sanno obbligarsi ad una contri;: lJUzion per i poveri. Ma ciechi, com'essi sono, per amo re di sè , uon per amore di GestÌ e del J'ross imo, dove sta tutto il merito della carità, a ciò si arrendono . Per proprio amore con ciò si s tulliano di torsi d' innanzi agli occhi il quallro sempre da loro ahborrito della umanità mace ra , iguuda, là.nguente. Chimi vengono da costoro i miseri quasi in istretto carcere: e quando li veggano infermi , gli affidano a certe m·ani vendereccie, che ljuelle sono del mercenario evangelico, il quale ben sa arricchirsi de' frutti della mandra , ma non già pascerla o ben governarla. In ques ta vece la generosità della fede e della cnrità cri stiana non pure si spoglia del superfluo, ma e con gioia si mette in catene per tornare in libertà chi l'abbia perduta ; e non ischifa lordure e fetenti nlceri per rinettar chi ne sia guasto; e vole~tieri. s' espone a farsi inferma per togliere altrUI d' Infermità ; e corre intrepida ad incontrare la morte per ! alvar la vita a chi n'è in pericolo. Di q~es.ta nollile tempra è la virtù verace di Roma cristiana; e la virtù della principessa Borghese era tale. E dov' è ella ora questa forte donna ? Troverehhesi ella mai nella tormentosa

'9 png1one delle purganti anime? E noi l' abbiam dunque irreparabilmente perduta? Io così non la penso, o signori. Sicno pure vestite a bruno le pareti di quest'oratorio, e di mesti zia e di duolo sia il canto di che risuonano. Su ppongan pure reliquie di umane colpe e quindi necessità di espiazione e di refrigerio l'ostia adorata e le fervide preci che da quest' ara alla pietà di Dio voi per lei olferiste. Non perciò io temo, che mi vogliate vietar di sperare, che l' eccelso spirito di Guendalina si riposi infin d' ora nella pace dei beati. La mia fidanza ha per ragione il mc:rito della cristiana modestia, della pietÌl e caritì1 cristiana, cui ella in sublime grado esercitò, e cui la fede mi insegna che Iddio a lungo non indugia di rimunerare. Ed è questa ragion medesima la qual vuole ch' io mi rallegri e giubbili in quella stessa occorrenza in che altri ritrova troppo giusto argomento di tristezza e di pianto. 81 nel giorno stesso in che l' affamato e l' inferma, l' orfano e la vedova in nuove lagrime si distemprano perchè loro è ~tato innanzi tempo rapito quel cuore che sì amorevolmente li confortava e quella pietosa mano che sì teneramente gli abbracciava e sì providamente li soccorreva, in questo giorno io sono in giubbilo, io sono in festa. Anzi voi altresì che lagrimate in giubbilo ed in festa convertite il vostro pianto, che non è altrimenti vero che perduta abbiate irreparabilmente la vostra Guendalina. Presente a pro vostro speriam ch' ella truovisi su nel cielo; e preeente a pro nostpo ella truovisi pur qui su la terra. Pare a me di vederla con vivo amore, con materna pietà e costanza perorare la causa delle indigenze vostre al trono di quella provvidenza di cui siamo figliuoli, anzi che servi. Pri-

20 mn che quello de' corpi raccoman~~tele il .ben delle vo~tr' anime; c sperate che l mtercesswne Ji lei vi frutterà grazia spirituale ed incorruttib ile gloria. Fra J?Oi pure .ella è. tuttor vi~a e presente; ed io dHe non VI saprei; se maggiore Jler vo i debba giudicarsi l' effetto , delle opere, nelle qna li ell a ha potuto durar SI poco, o non anzi il frut to degli esempj , ne' quali Roma la conserverà immortale. Co l doppio manto della modestia e della umi ltà facea ella che nascose, per quan t' era possibile, le sue buone azioni si rimanessero. Ma la concorde voce che al suo morir s'è levata dall'un capo all' altro di Roma per benedirla, ha squarciato quel doppio manto. Quella voce come tromba di virtù salutare ha desti molti che nel sonno giacevansi, e come acuto sprone ha messo in corsa molti che non andavano se non di languido passo. Dura e durerà presente tra voi Guendalina e nell'antica beneficenza ed immanchevole virtù romana , della quale erasi ella fatta sì generosa emulatrice: dura e durerà presente tra voi nella beneficenza e virtù sua medesima, a cui emulare tanti oggi fra' romani men generosi nobilmente s'accingono. Questo titolo leggevasi sopra la porta maggiore dell' Oratorio. GVENDALINAE BVRGHESIAE PRINC. FEMINAE IN EXEMPLVM PJAE JltiSERICORDI SODAL I BENEMERENTI SODALES IVVENTVTI PARENTIBVS AB ASIANA LVE CARENTI ALENDAE EDVCANDAE FVNVS ET LAVDATIONEM ' ·g ~- .......

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