Luigi Cortesi ... [et al.] - Il Psi e la Grande guerra

quella irredentistico-separatista, assai piu che ai metodi con cui condurre la « guerra alla guerra ». E ciò per due motivi principali: anzitutto perché, mentre i conflitti nazionali in Austria erano ben reali e disturbavano la già difficile opera di risveglio della coscienza di classe nelle n1as1seproletarie. Era invece opinione diffusa in quel momento che il pericolo di guerra fosse piu apparente che ·reale, tanto che P.ittoni affermava: « Se v'è in Europa uno stato che non può fare la guerra, è appunto l'Austria. L'Austria ha troppi nemici all'interno per andare a cercare anche nemici all'estero. La monarchia austro-ungarica è in liquidazione e non è consuetudine commerciale che le ditte in liquidazione si mettano in nuove imprese». Un secondo motivo era che, date le circostanze, il vero senso del congresso stava non già tanto nel fissare i mezzi per opporsi alla guerra, quanto nell'impegno reciproco a rim~overne le cause (di qui l'appello di Pittoni ai socialisti italiani per una lotta a fondo contro i moti irredentisti, e ai socialisti austriaci per una piu intensa azione a favore delle autonomie nazionali). Pittoni sapeva bene che quella era la sola strada per avviare una concreta azione comune coi socialisti austriaci, che in quel convegno per bocca di Adler avrebbero lealmente ammesso: « Noi difficilmente potremo impedire la guerra, ma d<?bbiamocercare di eliminarne le cause eventuali». Indubbiamente Pittoni sbagliava a sottovalutare il pericolo di guer- .. ra; ma va anche detto che egli doveva essere ·ben convinto che se la Monarchia fosse venuta a trovarsi in stato di guerra nelle condizioni attuali, sarebbe stata la fine e nulla avrebbero potuto fare ,i socialisti per controllare o arrestare il marasma dei risentimenti e delle rivalità nazionali nel loro moto centrifugo. La forza d'incidenza dell'iniziativa socialista in caso di guerra rimaneva condizionata al pregiudiziale riassetto interno dell'impero, senza di che nulla ci sarebbe stato piu da salvare. Sulla relazione di Pittoni si discusse ampiamente ed emerse subito il pieno accordo sulla questione nazionale. Kristan, Adler ed Ellenbogen, che si succedettero a parlare, assicurarono il pieno appoggio di tutto il partito alla difesa dei diritti degli Italiani dell'Austria. In particolare, Adler dichiarò di poter sottoscrivere interamente ( « vom ersten bis zum letzten Wort ») la relazione di Pittoni. Dopo aver ricordato che da decenni ormai la socialdemocrazia era impegnata in Austria nella lotta contro il regime oppressore (e i successi raggiunti erano misurabili già dalla stessa possibilità di tenere in Trieste un simi~econvegno), e pur riconoscendo che le speranze dell'irredentismo non erano nell'Impero esclusive degli Italiani, Adler mise però in guardia contro il pericolo di offrire - con le agitazioni irredentiste - pretesto alle repressioni governative e di fare il gioco delle forze militariste. Bisognava, invece, non lasci'arsi distrarre dal compito principale, di battersi, cioè, per l'emancipazione ecònomica e culturale del proletariato, ed in questo quadro faceva rientrare lo stesso impegno - 20 BibliotecaGino-Bianco

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