Luigi Cortesi ... [et al.] - Il Psi e la Grande guerra

una linea di improbabile coerenza scientifico-politica, una indicazione valida per il partito: la sua è l' << apologia dell'impotenza », « amarissima» ma valida come posizione di attesa, finché la situazione internazionale non consentisse uno sblocco simultaneo dell'azione socialista. Da questa visione esulava però una considerazione adeguata del valore di rottura della rivoluzione russa: e ciò provocò repliche anche sdegnate da parte di un congresso che fin dall'inizio si era svolto sotto · l'impressione dell'attentato di Fanja Kapl~n a Lenin e delle voci della sua morte, e che dimostrava una travolgente solidarietà con il bolsce- . . v1smo. Il Turati si sentiva il principale accusato, ma vedeva nell'agitazione in corso nel partito soprattutto una rivolta dei giovani contro le rappresentanze del partito e la tradizione stessa del socialismo, nella quale non v'erano appigli per una condanna delle sue posizioni. E ripeteva, a proposit~ delle condizioni nelle quali aveva pronunciato il suo discorso del 16 giugno, il consueto motivo relativistico, cui la realtà incalzante della guerra dava una concretezza drammatica: « La ·politica è, in fondo, l'arte di muoversi e di manovrare in determinati modi a seconda dei momenti successivi e delle situazioni variabili. Non esistono in politica pezzi stereotipati, dischi di grammofono. Neppure per- la propaganda cosi detta evangelica. [ ... ] Noi ci muoviamo su un terreno accidentato, in un ambiente sempre fluido e mutevole: e le parole politiche devono anch'esse intonarsi a seconda dell'ambiente e del terreno. Il momento infatti era gravissimo. Si temeva una nuova Caporetto, anche piu disastrosa, decisiva per l'integrità nazionale dell'Italia. [ ... ] ». Ciò che un congressista rivoluzionario gridò in quel momento: « Che ce ne i~porta a noi?! », rappresenta brutalmente il distacco profondo tra due settori del PSI che potenzialmente erano già due partiti diversi e nemici. Tra le voci disfattistiche e il vanto che il Turati faceva del suo concorso 'alla resistenza nazionale, per cui aveva ricevuto « centinaia di letter.e entusiastiche di nostri compagni dal fronte » c'era la stessa divi~ione che passava tra gli interessi di classe della borghesia imperialista e quelli del proletariato internazionalista, la divisione sulla quale aveva operato l'appello di Lenin. . . In effetti, cosi come era sempre accaduto nei congressi precedenti quando un equivoco centrismo impediva il chiarimento tra riformisti e rivoluzionari, e al di là della sua varia strumentalizzazione del centrismo stesso ad opera di una delle due parti, anche nel 1917-'18 ci fu il riconoscimento della frattura e non mancarono reciproche dichiaraXLII BibliotecaGino Bianco

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